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Natura Bresciana 2020 – Volume 43

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Indice degli articoli

BRUSA G.
Segnalazioni notevoli di epatiche dell’ordine Marchantiales per l’Italia settentrionale.

Riassunto – Il contributo riporta segnalazioni di epatiche dell’ordine Marchantiales per l’Italia Settentrionale, tra cui nuove specie per la flora regionale (Lombardia: Conocephalum salebrosum, Mannia pilosa, Peltolepis quadrata e Riccia huebeneriana; Piemonte: Peltolepis quadrata e Riccia cavernosa; e Veneto: Asterella lindenbergiana). Inoltre, si riportano conferme per la flora di queste tre regioni e della Valle d’Aosta, e nuove segnalazioni sono fornite per Mannia californica, soltanto di recente rinvenuta in Italia.


FERRARI M., LIPRERI E., MANGILI F., ARMIRAGLIO S.
Phyteuma italicum Arv.-Touv. in Lombardia orientale.

Riassunto – La presenza di P. italicum in Lombardia orientale è stata a lungo sottostimata. Recenti segnalazioni di stazioni al di fuori dell’area di distribuzione sinora conosciuta hanno permesso di ridefinire il limite orientale dell’areale di P. italicum e di estenderlo dalle Prealpi Bresciane a quelle Gardesane. Lo studio delle popolazioni sino a ora note di P. italicum nelle Prealpi Lombarde Orientali ha consentito di definirne la sua geoecologia. Le popolazioni prealpine lombarde risultano essere insediate in radure o ai margini di boschi governati a ceduo e sono generalmente collocate sui versanti soleggiati dei rilievi prealpini più esterni, in un range altitudinale coincidente con la fascia alto-collinare. All’interno di tale fascia, la connotazione acidofila di questa specie ne limita la presenza alle aree di affioramento di formazioni che, sebbene siano di origine sedimentaria e perlopiù carbonatica, sono in genere ricche in selce, profondamente alterabili, i cui suoli vengono rapidamente decarbonatati e decalcificati.


DIGIOVINAZZO P., BELTRACCHINI M., ROVELLI P., BRUSA G., ANDREIS C.
I querco-carpineti collinari di Carpinion betuli Issler 1931 in Brianza (Lombardia).

Riassunto – L’uomo, direttamente o indirettamente, ha influenzato la presenza delle foreste naturali nella Pianura Padana. Di conseguenza, i querco-carpineti sono disseminati in aree boscate altamente frammentate e floristicamente degradate come sulle colline moreniche della Brianza. L’area di studio è anche una transizione biogeografica tra i boschi mesofili orientali (Erythronio-Carpinion) e occidentali (Carpinion betuli). Sono stati quindi analizzati rilievi fitosociologici inediti per delineare la classificazione fitosociologica dei querco-carpineti nell’area di studio.
Tutti i rilievi fitosociologici sono stati assegnati a Carpinion betuli, sebbene siano riconoscibili alcune differenze floristiche rispetto ai querco-carpineti dell’Europa centrale. Due associazioni, Symphyto tuberosi-Carpinetum betuli e Holco molli-Carpinetum betuli, sono descritte come nuove e un’altra, Salvio glutinosae-Fraxinetum, è invece più diffusa. Inoltre, tre sottoassociazioni sono state riconosciute nella prima associazione.


BRUSA G.
Le comunità vegetali degli habitat di interesse comunitario 7210 “Paludi calcaree con
Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae” e 7230 “Torbiere basse alcaline” in Lombardia.

Riassunto Lo studio ha analizzato le differenze in termini di composizione floristica ed ecologia tra le comunità vegetali in due habitat di interesse comunitario presenti in aree umide torbigene. Un’unica associazione (Cladietum marisci), suddivisa in due subassociazioni (typicumschoenetosum nigricantis), è stata riconosciuta nell’habitat 7210. Sette associazioni (Anacamptido palustris-Schoenetum nigricantis, Bartsio alpinae-Caricetum nigrae, Bartsio alpinae-Trichophoretum cespitosi, Primulo farinosae-Schoenetum ferruginei, Soldanello alpinae-Caricetum davallianae, Triglochino palustris-Eleocharitetum quinqueflorae e Valeriano dioicae-Caricetum davallianae) sono state individuate nell’habitat 7230. La diversità floristico-vegetazionale è collegata alla variabilità ecologica locale e a differenze biogeografiche a scala regionale. È stata infine elaborata una chiave formale per il riconoscimento delle comunità vegetali presenti in ciascun habitat.


DALLE FRATTE M., ARMIRAGLIO S., ZANZOTTERA M., CERABOLINI B.E.L.
Stato di conservazione degli habitat di interesse comunitario (direttiva 92/43/CEE) in relazione alle attività zootecniche.

Riassunto L’abbandono delle tradizionali attività alpestri avvenuta negli ultimi decenni ha portato ad una drastica diminuzione dei pascoli alpini difficilmente raggiungibili, e ad un simultaneo sovrasfruttamento dei pascoli di più facile accesso. Molte delle comunità vegetali che costituiscono i pascoli alpini sono state riconosciute come habitat di interesse comunitario (Direttiva 92/43/CEE), ma tuttavia la loro conservazione è fortemente minacciata dall’attuale contesto socioeconomico.  È pertanto essenziale il loro monitoraggio al fine di fornire misure gestionali che rispondano alle esigenze per il loro ottimale mantenimento. In questo studio è stata analizzata la composizione floristica delle comunità vegetali dei pascoli del Croce Domini (BS), per valutare lo stato di conservazione delle comunità vegetali riscontrate, e in particolare degli habitat di interesse comunitario, in relazione alla gestione zootecnica.


RUZZON M., ARMIRAGLIO S.
Il ruolo delle aree verdi nella regolazione delle temperature a Brescia.

Riassunto Con più della metà della popolazione mondiale che vive nelle città, appaiono sempre di maggiore importanza i servizi ecosistemici che le aree verdi nei centri urbani possono offrire per migliorare il benessere dei cittadini, in particolare la loro capacità di mitigare l’effetto “isola di calore” delle superfici urbanizzate, attraverso l’evapotraspirazione delle piante, facendo delle aree verdi “isole di raffreddamento urbano”. Nel presente articolo, a partire da una serie di immagini satellitari riportanti la temperatura a livello del suolo, si caratterizza il fenomeno dell’isola di calore urbano nel Comune di Brescia e si valuta l’efficacia di alcune aree verdi nel mitigarlo. Questi effetti si manifestano nel periodo estivo, durante l’attività vegetativa delle piante, mentre durante la stagione invernale, con il riposo vegetativo, gli effetti sono del tutto ininfluenti. L’entità della capacità di mitigazione varia al variare

dell’uso del suolo, e decresce dalle aree boscate e seminaturali, a quelle agricole e infine alle aree verdi urbane. Indipendentemente della loro superficie, queste aree di regolazione hanno un raggio di influenza che si estende anche alle aree costruite circostanti, mentre la capacità di mitigazione si riduce in genere proporzionalmente alle dimensioni dell’area stessa, ma anche all’eterogeneità delle aree che circondano quest’ultime. I risultati misurano per la prima volta l’entità del fenomeno dell’”isola di calore” nel Comune di Brescia, e sottolineano l’importanza che le aree verdi considerate hanno nel mitigare le temperature della città.


