Indice degli articoli
BARONI C. e CARTON A.
Carta geomorfologica della V. Miller e della conca del Baitone (Gruppo dell’Adamello, Brescia)
Riassunto – La zona studiata è prevalentemente modellata in rocce magmatiche intrusive (“Tonalite dell’Adamello occidentale” e, in subordine, dioriti e gabbrodioriti, con relativo corredo di fìloni acidi e basici); nella conca del Baitone sono inoltre presenti estesi affioramenti di rocce metamorfiche (“Scisti di Edolo”) e sedimentarie (“Verrucano”, Permiano) metamorfosate per contatto. La fìsionomia attuale dell’area è funzione di vari agenti morfogenetici, tra cui, quelli che hanno agito più a lungo e più incisivamente risultano essere di tipo glaciale e periglaciale.
Tipiche forme glaciali di erosione ed accumulo si rinvengono in tutto il territorio studiato. Sulla basc di osservazioni morfologiche, stratigrafiche, tessiturali, dello stato di alterazione dei depositi e sull’osservazione speditiva del grado di lichenizzazione e dello sviluppo dei suoli, sono stati differenziati tra loro i vari depositi glaciali. Evidenti risultano le more ne del secolo scorso; ben rappresentate sono anche le morene attribuite agli stadi tardiglaciali. Sono state riconosciute forme legate ad ambiente periglaciale. quali rockglacier, argini nivomorenici, canaloni e coni di valanga, ecc. Lobi di debrisflow originati da dissesti recenti sono diffusi nell’alta V. Malga.
BERRUTI G.
Sull’origine delle valli di Zerlo, Mèola ed Avàno (Val Trompia, Brescia)
Riassunto – Vengono esaminati i caratteri strutturali delle valli di Zerlo, Mèola e Avàno (dx idrogr. V. Trompia, Brescia). A giudizio dell’Autore l’origine di esse è da attribuirsi alla fratturazione prodottasi nel “Massiccio delle Tre Valli” nel corso del processo di compressione esercitatosi lungo la “Linea della V. Trompia” (medio-tardo Miocene?) e del notevole sollevamento del massiccio stesso.
BRAMBILLA G., GALLI C. e SANTI G.
La fauna marina pleistocenica del colle di Castenedolo (Brescia, Italia Settentrionale) Osservazioni cronologiche ed ambientali
Riassunto – Vengono studiate le faune (micro e macro) provenienti dai livelli marini e salmastri del colle di Castenedolo (BS) conservate nelle collezioni del Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia e nel Museo Pavese di Storia Naturale oltre a materiale di nuova raccolta. La revisione e lo studio dell’abbondante materiale, 3939 campioni (per la sola macrofauna), per la maggior parte inedito, ha consentito di riconoscere 137 entità (Coralli, Molluschi, Crostacei ecc.). È stato possibile attribuire alla parte sommitale del Pleistocene inferiore i terreni affioranti nonché riconoscere in essi la presenza di forme probabilmente rimancggiate dal Pliocene medio-superiore.
La ricostruzione paleoambientale ha mostrato, inizialmente, l’esistenza di un mare sottile (max. prof. 15 m circa), limitato da una spiaggia bassa a granulometria medio-fine. Tale bacino era interessato da apporti saltuari di materiali più finì probabilmente trasportati da un corso d’acqua la cui foce variava di posizione nel tempo. Successivamente, a chiusura del ciclo marino, si instaurava un ambiente che da salmastro passava a dulcicolo. Sono state riconosciute biocenosi diverse, soprattutto del Piano infralitoralc, in relazione alla granulometria del fondale ed alla salinità. Il confronto con le faune pleistoceniche di S. Colombano al Lambro (PV) e del T. Stirone (PR), ha consentito la correlazione fra queste serie della Pianura Padana. Le indicazioni climatiche, relative alla fauna esaminata, riflettono condizioni di tipo temperato-caldo.
BELLONI S. e PELFINI M.
