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Natura Bresciana 2022 – Volume 45

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Indice degli articoli

CHIARI C., LONATI M., TONELLI D.
Segnalazioni di istrice (
Hystrix cristata L., 1758) (Mammalia, Rodentia, Hystricidae) In provincia di Brescia (Lombardia, Italia settentrionale) Secondo aggiornamento, 30 settembre 2021

Riassunto – Viene proposto un aggiornamento al 30 settembre 2021 delle segnalazioni di Istrice (Hystrix cristata L., 1758) in provincia di Brescia (Lombardia, Italia settentrionale). Dopo la prima osservazione del 2011 in località Castelletto di Leno (Bollin & Leo, 2013), la specie presenta un notevole incremento del numero delle segnalazioni che si è verificato a partire dal dicembre 2017.


GRATTINI N., NOVELLI F.
Gli uccelli nidificanti in provincia di Mantova: fenologia, habitat, popolazione e trend

Riassunto – Viene presentata e commentata la situazione dell’avifauna nidificante in provincia di Mantova aggiornata al 2022. Vengono forniti dati su: fenologia, habitat riproduttivo, consistenza e trend delle popolazioni relative a due periodi (1980- 1999 e 2000-2022). L’avifauna nidificante mantovana risulta attualmente composta da 145 specie (80 non-Passeriformi e 65 Passeriformi). Le specie nidificanti regolari sono 98 (68%), le irregolari 38 (26%), le nidificanti probabili 9 (6%).


GARGIONI A., BRICHETTI P., SOTTILE F.
Resoconto ornitologico bresciano 2021

Riassunto – Vengono riportate le segnalazioni ornitologiche più interessanti per la Provincia di Brescia relative al 2021.


GATTI F., SPERANDIO G., GHIGLIENO I., GILIOLI G.
Le iniziative a favore degli impollinatori nell’area urbana di Brescia: un’analisi delle attività nel periodo 1990-2021

Riassunto – Gli impollinatori sono animali che nutrendosi di nettare o polline, lo trasferiscono tra le piante fanerogame e ne garantiscono la riproduzione. La maggior parte degli impollinatori è rappresentata da invertebrati, prevalentemente insetti, tra i quali gli Apoidei sono la componente di maggior rilievo. Il servizio ecosistemico di impollinazione ha un valore economico globale che si aggira tra i 180 e i 360 miliardi di Euro nel mondo. Si stima che circa il 90% delle angiosperme selvatiche e l’87% delle colture a scopo alimentare dipendano dall’impollinazione mediata da un organismo animale.
Il calo di abbondanza e diversità delle comunità di insetti che si sta registrando negli ultimi decenni ha coinvolto anche gli impollinatori ed è imputabile alle attività umane. Fattori come la frammentazione e perdita di habitat l’uso di fitofarmaci, l’azione di parassiti, patogeni e specie aliene invasive sono responsabili di questa diminuzione. Organismi internazionali come La Convenzione per la Biodiversità, l’Organizzazione per il Cibo e l’Agricoltura delle Nazioni Unite (FAO), Il Programma Ambientale delle Nazioni Unite, si sono concentrate sul declino degli impollinatori elaborando documenti tecnici di valutazione, sostenendo attività di ricerca e promuovendo azioni e strategie finalizzate al supporto delle comunità di impollinatori.
Rispetto a siti circondati da usi agricoli intensivi, l’ambiente urbano può sostenere comunità diversificate di impollinatori, potendo fornire siti diversificati e abbondanti di alimentazione e di riproduzione. La Comunità Europea (CE) riconosce l’importanza nel fornire tale supporto e ha prodotto una guida per città favorevoli agli impollinatori. Il documento individua quattro categorie di buone pratiche favorevoli agli impollinatori come: i) la conservazione degli habitat di impollinatori esistenti ii) il ripristino, la creazione e la connessione di nuovi habitat, iii) la sensibilizzazione della cittadinanza iv) monitorare gli impollinatori urbani.
Si è svolta un’indagine nel periodo 1990-2021 nel territorio che comprende la città di Brescia e i comuni limitrofi, individuando numerose iniziative coerenti con le buone pratiche riportate nelle policies internazionali. Le 187 misure intraprese nella città di Brescia costituiscono una base solida per lo sviluppo di azioni molto efficaci a favore degli impollinatori. Ulteriori iniziative basate su un metodologie scientifiche come programmi di monitoraggio degli impollinatori urbani o lo sviluppo di strumenti di supporto alle decisioni potrebbero portare importanti miglioramenti nella strategia locale e rendere Brescia una delle città più sensibili a questo tema.


