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Natura Bresciana 2022 – Volume 45

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Indice degli articoli

CHIARI C., LONATI M., TONELLI D.
Segnalazioni di istrice (
Hystrix cristata L., 1758) (Mammalia, Rodentia, Hystricidae) In provincia di Brescia (Lombardia, Italia settentrionale) Secondo aggiornamento, 30 settembre 2021

Riassunto – Viene proposto un aggiornamento al 30 settembre 2021 delle segnalazioni di Istrice (Hystrix cristata L., 1758) in provincia di Brescia (Lombardia, Italia settentrionale). Dopo la prima osservazione del 2011 in località Castelletto di Leno (Bollin & Leo, 2013), la specie presenta un notevole incremento del numero delle segnalazioni che si è verificato a partire dal dicembre 2017.


GRATTINI N., NOVELLI F.
Gli uccelli nidificanti in provincia di Mantova: fenologia, habitat, popolazione e trend

Riassunto – Viene presentata e commentata la situazione dell’avifauna nidificante in provincia di Mantova aggiornata al 2022. Vengono forniti dati su: fenologia, habitat riproduttivo, consistenza e trend delle popolazioni relative a due periodi (1980- 1999 e 2000-2022). L’avifauna nidificante mantovana risulta attualmente composta da 145 specie (80 non-Passeriformi e 65 Passeriformi). Le specie nidificanti regolari sono 98 (68%), le irregolari 38 (26%), le nidificanti probabili 9 (6%).


GARGIONI A., BRICHETTI P., SOTTILE F.
Resoconto ornitologico bresciano 2021

Riassunto – Vengono riportate le segnalazioni ornitologiche più interessanti per la Provincia di Brescia relative al 2021.


GATTI F., SPERANDIO G., GHIGLIENO I., GILIOLI G.
Le iniziative a favore degli impollinatori nell’area urbana di Brescia: un’analisi delle attività nel periodo 1990-2021

Riassunto – Gli impollinatori sono animali che nutrendosi di nettare o polline, lo trasferiscono tra le piante fanerogame e ne garantiscono la riproduzione. La maggior parte degli impollinatori è rappresentata da invertebrati, prevalentemente insetti, tra i quali gli Apoidei sono la componente di maggior rilievo. Il servizio ecosistemico di impollinazione ha un valore economico globale che si aggira tra i 180 e i 360 miliardi di Euro nel mondo. Si stima che circa il 90% delle angiosperme selvatiche e l’87% delle colture a scopo alimentare dipendano dall’impollinazione mediata da un organismo animale.
Il calo di abbondanza e diversità delle comunità di insetti che si sta registrando negli ultimi decenni ha coinvolto anche gli impollinatori ed è imputabile alle attività umane. Fattori come la frammentazione e perdita di habitat l’uso di fitofarmaci, l’azione di parassiti, patogeni e specie aliene invasive sono responsabili di questa diminuzione. Organismi internazionali come La Convenzione per la Biodiversità, l’Organizzazione per il Cibo e l’Agricoltura delle Nazioni Unite (FAO), Il Programma Ambientale delle Nazioni Unite, si sono concentrate sul declino degli impollinatori elaborando documenti tecnici di valutazione, sostenendo attività di ricerca e promuovendo azioni e strategie finalizzate al supporto delle comunità di impollinatori.
Rispetto a siti circondati da usi agricoli intensivi, l’ambiente urbano può sostenere comunità diversificate di impollinatori, potendo fornire siti diversificati e abbondanti di alimentazione e di riproduzione. La Comunità Europea (CE) riconosce l’importanza nel fornire tale supporto e ha prodotto una guida per città favorevoli agli impollinatori. Il documento individua quattro categorie di buone pratiche favorevoli agli impollinatori come: i) la conservazione degli habitat di impollinatori esistenti ii) il ripristino, la creazione e la connessione di nuovi habitat, iii) la sensibilizzazione della cittadinanza iv) monitorare gli impollinatori urbani.
Si è svolta un’indagine nel periodo 1990-2021 nel territorio che comprende la città di Brescia e i comuni limitrofi, individuando numerose iniziative coerenti con le buone pratiche riportate nelle policies internazionali. Le 187 misure intraprese nella città di Brescia costituiscono una base solida per lo sviluppo di azioni molto efficaci a favore degli impollinatori. Ulteriori iniziative basate su un metodologie scientifiche come programmi di monitoraggio degli impollinatori urbani o lo sviluppo di strumenti di supporto alle decisioni potrebbero portare importanti miglioramenti nella strategia locale e rendere Brescia una delle città più sensibili a questo tema.


VERGNAGHI F., MASSARO M.
La collezione ornitologica del Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia – Conservazione, studio, analisi e valorizzazione

Riassunto – Il Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia conserva, tra le collezioni di Vertebrati, la Collezione Ornitologica che è costituita da oltre 2000 reperti di uccelli tassidermizzati provenienti da tutta Italia. Gli esemplari sono muniti di cartellino, in buono stato di conservazione e per molte delle specie sono presenti le diverse livree in relazione ad età, sesso, stagione e sottospecie. Gli esemplari sono stati raccolti sin dalla fine dell’Ottocento, e tra di essi figurano diverse specie rare o estinte. La Collezione si è formata grazie al contributo nel corso del tempo di Ornitologi illustri, tra cui Pierandrea Brichetti, i quali hanno costituito una collezione particolarmente rappresentativa dell’avifauna italiana. Ad accompagnare la collezione era presente un catalogo organizzato in ordine sistematico che è stato rivisto e aggiornato prendendo in esame ogni singolo esemplare, la documentazione e le pubblicazioni di complemento.
Dopo un attento lavoro di revisione e aggiornamento dei dati del catalogo si è proceduto alla conservazione dei reperti, operando una manutenzione e pulizia degli esemplari. Questi sono stati oggetto di una campagna fotografica realizzata allo scopo di rendere fruibile la raccolta via Web. L’innegabile valore storico-scientifico della collezione ha permesso di ricavare dati utili sulla distribuzione e composizione dell’ornitofauna passata in provincia di Brescia. Volendo valorizzare possibili dati inediti di nidificazione, è stata effettuata una opportuna selezione con conseguente approfondimento, e attraverso la riproduzione in carta del dato di presenza-assenza delle specie con i dati attuali, visualizzare le dinamiche di espansione e diminuzione delle popolazioni.


SOCCINI C., FERRI V., PESENTE M., PAVAN G.
Monitoraggio bioacustico dei chirotteri e degli insetti ortotteri nel bosco di Castenedolo (Brescia)

Riassunto – Si riportano i risultati delle ricerche bioacustiche sui Chirotteri e Ortotteri, svolte dalla primavera alla tarda estate del 2022 all’interno dell’area interessata da una estesa piantumazione arboreo-arbustiva mirata alla costituzione di una grande foresta di pianura: l’Ex Cava di Santa Giustina a Castenedolo, poco a sud della città di Brescia. I sensori acustici utilizzati sono stati i microfoni audio-ultrasonici Dodotronic Ultramic 384K programmati per una registrazione continuativa in automatico. Complessivamente sono stati acquisiti e distinti 11952 contatti acustici relativi a 7 specie di Chirotteri La specie più rilevata è stata Pipistrellus kuhlii (43,10%), seguita da Tadarida teniotis (30,38%) e Pipistrellus pipistrellus (25,65%). Interessanti i rilevamenti per questa parte della provincia di Brescia di Myotis emarginatus e di Miniopterus schreibersii. Le 22 specie di Ortotteri segnalate rappresentano il 6% del totale conosciuto per l’Italia e sono rappresentative della ricca artropodofauna presente. Tra esse 11 specie localizzate o dal canto flebile, come Platycleis grisea, Pholidoptera aptera, sono state accertate solo grazie a un monitoraggio bioacustico complementare che si rivela una metodologia essenziale per i censimenti faunistici di un territorio.