La nevosità in Lombardia nel periodo 1964-1973
Riassunto – Il presente lavoro ha per tema lo studio della nevosità in Lombardia mediante l’analisi dell’altezza del manto nevoso, del numero di giorni di precipitazione e del numero di giorni di permanenza, relativa a 110 stazioni lombarde che hanno funzionato nel periodo 1964-1973. Dei tre parametri considerati sono stati riportati nelle rispettive tabelle i regimi annui massimo, medio e minimo di tutte le stazioni e sono stati riportati, a titolo di esempio, i diagrammi di quattro stazioni. Per quanto si riferisce all’altezza del manto nevoso, questa aumenta al crescere dell’altitudine ed il massimo si sposta da gennaio ad aprile in funzione della stessa.
Per quanto concerne il numero di giorni di precipitazione nevosa, questo aumenta in funzione dell’altitudine, ma non in modo uniforme a causa di fattori locali, quali la morfologia e l’esposizione. Il periodo di precipitazione nevosa si estende da ottobre a marzo nelle stazioni di bassa e media quota e da ottobre a maggio (o giugno) nelle stazioni di altitudine superiore a 1500 m. La permanenza annua del manto nevoso è sempre maggiore del numero di giorni di precipitazione e si estende nel tempo, nell’arco dell’anno, in funzione dell’altitudine.
BERRUTI G. e VALETTI O.
Contributo allo studio del clima dell’Alta Val Camonica tra i secoli XIV e XIX (Brescia)
Riassunto – Gli Autori espongono i risultati delle loro ricerche su documenti – in buona parte manoscritti e inediti – e pubblicazioni che contengono indicazioni apprezzabili sullo stato del clima in alta V. Camonica: il periodo storico preso in esame va dalla metà del sec. XIV ai primi decenni del sec. XIX. In particolare per la V. d’Avio a giudizio degli AA. è possibile ricostruire il trend climatico tra la metà del sec. XIV e la fine del sec. XVI in termini di “optimum”. Una fase di intensa e ininterrotta asprezza del clima interessa la V. Camonica tra il 1814 (1812?) e il 1817.
CIRCOLO MICOLOGICO “G. CARINI” – COMMISSIONE SCIENTIFICA
Contribuzione alla conoscenza della flora micologica bresciana. Nuovi reperti – X
Riassunto – Questa decima contribuzione ad opera della Commissione scientifica del Circolo micologico “G. Carini”, si riferisce alle specie giudicate “nuove” per il territorio bresciano, facenti capo al primo scaglione di exsiccata collocati nell’erbario micologico di recente istituzione presso il Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia. Si tratta di un ulteriore, considerevole apporto con cui si mira alla realizzazione di un censimento dei macromiceti nostrani, attraverso il completamento e la revisione dell’intera bibliografia esistente sull’argomento. Ovviamente, accanto a specie che possiamo definire “rare”, ne figurano altre più comuni e persino banali, non solo a causa della insufficienza delle precedenti ricerche, ma anche in seguito a successivi smembramenti di entità collettive (o ritenute tali).
GALLINARI A. e TOMASI R.
Note complementari sulla Lepiota carinii Bres
DE CARLI C.
Il Cembro nella provincia di Brescia
Riassunto – L’Autore ha verificato la reale distribuzione del Pinus cembra L. nella provincia di Brescia ed ha controllato le precedenti segnalazioni, aggiungendo nuove località allo scopo di redigere una carta di distribuzione.
CRESCINI A.
Solanum sisymbrifolium Lam. nel Bresciano
Riassunto – È segnalato il reperimento di Solanum sisymbrijolium Lam. su cumuli di minerale di manganese proveniente dal Brasile e ne viene sottolineato l’effimero avventiziato nel comune bresciano di Bagnolo Mella.
BARBATO G.
Indagine sul popolamento zooplanctonico del golfo di Salò (lago di Garda, Brescia)
Riassunto – Lo zooplancton del golfo di Salò (lago di Garda) è stato tenuto sotto osservazione per un periodo di circa 18 mesi. Le specie catturate sono piuttosto comuni; la biomassa complessiva non è molto elevata. La situazione delle acque del golfo, dal punto di vista dello zooplancton non è precaria: potrebbe essere preso in considerazione il problema della navigazione a motore.