VERGNAGHI F., MASSARO M.
La collezione ornitologica del Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia – Conservazione, studio, analisi e valorizzazione

Riassunto – Il Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia conserva, tra le collezioni di Vertebrati, la Collezione Ornitologica che è costituita da oltre 2000 reperti di uccelli tassidermizzati provenienti da tutta Italia. Gli esemplari sono muniti di cartellino, in buono stato di conservazione e per molte delle specie sono presenti le diverse livree in relazione ad età, sesso, stagione e sottospecie. Gli esemplari sono stati raccolti sin dalla fine dell’Ottocento, e tra di essi figurano diverse specie rare o estinte. La Collezione si è formata grazie al contributo nel corso del tempo di Ornitologi illustri, tra cui Pierandrea Brichetti, i quali hanno costituito una collezione particolarmente rappresentativa dell’avifauna italiana. Ad accompagnare la collezione era presente un catalogo organizzato in ordine sistematico che è stato rivisto e aggiornato prendendo in esame ogni singolo esemplare, la documentazione e le pubblicazioni di complemento.
Dopo un attento lavoro di revisione e aggiornamento dei dati del catalogo si è proceduto alla conservazione dei reperti, operando una manutenzione e pulizia degli esemplari. Questi sono stati oggetto di una campagna fotografica realizzata allo scopo di rendere fruibile la raccolta via Web. L’innegabile valore storico-scientifico della collezione ha permesso di ricavare dati utili sulla distribuzione e composizione dell’ornitofauna passata in provincia di Brescia. Volendo valorizzare possibili dati inediti di nidificazione, è stata effettuata una opportuna selezione con conseguente approfondimento, e attraverso la riproduzione in carta del dato di presenza-assenza delle specie con i dati attuali, visualizzare le dinamiche di espansione e diminuzione delle popolazioni.


SOCCINI C., FERRI V., PESENTE M., PAVAN G.
Monitoraggio bioacustico dei chirotteri e degli insetti ortotteri nel bosco di Castenedolo (Brescia)

Riassunto – Si riportano i risultati delle ricerche bioacustiche sui Chirotteri e Ortotteri, svolte dalla primavera alla tarda estate del 2022 all’interno dell’area interessata da una estesa piantumazione arboreo-arbustiva mirata alla costituzione di una grande foresta di pianura: l’Ex Cava di Santa Giustina a Castenedolo, poco a sud della città di Brescia. I sensori acustici utilizzati sono stati i microfoni audio-ultrasonici Dodotronic Ultramic 384K programmati per una registrazione continuativa in automatico. Complessivamente sono stati acquisiti e distinti 11952 contatti acustici relativi a 7 specie di Chirotteri La specie più rilevata è stata Pipistrellus kuhlii (43,10%), seguita da Tadarida teniotis (30,38%) e Pipistrellus pipistrellus (25,65%). Interessanti i rilevamenti per questa parte della provincia di Brescia di Myotis emarginatus e di Miniopterus schreibersii. Le 22 specie di Ortotteri segnalate rappresentano il 6% del totale conosciuto per l’Italia e sono rappresentative della ricca artropodofauna presente. Tra esse 11 specie localizzate o dal canto flebile, come Platycleis grisea, Pholidoptera aptera, sono state accertate solo grazie a un monitoraggio bioacustico complementare che si rivela una metodologia essenziale per i censimenti faunistici di un territorio.


Natura Bresciana 2016 – Volume 40

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Indice degli articoli

BRUSA G.
Ricerche sulle popolazioni di Corynephorus canescens (L.) P. Beauv. (Poaceae) nella valle del fiume Ticino

Riassunto – Corynephorus canescens è una pianta considerata a rischio di estinzione in Italia. Lo scopo del presente studio è stato colmare le lacune esistenti circa la conoscenza della sua distribuzione in una parte significativa dell’areale italiano, raccogliendo dati accurati sulla consistenza delle popolazioni, per trarre utili implicazioni per la conservazione della specie. I risultati hanno evidenziato il fondamentale ruolo del Fiume Ticino nel formare depositi di sabbia colonizzabili dalla specie. Il principale fattore di rischio per la conservazione della specie potrebbe essere rappresentato dai cambiamenti in atto nel clima, in primis dagli episodi di severa aridità estiva a causa dei quali le popolazioni risultano fortemente danneggiate.