GROTTOLO M.
Indagine sulla entomofauna della Riserva Naturale “della Rocca, del Sasso e Parco lacuale”.

Riassunto La presente ricerca sintetizza un’indagine sull’entomofauna nella Riserva Naturale “della Rocca, del Sasso e del Parco lacuale” nel comune di Manerba del Garda (BS), condotta negli anni 2018 e 2019. La ricerca ha portato al censimento di 362 specie, delle quali 287 Coleoptera, 10 Odonata, 55 Lepidoptera e 10 Hemiptera. È stata quindi analizzata la presenza delle specie ripartite nei diversi ambienti caratterizzati da fattori omogenei su base vegetazionale e per ogni specie viene dato un sintetico commento. Anche se non è stato rilevato nessun taxon inserito nell’Allegato II della Direttiva Habitat 92/43/CEE, sono state individuate alcune specie interessanti e bioindicatrici. La ricerca ha permesso di rilevare la presenza di Longitarsus australis (Mulsant & Rey, 1874) (Coleoptera: Chrysomelidae) e Mordellistena (Mordellistena) brevicauda (Boheman, 1849) (Coleoptera, Mordellidae) prime segnalazioni per la Lombardia e di altre specie nuove per la provincia di Brescia. Tutti gli Odonati e i Lepidotteri rinvenuti sono classificati come “minor preoccupazione”(LC) nella Lista Rossa delle Libellule italiane e nella Lista Rossa delle Farfalle Italiane. L’analisi corologica ha mostrato una predominanza di elementi olartici e una presenza limitata di elementi a gravitazione mediterranea. Lo stesso risultato si è avuto confrontando i corotipi dell’entomofauna con quelli della vegetazione. Al fine di dare indicazioni per una corretta gestione della riserva e per un incremento qualitativo e quantitativo dell’entomofauna del sito, che già presenta evidenti segni di disturbo antropico, viene consigliato non solo di ridurre l’asportazione del legno morto e incentivarne la caduta e il rilascio a terra, ma anche di regolamentare il passaggio dei mezzi invasivi e ridurre il danno dovuto a specie alloctone presenti nello stagno, procedendo, se non alla loro eliminazione, a un contenimento numerico.


FERRI V., SOCCINI C.
I chirotteri del torrente Garza (Lombardia, Brescia). Risultati preliminari.

RiassuntoSi presentano i risultati preliminari delle ricerche sui chirotteri presenti, per spostamento o foraggiamento, lungo il corso del Torrente Garza, che origina dalle Prealpi Bresciane e dopo aver attraversato la città di Brescia ed il territorio dei comuni di Lumezzane, Agnosine, Caino, Nave, Bovezzo, Brescia, Borgosatollo, Castenedolo, Ghedi e Calvisano, conclude il corso nell’alta pianura, con un percorso di circa 45 km. L’area nell’immediato intorno del torrente è fortemente urbanizzata, con un’importante presenza industriale rappresentata da acciaierie e cartiere, di cui alcune ormai dismesse. Il Garza rappresenta per lunghi tratti l’unica linea di permeabilità ecologica e di collegamento tra i residui elementi di naturalità di questo settore del territorio bresciano. Sono state indagate 33 stazioni distribuite in tre tratti abbastanza distinti: montano, pedemontano e di pianura. I rilevamenti con bat detector hanno permesso di contattare 10 taxa; Pipistrellus kuhlii, P. pipistrellus e Hypsugo savii sono risultate le specie più comuni; la più alta diversità è nel tratto montano, mentre è risultata interessante la frequentazione dell’area di spaglio finale, tra Ghedi e Calvisano, di Miniopterus schreibersii e Tadarida teniotis. Lo studio vuole essere un ulteriore approccio metodologico per la valutazione della qualità ecologica di questo corso d’acqua.


RESOCONTI E SEGNALAZIONI


GARGIONI A., BRICHETTI P., SOTTILE F.
Resoconto Ornitologico Bresciano 2019.

Riassunto – Vengono riportate le segnalazioni ornitologiche più interessanti per la Provincia di Brescia relative al 2019.


CHIARI C.
Presenza di
Selysiothemis nigra (Van der Linden, 1825)(Anisoptera: Libellulidae) in provincia di Brescia (Pianura Padana, Lombardia, Italia settentrionale).

Riassunto Nella presente nota si documenta il ritrovamento di una popolazione di Selysiothemis nigra (Odonata: Libellulidae) in ex bacini di cava in comune di Poncarale (BS). Si tratta della prima segnalazione accertata per la provincia di Brescia e per la Lombardia dove questa specie, notoriamente nomade e dotata di capacità migratoria, non era mai stata segnalata.


CHIARI C., PIGLIA A., SACCHI F., SAND M.L.
Prime osservazioni di
Trithemis annulata, Obelisco violetto (Palisot de Beauvois, 1805) (Anisoptera: Libellulidae) a Brescia.

RiassuntoAll’inizio del mese di agosto 2018, alcuni individui di Trithemis annulata, un maschio ed una femmina, venivano osservati per la prima volta in provincia di Brescia al Fishing Club Laghi Mella in comune di Poncarale, (UTM WGS84: 32T593473.5034238, 98 m). Questi ex bacini di cava vengono ora utilizzati per la pesca sportiva. In seguito, dall’inizio di settembre, una importante popolazione riproduttiva è stata individuata nello stesso luogo dove sono stati osservati centinaia di individui adulti intenti ad attività di accoppiamento, ovideposizione e difesa del territorio da conspecifici e da Orthetrum cancellatum, Orthetrum albistylum, Crocothemis erythraea, Anax imperator ed Anax parthenope. Contemporaneamente altri nuclei, composti da

piccole popolazioni o singoli individui, venivano individuati in altri sei bacini artificiali originatisi da ex cave di ghiaia e sabbia posti nell’alta e nella bassa pianura bresciana e localizzati nei comuni di: Brescia, Montirone, Bagnolo Mella, Roncadelle, Travagliato e Provaglio d’Iseo. La stazione con presenza di Trithemis annulata, posizionata più a nord nella provincia di Brescia, è stata individuata a Provaglio d’Iseo nelle “Lame” del SIC-ZPS – “Torbiere del Sebino”, ex cave di torba.


SOCCINI C., FERRI V.
Prima segnalazione di
Coronella girondica (Daudin, 1803) per il Parco Alto Garda Bresciano (Reptilia: Serpentes, Colubridae)

Riassunto Viene segnalato per la prima volta nella parte meridionale del Parco Regionale Alto Garda Bresciano e riconfermato per la provincia di Brescia il Colubro di Riccioli, Coronella girondica (Daudin, 1803), un Colubride di difficile studio per i costumi particolarmente elusivi e con una distribuzione sparsa e localizzata nell’Italia settentrionale.


TROTTI P.
Prima nidificazione di canapiglia (
Mareca strepera) in provincia di Brescia

RiassuntoBreve descrizione della prima nidificazione di Canapiglia Mareca strepera in Provincia di Brescia nella Riserva Naturale “Torbiere del Sebino”.