BARBATO G.
Zoobenton profondo del lago d’Idro (Brescia)
Riassunto – Nell’arco di un anno è stato esaminato lo zoobenton profondo del lago d’Idro con una serie dì stazioni opportunamente scelte. Si è constatata un’assenza di insediamenti bentonici al di sotto dei 50 metri di profondità in accordo con lo stato meromittico del lago, mentre a profondità minori la situazione è nel complesso accettabile. La precarietà della condizione lacustre implica un controllo costante.
PEZZOLI E.
GIACHINO P.M.
Note sui Catopidi (Coleoptera) del Vicino Oriente e descrizione di Choleva (Choleva) cavazzutii n. sp.
Riassunto – Vengono forniti dati corologici su alcune specie di Coleoptera Catopidae provenienti dal Vicino Oriente, unitamente alla descrizione della femmina di Choleva anatina Szymczakowski, 1962. Viene altresì descritta Choleva (Choleva) cavazzutii n. sp. dell’Anatolia, appartenente al gruppo di C. agilis (Illig.) (sensu JEA”‘NEL, 1936), e vengono discussi i problemi corologici e biogeografici relativi al nuovo taxon.
Riassunto – L’Autore descrive lnsubriella paradoxa n. gen. n. sp. (Coleoptera Catopidae Bathysciinae), raccolta in ambiente sotterraneo supertìcialc (MSS) calcareo e in una grotta delle Prealpi Bresciane (Lombardia), nella media valle Sabbia. Questo taxon, pur possedendo una morfologia affatto peculiare, di tipo “folcuonoide” e pur denotando un certo grado di spccializzazione, mostra caratteri di collegamento con la “serie filetica di Boldoria”. Ciò ben si inserisce nella logica biogeografica di tale complesso.
CRUCITTI P., MALORI M., ROTELLA G., TRINGALI L. e VIRDIA A.
Erpetofauna e Teriofauna dell’area Sabina Meridionale e del territorio cicalano (Lazio, Italia Centrale)
Riassunto – Dopo una breve introduzione sui principali aspetti geomorfologici, climatici e botanici del comprensorio si passa all’esame della fauna vertebrata con esclusivo riguardo agli Anfibi, Rettili e Mammiferi. L’elenco faunistico, 46 specie, comprende 8 Anfibi, 11 Rettili e 27 Mammiferi. L’analisi ecologica evidenzia l’assenza o la rarità di molte specie termofile, un fatto che trova spiegazione nella posizione “continentale” dell’area. Tra le entità segnalate molte sono rare o localizzate, e per esse, come più in generale per l’intero territorio, si auspicano opportuni interventi tutelativi.
GELLINI S., BRICHETTI P., CECCARELLI P. e FOSCHI U.F.
Effetti dell’insularità sulla ricchezza e struttura delle comunità ornitiche in un ambiente mediterraneo
Riassunto – Il confronto delle comunità di ambiente di macchia e di pineta del promontorio del Gargano e delle Isole Tremiti evidenzia un rilevante effetto di impoverimento faunistico sulle isole e la presenza di un effetto di compensazione di densità relativamente all’Occhiocotto Sylvia melanocephala in ambiente di pineta.
VAILATI D. e BIAGI P.
Primo contributo alla conoscenza dei “Bus del lat” dell’altipiano di Cariàdeghe (Serle, Brescia)
Riassunto – In questa nota viene preso in considerazione il fenomeno dei “bus del lat”, cioè di quelle cavità utilizzate in passato, ma in certi casi ancora oggi, per deporre i prodotti della locale industria casearia. Sull’altopiano carsico di Cariàdeghe, la loro concentrazione, favorita dalla presenza di numerose grotte, acquista particolare rilievo. Dopo aver illustrato la casistica tipologica delle modalità di utilizzo dei “bus del lat”, ne viene fornito un primo elenco, con le descrizioni ed i rilievi topogratìci dei principali.