Natura Bresciana 2021 – Volume 44

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Indice degli articoli

BALBO S., GRATTINI N.
Gli uccelli della fascia fluviale del Po delle provincie di Cremona-Mantova (Lombardia, Italia settentrionale)

Riassunto – Viene presentata sotto forma di check-list, la situazione dell’avifauna presente lungo il corso del fiume Po nelle province di Cremona e Mantova, relativa al periodo 2000-2020. Le specie citate sono 254 (152 non-Passeriformi e 102 Passeriformi), appartenenti a 21 ordini e 58 famiglie. Le specie nidificanti, comprese quelle irregolari e probabili, sono 98 (54 non-Passeriformi e 44 Passeriformi); quelle svernanti regolari e irregolari 115. I migratori regolari sono 167, gli irregolari 36, gli accidentali 37.


GROTTOLO M., PEDERSOLI D.
Gli Elateridi del bacino superiore del fiume Oglio (
Coleoptera Elateridae) – III Contributo alla conoscenza della coleotterofauna del bresciano

Riassunto – Nel presente lavoro vengono riportati i dati relativi alla fauna a Coleoptera Elateridae del bacino superiore del fiume Oglio. La variegata situazione ambientale con diverse tipologie di ecosistemi ha portato al censimento di ben 92 specie, che rappresentano il 35,80 % dei taxa di questa famiglia in Italia e il 70,23 % per la Lombardia. Sono state reperite alcune specie di rilevanza biogeografica e particolarmente rare e numerose sono risultate le segnalazioni di prime località puntuali note per taxa nuovi per le provincie di Brescia (43) e/o Bergamo (19); 3 di queste non risultavano, inoltre, ancora indicate per la regione Lombardia.
L’analisi dei corotipi ha evidenziato una predominanza di elementi ad ampia distribuzione Olartica con la prevalenza di quello Sibirico-Europeo (SIE); lo studio corologico è stato confrontato con quello della Val di Genova e della Valle d’Aosta dimostrando come le ripartizioni percentuali tra i differenti corotipi siano, in regioni geograficamente e geomorfologicamente differenti, sostanzialmente sovrapponibili. Anche il quoziente di similarità di Sørensen ha rilevato che il grado di associazione tra gli Elateridae del bacino superiore del fiume Oglio, della Val di Genova e della Valle d’Aosta presenta una similarità abbastanza elevata con un valore dell’indice superiore a 0,5 e quindi qualitativamente quasi del tutto uguali, anche se probabilmente quantitativamente molto diversi. Mentre il confronto dello stesso indice tra le macroaree con cui abbiamo suddiviso il territorio evidenzia un valore sempre superiore allo 0,65. Il 23% delle specie presenti nel territorio sono inserite nella “Lista Rossa IUCN dei Coleotteri Saproxilici Italiani”. Questo studio, rapportato anche ai nostri due precedenti, dimostra come l’alto bacino idrografico del fiume Oglio abbia una valenza ecologica di notevole importanza.


GROTTOLO M.
Sciaphobus (Schiaphobus) scitulus (GERNAR, 1824): Curculionidae entiminae sciaphilini – Prima segnalazione per la Lombardia

Riassunto – Si segnala il ritrovamento di una specie nuova per la Lombardia.


GROTTOLO M., PEDERSOLI D.
Nuovi dati sulla presenza di specie aliene in Lombardia (
Coleoptera bruchidae)

Riassunto – Si segnala il ritrovamento di una specie nuova per la Lombardia.


GROTTOLO M., FANTI F.
Un interessante ritrovamento di
Phaeopterus unicolor A. Costa 1856 sulle Alpi Marittime

Riassunto – Nel presente documento si discute brevemente sul ritrovamento di un esemplare maschio di Phaeopterus unicolor. Si tratta della prima segnalazione per la Liguria e per l’intero arco alpino.


GARGIONI A., BRICHETTI P., SOTTILE F.
Resoconto ornitologico bresciano 2020

Riassunto – Vengono riportate le segnalazioni ornitologiche più interessanti per la Provincia di Brescia relative al 2020.


CHIARI C.
Gli odonati del Plis “Parco delle Cave di Buffalora e San Polo, Brescia”, Campagna di monitoraggio 2017-2021 – Check-list e mappe di distribuzione (Lombardia, Italia settentrionale)

Riassunto – Si presentano i risultati di una approfondita ricerca sugli Odonati svolta dal 1° aprile 2017 al 31 ottobre 2021. I dati ottenuti dal presente monitoraggio consentono l’aggiornamento delle attuali conoscenze su questo importante gruppo faunistico presente nell’area di studio, in prospettiva di nuove campagne di ricerca.
Questa nuova indagine, svolta dal 2017 al 2021 nell’ambito del Progetto Ge.R.T.: Generare Reti Territoriali – Biodiversità Brescia, progetto di Citizen Science per una raccolta dati sulla biodiversità del PLIS “Parco delle Cave di Buffalora e San Polo, Brescia”, aggiorna le conoscenze sugli Odonati presenti e risulta utile per colmare le precedenti lacune.
In questi cinque anni di ricerca, con l’individuazione di 11 nuove specie censite nell’area di studio, il numero di libellule comprese nell’Ordine (Odonata) risulta ora di 29, appartenenti ai 2 Sottordini presenti in Italia (12 Zygoptera e 17 Anisoptera) e 7 famiglie che rappresentano più del 30% delle 92 specie attualmente presenti nel nostro paese.
Recentemente riconosciuta dalla Provincia di Brescia con Decreto del Presidente n. 97 del 8 maggio 2018: PLIS “Parco delle Cave di Buffalora e San Polo”, Brescia, con notevole ampliamento dell’estensione dell’area già sottoposta a monitoraggi costanti in campo ornitologico e denominata: “Zona Umida IWC Cave di S. Polo, Brescia” (secondo codifica ISPRA BS0901) – coordinate 45.29N10.15E.


IN RICORDO DI


In ricordo di Laura (Livia) Voltolini


Natura Bresciana 2019 – Volume 42

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Indice degli articoli

GHEZA G.
I licheni terricoli delle praterie aride planiziali del fiume Serio: situazione attuale e ricostruzione della situazione storica

Riassunto – Le praterie aride sono ambienti molto importanti per le crittogame terricole nell’area planiziale padana. Alcune di queste praterie sono ancora presenti lungo la porzione planiziale del corso del Fiume Serio (Provincia di Bergamo, Lombardia). In quest’area sono stati studiati i licheni terricoli, con il rilevamento di 11 specie. Sulla riva orientale sono presenti tre specie di Cladonia considerabili ruderali, che costituiscono generalmente popolamenti monospecifici anche estesi, mentre sulla riva occidentale, più ricca in substrati calcarei, sono presenti prevalentemente specie a tallo squamuloso, tipiche di situazioni meno antropizzate. I ritrovamenti sono stati confrontati con gli exsiccata dell’erbario lichenico di Emilio Rodegher, in cui sono presenti 6 specie raccolte nei medesimi ambienti a fine Ottocento. Alcune specie sono scomparse dall’area tra l’Ottocento ed oggi, mentre alcune specie assenti dall’erbario probabilmente non erano state individuate all’epoca.