In ricordo di Eugenio Zanotti, Filippo Tagliaferri e Franco Giordana


Natura Bresciana 2023 – Volume 46

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Indice degli articoli

G. BRUSA
I bambù negli ambienti naturali e seminaturali: specie, distribuzione ed ecologia

Riassunto – I bambù (Poaceae) sono considerate specie invasive in diversi paesi del mondo, ma la loro presenza è ancora poco conosciuta in Italia settentrionale dove i bambù sono stati di recente inclusi nella lista nera della Lombardia. Il presente studio ha pertanto analizzato la presenza dei bambù negli habitat naturali e seminaturali di un territorio della Lombardia (provincia di Varese) interessato da una intensa invasione di piante esotiche. Sono stati riscontrati bambù appartenenti a 8 generi (Arundinaria, x Phyllosasa, Phyllostachys, Pleioblastus, Pseudosasa, Sasa, Sasaella e Shibataea) per un totale di 22 specie, di cui Phyllostachys nigra con due varietà. Tutte le specie appartengono a running bamboos rustici (tribù Arundinariae). Il 91% dei popolamenti appartiene a sole tre specie (Phyllostachys aurea, Phyllostachys viridiglaucescens e Psuedosasa japonica). Molti tipi di habitat sono invasi, anche se prevalgono gli habitat boschivi e soprattutto i boschi mesofili floristicamente degradati da esotiche (Chelidonio-Robinion). Il ruolo dell’uomo nella selezione e nella introduzione delle specie e in seguito nella gestione dei popolamenti è stato decisivo per invadere gli habitat naturali e seminaturali. L’inadatta posizione dei siti di coltivazione e/o la mancanza/ cattiva modalità di gestione sono stati cruciali nel determinare effetti negativi sulla biodiversità autoctona.


E. LIPRERI, G. BRUSA, M. FERRARI, R. CERIANI, S. ARMIRAGLIO
L’orchidea Himantoglossum adriaticum H. Baumann in Lombardia

Riassunto – Nell’ultimo quinquennio è stato intrapreso un monitoraggio delle popolazioni lombarde di Himantoglossum adriaticum, in quanto questa orchidea è inserita negli Allegati II e IV della Direttiva “Habitat” (92/43/CEE). Le segnalazioni di H. adriaticum ottenute da diverse fonti hanno consentito di precisarne la distribuzione e di inquadrare la specie dal punto di vista geoecologico, così da confermare che H. adriaticum è strettamente confinato a suoli di natura carbonatica. Nell’area alpina la distribuzione corrisponde in prevalenza al sistema collinare; quindi è presente a quote sensibilmente inferiori rispetto a quanto si riscontra nell’area appenninica, dove la distribuzione risulta più uniforme e condizionata dall’uso del suolo. Il numero di individui non varia tra le due aree analizzate, dove prevalgono piccole popolazioni con meno di dieci individui. Il confronto tra il modello di idoneità ecologica e la distribuzione delle popolazioni note evidenzia una ampia potenzialità, che potrebbe indicare una sottostima della presenza di H. adriaticum oppure zone non ancora colonizzate.


S. HARDERSEN
Le attuali conoscenze su Boyeria irene (Fonscolombe, 1838) (Odonata: Aeshnidae) nel territorio del Lago di Garda

Riassunto – Fino all’inizio del XXI secolo Boyeria irene era sconosciuta dal territorio del Lago di Garda, ma nel 2004 una larva della specie è stata campionata presso il Rio delle Pile (Tremosine). Dodici anni dopo, nel 2016, la specie è stata segnalata presso la riva del Lago di Garda, nel territorio del comune di Toscolano-Maderno. Successivamente, negli anni 2019-2022, B. irene è stata osservata presso due torrenti (Torrente Toscolano e Torrente della Valle di Faeno), dove la specie sembra essere presente con popolazioni stabili. Un’altra segnalazione è stata raccolta nel 2020 a Limone sul Garda a pochi passi dalla riva del lago. Le popolazioni riportate rappresentano le più orientali conosciute per l’Italia settentrionale e pertanto risultano d’ interesse biogeografico e rilevanti nel contesto del cambiamento climatico in atto.


C. CHIARI
Contributo alla conoscenza dell’Odonatofauna della zona umida IWC “Cave di Montirone e Bagnolo Mella”, Brescia (Codice ISPRA BS0903 – coordinate 45.26N10.12E) (Lombardia, Pianura Padana centrale, Italia settentrionale)

Riassunto – Nel 2018-2022 è stata studiata l’odonatofauna della “Zona Umida IWC Cave di Montirone e Bagnolo Mella”. In totale sono state censite 30 specie.
La sintesi presenta i risultati ottenuti in questi cinque anni di monitoraggio effettuato a cadenza settimanale visitando i bacini presenti nei Comuni di Poncarale, Montirone e Bagnolo Mella. Questi sono di origine artificiale, sono ex cave di sabbia e ghiaia e compongono la Zona Umida IWC omonima come da catasto ISPRA delle zone umide italiane (BS0903) coordinate 45.26N10.12E.
I risultati ottenuti evidenziano come questa area, parzialmente indagata in passato, meriti in futuro un programma di ricerca più approfondito per verificare l’evoluzione del popolamento di alcune nuove specie di origine meridionale e africana individuate di recente, in particolare: Trithemis annulata, Selysiothemis nigra. Tra le libellule divenute sempre più localizzate in Italia (Galliani et. al., 2015) si evidenzia la presenza di Sympetrum depressiusculum (Sèlys, 1841).
La maggior parte dei dati raccolti si riferisce a individui adulti. Per gran parte di queste specie osservate in accoppiamento e deposizione si può considerare attendibile la loro riproduzione nell’area di ricerca, per altre è probabilmente avvenuta negli stessi luoghi in siti adiacenti, mentre alcune specie con tendenze dispersive o migratorie compaiono solo occasionalmente con pochi o singoli individui.
I campionamenti si sono svolti soprattutto per verificare la presenza delle specie e possibilmente la loro abbondanza con l’obiettivo primario di realizzare una prima check-list. Tenuto conto della mole di dati disponibili si è provveduto ad elaborare le mappe di presenza per ogni singola specie e così avere un primo quadro sulla distribuzione delle comunità di Odonati presenti nell’area di studio.


M. GROTTOLO, D. PEDERSOLI
Anthribidae della provincia di Brescia, del bacino Nord del fiume Oglio e delle aree limitrofe (Coleoptera, Curculionoidaea, Anthribidae, Anthribinae, Choraginae) IV contributo alla conoscenza della coleotterofauna del bresciano

Riassunto – Vengono riportati i dati riguardanti i coleotteri Anthribidae noti per la provincia di Brescia e del bacino nord del fiume Oglio. Come risultato attualmente sono noti in territorio bresciano 9 taxa contro i 2 segnalati precedentemente. Per ogni specie vengono forniti l’elenco delle località in cui è stata rinvenuta, notizie sulla geonemia e biologia e una mappa della sua distribuzione in provincia di Brescia. Tra i taxa inediti per il territorio in esame, 4 appartengono alla provincia di Brescia e 2 alla provincia di Bergamo. L’analisi corologica ha mostrato una predominanza di elementi a distribuzione Europea. L’Indice di Similarità di Sørensen tra il territorio indagato e quello della provincia di Sondrio è risultato 0,8 evidenziandone una forte analogia.