AROBBA D.
Osservazioni palinologiche sui sedimenti dell’Arma dell’Aquila (Finale Ligure, Savona)
Riassunto – I due campioni pollinici esaminati provengono dagli scavi di Richard. Il campione AQ 1, proveniente dal focolare 1 del Paleolitico Superiore, attribuito all’Epigravettiano Finale, ha dimostrato che, in questo periodo culturale, nella zona collinare del Finalese, era presente una copertura forestale dominata da Pinus sylvestris, mentre nei luoghi riparati e prossimi alla costa dovevano sussistere lembi di vegetazione mediterranea.
GIROD A.
La malacofauna olocenica dell’Arma dell’Aquila (Finale Ligure, Savona)
Riassunto – I reperti malacologici recuperati da RICHARD durante gli scavi del 1941-42, sì riferiscono al periodo culturale del Neolitico Antico con Ceramica Impressa e del Neolitico Medio con Vasi a Bocca Quadrata. Il paesaggio vegetazionale è dominato da Quercus cfr. pubescens insieme a Quercus ilex e ad altre essenze termofile come Acer, Erica arborea, Hedera, Corylus, Fraxinus e Prunus. Ciò significa una zonazione collinica da Atlantico Medio. La malacofauna è composta da sole forme con nicchio grosso il cui significato ecologico rimane limitato. Il popolamento è decisamente mesobio con alcuni elementi igrofìli, Oxychilus cfr. drapamaudi e Limax. Nella stratigrafia compaiono Pomatias elegans (molto ben rappresentato), Eobania venniculata, Cepaea nemoralis ed Helix aspersa. In questo quadro generale si inseriscono due piccoli episodi differenziatori nella composizione della malacofauna. Il primo si colloca tra i livelli più antichi (“focolari” dal 71 al 51). Troviamo C. nemoralis in associazione con Delima itala, Helicodonla obvoluta e Chondrina avenacea. Queste presenze fanno supporre un bosco deciduo a latifoglie ove la macchia alta a lecceto non è ancora del tutto sviluppata. Il secondo episodio riguarda i “focolari” 3, e 3 nei quali compaiono Monacha cartusiana e Cemuella cfr. virgata; entrambe sono specie di ambienti aperti e soleggiati. Si interpreta questa presenza nel senso di una minor copertura boschiva intervallata da radure.
Riassunto – In questo articolo vengono presentati i risultati dell’osservazione delle tracce d’uso (macrotracce e microtracce.) di un campione di 150 pezzi appartenenti all’industria mesolitica Castelnoviana di Sopra Fienile Rossino. La maggior parte del materiale ha subito fenomeni di alterazione chimica e meccanica (patine) che non hanno reso possibile l’osservazione delle microtracce. Non è stata quindi effettuabile un’analisi funzionale del materiale, ma solo la descrizione delle tracce d’uso osservate.
OROMBELLI G.
Una escursione di studio sui rock glaciers nelle Alpi Svizzere
BINI A., CONFALONE M., LIVERANI G.
BIAGI P.
Una datazione radiocarbonica dalla Cavernetta Ca’ dei Grii (n. 66 Lo) (Virle, Brescia)
Riassunto – L’Autore presenta il risultato di una datazione radiometrica eseguita su campioni di ossa umane raccolte nella Cavernetta Ca’ dei Grii. La datazione (Bin-3753: 3900±60 BP) conferma l’attribuzione delle sepolture sconvolte alla Cultura del Vaso Campaniforme.
SEGNALAZIONI
BIAGI P.
BIAGI P.
Reperti dell’Età del Bronzo dalle pendici occidentali del M. Guglielmo (Brescia)
TAGLIAFERRI F.
Segnalazioni floristiche per la valle di Scalve (Bergamo)- III Contributo
ZANOTTI E.
BELOTTI P.
Segnalazione di Centaurea alpina L. nell’Alto Garda