PEDERSOLI D., & FANTI F.
Omalisus victoris Mulsant, 1852 (Coleoptera Elateridae Omalisinae): distribuzione e note ecologiche

Riassunto – Viene riportata nel dettaglio la distribuzione nota di Omalisus victoris Mulsant, 1852 basandosi anche su numerosi nuovi reperti. Inoltre vengono forniti nuovi dati ecologici e biologici e i metodi più proficui di rinvenimento e cattura. La specie è risultata più largamente diffusa di quanto finora noto ed è risultata essere nuova per la Croazia e per la Lombardia e il Veneto in Italia. Omalisus luczoti Bourgeois, 1882 è un nomen nudum.


GRATTINI N., NIGRELLI G., BELLINTANI S., NOVELLI F., CREMA M. & MANTOVANI C.
Distribuzione e consistenza della popolazione nidificante di picchio verde, Picus viridis, in provincia di Mantova nel periodo 2000-2017 (Lombardia, Italia Settentrionale)

Riassunto – Viene analizzata e descritta la distribuzione e la consistenza della popolazione di picchio verde, Picus viridis, nidificante in Provincia di Mantova nel periodo 2000-2017. L’indagine ha appurato un’evidente espansione territoriale, un maggior numero di siti occupati rispetto ai decenni precedenti, quando la specie nel periodo 1983-1987 era presente con certezza soltanto in 3 località, oltre ad una maggiore consistenza numerica. Nel periodo 2000-2010 la specie è risultata presente in 44 siti con un incremento percentuale del 1,36%, mentre nel periodo 2011-2017 in 74 siti, con un aumento percentuale del 68,19% rispetto alla fase di studio 2000-2010.


FERRI V. & SOCCINI C.
I chirotteri dei parchi urbani e corsi d’acqua di Brescia: dati sulla distribuzione e problemi di conservazione

Riassunto – La distribuzione e situazione dei chirotteri al di fuori delle aree protette della Provincia di Brescia è quasi sconosciuta, anche a causa delle difficoltà che comporta effettuare ricerche su tali specie. Questo studio è un primo contributo sulla distribuzione di questi mammiferi nei parchi urbani e lungo i corsi d’acqua della Città di Brescia. Nel 2018 sono state condotte 24 sessioni di rilevamento bioacustico in 8 aree urbane. Sono state registrate e accertate 9 specie di pipistrelli: tra esse Hypsugo savii e Pipistrellus kuhlii sono risultate le specie più frequenti e ubiquitarie nelle aree studiate. Per favorire la conservazione dei chirotteri in generale nei parchi urbani indagati si dovrebbero evitare eccessive e inutili potature degli alberi e l’irrorazione di biocidi per il contenimento degli insetti. La riduzione degli habitat di foraggiamento e delle principali prede può avere un’influenza critica sull’abbondanza relativa dei pipistrelli presenti.


GARGIONI A., BRICHETTI P. & SOTTILE F.
Resoconto ornitologico bresciano 2017, 2018

Riassunto – Vengono riportate le segnalazioni ornitologiche più interessanti per la provincia di Brescia relative al 2017 e 2018.


GHEZA G.
Aggiunte alla flora lichenica della Val Camonica

Riassunto – A dispetto delle sue elevate potenzialità dal punto di vista lichenologico, la Val Camonica è stata investigata solo in modo limitato. In questo contributo vengono riportate nuove segnalazioni relative a 92 taxa lichenici. Di questi 27 sono riportati per la prima volta in Val Camonica, mentre gli altri 65, già noti per l’area, sono però riportati da località nelle quali non erano stati indicati in precedenza. Tra le specie di particolare interesse, in quanto rare sul territorio nazionale, si segnalano Cladonia bellidiflora, Cladonia crispata, Cladonia decorticata, Nephromopsis laureri, Stereocaulon dactylophyllum e Umbilicaria nylanderiana. Vengono infine brevemente discussi alcuni spunti per approfondire le conoscenze lichenologiche in Val Camonica.


BRUSA G. & BONA E.
Presenza accertata di una specie del gruppo Azolla caroliniana/A. Cristata (Salviniaceae, Pteridophyta) recentemente trovata spontaneizzata in Italia

Riassunto – In Italia sono attualmente accertate almeno due specie del genere Azolla in ambienti naturali: A. filiculoides, di cui si conosceva già la presenza; e una specie del gruppo A. caroliniana/A. cristata, la cui presenza è stata più volte messa in dubbio oppure è stata considerata come estinta, ma ora viene definitivamente annoverata nella flora esotica italiana tramite le popolazioni accertate sul Lago di Varese. Non è stato però possibile determinare la specie tra A. caroliniana/A. cristata, in quanto non sono stati osservati sporocarpi. Sono inoltre riportate considerazioni sulle modalità di introduzione e sullo stato di neofita naturalizzata/invasiva.


SOCCINI C.
Prima segnalazione di Staurophora celsia (Linnaeus, 1758) per la provincia di Brescia (Lombardia, Italia Settentrionale) e per il parco regionale dell’Adamello

Riassunto – Si riporta la prima segnalazione per la provincia di Brescia e per il Parco regionale dell’Adamello del Noctuidae Staurophora celsia (Linnaeus, 1758). L’osservazione è stata effettuata, nel comune di Cedegolo, in Valle Camonica. La falena malachite è una specie a corologia trans-paleartica rilevata con popolamenti molto localizzati a Sud delle Alpi.


GARGIONI A.
Prima nidificazione di marangone minore Microcarbo pygmaeus in provincia di Brescia (Lombardia)

Riassunto – Viene descritta la prima nidificazione accertata per la Provincia di Brescia del Marangone minore Microcarbo pygmaeus, in una ex cava.


BORTOLOTTI L.
Api e impollinazione: l’importanza della biodiversità per la produzione agricola e la conservazione degli ecosistemi

Riassunto – In Italia esistono circa mille specie di api selvatiche, una cifra che rappresenta circa la metà dell’intero patrimonio apistico europeo. Queste specie presentano caratteristiche biologiche molto diversificate per livello di socialità (da solitarie a eusociali), modalità di nidificazione (nel terreno, in cavità preesistenti, in nidi auto-costruiti) e soprattutto nel rapporto con i fiori e la flora spontanea e coltivata. Quest’ultimo aspetto dipende da alcune caratteristiche morfologiche dell’ape in rapporto alla dimensione e forma del fiore: la lunghezza della ligula, la taglia e la robustezza dell’insetto, la localizzazione delle strutture per la raccolta del polline.
Il rapporto delle api con la flora è di primaria importanza per il loro ruolo di impollinatori: le api generaliste, come l’ape da miele, visitano molte piante, ma in modo non specifico, mentre le api specialiste visitano in modo preferenziale una determinata specie botanica, della quale sono impollinatori molto efficienti. Questo ha portato allo sfruttamento commerciale di alcune specie di api per l’impollinazione delle colture (es. il bombo per il pomodoro), il cui commercio a livello globale ha però creato problemi di inquinamento genetico. Anche l’ape da miele, per la sua grande versatilità e per la facilità di allevamento e trasporto, è stata sempre più sfruttata per impollinare le colture, soprattutto nelle aree dove vi è carenza di api selvatiche. Questa consuetudine ha comportato un indebolimento delle famiglie di api, a causa dei lunghi trasporti e dell’inospitalità dell’ambiente agricolo.
Questi aspetti, assieme all’aumento di patogeni e parassiti esotici, ai cambiamenti climatici, all’uso di pesticidi e altro ancora, hanno portato a quel fenomeno di moria delle api, anche noto come CCD. Studi recenti hanno dimostrato che la biodiversità degli impollinatori è importante per un buon servizio di impollinazione, oltre che per il mantenimento della stabilità ambientale. Pertanto le ultime indicazioni dell’Unione Europea indirizzano verso la salvaguardia degli impollinatori nel loro complesso, mediante azioni di ripristino ambientale, piuttosto che verso il loro sfruttamento nel servizio di impollinazione. Anche l’ambiente urbano è un serbatoio importante di biodiversità per gli impollinatori selvatici; ognuno di noi nel suo piccolo può attuare misure per la tutela delle api selvatiche, come la creazione di giardini bee-friendly e di “hotel per le api”.