A. GARGIONI, P. BRICHETTI, F. SOTTILE
Resoconto Ornitologico Bresciano 2022

Riassunto – Vengono riportate le segnalazioni ornitologiche più interessanti per la Provincia di Brescia relative al 2022.


In ricordo di Adolfo Gallinari († novembre 2023)


Natura Bresciana 2022 – Volume 45

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CHIARI C., LONATI M., TONELLI D.
Segnalazioni di istrice (
Hystrix cristata L., 1758) (Mammalia, Rodentia, Hystricidae) In provincia di Brescia (Lombardia, Italia settentrionale) Secondo aggiornamento, 30 settembre 2021

Riassunto – Viene proposto un aggiornamento al 30 settembre 2021 delle segnalazioni di Istrice (Hystrix cristata L., 1758) in provincia di Brescia (Lombardia, Italia settentrionale). Dopo la prima osservazione del 2011 in località Castelletto di Leno (Bollin & Leo, 2013), la specie presenta un notevole incremento del numero delle segnalazioni che si è verificato a partire dal dicembre 2017.


GRATTINI N., NOVELLI F.
Gli uccelli nidificanti in provincia di Mantova: fenologia, habitat, popolazione e trend

Riassunto – Viene presentata e commentata la situazione dell’avifauna nidificante in provincia di Mantova aggiornata al 2022. Vengono forniti dati su: fenologia, habitat riproduttivo, consistenza e trend delle popolazioni relative a due periodi (1980- 1999 e 2000-2022). L’avifauna nidificante mantovana risulta attualmente composta da 145 specie (80 non-Passeriformi e 65 Passeriformi). Le specie nidificanti regolari sono 98 (68%), le irregolari 38 (26%), le nidificanti probabili 9 (6%).


GARGIONI A., BRICHETTI P., SOTTILE F.
Resoconto ornitologico bresciano 2021

Riassunto – Vengono riportate le segnalazioni ornitologiche più interessanti per la Provincia di Brescia relative al 2021.


GATTI F., SPERANDIO G., GHIGLIENO I., GILIOLI G.
Le iniziative a favore degli impollinatori nell’area urbana di Brescia: un’analisi delle attività nel periodo 1990-2021

Riassunto – Gli impollinatori sono animali che nutrendosi di nettare o polline, lo trasferiscono tra le piante fanerogame e ne garantiscono la riproduzione. La maggior parte degli impollinatori è rappresentata da invertebrati, prevalentemente insetti, tra i quali gli Apoidei sono la componente di maggior rilievo. Il servizio ecosistemico di impollinazione ha un valore economico globale che si aggira tra i 180 e i 360 miliardi di Euro nel mondo. Si stima che circa il 90% delle angiosperme selvatiche e l’87% delle colture a scopo alimentare dipendano dall’impollinazione mediata da un organismo animale.
Il calo di abbondanza e diversità delle comunità di insetti che si sta registrando negli ultimi decenni ha coinvolto anche gli impollinatori ed è imputabile alle attività umane. Fattori come la frammentazione e perdita di habitat l’uso di fitofarmaci, l’azione di parassiti, patogeni e specie aliene invasive sono responsabili di questa diminuzione. Organismi internazionali come La Convenzione per la Biodiversità, l’Organizzazione per il Cibo e l’Agricoltura delle Nazioni Unite (FAO), Il Programma Ambientale delle Nazioni Unite, si sono concentrate sul declino degli impollinatori elaborando documenti tecnici di valutazione, sostenendo attività di ricerca e promuovendo azioni e strategie finalizzate al supporto delle comunità di impollinatori.
Rispetto a siti circondati da usi agricoli intensivi, l’ambiente urbano può sostenere comunità diversificate di impollinatori, potendo fornire siti diversificati e abbondanti di alimentazione e di riproduzione. La Comunità Europea (CE) riconosce l’importanza nel fornire tale supporto e ha prodotto una guida per città favorevoli agli impollinatori. Il documento individua quattro categorie di buone pratiche favorevoli agli impollinatori come: i) la conservazione degli habitat di impollinatori esistenti ii) il ripristino, la creazione e la connessione di nuovi habitat, iii) la sensibilizzazione della cittadinanza iv) monitorare gli impollinatori urbani.
Si è svolta un’indagine nel periodo 1990-2021 nel territorio che comprende la città di Brescia e i comuni limitrofi, individuando numerose iniziative coerenti con le buone pratiche riportate nelle policies internazionali. Le 187 misure intraprese nella città di Brescia costituiscono una base solida per lo sviluppo di azioni molto efficaci a favore degli impollinatori. Ulteriori iniziative basate su un metodologie scientifiche come programmi di monitoraggio degli impollinatori urbani o lo sviluppo di strumenti di supporto alle decisioni potrebbero portare importanti miglioramenti nella strategia locale e rendere Brescia una delle città più sensibili a questo tema.


VERGNAGHI F., MASSARO M.
La collezione ornitologica del Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia – Conservazione, studio, analisi e valorizzazione

Riassunto – Il Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia conserva, tra le collezioni di Vertebrati, la Collezione Ornitologica che è costituita da oltre 2000 reperti di uccelli tassidermizzati provenienti da tutta Italia. Gli esemplari sono muniti di cartellino, in buono stato di conservazione e per molte delle specie sono presenti le diverse livree in relazione ad età, sesso, stagione e sottospecie. Gli esemplari sono stati raccolti sin dalla fine dell’Ottocento, e tra di essi figurano diverse specie rare o estinte. La Collezione si è formata grazie al contributo nel corso del tempo di Ornitologi illustri, tra cui Pierandrea Brichetti, i quali hanno costituito una collezione particolarmente rappresentativa dell’avifauna italiana. Ad accompagnare la collezione era presente un catalogo organizzato in ordine sistematico che è stato rivisto e aggiornato prendendo in esame ogni singolo esemplare, la documentazione e le pubblicazioni di complemento.
Dopo un attento lavoro di revisione e aggiornamento dei dati del catalogo si è proceduto alla conservazione dei reperti, operando una manutenzione e pulizia degli esemplari. Questi sono stati oggetto di una campagna fotografica realizzata allo scopo di rendere fruibile la raccolta via Web. L’innegabile valore storico-scientifico della collezione ha permesso di ricavare dati utili sulla distribuzione e composizione dell’ornitofauna passata in provincia di Brescia. Volendo valorizzare possibili dati inediti di nidificazione, è stata effettuata una opportuna selezione con conseguente approfondimento, e attraverso la riproduzione in carta del dato di presenza-assenza delle specie con i dati attuali, visualizzare le dinamiche di espansione e diminuzione delle popolazioni.


