Indice degli articoli
BARONI C. e VERCESI P .L.
I travertini di Carvanno (Brescia).
Riassunto – Nella presente nota vengono descritte in dettaglio le Iitofacies travertinose della zona di Carvanno; questi depositi costituiscono l’ossatura di «Unità Morfologiche» situate a quote diverse e generate in vari momenti nel corso del Pleistocene. Gli elementi raccolti attraverso l’analisi morfologica e morfostrutturale, portano ad interpretare la deposizione dei travertini come presumibilmente connessa alla circolazione di acque termominerali, risalenti lungo disturbi tettonici presenti sul versante destro della val Degagna. Il loro successivo «terrazzamento» è stato ricondotto a variazioni del livello di base dei corsi d’acqua locali, connesse con movimenti tettonici.
GIROD A.
La malacofauna dei travertini di Carvanno (Brescia).
Riassunto – L’A. descrive la malacofauna raccolta in alcuni livelli dei travertini di Carvanno.
Riassunto – L’autore mette in luce, nei dintorni di Condino (Trentina sud-occidentale), la presenza di alcune variazioni litologico-stratigrafiche nel!’ ambito dei terreni permiani appartenenti al Bacino di Collio. Tali variazioni rientrano in un settore di congiunzione fra le litologie costituenti il settore sud-occidentale della depressione e quelle dell’area nord-orientale, relative alla Val Daone.
SALA B.
Resti di Mammuthus primigenius (Blumenb.) in provincia di Cremona.
Riassunto – Vengono segnalati nuovi rinvenimenti di Mammuthus primigenius (Cava Gorini, Formigara, comune di Pizzighettone, prov. di Cremona) nella pianura lombarda. Si tratta di resti dentari di almeno due individui a cui non si è in grado di dare una attribuzione cronologica.
BRICHETTI P. e FASOLA M.
CAMBI D. e MICHELI A.
L’avifauna nidificante della «Coma di Savallo» (Prealpi Bresciane, Lombardia): censimento ed ecologia.
Riassunto – Questa ricerca analizza la composizione e la struttura dell’avifauna nidificante di un massiccio di media altitudine delle Prealpi centrali italiane (provincia di Brescia, Lombardia). Il censimento è stato effettuato con il metodo del Mappaggio (PouoH 1951). In particolare, vengono ricercate le connessioni esistenti fra le cenosi ornitiche e l’ «architettura» della vegetazione in 7 biotopi, individuati ed ordinati lungo il gradiente della loro complessità strutturale.
Si indagano la distribuzione e l’ecologia di 41 specie presenti come nidificanti (delle quali 3 irregolari), con considerazioni sul significato biogeografico complessivo della loro presenza ed in particolare sulla coesistenza di specie appartenenti a differenti categorie faunistiche.
La corologia dell’avifauna viene confrontata con quella di un campione rappresentativo di flora.
La diversità biogeografica calcolata (H’b = 1.42) è ritenuta elevata, rapportata alla limitata estensione dell’area indagata (ca. 450 ha). Si pongono in evidenza situazioni locali di particolare interesse su scala provinciale ed in qualche caso anche nazionale connesse alla biologia riproduttiva di alcune specie (quote e siti di nidificazione, fatti inconsueti di simpatricità, ecc.); si segnala in particolare la coesistenza nello stesso biotopo del Nibbio bruno (Milvus migrans) e del Sordone (Prunella collaris), circostanza sinora mai riscontrata in Italia e la compresenza nello stesso ecosistema della Bigiarella (Sylvia curruca) e della Sterpazzola (Sylvia communis), due specie che, almeno nella fascia prealpina ed alpina provinciale, presentano una distribuzione di tipo antitetico.
Viene calcolata la sovrapposizione dell’habitat all’interno di alcune entità tassonomiche affini o fra specie comunque strettamente correlate. I risultati di questo studio e le considerazioni che si ricavano ribadiscono anche la correttezza e la validità di alcune acquisizioni della scienza ornitologica e dell’ecologia in generale.
Molti fatti concordano pienamente con quelli già osservati da altri Autori in ambienti diversi, fra i quali:
a) aumento della diversità proporzionalmente alla complessità della struttura della vegetazione;
b) aumento dell’ampiezza d’habitat media (AH) lungo la successione ecologica fino agli stadi intermedi, quindi diminuzione verso la maturità. Questo principio si dimostra valido anche confrontando un mosaico di biotopi differenti, contemporaneamente presenti e contigui, appartenenti a diversi stadi della successione;
c) il livello di complessità strutturale della vegetazione si dimostra più efficace della composizione floristica nel selezionare le strategie adattive delle cenosi ornitiche;
d) i Silvidi e i Turdidi rappresentano la grande massa dell’avifauna negli stadi intermedi.
L’avifauna viene classificata in base al baricentro ed all’ampiezza d’habitat (niche breadth) di ogni specie, riferiti ai 7 settori ( = biotopi) considerati.
L’analisi strutturale porta a concludere che l’avifauna del comprensorio è in larga misura rappresentata da specie caratteristiche degli stadi intermedi di una successione ecologica, mancando ancora entità proprie di quelli più maturi. Ciò è posto in relazione ad alcuni fattori costrittivi dovuti ad interferenza antropica ed in particolare alla ceduazione operata nei due biotopi boschivi meglio strutturati.
Altre forme di interferenza sono considerate, invece, favorenti la diversificazione dell’avifauna.
Il diagramma specie/effettivi evidenzia una condizione di equilibrio e relativa stabilità già raggiunta in seno alle comunità esistenti. In considerazione delle elevate potenzialità mostrate dall’ambiente, del suo valore emblematico di tipico ecosistema prealpino e dell’importanza di alcune presenze ornitiche, gli Autori propongono ed auspicano un intervento di tutela di tutto il massiccio, con creazione di una Riserva Naturale o di un’Oasi di protezione.
BIAGI P.
Stazione mesolitica a Lonato (BS), località Case Vecchie.
Riassunto – Vengono descritti i reperti mesolitici di superficie raccolti lungo le sponde del bacinetto intermorenico situato in località Case Vecchie a sud-est di Lonato e ne viene discussa la posizione cronologica. Alcune considerazioni sui siti e reperti del Mesolitico della Lombardia Orientale concludono l’articolo.