CERIOLI M., TIRONI M., VITALE N., NASSUATO C., FARIOLI M., AVISANI D., ZANONI M. & BELLINI S.
La mappatura degli apiari in regione Lombardia

Riassunto – La mappatura degli alveari è uno strumento molto utile per la gestione degli apiari sia da un punto di vista produttivo che da un punto di vista sanitario. Utilizzando i dati provenienti da diverse banche dati e sfruttando le potenzialità del Sistema Informativo Geografico (G.I.S.) sono stati forniti degli esempi sull’impiego della mappatura degli alveari in Regione Lombardia. In particolare sono state illustrate le mappe sulla distribuzione geografica degli apiari. La relazione tra le fioriture e le postazioni degli apiari è stata indagata attraverso le mappe di utilizzo del suolo. Si è poi utilizzata la mappatura degli apiari per la gestione/valutazione di aspetti sanitari ottimizzando cosi l’attività di monitoraggio da svolgere verso alcuni agenti patogeni es. Aethina Tumida e cercando di analizzare il fenomeno degli spopolamenti.


BRUSA G., DALLE FRATTE M., ARMIRAGLIO S., CERIANI R. M., ZANZOTTERA M. & CERABOLINI B. E. L.
Flora e habitat di interesse comunitario (Direttiva 92/43 CEE) in Lombardia: sintesi della distribuzione e importanza di conservazione

Riassunto – La Direttiva Habitat protegge alcune specie vegetali e alcuni habitat nell’Unione Europea, anche grazie all’istituzione di Siti della Rete Natura 2000. Nel presente studio viene riassunta la distribuzione di questa flora e di questi habitat di interesse comunitario presenti in Lombardia, con lo scopo di confrontarla con la presenza dei Siti Natura 2000; inoltre, per ciascuna specie e habitat viene definita un’importanza relativa di conservazione. I risultati evidenziano la presenza di importanti aree per la conservazione sia nella regione biogeografica alpina (Alpi Orobie e Prealpi Bergamasche, Bresciane e Gardesane) che in quella continentale (parte occidentale della Lombardia). Tuttavia questi hot-spot sono soltanto parzialmente coincidenti con Siti Natura 2000. Tra le specie e gli habitat con maggiore importanza di conservazione prevalgono quelli in condizioni ecologiche di elevata disponibilità idrica, spesso con accumuli di torba, o non strettamente igrofile ma la cui dinamica è comunque collegata ai corsi d’acqua. Sarà opportuno orientare primariamente le azioni di gestione, conservazione e monitoraggio a questi particolari specie e habitat.


DIGIOVINAZZO P. & COMINI B.
Progetto LIFE IP GESTIRE 2020, reti ecologiche e ruolo dell’entomofauna per la conservazione della connettività

Riassunto – Il progetto LIFE IP GESTIRE 2020, che nasce per favorire la conservazione di habitat e specie di flora e fauna nei Siti Natura2000 in Lombardia, contribuisce anche a diffondere la sensibilità rispetto agli effetti positivi della conservazione della biodiversità per la sostenibilità in agricoltura. Una cospicua serie di azioni del progetto LIFE, infatti, prevede il supporto per gli stakeholders (es. aziende agricole, amministrazioni pubbliche, enti gestori di aree protette) riguardo alla presentazione di progetti aventi come scopo la connessione ecologica e il miglioramento degli ecosistemi del paesaggio agro-forestale. In tal modo si auspica di favorire anche il mondo dell’entomofauna, in particolare di quella impollinatrice, fondamentale per l’agricoltura così come per gli ecosistemi naturali.


BERTOCCHI M. & COMINI B.
Biodiversità, connettività ecologica e produttività agricola: le misure agroambientali del programma di sviluppo rurale della regione Lombardia

Riassunto – La Politica Agricola Comune (PAC) rappresenta da decenni lo strumento economico per il mantenimento e lo sviluppo dell’attività agricola europea. Da qualche tempo, le politiche comunitarie hanno integrato la loro visione con una più ampia panoramica che include, oltre alle tematiche produttive ed economiche, anche quelle strutturali ed ambientali. Con il Programma di Sviluppo Rurale (PSR), ciascuna regione è in grado di mettere a disposizione risorse volontarie utili per la crescita del settore agricolo ma anche per la tutela ambientale e la salvaguardia della biodiversità. In questo articolo verranno illustrate le potenzialità del PSR di Regione Lombardia e verranno evidenziate le opportunità offerte dal progetto LIFE IP GESTIRE 2020 per un utilizzo efficiente delle risorse al fine di favorire la conservazione di specie di flora e fauna dentro e fuori i siti di Rete Natura 2000.


Natura Bresciana 2017 – Volume 41

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Indice degli articoli

BALZARINI A. & GIROD A.
Il problema di Chilostoma (Cingulifera) cingulatum gobanzi (Frauenfeld, 1867) 4 – Isolamento e forme “eccessive”

Riassunto – I rifugi glaciali e le zone a parco periglaciale in Europa e nelle Alpi meridionali hanno consentito durante i periodi glaciali plurimi del Pleistocene la sopravvivenza di molte specie di molluschi e la loro diffusione negli interglaciali. Le diverse modalità di espansione postglaciale, le possibilità di colonizzare habitats differenti, l’apparizione di sottospecie sono state approfondite dagli studi di filogeografia dai quali emerge la scarsa attitudine di specie calciofile e rupicole a colonizzare ampi territori. Vengono ripresi e discussi alcuni argomenti parzialmente trattati in passato su Chilostoma cingultum gobanzi della zona montana di Val Toscolana e Val Vestino, rifugio glaciale nell’Ultimo Massimi Glaciale. In dettaglio si analizzano il rapporto tra diametro del nicchio e diffusione in quota, la localizzazione delle popolazioni con presenze significative di individui di taglie eccessive (forme nane e forme giganti), l’abbondanza di individui in alcune stazioni isolate, lo sviluppo demografico presso due popolazioni. I risultati di quest’ultimo studio non sono risolutivi a causa dell’accentuato comportamento di homing accertato presso C. c. gobanzi. Le popolazioni con alta frequenza di individui nani sono arroccate su rocce di piccole dimensioni emergenti tra le malghe ove non esistono continuità territoriali con altre formazioni rocciose. L’isolamento appare attualmente come un fattore importante ma forse non unico a determinare il nanismo; altri fattori come l’aridità ambientale o l’esposizione meridionale appaiono probabili. La collocazione di alcune stazioni ritenute significative per la presenza di individui di grossa taglia hanno esposizione verso quadranti settentrionali. Non si esclude una certa casualità. Le colonie di C. c. gobanzi in un’area collinare distante da quella tipica montana fanno emerger il problema sulla sua diffusione e suoi spostamenti nel Pleistocene e Olocene.