SOCCINI C., FERRI V., PESENTE M., PAVAN G.
Monitoraggio bioacustico dei chirotteri e degli insetti ortotteri nel bosco di Castenedolo (Brescia)

Riassunto – Si riportano i risultati delle ricerche bioacustiche sui Chirotteri e Ortotteri, svolte dalla primavera alla tarda estate del 2022 all’interno dell’area interessata da una estesa piantumazione arboreo-arbustiva mirata alla costituzione di una grande foresta di pianura: l’Ex Cava di Santa Giustina a Castenedolo, poco a sud della città di Brescia. I sensori acustici utilizzati sono stati i microfoni audio-ultrasonici Dodotronic Ultramic 384K programmati per una registrazione continuativa in automatico. Complessivamente sono stati acquisiti e distinti 11952 contatti acustici relativi a 7 specie di Chirotteri La specie più rilevata è stata Pipistrellus kuhlii (43,10%), seguita da Tadarida teniotis (30,38%) e Pipistrellus pipistrellus (25,65%). Interessanti i rilevamenti per questa parte della provincia di Brescia di Myotis emarginatus e di Miniopterus schreibersii. Le 22 specie di Ortotteri segnalate rappresentano il 6% del totale conosciuto per l’Italia e sono rappresentative della ricca artropodofauna presente. Tra esse 11 specie localizzate o dal canto flebile, come Platycleis grisea, Pholidoptera aptera, sono state accertate solo grazie a un monitoraggio bioacustico complementare che si rivela una metodologia essenziale per i censimenti faunistici di un territorio.


Natura Bresciana 2021 – Volume 44

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BALBO S., GRATTINI N.
Gli uccelli della fascia fluviale del Po delle provincie di Cremona-Mantova (Lombardia, Italia settentrionale)

Riassunto – Viene presentata sotto forma di check-list, la situazione dell’avifauna presente lungo il corso del fiume Po nelle province di Cremona e Mantova, relativa al periodo 2000-2020. Le specie citate sono 254 (152 non-Passeriformi e 102 Passeriformi), appartenenti a 21 ordini e 58 famiglie. Le specie nidificanti, comprese quelle irregolari e probabili, sono 98 (54 non-Passeriformi e 44 Passeriformi); quelle svernanti regolari e irregolari 115. I migratori regolari sono 167, gli irregolari 36, gli accidentali 37.


GROTTOLO M., PEDERSOLI D.
Gli Elateridi del bacino superiore del fiume Oglio (
Coleoptera Elateridae) – III Contributo alla conoscenza della coleotterofauna del bresciano

Riassunto – Nel presente lavoro vengono riportati i dati relativi alla fauna a Coleoptera Elateridae del bacino superiore del fiume Oglio. La variegata situazione ambientale con diverse tipologie di ecosistemi ha portato al censimento di ben 92 specie, che rappresentano il 35,80 % dei taxa di questa famiglia in Italia e il 70,23 % per la Lombardia. Sono state reperite alcune specie di rilevanza biogeografica e particolarmente rare e numerose sono risultate le segnalazioni di prime località puntuali note per taxa nuovi per le provincie di Brescia (43) e/o Bergamo (19); 3 di queste non risultavano, inoltre, ancora indicate per la regione Lombardia.
L’analisi dei corotipi ha evidenziato una predominanza di elementi ad ampia distribuzione Olartica con la prevalenza di quello Sibirico-Europeo (SIE); lo studio corologico è stato confrontato con quello della Val di Genova e della Valle d’Aosta dimostrando come le ripartizioni percentuali tra i differenti corotipi siano, in regioni geograficamente e geomorfologicamente differenti, sostanzialmente sovrapponibili. Anche il quoziente di similarità di Sørensen ha rilevato che il grado di associazione tra gli Elateridae del bacino superiore del fiume Oglio, della Val di Genova e della Valle d’Aosta presenta una similarità abbastanza elevata con un valore dell’indice superiore a 0,5 e quindi qualitativamente quasi del tutto uguali, anche se probabilmente quantitativamente molto diversi. Mentre il confronto dello stesso indice tra le macroaree con cui abbiamo suddiviso il territorio evidenzia un valore sempre superiore allo 0,65. Il 23% delle specie presenti nel territorio sono inserite nella “Lista Rossa IUCN dei Coleotteri Saproxilici Italiani”. Questo studio, rapportato anche ai nostri due precedenti, dimostra come l’alto bacino idrografico del fiume Oglio abbia una valenza ecologica di notevole importanza.


GROTTOLO M.
Sciaphobus (Schiaphobus) scitulus (GERNAR, 1824): Curculionidae entiminae sciaphilini – Prima segnalazione per la Lombardia

Riassunto – Si segnala il ritrovamento di una specie nuova per la Lombardia.


GROTTOLO M., PEDERSOLI D.
Nuovi dati sulla presenza di specie aliene in Lombardia (
Coleoptera bruchidae)

Riassunto – Si segnala il ritrovamento di una specie nuova per la Lombardia.


GROTTOLO M., FANTI F.
Un interessante ritrovamento di
Phaeopterus unicolor A. Costa 1856 sulle Alpi Marittime

Riassunto – Nel presente documento si discute brevemente sul ritrovamento di un esemplare maschio di Phaeopterus unicolor. Si tratta della prima segnalazione per la Liguria e per l’intero arco alpino.


GARGIONI A., BRICHETTI P., SOTTILE F.
Resoconto ornitologico bresciano 2020

Riassunto – Vengono riportate le segnalazioni ornitologiche più interessanti per la Provincia di Brescia relative al 2020.


CHIARI C.
Gli odonati del Plis “Parco delle Cave di Buffalora e San Polo, Brescia”, Campagna di monitoraggio 2017-2021 – Check-list e mappe di distribuzione (Lombardia, Italia settentrionale)

Riassunto – Si presentano i risultati di una approfondita ricerca sugli Odonati svolta dal 1° aprile 2017 al 31 ottobre 2021. I dati ottenuti dal presente monitoraggio consentono l’aggiornamento delle attuali conoscenze su questo importante gruppo faunistico presente nell’area di studio, in prospettiva di nuove campagne di ricerca.
Questa nuova indagine, svolta dal 2017 al 2021 nell’ambito del Progetto Ge.R.T.: Generare Reti Territoriali – Biodiversità Brescia, progetto di Citizen Science per una raccolta dati sulla biodiversità del PLIS “Parco delle Cave di Buffalora e San Polo, Brescia”, aggiorna le conoscenze sugli Odonati presenti e risulta utile per colmare le precedenti lacune.
In questi cinque anni di ricerca, con l’individuazione di 11 nuove specie censite nell’area di studio, il numero di libellule comprese nell’Ordine (Odonata) risulta ora di 29, appartenenti ai 2 Sottordini presenti in Italia (12 Zygoptera e 17 Anisoptera) e 7 famiglie che rappresentano più del 30% delle 92 specie attualmente presenti nel nostro paese.
Recentemente riconosciuta dalla Provincia di Brescia con Decreto del Presidente n. 97 del 8 maggio 2018: PLIS “Parco delle Cave di Buffalora e San Polo”, Brescia, con notevole ampliamento dell’estensione dell’area già sottoposta a monitoraggi costanti in campo ornitologico e denominata: “Zona Umida IWC Cave di S. Polo, Brescia” (secondo codifica ISPRA BS0901) – coordinate 45.29N10.15E.