GROTTOLO M., PEDERSOLI D. & AGOSTI M.
I coleotteri carabidi del bacino superiore del fiume Oglio (Coleoptera Carabidae) II contributo alla conoscenza della coleotterofauna del bresciano

Riassunto – Nel presente lavoro vengono riportati i dati di località riguardanti i Carabidi del bacino superiore del fiume Oglio, che di fatto comprende la Val Camonica e la Valle di Scalve. Questi dati sono stati estrapolati, oltre che dalle fonti bibliografiche, dalle collezioni degli autori e da quelle di collezionisti attivi nella zona di studio, frutto di diversi anni di ricerca sul campo. È stata quindi analizzata la presenza o l’assenza delle specie ripartite nei quattro settori in cui è stata suddivisa l’area di ricerca: la bassa, la media, l’alta Val Camonica e la Valle di Scalve, raffrontando la corologia delle specie rinvenute; seguendo la “Suddivisione Orografica Internazionale Unificata del Sistema Alpino” (SOIUSA) si è collocata ogni singola specie nello specifico raggruppamento montuoso delle Alpi.
La ricerca ha portato al censimento di ben 283 specie di carabidi aumentando notevolmente il numero di quelle conosciute precedentemente. L’analisi corologica ha mostrato una predominanza di elementi oloartici ed europei, una presenza limitata di elementi di tipo mediterraneo legati agli habitat xerotermi, e un numero rilevante di endemismi. Lo studio corologico e lo spettro risultante è stato comparato con quello della Val Varaita (Piemonte) della quale sono disponibili studi approfonditi; il confronto con lo spettro delle carabidofaune della valle piemontese, ha evidenziato come le ripartizioni percentuali tra i differenti corotipi siano, in regioni con condizioni ambientali paragonabili, sostanzialmente simili. Si evidenzia una sostanziale omogeneità di corotipi tra la Val Varaita (Piemonte) e il bacino superiore del fiume Oglio e quindi della Val Camonica e della Val di Scalve; tale uguaglianza è rimarcata dall’alta percentuale di endemismi presenti.


GRATTINI N. & BAGNI L.
Due anni di indagine ornitologica in un’area golenale del fiume Po mantovano (Lombardia, Italia settentrionale)

Riassunto – Vengono riportati i risultati di un’indagine ornitologica compiuta nel periodo ottobre 2010-ottobre 2012 in un’area golenale del Po ricadente all’interno di una ZPS. Un transetto di 1200 metri è stato ripetuto ogni 8 giorni circa, per un totale di 89 uscite. Sono state contattate complessivamente 79 specie, di cui 27 nidificanti e 32 svernanti. Nove sono quelle di Allegato I, 22 sono le SPEC e 9 sono quelle rientranti nella Lista Rossa nazionale.


GRATTINI N., SALA M. A. & NIGRELLI G.
Censimento invernale del Gheppio, Falco tinnunculus, in un’area della bassa pianura mantovana (Lombardia, Italia settentrionale)

Riassunto – Durante il periodo inizio dicembre 2014 fine gennaio 2015 è stato effettuato un conteggio invernale tramite l’indice chilometrico di abbondanza (IKA) sul Gheppio, Falco tinnunculus, svernante in un’area della bassa pianura mantovana. Nel corso dell’indagine sono stati percorsi complessivamente 390 km conteggiando 275 Gheppi. La media di individui/km lineare è risultata di 0,71. La consistenza della popolazione svernante di Gheppio è stata parzialmente confrontata con quella rilevata in passato.


GARGIONI A., GROPPALI R., ANNI N. & QUARANTA D.
Forestazione in pianura e avifauna: il bosco del “Lusignolo” in provincia di Brescia

Riassunto – Vengono presentati i risultati di uno studio ornitologico basato su 45 rilievi effettuati lungo un transetto di 3.700 metri tra dicembre 2006 e dicembre 2008. L’area studiata è un rimboschimento ampio oltre 41 ettari eseguito a partire dal 2006 dalla Regione Lombardia nella pianura in provincia di Brescia. Sono stati individuati circa 7.100 uccelli appartenenti a 75 specie, 33 delle quali di interesse conservazionistico europeo. L’analisi dei dati ha permesso di valutare come gli imboschimenti, anche se recenti, hanno un valore ecologico superiore a quello dei coltivi.