FERRI V. & SOCCINI C.
I popolamenti Odonatologici ed Erpetologici del complesso dei laghi di cava in Località San Polo di Brescia (Lombardia, Italia settentrionale). Situazione e proposte per la conservazione

Riassunto – Sono esposti i risultati delle ricerche faunistiche ed ecologiche sui popolamenti di Odonati, di Anfibi e di Rettili del complesso dei laghi di cava in Località San Polo del comune di Brescia (Lombardia, Italia settentrionale). Durante gli anni di ricerca (2014-2017) sono state rinvenute 7 specie di Odonata Zygoptera e 11 di Anisoptera, 6 specie di Anfibi e 8 di Rettili. Spiccano nel contesto faunistico generale del territorio bresciano le segnalazioni fra le libellule di Pyrrhosoma nymphula, Ischnura pumilio e Aeshna isosceles, di Triturus carnifex per gli anfibi e di Coronella austriaca, Zamenis longissimus e Natrix tessellata per i rettili. Vengono presentati i principali fattori di minaccia e le linee guida per la conservazione di queste emergenze faunistiche.


GRATTINI N., NIGRELLI G. & BELLINTANI S.
Marcato aumento della popolazione nidificante di Allocco, Stryx aluco, in Provincia di Mantova (Lombardia, Italia settentrionale)

Riassunto – Viene analizzata e descritta la distribuzione e la consistenza della popolazione di Allocco, Strix aluco, nidificante in Provincia di Mantova nel periodo 2000-2016. L’indagine ha appurato un maggior numero di siti occupati rispetto ai decenni precedenti quando la specie nel periodo 1983-1987 era presente in 9 località. Nel periodo 2000-2010 la specie è risultata presente in 29 siti con un aumento del 222% mentre nel periodo 2011-2016 in 42 siti, con un aumento del 44% rispetto alla fase di studio 2000-2010.


GRATTINI N., NIGRELLI G., BELLINTANI S. & NOVELLI F.
Distribuzione e consistenza di alcuni roost di Cormorano, Phalacrocorax carbo, presenti in Provincia di Mantova 2012-2016 (Lombardia, Italia settentrionale)

Riassunto – Viene analizzata e descritta la distribuzione e la consistenza della popolazione di Cormorano, Phalacrocorax carbo, svernante in alcuni roost della Provincia di Mantova nel periodo 2012-2016. L’indagine svolta ha evidenziato una distribuzione più ampia rispetto al periodo 2002-2006, con la presenza di nuovi dormitori rilevati e una popolazione che rappresenta circa il 32% della popolazione presente nei dormitori lombardi censiti nel gennaio 2016.


BRUSA G., DALLE FRATTE M., ZANZOTTERA M. & CERABOLINI B. E. L.
Come implementare la conoscenza floristico-vegetazionale in Lombardia? La banca dati degli habitat di interesse comunitario (Direttiva 92/43/CEE)

Riassunto – La presente ricerca sintetizza il quadro delle conoscenze ricavabili dalla banca dati dei rilievi fitosociologici degli habitat di interesse comunitario (Direttiva 92/43/CEE) presenti in Lombardia. La banca dati è costituita da 4730 rilievi (rappresentativi di 54 habitat), di cui il 98.1% è geolocalizzato in Lombardia e il 25.0% è inedito. Considerando due criteri, cioè il numero di rilievi e la loro distribuzione sul territorio regionale, per ciascun habitat sono stati determinati lo stato delle conoscenze e le lacune conoscitive. L’analisi dei dati ha evidenziato quali gruppi di habitat presentano la percentuale più elevata di specie di valore conservazionistico e in quali habitat le neofite condizionano maggiormente la fisionomia della vegetazione. Infine, sono stati individuati gli habitat maggiormente soggetti a determinati fattori di pressione.


ARMIRAGLIO S., BONA E., BORTOLOTTI L., FERRARI M. & ROSATI L.
Un’inedita raccolta di Orazio Gavioli ritrovata nel fondo “Valerio Giacomini” al Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia

Riassunto –Nella collezione di Valerio Giacomini (1914-1981), donata nel 1984 al Museo di Scienze Naturali di Brescia, è stata ritrovata un’inedita raccolta del botanico lucano Orazio Gavioli (1871-1944). Si tratta di cento exsiccata di piante vascolari, collezionate dall’Autore tra il 1923 e il 1926 in provincia di Potenza. Il ritrovamento della raccolta dell’Autore lucano è stato del tutto casuale, poiché era riposta in una scatola di cartone delle dimensioni di cm 26×36×49, riportante esternamente una etichetta con la scritta in matita: “Hb – Zodda – Ugolini, Flora Pirenei”, che conteneva anche altre tre cartellette di exsiccata della collezione Giacomini. La raccolta di Gavioli era già appartenuta al naturalista bresciano Ugolino Ugolini (1856-1942), con il quale Gavioli aveva una collaborazione scientifica. Il suo ritrovamento è singolare, poiché l’intera collezione di exsiccata di Ugolini è stata interamente acquisita dall’Università degli Studi di Padova e ora è conservata presso l’Herbarium Patavinum (PAD). La raccolta di Gavioli è oggi conservata presso l’erbario Sezione Botanica del Museo di Scienze Naturali di Brescia.


LEO R.
Caso di fedeltà al sito di svernamento in Gabbiano comune (Chroicocephalus ridibundus)

Riassunto – Si riporta il pluriennale svernamento di un Gabbiano comune avvenuto costantemente in una ristretta area del porto di Sirmione (lago di Garda). L’animale, inanellato da giovane in Estonia, nidificava usualmente in Polonia.


GARGIONI A., BRICHETTI P. & SOTTILE F.
Resoconto ornitologico bresciano 2016

Riassunto – Vengono riportate le segnalazioni ornitologiche più interessanti per la provincia di Brescia relative al 2016.


BONA E.
Il mio ricordo di Giuseppe Berruti


FORMENTI S.
Cinzio De Carli, non solo botanico


GROTTOLO M.
Mauro Agosti (1970-2016)


Natura Bresciana 2013 – Volume 38

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Indice degli articoli

AGOSTINI L. e FIORETTI A.M.
Storia delle meteoriti Alfianello e Trenzano cadute nella Provincia di Brescia nella seconda metà del 1800.

Riassunto – Al museo di Scienze Naturali di Brescia sono custodite due meteoriti di notevole valore storico: Trenzano e Alfinello. Trenzano cadde il 12 Novembre 1856 a Trenzano (Brescia) mentre Alfianello cadde ad Alfianello (Brescia) il giorno16 Febbraio 1883. Entrambe prendono il loro nome dalla località dove sono cadute.
La prima aveva un peso di circa 9 kg, il peso della meteorite e dei frammenti si può solo ipotizzare facendo la somma del peso dei pezzi segnalati nei vari musei e da privati, la seconda invece di circa 200 kg.
Frammenti delle due meteoriti, tra la fine del 1800 fino a metà circa del 1900, furono venduti, o misteriosamente sparirono nelle collezioni di privati. Attualmente alcuni pezzi si possono trovare nei più grandi musei di scienze naturali.

In questo articolo è stata ricostruita la loro storia testimoniata da documenti e missive di notevole interesse scientifico in un periodo segnato da battaglie e moti rivoluzionari che porteranno all’unità d’Italia.


FIORETTI A.M., AGOSTINI L., DOMENEGHETTI M. e MOLIN G.
Studio petrografico-mineralogico delle meteoriti Alfianello e Trenzano cadute nella Provincia di Brescia nella seconda metà del 1800.