IN RICORDO DI


In ricordo di Laura (Livia) Voltolini


Natura Bresciana 2019 – Volume 42

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Indice degli articoli

GHEZA G.
I licheni terricoli delle praterie aride planiziali del fiume Serio: situazione attuale e ricostruzione della situazione storica

Riassunto – Le praterie aride sono ambienti molto importanti per le crittogame terricole nell’area planiziale padana. Alcune di queste praterie sono ancora presenti lungo la porzione planiziale del corso del Fiume Serio (Provincia di Bergamo, Lombardia). In quest’area sono stati studiati i licheni terricoli, con il rilevamento di 11 specie. Sulla riva orientale sono presenti tre specie di Cladonia considerabili ruderali, che costituiscono generalmente popolamenti monospecifici anche estesi, mentre sulla riva occidentale, più ricca in substrati calcarei, sono presenti prevalentemente specie a tallo squamuloso, tipiche di situazioni meno antropizzate. I ritrovamenti sono stati confrontati con gli exsiccata dell’erbario lichenico di Emilio Rodegher, in cui sono presenti 6 specie raccolte nei medesimi ambienti a fine Ottocento. Alcune specie sono scomparse dall’area tra l’Ottocento ed oggi, mentre alcune specie assenti dall’erbario probabilmente non erano state individuate all’epoca.


PEDERSOLI D., & FANTI F.
Omalisus victoris Mulsant, 1852 (Coleoptera Elateridae Omalisinae): distribuzione e note ecologiche

Riassunto – Viene riportata nel dettaglio la distribuzione nota di Omalisus victoris Mulsant, 1852 basandosi anche su numerosi nuovi reperti. Inoltre vengono forniti nuovi dati ecologici e biologici e i metodi più proficui di rinvenimento e cattura. La specie è risultata più largamente diffusa di quanto finora noto ed è risultata essere nuova per la Croazia e per la Lombardia e il Veneto in Italia. Omalisus luczoti Bourgeois, 1882 è un nomen nudum.


GRATTINI N., NIGRELLI G., BELLINTANI S., NOVELLI F., CREMA M. & MANTOVANI C.
Distribuzione e consistenza della popolazione nidificante di picchio verde, Picus viridis, in provincia di Mantova nel periodo 2000-2017 (Lombardia, Italia Settentrionale)

Riassunto – Viene analizzata e descritta la distribuzione e la consistenza della popolazione di picchio verde, Picus viridis, nidificante in Provincia di Mantova nel periodo 2000-2017. L’indagine ha appurato un’evidente espansione territoriale, un maggior numero di siti occupati rispetto ai decenni precedenti, quando la specie nel periodo 1983-1987 era presente con certezza soltanto in 3 località, oltre ad una maggiore consistenza numerica. Nel periodo 2000-2010 la specie è risultata presente in 44 siti con un incremento percentuale del 1,36%, mentre nel periodo 2011-2017 in 74 siti, con un aumento percentuale del 68,19% rispetto alla fase di studio 2000-2010.


FERRI V. & SOCCINI C.
I chirotteri dei parchi urbani e corsi d’acqua di Brescia: dati sulla distribuzione e problemi di conservazione

Riassunto – La distribuzione e situazione dei chirotteri al di fuori delle aree protette della Provincia di Brescia è quasi sconosciuta, anche a causa delle difficoltà che comporta effettuare ricerche su tali specie. Questo studio è un primo contributo sulla distribuzione di questi mammiferi nei parchi urbani e lungo i corsi d’acqua della Città di Brescia. Nel 2018 sono state condotte 24 sessioni di rilevamento bioacustico in 8 aree urbane. Sono state registrate e accertate 9 specie di pipistrelli: tra esse Hypsugo savii e Pipistrellus kuhlii sono risultate le specie più frequenti e ubiquitarie nelle aree studiate. Per favorire la conservazione dei chirotteri in generale nei parchi urbani indagati si dovrebbero evitare eccessive e inutili potature degli alberi e l’irrorazione di biocidi per il contenimento degli insetti. La riduzione degli habitat di foraggiamento e delle principali prede può avere un’influenza critica sull’abbondanza relativa dei pipistrelli presenti.


GARGIONI A., BRICHETTI P. & SOTTILE F.
Resoconto ornitologico bresciano 2017, 2018

Riassunto – Vengono riportate le segnalazioni ornitologiche più interessanti per la provincia di Brescia relative al 2017 e 2018.


GHEZA G.
Aggiunte alla flora lichenica della Val Camonica

Riassunto – A dispetto delle sue elevate potenzialità dal punto di vista lichenologico, la Val Camonica è stata investigata solo in modo limitato. In questo contributo vengono riportate nuove segnalazioni relative a 92 taxa lichenici. Di questi 27 sono riportati per la prima volta in Val Camonica, mentre gli altri 65, già noti per l’area, sono però riportati da località nelle quali non erano stati indicati in precedenza. Tra le specie di particolare interesse, in quanto rare sul territorio nazionale, si segnalano Cladonia bellidiflora, Cladonia crispata, Cladonia decorticata, Nephromopsis laureri, Stereocaulon dactylophyllum e Umbilicaria nylanderiana. Vengono infine brevemente discussi alcuni spunti per approfondire le conoscenze lichenologiche in Val Camonica.


BRUSA G. & BONA E.
Presenza accertata di una specie del gruppo Azolla caroliniana/A. Cristata (Salviniaceae, Pteridophyta) recentemente trovata spontaneizzata in Italia

Riassunto – In Italia sono attualmente accertate almeno due specie del genere Azolla in ambienti naturali: A. filiculoides, di cui si conosceva già la presenza; e una specie del gruppo A. caroliniana/A. cristata, la cui presenza è stata più volte messa in dubbio oppure è stata considerata come estinta, ma ora viene definitivamente annoverata nella flora esotica italiana tramite le popolazioni accertate sul Lago di Varese. Non è stato però possibile determinare la specie tra A. caroliniana/A. cristata, in quanto non sono stati osservati sporocarpi. Sono inoltre riportate considerazioni sulle modalità di introduzione e sullo stato di neofita naturalizzata/invasiva.


SOCCINI C.
Prima segnalazione di Staurophora celsia (Linnaeus, 1758) per la provincia di Brescia (Lombardia, Italia Settentrionale) e per il parco regionale dell’Adamello

Riassunto – Si riporta la prima segnalazione per la provincia di Brescia e per il Parco regionale dell’Adamello del Noctuidae Staurophora celsia (Linnaeus, 1758). L’osservazione è stata effettuata, nel comune di Cedegolo, in Valle Camonica. La falena malachite è una specie a corologia trans-paleartica rilevata con popolamenti molto localizzati a Sud delle Alpi.


GARGIONI A.
Prima nidificazione di marangone minore Microcarbo pygmaeus in provincia di Brescia (Lombardia)

Riassunto – Viene descritta la prima nidificazione accertata per la Provincia di Brescia del Marangone minore Microcarbo pygmaeus, in una ex cava.