BRICHETTI P. & GARGIONI A.
Check-list degli uccelli della provincia di Brescia (Lombardia) aggiornata al dicembre 2016

Riassunto – Viene presentata la check-list degli uccelli della provincia di Brescia aggiornata al dicembre 2016. Le specie ritenute valide sono 377 (221 non-Passeriformes e 156 Passeriformes), che rappresentano il 68,8% di quelle italiane, appartenenti a 24 ordini e 69 famiglie. Le specie escluse per vari motivi sono complessivamente 33.


GRATTINI N., NOVELLI F. & BELLINTANI S.
Avifauna del mantovano (Lombardia, Italia settentrionale) aggiunte a tutto il 2015

Riassunto – Viene presentato un aggiornamento dell’Avifauna della provincia di Mantova con i dati raccolti dal 2007 a tutto il 2015, dopo il primo lavoro riguardante il periodo fine ‘800-2006. Vengono considerate le specie che hanno evidenziato le variazioni più significative a livello fenologico e le specie nuove non segnalate precedentemente, nonchè le grandi concentrazioni o dormitori consistenti di alcune specie. Inoltre, sono stati recuperati alcuni dati presgressi o storici non citati nella precedente lista. Il totale delle specie della provincia di Mantova aumenta a 300 (182 Non Pass. e 118 Pass.), per l’aggiunta di Oca facciabianca, Oca Egiziana, Oca Colombaccio, Airone schistaceo, Gabbiano reale pontico, Parrocchetto dal collare, Cornacchia nera, Pulcinella di mare, Luì forestiero. Vengono ecluse dall’avifauna del mantovano le seguenti specie: Cairina moschata, Ibis eremita, Carduelis citrinella, fuggite o liberata dalla cattività, di origine estera, utilizzate in progetti di reintroduzione.


ARMIRAGLIO S., GRITTA M., LABRA M. & LEONI B.
Idro-ecologia dei bacini urbani come strumento di pianificazione per una gestione sostenibile: il caso del Parco dell’Acqua (Brescia, Italia settentrionale)

Riassunto – Il Parco dell’Acqua è situato nel centro della città di Brescia, dove un tempo si trovava l’Istituto Ittiogenico provinciale. Nel Parco la vasca principale dall’antico allevamento è stata ristrutturata e attrezzata con un passaggio sotterraneo dotato di vetrate per consentire la visione della parte sommersa del bacino. Nella vasca è stato ricostruito un piccolo ecosistema acquatico lentico, utilizzando la flora e l’ittiofauna più comuni dei laghi delle Prealpi Lombarde. Il bacino artificiale presenta una superficie di 620 m2, una profondità media di 2 m e un volume pari a 1100 m3 di acqua; è alimentato da acqua di falda prelevata da un apposito pozzo. L’acqua del lago viene depurata con un sistema di filtraggio a sabbia, tuttavia durante la stagione estiva si osservano consistenti fioriture algali e perifitiche che riducono la trasparenza e la visibilità dalle vetrate.
A questo proposito è stato svolto uno studio con lo scopo di caratterizzare il bacino dal punto di vista idro-ecologico e capire quali fossero le fonti di nutrienti che determinano questa proliferazione algale. È stato anche condotto uno studio preliminare per stimare quanto le macrofite acquatiche attualmente presenti siano in grado di accumulare azoto e fosforo e di sottrarlo quindi alle alghe. I risultati evidenziano un elevato livello di trofia del bacino, da cui dipendono le consistenti fioriture algali stagionali. Tali nutrienti, in particolare il fosforo, sono immessi nel bacino con la fonte di approvvigionamento principale, ossia l’acqua del pozzo. Ciò avviene in particolar modo nei mesi tardo primaverili-estivi, a causa di una maggior richiesta idrica del sistema di depurazione, determinando così una costante disponibilità di nutrienti quando il periodo vegetativo è al suo culmine. La capacità delle macrofite presenti nel bacino di sottrarre nutrienti alle alghe e di ombreggiare la superficie è importante ma al momento non sufficiente a ridurre la produttività del bacino. I risultati ottenuti consentono di definire misure concrete per una gestione sostenibile del bacino. Sarebbe auspicabile individuare l’esistenza di fonti di approvvigionamento idrico alternative al pozzo utilizzato, e integrare, sino a sostituire interamente, il sistema di depurazione in funzione con filtri naturali, questi riducono sensibilmente il consumo idrico attuale e non richiedono interventi, se non minimi, di manutenzione.