Riassunto – In concomitanza con una ricerca storica sulle due famose meteoriti bresciane Alfianello e Trenzano, si è ritenuto opportuno esaminare e caratterizzare anche dal punto di vista scientifico i campioni conservati presso il Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia. L’indagine storica, basata sui documenti ottocenteschi raccolti presso il museo di Brescia e il Museo Bombicci di Bologna, ha permesso di ricostruire in dettaglio sia le fenomenologie di caduta sia le vicissitudine di vari frammenti attualmente dispersi e conservati in numerosi musei in tutto il mondo. L’analisi mineralogico-petrografica ha confermato la classificazione della meteorite Alfianello riportata nel Catalogue of Meteorites (Graham et al., 1985) come condrite ordinaria L6, grado di shock S5 e alterazione W0. Lo studio della meteorite Trenzano ha invece messo in evidenza alcuni caratteri petrograficci incompatibili con la precedente classificazione ufficiale (H6) ed ha portato ad un lavoro di revisione terminato con la pubblicazione di un articolo (FIORETTI et al., 2007) in cui viene proposta la riclassificazione come condrite ordinaria H5, con grado di shock S2 e alterazione W0. Per questa meteorite lo studio cristallochimico condotto su cristalli di pirosseno ha permesso di stimare, sulla base delle reazioni di scambio intracristallino Mg-Fe, parametri fisici relazionabili

alla storia termica del corpo genitore.


SANTI G.
Sul significato dell’icnofauna del Permiano Inferiore del Bacino di Collio (Prealpi Bresciane).

Riassunto – La Formazione di Collio (Permiano inferiore) affiorante nel Bacino Trumplino (Prealpi Bresciane) è un ricco serbatoio di fossili composto da tracce di vertebrati ed invertebrati, resti di lamellibranchi, di vegetali (macropiante e pollini). In parte anche la “Pietra Simona”, membro del Conglomerato del Dosso dei Galli posta al top del “Collio s.s.” contiene icnofossili di invertebrati (Planolites e Palaeophycus) e orme di rettili attribuite al solo icnotaxon Dromopus didactylus. Con lo studio delle tracce degli invertebrati, insieme ai vertebrati la biodiversità originale è stata in gran parte definita nei suoi componenti fondamentali. Con i dati acquisiti sono state considerate le relazioni fra vertebrati ed invertebrati e sollevati diversi problemi che a tutt’oggi non hanno ancora ricevuto una soluzione definitiva.


ROSSI M. e SANTI G.
Studio Morfometrico e Morfodinamico di resti craniali, dentali e mandibolaridi Ursus Spelaeus dalla grotta del Buco del Frate e dall’altopiano di Cariadeghe (Brescia) nel quadro evolutivo degli orsi delle caverne.

Riassunto – Gli Autori propongono una prima analisi morfometrica e morfodinamica su resti cranio-mandibolari e dentali di Ursus spelaeus Rosenmüller, 1794 provenienti dalla Grotta del Buco del Frate e dall’Altopiano di Cariadeghe in Provincia di Brescia. Questa popolazione rientra nel range di variabilità tipico dell’orso delle caverne ma presenta, analogamente ad altre popolazioni italiane, un mosaico di caratteri evoluti e primitivi. In particolare, la morfodinamica dei P4/4 ha dimostrato un grado d’evoluzione medio del tutto simile a quello di altre popolazioni speleine italiane, ma inferiore a quello che caratterizza le popolazioni d’oltralpe. Questi elementi confermano la possibilità che in Italia le popolazioni di orso delle caverne siano andate incontro ad una evoluzione di tipo conservativo.


BONA F.
La Fauna Romana di Flero (Bs), Terreni Freddi – 2008 (Us 106).

Riassunto – La realizzazione del raccordo autostradale Ospitaletto-Poncarale-Montichiari ha richiesto una serie di indagini archeologiche di valutazione preventiva del rischio archeologico. Lo svolgimento dello scavo archeologico ha permesso di mettere in luce un esiguo deposito ma con peculiarità rilevanti. Il sito è polifasico e presenta testimonianze di frequentazione che vanno dalla presenza celtica, seguita dalla romanizzazione già dal I secolo a.C. fi no al VI secolo d.C.. A circa 20 metri dal limite sud dello scavo ed in posizione centrale è stata riconosciuta e scavata una buca di 2,75 x 2,65 m (US 266) all’interno della quale si trovavano i resti faunistici oggetto della presente relazione (US 106). Principalmente si trattava di scheletri di animali domestici in buona parte ancora in connessione anatomica. L’analisi archeozoologica ha permesso di evidenziare come nella fossa US 266 siano stati gettati 24-25 animali appartenenti a 2 ordini (Artiodactyla e Carnivora), 3 famiglie (Bovidae, Suidae e Canidae) e 5 specie: 6 Bos taurus, 2 Capra hircus, 10 Ovis aries, 5-6 Sus domesticus ed 1 Canis familiaris.


GALLINARI A. e FERRARI P.
Contributo alla conoscenza dei Myxomiceti Nivicoli della Provincia di Brescia.

Riassunto – Gli autori presentano il risultato di un lavoro di ricerca di Myxomicetes nivicoli, raccolti e studiati per la prima volta nel territorio bresciano. Sono state reperite e identificate 33 specie, e redatta una Check list compilata in ordine alfabetico. Tra le zone visitate, quelle più ricche di specie sono risultate essere la Val Salarno e il M. Maniva, mentre Diderma alpinum e Physarum vernum si confermano essere tra le specie più comuni di Myxomycetes nivicoli.


PAPETTI C., CHIARI M., FORTI P. e RESTELLI V.
Flora Micologica della Provincia di Brescia Ordine Boletales.

Riassunto – Sono presentati, opportunamente riuniti e sistematicamente ordinati, i taxa dell’ordine Boletales segnalati nel tempo in Provincia di Brescia attraverso le pubblicazioni: Bollettino del Circolo Micologico G. Carini, Natura Bresciana e Flora micologica dell’Agro Bresciano. Numerose entità sono anche conservate essiccate nell’Erbario Micologico Bresciano (HBBS).


BARLUZZI F., BONA E., MARTINI F. e PERICO G.
Il complesso di Carex Flava L.: (Cyperaceae) nella Lombardia centro-orientale (N-Italia).

Riassunto – Vengono presentati i risultati di una ricerca sul gruppo di Carex flava (Cyperaceae), nella Lombardia centro-orientale (province di Bergamo, Brescia e territori limitrofi ). In base a una cospicua raccolta iniziata nel 1984, rappresentata da 280 fogli d’erbario, sono stati individuati i seguenti taxa: C. flava L. s. str., C. flava L. var. alpina Kneucker, C. lepidocarpa Tausch, C. oederi Retz., C. tumidicarpa Anderss. nonchè la notospecie C. × alsatica (C. tumidicarpa x C. flava). Per ciascuno dei taxa sono discussi la diffusione locale (con carta distributiva) e gli aspetti ecologici fondamentali con riferimento alla valenza altitudinale.


TAMPUCCI D., DIGIOVINAZZO P. e ANDREIS C.
Serie dinamica del bosco a Rovere: il caso del parco nazionale Val Grande (Vco).

Riassunto – Viene ricostruita la serie dinamica del bosco a rovere nel Parco Nazionale Val Grande (VCO), quale caso di studio esportabile a tutta l’area prealpina occidentale suboceanica, per analogia di climae substrato. Sono state cartografate, in ambiente GIS, le aree di pertinenza della serie sulla base delle caratteristiche climatiche e fisiche del territorio. Entro tali aree sono stati effettuati 48 rilievi fitosociologici che hanno compreso tutti gli stadi serali della vegetazione, per poi procedere con l’analisi delle fitocenosi individuate e la loro interpretazione in chiave dinamica. Risultato dello studio è l’individuazione di sei fitocenosi, quattro delle quali (pteridieti, calluneti, betuleti, rovereti) fra loro collegate da un legame dinamico, suggerito da analisi floristiche quali-quantitative sull’abbondanza delle specie e dall’analisi dei parametri ecologico-stazionali tramite CCA.