BORTOLOTTI L.
Api e impollinazione: l’importanza della biodiversità per la produzione agricola e la conservazione degli ecosistemi

Riassunto – In Italia esistono circa mille specie di api selvatiche, una cifra che rappresenta circa la metà dell’intero patrimonio apistico europeo. Queste specie presentano caratteristiche biologiche molto diversificate per livello di socialità (da solitarie a eusociali), modalità di nidificazione (nel terreno, in cavità preesistenti, in nidi auto-costruiti) e soprattutto nel rapporto con i fiori e la flora spontanea e coltivata. Quest’ultimo aspetto dipende da alcune caratteristiche morfologiche dell’ape in rapporto alla dimensione e forma del fiore: la lunghezza della ligula, la taglia e la robustezza dell’insetto, la localizzazione delle strutture per la raccolta del polline.
Il rapporto delle api con la flora è di primaria importanza per il loro ruolo di impollinatori: le api generaliste, come l’ape da miele, visitano molte piante, ma in modo non specifico, mentre le api specialiste visitano in modo preferenziale una determinata specie botanica, della quale sono impollinatori molto efficienti. Questo ha portato allo sfruttamento commerciale di alcune specie di api per l’impollinazione delle colture (es. il bombo per il pomodoro), il cui commercio a livello globale ha però creato problemi di inquinamento genetico. Anche l’ape da miele, per la sua grande versatilità e per la facilità di allevamento e trasporto, è stata sempre più sfruttata per impollinare le colture, soprattutto nelle aree dove vi è carenza di api selvatiche. Questa consuetudine ha comportato un indebolimento delle famiglie di api, a causa dei lunghi trasporti e dell’inospitalità dell’ambiente agricolo.
Questi aspetti, assieme all’aumento di patogeni e parassiti esotici, ai cambiamenti climatici, all’uso di pesticidi e altro ancora, hanno portato a quel fenomeno di moria delle api, anche noto come CCD. Studi recenti hanno dimostrato che la biodiversità degli impollinatori è importante per un buon servizio di impollinazione, oltre che per il mantenimento della stabilità ambientale. Pertanto le ultime indicazioni dell’Unione Europea indirizzano verso la salvaguardia degli impollinatori nel loro complesso, mediante azioni di ripristino ambientale, piuttosto che verso il loro sfruttamento nel servizio di impollinazione. Anche l’ambiente urbano è un serbatoio importante di biodiversità per gli impollinatori selvatici; ognuno di noi nel suo piccolo può attuare misure per la tutela delle api selvatiche, come la creazione di giardini bee-friendly e di “hotel per le api”.


CERIOLI M., TIRONI M., VITALE N., NASSUATO C., FARIOLI M., AVISANI D., ZANONI M. & BELLINI S.
La mappatura degli apiari in regione Lombardia

Riassunto – La mappatura degli alveari è uno strumento molto utile per la gestione degli apiari sia da un punto di vista produttivo che da un punto di vista sanitario. Utilizzando i dati provenienti da diverse banche dati e sfruttando le potenzialità del Sistema Informativo Geografico (G.I.S.) sono stati forniti degli esempi sull’impiego della mappatura degli alveari in Regione Lombardia. In particolare sono state illustrate le mappe sulla distribuzione geografica degli apiari. La relazione tra le fioriture e le postazioni degli apiari è stata indagata attraverso le mappe di utilizzo del suolo. Si è poi utilizzata la mappatura degli apiari per la gestione/valutazione di aspetti sanitari ottimizzando cosi l’attività di monitoraggio da svolgere verso alcuni agenti patogeni es. Aethina Tumida e cercando di analizzare il fenomeno degli spopolamenti.


BRUSA G., DALLE FRATTE M., ARMIRAGLIO S., CERIANI R. M., ZANZOTTERA M. & CERABOLINI B. E. L.
Flora e habitat di interesse comunitario (Direttiva 92/43 CEE) in Lombardia: sintesi della distribuzione e importanza di conservazione

Riassunto – La Direttiva Habitat protegge alcune specie vegetali e alcuni habitat nell’Unione Europea, anche grazie all’istituzione di Siti della Rete Natura 2000. Nel presente studio viene riassunta la distribuzione di questa flora e di questi habitat di interesse comunitario presenti in Lombardia, con lo scopo di confrontarla con la presenza dei Siti Natura 2000; inoltre, per ciascuna specie e habitat viene definita un’importanza relativa di conservazione. I risultati evidenziano la presenza di importanti aree per la conservazione sia nella regione biogeografica alpina (Alpi Orobie e Prealpi Bergamasche, Bresciane e Gardesane) che in quella continentale (parte occidentale della Lombardia). Tuttavia questi hot-spot sono soltanto parzialmente coincidenti con Siti Natura 2000. Tra le specie e gli habitat con maggiore importanza di conservazione prevalgono quelli in condizioni ecologiche di elevata disponibilità idrica, spesso con accumuli di torba, o non strettamente igrofile ma la cui dinamica è comunque collegata ai corsi d’acqua. Sarà opportuno orientare primariamente le azioni di gestione, conservazione e monitoraggio a questi particolari specie e habitat.


DIGIOVINAZZO P. & COMINI B.
Progetto LIFE IP GESTIRE 2020, reti ecologiche e ruolo dell’entomofauna per la conservazione della connettività

Riassunto – Il progetto LIFE IP GESTIRE 2020, che nasce per favorire la conservazione di habitat e specie di flora e fauna nei Siti Natura2000 in Lombardia, contribuisce anche a diffondere la sensibilità rispetto agli effetti positivi della conservazione della biodiversità per la sostenibilità in agricoltura. Una cospicua serie di azioni del progetto LIFE, infatti, prevede il supporto per gli stakeholders (es. aziende agricole, amministrazioni pubbliche, enti gestori di aree protette) riguardo alla presentazione di progetti aventi come scopo la connessione ecologica e il miglioramento degli ecosistemi del paesaggio agro-forestale. In tal modo si auspica di favorire anche il mondo dell’entomofauna, in particolare di quella impollinatrice, fondamentale per l’agricoltura così come per gli ecosistemi naturali.


BERTOCCHI M. & COMINI B.
Biodiversità, connettività ecologica e produttività agricola: le misure agroambientali del programma di sviluppo rurale della regione Lombardia

Riassunto – La Politica Agricola Comune (PAC) rappresenta da decenni lo strumento economico per il mantenimento e lo sviluppo dell’attività agricola europea. Da qualche tempo, le politiche comunitarie hanno integrato la loro visione con una più ampia panoramica che include, oltre alle tematiche produttive ed economiche, anche quelle strutturali ed ambientali. Con il Programma di Sviluppo Rurale (PSR), ciascuna regione è in grado di mettere a disposizione risorse volontarie utili per la crescita del settore agricolo ma anche per la tutela ambientale e la salvaguardia della biodiversità. In questo articolo verranno illustrate le potenzialità del PSR di Regione Lombardia e verranno evidenziate le opportunità offerte dal progetto LIFE IP GESTIRE 2020 per un utilizzo efficiente delle risorse al fine di favorire la conservazione di specie di flora e fauna dentro e fuori i siti di Rete Natura 2000.