ARMIRAGLIO S., MOSCONI E., RONCALI F., SCORZA S., TAIETTI F. & ZAGNI I.
I funghi in cera del Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia

Riassunto – Nel presente lavoro viene descritta la collezione di riproduzioni di funghi in cera del Museo di Scienze Naturali di Brescia. Sono inoltre presentati i metodi di restauro cui è stata sottoposta e le notizie storiche disponibili sulla collezione stessa.
La collezione, recentemente attribuita ad Angelo Maestri, faceva parte dell’antico fondo naturalistico dell’Ateneo di Scienze Lettere e Arti di Brescia, cui fu donata dall’Ing. Germano Germani. Nel corso degli anni fu studiata e catalogata da soci e simpatizzanti dell’Ateneo, tra cui Vittorio Beccaris e Nino Arietti. L’intera collezione costituiva parte dell’esposizione permanente del Museo di Storia Naturale di Brescia sia a Palazzo Martinengo da Barco nel 1902, sia a Palazzo Bargnani nel 1938. Divenne, infine, patrimonio del Comune di Brescia nel 1949, anno in cui l’Ateneo cittadino donò le sue collezioni naturalistiche alla città.


RESOCONTI E SEGNALAZIONI


PEDERSOLI D.
Presenza di Lamprodila (Palmar) festiva Linneo, 1767 in due siti nelle province di Brescia e Bergamo (Coleoptera Buprestidae Buprestinae)

Riassunto – Nella presente nota viene segnalata la presenza di Lamprodila (Palmar) festiva in due nuove stazioni nella Regione Lombardia.


SALVATO G. & ULIANA M.
Prime segnalazioni di Cartodere (Aridius) bifasciata (Reitter, 1877) in Italia (Insecta, Coleoptera, Latridiidae)

Riassunto – Vengono segnalati i primi reperti italiani di Cartodere (Aridius) bifasciata (Reitter, 1877), specie di origine Australiana intercettata in Europa almeno a partire dalla seconda metà del XIX secolo e insediatavi almeno dalla metà del XX. Il primo reperto italiano qui documentato è del 2007 (Trentino Alto Adige). La specie è inoltre presente in Veneto ed Emilia Romagna, sia in contesti antropici che naturali.


GARGIONI A.
Prima nidificazione di cicogna bianca Ciconia ciconia (Linnaeus, 1758) in provincia di Brescia (Lombardia)

Riassunto – Viene descritta la prima nidificazione accertata per la provincia di Brescia della Cicogna bianca Ciconia ciconia all’interno di un’azienda agricola nella bassa bresciana orientale.


GARGIONI A.
Accertata nidificazione di picchio rosso minore Dendrocopos minor (Linnaeus, 1758) nel parco dell’Oglio nord (provincia di Brescia)

Riassunto – Viene descritta l’accertata nidificazione per la provincia di Brescia del Picchio rosso minore Dendrocopos minor nel Parco Regionale dell’Oglio nord.


GARGIONI A.
Prima nidificazione di Airone Guardabuoi Bubulcus ibis (Linnaeus, 1758) in provincia di Brescia (Lombardia)

Riassunto – Viene descritta la prima nidificazione accertata per la provincia di Brescia dell’Airone guardabuoi Bubulcus ibis, in una garzaia all’interno del raccordo autostradale di “Brescia centro”.


MANTOVANI S.
Segnalazioni di istrice (Hystrix cristata L., 1758) in provincia di Cremona: un Aggiornamento

Riassunto – Viene proposto un aggiornamento a giugno 2016 delle segnalazioni di istrice (Hystrix cristata) in provincia di Cremona. Dopo il primo dato del 1999 (Lavezzi, 1999), per oltre un decennio i riscontri della specie sono risultati molto scarsi. Un notevole aumento del numero delle segnalazioni si è verificato a partire dal 2014.


GARGIONI A., BRICHETTI P. e SOTTILE F.
Resoconto ornitologico bresciano 2013, 2014, 2015

Riassunto – Vengono accorpate, divise per anno, le segnalazioni ornitologiche più interessanti per la provincia di Brescia relative agli anni 2013, 2014 e 2015


Natura Bresciana 2013 – Volume 38

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Indice degli articoli

AGOSTINI L. e FIORETTI A.M.
Storia delle meteoriti Alfianello e Trenzano cadute nella Provincia di Brescia nella seconda metà del 1800.