LEO R. e GOBBINI M.
I Rapaci (Falconiformes) nidificati delle colline ad est di Brescia (Lombardia orientale).

Riassunto – Sono esposti i risultati di una ricerca triennale sui rapaci nidificanti nelle colline carsiche poste immediatamente a est di Brescia. Sono riportate informazioni su densità, trend di popolazione e aspetti specifici a scala locale.


MAESTRI F. e VOLTOLINI L.
Biologia riproduttiva della Tottavilla (Lullula Arborea) sulle Prealpi Bresciane e Gardesane.

Riassunto – Abbiamo studiato la riproduzione della Tottavilla Lullula arborea dal 2002 al 2004 in un’area all’interno della zona xerotermica e termofila del “Carso bresciano”. Abbiamo analizzato gli aspetti floristici e vegetazionali dell’area allo scopo dell’inquadramento ecologico della specie.


LEANDRI F.
Riproduzione di Oxygastra Curtisi (Dale, 1834) (Insecta, Odonata), presso il Lago Moro, Darfo Boario Terme (Bs).

Riassunto – Viene segnalato un nuovo sito di riproduzione di Oxygastra curtisi (Dale, 1834) (Insecta, Odonata) presso il Lago Moro (Darfo Boario Terme, BS, Lombardia). Si tratta di una specie endemica dell’Europa sud occidentale, che predilige ambienti naturali ben strutturati e, per quanto ne sappiamo, risulta molto localizzata in Italia. È segnalata come “quasi a rischio” nella Lista Rossa Europea, è segnalata nell’All. II e IV della Direttiva Habitat e nell’Appendice II della Convenzione di Berna. Attualmente non si posseggono sufficienti informazioni su O. curtisi in Lombardia, è necessario svolgere ulteriori ricerche sulla sua distribuzione e salvaguardare i siti in cui si riproduce.


GARGIONI A.
Prima Nidificazione di Cormorano Phalacrocorax Carbo Sinensis (Linnaeus 1758) in Provincia Di Brescia (Lombardia).

Riassunto – Viene descritta la prima nidificazione accertata per la provincia di Brescia del Cormorano Phalacrocorax carbo siniensis in una garzaia all’interno del raccordo autostradale di Brescia centro.


GARGIONI A. e PIOTTI G.
Prima nidificazione di Smergo Maggiore Mergus Merganser (Linnaeus 1758) in Provincia di Brescia (Lombardia).

Riassunto – Viene descritta la prima nidificazione accertata per la provincia di Brescia dello Smergo maggiore Mergus merganser nel tratto medio-alto del lago di Garda.


GARGIONI A. e SOTTILE F.
Resoconto Ornitologico Bresciano 2010, 2011, 2012.

Riassunto – Vengono accorpate, divise per anno, le segnalazioni ornitologiche più interessanti per la provincia di Brescia relative agli anni 2010, 2011 e 2012.


BOLLINI E. e LEO R.
Prima segnalazione di Istrice Hystrix Cristata L. in Provincia di Brescia.

Riassunto – Si presenta la prima segnalazione di un Istrice nella provincia di Brescia.


ZANOTTI E.
In ricordo di Arturo Crescini (1933-2013).

Con i contributi di: GIUSEPPE BERRUTI, ENZO BONA, SERGIO DANIELI, CINZIO DE CARLI, SILVIO FORMENTI, FRANCO SOLINA, FILIPPO TAGLIAFERRI


Natura Bresciana 2010 – Volume 37

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Indice degli articoli

BARLUZZI F., BONA E., MARTINI F. e PERICO G.
Il genere Thymus L. (Lamiaceae) nella Lombardia centro-orientale (Italia settentrionale).

Riassunto – Vengono presentati i risultati di una ricerca sul genere Thymus L. nella Lombardia centro-orientale (province di Bergamo, Brescia e territori limitrofi ). In base a una cospicua raccolta (780 campioni d’erbario), sono stati individuati i taxa spontanei T. kosteleckyanus, T. odoratissimus, T. oenipontanus, T. longicaulis, T. praecox subsp. praecox e subsp. polytrichus, T. pulegioides subsp. pulegioides e subsp. carniolicus, nonchè l’alloctono T. vulgaris, coltivato e raramente inselvatichito. Per ciascun taxon sono discussi la distribuzione locale (con relativa carta distributiva) e gli aspetti ecologici fondamentali con riferimento alla valenza altitudinale.


DE CARLI C., FORMENTI S.
Contributo sulla presenza del genere Rosa L. in provincia di Brescia.

Riassunto – In questo lavoro vengono riportati i risultati di anni di studio e di raccolte del genere Rosa in provincia di Brescia. I campioni sono conservati nell’erbario del Museo di Scienze Naturali (hbBS).


ROCCHI S. e TOLEDO M.
Reperti inediti di coleotteri acquatici in Italia (Coleoptera: Sphaeriusidae, Dytiscidae, Hydrophiloidea, Hydraenidae, Dryopoidea, Chrysomelidae, Curculionidae).

Riassunto – Vengono segnalati nuovi dati sulla distribuzione in Italia di 66 specie di Coleotteri acquatici: 1 Sphaeriusidae, 8 Dytiscidae, 3 Helophoridae, 1 Hydrophilidae, 10 Sphaeridiidae, 25 Hydraenidae, 1 Hete-philidae, 10 Sphaeridiidae, 25 Hydraenidae, 1 Heteroceridae, 6 Dryopidae, 5 Elmidae, 4 Chrysomelidae, 2 Curculionidae.


TOLEDO M.
Hydrophiloidea e Hydraenidae (Insecta: Coleoptera) del basso corso del fiume Oglio (Lombardia).

Riassunto – La presente indagine si lega a quella precedente effettuata da IMAZZOLDI (1987) sui coleotteri Hydradephaga dello stesso territorio. 51 specie di coleotteri acquatici Polyphaga, appartenenti alle famiglie Hydraenidae, Helophoridae, Spercheidae, Hydrochiidae, Sphaeridiidae e Hydrophilidae, sono state rinvenute in ambienti umidi lungo il basso corso del fiume Oglio, a sud del lago d’Iseo. I reperti coprono diverse lacune sulla distribuzione di molte specie e diverse di esse vengono segnalate per la prima volta per le provincie interessate o addirittura per la Lombardia. Vengono discussi i caratteri per la separazione di Cercyon convexiusculus STEPHENS, 1828 da C. stemalis (SHARP, 1918).


GRATTINI N
Distribuzione e consistenza invernale dello svasso maggiore Podiceps cristatus e del cormorano Phalacrocorax carbo nella Provincia di Mantova (Italia settentrionale) nel periodo 2002-2006.

Riassunto -Vengono riportati e discussi i dati raccolti dal 2002 al 2006 sulla consistenza e la distribuzione dello Svasso maggiore, Podiceps cristatus, e del Cormorano, Phalacmcomx carbo, svernanti in provincia di Mantova. La presenza dello Svasso maggiore è stata verificata in 16 siti, di cui 12 occupati regolarmente, in assenza di ghiaccio. Nel periodo di indagine la popolazione media svernante è risultata di 455 individui, pari a circa il 4.6% di quella presente in Lombardia nello stesso quinquennio (9964 indd.). I1 sito con il più alto numero medio di presenze (123 indd.) è risultato la RN. Valli del Mincio; mentre il massimo assoluto (178 indd.) è stato accertato nel 2002 nel Lago Inferiore. I most di Cormorano censiti sono risultati 8, unificati in 6 siti. Complessivamente la popolazione svernante media del periodo di indagine è risultata di 2779 individui, pari al 49% circa di quella presente in Lombardia (5661 indd.). Il più alto numero medio di presenze è stato accertato nella R.N. Vallazza, con 1371 individui; nello stesso sito nel 2004 è stato determinato anche il massimo assoluto, pari a 1746 individui.