Riassunto – Al museo di Scienze Naturali di Brescia sono custodite due meteoriti di notevole valore storico: Trenzano e Alfinello. Trenzano cadde il 12 Novembre 1856 a Trenzano (Brescia) mentre Alfianello cadde ad Alfianello (Brescia) il giorno16 Febbraio 1883. Entrambe prendono il loro nome dalla località dove sono cadute.
La prima aveva un peso di circa 9 kg, il peso della meteorite e dei frammenti si può solo ipotizzare facendo la somma del peso dei pezzi segnalati nei vari musei e da privati, la seconda invece di circa 200 kg.
Frammenti delle due meteoriti, tra la fine del 1800 fino a metà circa del 1900, furono venduti, o misteriosamente sparirono nelle collezioni di privati. Attualmente alcuni pezzi si possono trovare nei più grandi musei di scienze naturali.

In questo articolo è stata ricostruita la loro storia testimoniata da documenti e missive di notevole interesse scientifico in un periodo segnato da battaglie e moti rivoluzionari che porteranno all’unità d’Italia.


FIORETTI A.M., AGOSTINI L., DOMENEGHETTI M. e MOLIN G.
Studio petrografico-mineralogico delle meteoriti Alfianello e Trenzano cadute nella Provincia di Brescia nella seconda metà del 1800.

Riassunto – In concomitanza con una ricerca storica sulle due famose meteoriti bresciane Alfianello e Trenzano, si è ritenuto opportuno esaminare e caratterizzare anche dal punto di vista scientifico i campioni conservati presso il Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia. L’indagine storica, basata sui documenti ottocenteschi raccolti presso il museo di Brescia e il Museo Bombicci di Bologna, ha permesso di ricostruire in dettaglio sia le fenomenologie di caduta sia le vicissitudine di vari frammenti attualmente dispersi e conservati in numerosi musei in tutto il mondo. L’analisi mineralogico-petrografica ha confermato la classificazione della meteorite Alfianello riportata nel Catalogue of Meteorites (Graham et al., 1985) come condrite ordinaria L6, grado di shock S5 e alterazione W0. Lo studio della meteorite Trenzano ha invece messo in evidenza alcuni caratteri petrograficci incompatibili con la precedente classificazione ufficiale (H6) ed ha portato ad un lavoro di revisione terminato con la pubblicazione di un articolo (FIORETTI et al., 2007) in cui viene proposta la riclassificazione come condrite ordinaria H5, con grado di shock S2 e alterazione W0. Per questa meteorite lo studio cristallochimico condotto su cristalli di pirosseno ha permesso di stimare, sulla base delle reazioni di scambio intracristallino Mg-Fe, parametri fisici relazionabili

alla storia termica del corpo genitore.


SANTI G.
Sul significato dell’icnofauna del Permiano Inferiore del Bacino di Collio (Prealpi Bresciane).

Riassunto – La Formazione di Collio (Permiano inferiore) affiorante nel Bacino Trumplino (Prealpi Bresciane) è un ricco serbatoio di fossili composto da tracce di vertebrati ed invertebrati, resti di lamellibranchi, di vegetali (macropiante e pollini). In parte anche la “Pietra Simona”, membro del Conglomerato del Dosso dei Galli posta al top del “Collio s.s.” contiene icnofossili di invertebrati (Planolites e Palaeophycus) e orme di rettili attribuite al solo icnotaxon Dromopus didactylus. Con lo studio delle tracce degli invertebrati, insieme ai vertebrati la biodiversità originale è stata in gran parte definita nei suoi componenti fondamentali. Con i dati acquisiti sono state considerate le relazioni fra vertebrati ed invertebrati e sollevati diversi problemi che a tutt’oggi non hanno ancora ricevuto una soluzione definitiva.


ROSSI M. e SANTI G.
Studio Morfometrico e Morfodinamico di resti craniali, dentali e mandibolaridi Ursus Spelaeus dalla grotta del Buco del Frate e dall’altopiano di Cariadeghe (Brescia) nel quadro evolutivo degli orsi delle caverne.