MICHELI A. e LEO R.
La migrazione prenuziale dei rapaci diurni (Falconiformes) nel Parco Alto Garda Bresciano (Lombardia orientale).

Riassunto – Sono esposti i risultati di una ricerca sulla migrazione primaverile dei Falconiformi nel Parco Regionale Alto Garda Bresciano, iniziata nel 1996. Dopo aver determinato il punto di maggior concentramento, coincidente con Cima Comer, si sono condotti quattro anni consecutivi di osservazioni standardizzate. La migrazione è stata monitorata con osservazioni campionarie fino al termine di aprile e quotidianamente dopo questa data. In totale sono stati conteggiati 9.186 rapaci di 18 specie. I rapaci più osservati sono stati nel periodo campionario la Poiana Buteo buteo (1.402) e, da maggio, il Falco pecchiaiolo Pernis apivorus (6.101 individui). Sono inoltre riportati una serie di informazioni, divise per specie, riguardanti le modalità (altezze di volo, correnti ascensionali, orari, ecc.) e direzioni di passaggio. Alla fine della ricerca possiamo affermare che il sito trovato è uno dei principali punti di concentrazione conosciuti per la migrazione primaverile dei rapaci nell’Italia Settentrionale.


BERTOLI R.
Atlante degli uccelli nidificanti sul massiccio del Monte Guglielmo (Prealpi Bresciane, Lombardia, Italia settentrionale).

Riassunto – Il presente studio ha lo scopo di conoscere l’ornitofauna che si riproduce sul massiccio del Monte Guglielmo, un gruppo montuoso delle Prealpi Centrali italiane, in provincia di Brescia. Si è utilizzato il metodo standardizzato degli atlanti, limitato a sole due categorie di riproduzione (nidificazione certa e probabile). Si è circoscritta l’area da indagare, partendo dalia quota minore dell’isoipsa dei 1000 metri fino alle due cime del massiccio del Monte Guglielmo: Castel Bertino (1948 m) e Dosso Pedalta (1957 m), per un totale di 50 W. L’area è suddivisa in 64 unità di rilevamento a forma quadrata di 1 km per lato. Ii territorio ricade su 8 comuni di cui 4 sul versante del lago d’Iseo, Marone, Pisogne, Sale Marasino e Zone, e 4 nel distretto della Valle Trompia, Gardone Valie Trompia, Marcheno, Pezzaze e Tavemole sul Mella. Ii massiccio è diviso da un crinale, con andamento nord-ovest/ sud-est, per uno sviluppo lineare di 8 Km. L’ambiente è caratterizzato dalle fitocenosi tipiche dell’orizzonte montano: alle quote inferiori rare formazioni di selve castanili (Castanea sativa) e ostrieti (Ostrya carpinifolia) e, salendo e in successione, il bosco di Faggio (Fagus sylvatica) e di Abete rosso (Picea excelsa); la parte sommitale è caratterizzata da pascoli (Brometi, Seslerieti e Festuceti) d’origine antropica frutto del disboscamento e del pascolamento del bestiame. L’indagine si è articolata nel quinquennio 2004-2008 ed ha prodotto 2316 record, rilevando la nidificazione, certa o probabile, di 77 specie di uccelli (54 passeriformi e 23 non-passeriformi). La fenologia della popolazione ornitica è così composta: 16.5% specie sedentarie, 56.5% specie a migrazione intrapaleartica e 27% specie a migrazione transahanana. L’aspetto corologico semplificato è il seguente: 54.5% specie euroasiatiche, 28.5% specie paleartiche, 17% specie oloartiche. Per ogni singola specie è fornita la cartina distributiva, gli ambienti utilizzati, le quote frequentate, una stima della popolazione e la densità relativa al Monte Guglielmo. Si è ottenuta una ricchezza media di specie per singola unità di rilevamento di 20.5 specieltavoletta. Tale progetto per la sua realizzazione ha richiesto 184 uscite per un totale approssimativo di 640 ore di osservazione. Hanno collaborato fornendo dati 26 rilevatori.


GOBBINI M.
Avifauna nidificante nel comune di Paitone (Lombardia orientale).

Riassunto – L’articolo presenta i risultati di uno studio sulla comunità ornitica nidificante di un comune delle prealpi bresciane, mediante monitoraggi eseguiti negli anni 1995-1998 e 2005-2008, con il metodo dei punti di ascolto. I dati raccolti hanno permesso di rilevare la dinamica delle popolazioni nell’arco di dieci anni e calcolare il valore ornitologico del territorio. Gli ambienti che hanno diminuito di valore sono i prati (-5%) e le cave (-25%); tutte le tipologie di bosco sono aumentate di valore (in media 37,8%).


GRATTINI N. e LONGHI D.
Avifauna del mantovano (Lombardia, Italia settentrionale).

Riassunto -Viene presentata e commentata la situazione attuale dell’avifauna mantovana, integrata e confrontata con i dati storici disponibili dall’ottocento. Le specie citate sono 291 (175 non Pass. e 116 Pass.), appartenenti a 20 ordini e 64 famiglie. Le specie escluse sono 15. Le specie nidificanti, comprese quelle irregolari e probabili, sono 119 (61 non-Pass. e 58 Pass.); quelle svernanti 130. I migratori regolari esclusivi sono 179, gli accidentali 48.


TAGLIAFERRI F.
Illustrazioni naturalistiche di alberi e arbusti.

Riassunto – Vengono qui riprodotte alcune tavole rappresentanti esemplari significativi di specie legnose. Vengono inoltre descritti criteri, metodi e tecnica adottati.


GALASSO G. e CEFALI G.

Segnalazioni floristiche per il territorio bresciano


DE CARLI C.
Contributo sulla presenza del genere Rubus L. in Provincia di Brescia

Riassunto – In questo elenco vengono riportati gli exsiccata del genere Rubus raccolti in provincia di Brescia e conservati presso l’erbario del Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia (hbBS). I campioni sono stati raccolti con fusti, polloni, spine, infiorescenze, frutti (quando disponibili) per poter disporre del maggior numero di elementi per una corretta identificazione. A ciò, per ciascun campione, sono stati affiancate considerazioni ecologiche sull’habitat di raccolta. I campioni preparati sono stati successivamente inviati per la revisione critica al prof. Dr. Heinrich E. Weber (Universitat Osnabruck, Standort Vechta) che ringrazio vivamente per la disponibilità dimostrata.


GARGIONI A. e GUERRINI M.
Resoconto ornitologico bresciano 2007, 2008, 2009

Riassunto -Vengono accorpate, divise per anno, le segnalazioni omitologiche più interessanti per la provincia di Brescia relative al periodo 2007,2008 e 2009. Sono esclusi i dati già pubblicati su riviste specializzate.


PIOTTI G. E ZANARDINI F.
Nidificazione a bassa quota di Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus) nel “Parco regionale Alto Garda Bresciano” (Lombardia orientale)

Riassunto – vengono segnalate due nidificazioni di merlo acquaiolo a quote molto basse (85 m e 110 m s.l.m.) nel Parco Alto Garda Bresciano