Riassunto – Gli Autori propongono una prima analisi morfometrica e morfodinamica su resti cranio-mandibolari e dentali di Ursus spelaeus Rosenmüller, 1794 provenienti dalla Grotta del Buco del Frate e dall’Altopiano di Cariadeghe in Provincia di Brescia. Questa popolazione rientra nel range di variabilità tipico dell’orso delle caverne ma presenta, analogamente ad altre popolazioni italiane, un mosaico di caratteri evoluti e primitivi. In particolare, la morfodinamica dei P4/4 ha dimostrato un grado d’evoluzione medio del tutto simile a quello di altre popolazioni speleine italiane, ma inferiore a quello che caratterizza le popolazioni d’oltralpe. Questi elementi confermano la possibilità che in Italia le popolazioni di orso delle caverne siano andate incontro ad una evoluzione di tipo conservativo.


BONA F.
La Fauna Romana di Flero (Bs), Terreni Freddi – 2008 (Us 106).

Riassunto – La realizzazione del raccordo autostradale Ospitaletto-Poncarale-Montichiari ha richiesto una serie di indagini archeologiche di valutazione preventiva del rischio archeologico. Lo svolgimento dello scavo archeologico ha permesso di mettere in luce un esiguo deposito ma con peculiarità rilevanti. Il sito è polifasico e presenta testimonianze di frequentazione che vanno dalla presenza celtica, seguita dalla romanizzazione già dal I secolo a.C. fi no al VI secolo d.C.. A circa 20 metri dal limite sud dello scavo ed in posizione centrale è stata riconosciuta e scavata una buca di 2,75 x 2,65 m (US 266) all’interno della quale si trovavano i resti faunistici oggetto della presente relazione (US 106). Principalmente si trattava di scheletri di animali domestici in buona parte ancora in connessione anatomica. L’analisi archeozoologica ha permesso di evidenziare come nella fossa US 266 siano stati gettati 24-25 animali appartenenti a 2 ordini (Artiodactyla e Carnivora), 3 famiglie (Bovidae, Suidae e Canidae) e 5 specie: 6 Bos taurus, 2 Capra hircus, 10 Ovis aries, 5-6 Sus domesticus ed 1 Canis familiaris.


GALLINARI A. e FERRARI P.
Contributo alla conoscenza dei Myxomiceti Nivicoli della Provincia di Brescia.

Riassunto – Gli autori presentano il risultato di un lavoro di ricerca di Myxomicetes nivicoli, raccolti e studiati per la prima volta nel territorio bresciano. Sono state reperite e identificate 33 specie, e redatta una Check list compilata in ordine alfabetico. Tra le zone visitate, quelle più ricche di specie sono risultate essere la Val Salarno e il M. Maniva, mentre Diderma alpinum e Physarum vernum si confermano essere tra le specie più comuni di Myxomycetes nivicoli.


PAPETTI C., CHIARI M., FORTI P. e RESTELLI V.
Flora Micologica della Provincia di Brescia Ordine Boletales.

Riassunto – Sono presentati, opportunamente riuniti e sistematicamente ordinati, i taxa dell’ordine Boletales segnalati nel tempo in Provincia di Brescia attraverso le pubblicazioni: Bollettino del Circolo Micologico G. Carini, Natura Bresciana e Flora micologica dell’Agro Bresciano. Numerose entità sono anche conservate essiccate nell’Erbario Micologico Bresciano (HBBS).


BARLUZZI F., BONA E., MARTINI F. e PERICO G.
Il complesso di Carex Flava L.: (Cyperaceae) nella Lombardia centro-orientale (N-Italia).

Riassunto – Vengono presentati i risultati di una ricerca sul gruppo di Carex flava (Cyperaceae), nella Lombardia centro-orientale (province di Bergamo, Brescia e territori limitrofi ). In base a una cospicua raccolta iniziata nel 1984, rappresentata da 280 fogli d’erbario, sono stati individuati i seguenti taxa: C. flava L. s. str., C. flava L. var. alpina Kneucker, C. lepidocarpa Tausch, C. oederi Retz., C. tumidicarpa Anderss. nonchè la notospecie C. × alsatica (C. tumidicarpa x C. flava). Per ciascuno dei taxa sono discussi la diffusione locale (con carta distributiva) e gli aspetti ecologici fondamentali con riferimento alla valenza altitudinale.


TAMPUCCI D., DIGIOVINAZZO P. e ANDREIS C.
Serie dinamica del bosco a Rovere: il caso del parco nazionale Val Grande (Vco).

Riassunto – Viene ricostruita la serie dinamica del bosco a rovere nel Parco Nazionale Val Grande (VCO), quale caso di studio esportabile a tutta l’area prealpina occidentale suboceanica, per analogia di climae substrato. Sono state cartografate, in ambiente GIS, le aree di pertinenza della serie sulla base delle caratteristiche climatiche e fisiche del territorio. Entro tali aree sono stati effettuati 48 rilievi fitosociologici che hanno compreso tutti gli stadi serali della vegetazione, per poi procedere con l’analisi delle fitocenosi individuate e la loro interpretazione in chiave dinamica. Risultato dello studio è l’individuazione di sei fitocenosi, quattro delle quali (pteridieti, calluneti, betuleti, rovereti) fra loro collegate da un legame dinamico, suggerito da analisi floristiche quali-quantitative sull’abbondanza delle specie e dall’analisi dei parametri ecologico-stazionali tramite CCA.


LEO R. e GOBBINI M.
I Rapaci (Falconiformes) nidificati delle colline ad est di Brescia (Lombardia orientale).

Riassunto – Sono esposti i risultati di una ricerca triennale sui rapaci nidificanti nelle colline carsiche poste immediatamente a est di Brescia. Sono riportate informazioni su densità, trend di popolazione e aspetti specifici a scala locale.


MAESTRI F. e VOLTOLINI L.
Biologia riproduttiva della Tottavilla (Lullula Arborea) sulle Prealpi Bresciane e Gardesane.

Riassunto – Abbiamo studiato la riproduzione della Tottavilla Lullula arborea dal 2002 al 2004 in un’area all’interno della zona xerotermica e termofila del “Carso bresciano”. Abbiamo analizzato gli aspetti floristici e vegetazionali dell’area allo scopo dell’inquadramento ecologico della specie.


LEANDRI F.
Riproduzione di Oxygastra Curtisi (Dale, 1834) (Insecta, Odonata), presso il Lago Moro, Darfo Boario Terme (Bs).

Riassunto – Viene segnalato un nuovo sito di riproduzione di Oxygastra curtisi (Dale, 1834) (Insecta, Odonata) presso il Lago Moro (Darfo Boario Terme, BS, Lombardia). Si tratta di una specie endemica dell’Europa sud occidentale, che predilige ambienti naturali ben strutturati e, per quanto ne sappiamo, risulta molto localizzata in Italia. È segnalata come “quasi a rischio” nella Lista Rossa Europea, è segnalata nell’All. II e IV della Direttiva Habitat e nell’Appendice II della Convenzione di Berna. Attualmente non si posseggono sufficienti informazioni su O. curtisi in Lombardia, è necessario svolgere ulteriori ricerche sulla sua distribuzione e salvaguardare i siti in cui si riproduce.


GARGIONI A.
Prima Nidificazione di Cormorano Phalacrocorax Carbo Sinensis (Linnaeus 1758) in Provincia Di Brescia (Lombardia).

Riassunto – Viene descritta la prima nidificazione accertata per la provincia di Brescia del Cormorano Phalacrocorax carbo siniensis in una garzaia all’interno del raccordo autostradale di Brescia centro.


GARGIONI A. e PIOTTI G.
Prima nidificazione di Smergo Maggiore Mergus Merganser (Linnaeus 1758) in Provincia di Brescia (Lombardia).

Riassunto – Viene descritta la prima nidificazione accertata per la provincia di Brescia dello Smergo maggiore Mergus merganser nel tratto medio-alto del lago di Garda.


GARGIONI A. e SOTTILE F.
Resoconto Ornitologico Bresciano 2010, 2011, 2012.

Riassunto – Vengono accorpate, divise per anno, le segnalazioni ornitologiche più interessanti per la provincia di Brescia relative agli anni 2010, 2011 e 2012.


BOLLINI E. e LEO R.
Prima segnalazione di Istrice Hystrix Cristata L. in Provincia di Brescia.

Riassunto – Si presenta la prima segnalazione di un Istrice nella provincia di Brescia.


ZANOTTI E.
In ricordo di Arturo Crescini (1933-2013).

Con i contributi di: GIUSEPPE BERRUTI, ENZO BONA, SERGIO DANIELI, CINZIO DE CARLI, SILVIO FORMENTI, FRANCO SOLINA, FILIPPO TAGLIAFERRI