Natura Bresciana 2017 – Volume 41

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Indice degli articoli

BALZARINI A. & GIROD A.
Il problema di Chilostoma (Cingulifera) cingulatum gobanzi (Frauenfeld, 1867) 4 – Isolamento e forme “eccessive”

Riassunto – I rifugi glaciali e le zone a parco periglaciale in Europa e nelle Alpi meridionali hanno consentito durante i periodi glaciali plurimi del Pleistocene la sopravvivenza di molte specie di molluschi e la loro diffusione negli interglaciali. Le diverse modalità di espansione postglaciale, le possibilità di colonizzare habitats differenti, l’apparizione di sottospecie sono state approfondite dagli studi di filogeografia dai quali emerge la scarsa attitudine di specie calciofile e rupicole a colonizzare ampi territori. Vengono ripresi e discussi alcuni argomenti parzialmente trattati in passato su Chilostoma cingultum gobanzi della zona montana di Val Toscolana e Val Vestino, rifugio glaciale nell’Ultimo Massimi Glaciale. In dettaglio si analizzano il rapporto tra diametro del nicchio e diffusione in quota, la localizzazione delle popolazioni con presenze significative di individui di taglie eccessive (forme nane e forme giganti), l’abbondanza di individui in alcune stazioni isolate, lo sviluppo demografico presso due popolazioni. I risultati di quest’ultimo studio non sono risolutivi a causa dell’accentuato comportamento di homing accertato presso C. c. gobanzi. Le popolazioni con alta frequenza di individui nani sono arroccate su rocce di piccole dimensioni emergenti tra le malghe ove non esistono continuità territoriali con altre formazioni rocciose. L’isolamento appare attualmente come un fattore importante ma forse non unico a determinare il nanismo; altri fattori come l’aridità ambientale o l’esposizione meridionale appaiono probabili. La collocazione di alcune stazioni ritenute significative per la presenza di individui di grossa taglia hanno esposizione verso quadranti settentrionali. Non si esclude una certa casualità. Le colonie di C. c. gobanzi in un’area collinare distante da quella tipica montana fanno emerger il problema sulla sua diffusione e suoi spostamenti nel Pleistocene e Olocene.


FERRI V. & SOCCINI C.
I popolamenti Odonatologici ed Erpetologici del complesso dei laghi di cava in Località San Polo di Brescia (Lombardia, Italia settentrionale). Situazione e proposte per la conservazione

Riassunto – Sono esposti i risultati delle ricerche faunistiche ed ecologiche sui popolamenti di Odonati, di Anfibi e di Rettili del complesso dei laghi di cava in Località San Polo del comune di Brescia (Lombardia, Italia settentrionale). Durante gli anni di ricerca (2014-2017) sono state rinvenute 7 specie di Odonata Zygoptera e 11 di Anisoptera, 6 specie di Anfibi e 8 di Rettili. Spiccano nel contesto faunistico generale del territorio bresciano le segnalazioni fra le libellule di Pyrrhosoma nymphula, Ischnura pumilio e Aeshna isosceles, di Triturus carnifex per gli anfibi e di Coronella austriaca, Zamenis longissimus e Natrix tessellata per i rettili. Vengono presentati i principali fattori di minaccia e le linee guida per la conservazione di queste emergenze faunistiche.


GRATTINI N., NIGRELLI G. & BELLINTANI S.
Marcato aumento della popolazione nidificante di Allocco, Stryx aluco, in Provincia di Mantova (Lombardia, Italia settentrionale)

Riassunto – Viene analizzata e descritta la distribuzione e la consistenza della popolazione di Allocco, Strix aluco, nidificante in Provincia di Mantova nel periodo 2000-2016. L’indagine ha appurato un maggior numero di siti occupati rispetto ai decenni precedenti quando la specie nel periodo 1983-1987 era presente in 9 località. Nel periodo 2000-2010 la specie è risultata presente in 29 siti con un aumento del 222% mentre nel periodo 2011-2016 in 42 siti, con un aumento del 44% rispetto alla fase di studio 2000-2010.


GRATTINI N., NIGRELLI G., BELLINTANI S. & NOVELLI F.
Distribuzione e consistenza di alcuni roost di Cormorano, Phalacrocorax carbo, presenti in Provincia di Mantova 2012-2016 (Lombardia, Italia settentrionale)

Riassunto – Viene analizzata e descritta la distribuzione e la consistenza della popolazione di Cormorano, Phalacrocorax carbo, svernante in alcuni roost della Provincia di Mantova nel periodo 2012-2016. L’indagine svolta ha evidenziato una distribuzione più ampia rispetto al periodo 2002-2006, con la presenza di nuovi dormitori rilevati e una popolazione che rappresenta circa il 32% della popolazione presente nei dormitori lombardi censiti nel gennaio 2016.


BRUSA G., DALLE FRATTE M., ZANZOTTERA M. & CERABOLINI B. E. L.
Come implementare la conoscenza floristico-vegetazionale in Lombardia? La banca dati degli habitat di interesse comunitario (Direttiva 92/43/CEE)

Riassunto – La presente ricerca sintetizza il quadro delle conoscenze ricavabili dalla banca dati dei rilievi fitosociologici degli habitat di interesse comunitario (Direttiva 92/43/CEE) presenti in Lombardia. La banca dati è costituita da 4730 rilievi (rappresentativi di 54 habitat), di cui il 98.1% è geolocalizzato in Lombardia e il 25.0% è inedito. Considerando due criteri, cioè il numero di rilievi e la loro distribuzione sul territorio regionale, per ciascun habitat sono stati determinati lo stato delle conoscenze e le lacune conoscitive. L’analisi dei dati ha evidenziato quali gruppi di habitat presentano la percentuale più elevata di specie di valore conservazionistico e in quali habitat le neofite condizionano maggiormente la fisionomia della vegetazione. Infine, sono stati individuati gli habitat maggiormente soggetti a determinati fattori di pressione.


ARMIRAGLIO S., BONA E., BORTOLOTTI L., FERRARI M. & ROSATI L.
Un’inedita raccolta di Orazio Gavioli ritrovata nel fondo “Valerio Giacomini” al Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia

Riassunto –Nella collezione di Valerio Giacomini (1914-1981), donata nel 1984 al Museo di Scienze Naturali di Brescia, è stata ritrovata un’inedita raccolta del botanico lucano Orazio Gavioli (1871-1944). Si tratta di cento exsiccata di piante vascolari, collezionate dall’Autore tra il 1923 e il 1926 in provincia di Potenza. Il ritrovamento della raccolta dell’Autore lucano è stato del tutto casuale, poiché era riposta in una scatola di cartone delle dimensioni di cm 26×36×49, riportante esternamente una etichetta con la scritta in matita: “Hb – Zodda – Ugolini, Flora Pirenei”, che conteneva anche altre tre cartellette di exsiccata della collezione Giacomini. La raccolta di Gavioli era già appartenuta al naturalista bresciano Ugolino Ugolini (1856-1942), con il quale Gavioli aveva una collaborazione scientifica. Il suo ritrovamento è singolare, poiché l’intera collezione di exsiccata di Ugolini è stata interamente acquisita dall’Università degli Studi di Padova e ora è conservata presso l’Herbarium Patavinum (PAD). La raccolta di Gavioli è oggi conservata presso l’erbario Sezione Botanica del Museo di Scienze Naturali di Brescia.


LEO R.
Caso di fedeltà al sito di svernamento in Gabbiano comune (Chroicocephalus ridibundus)

Riassunto – Si riporta il pluriennale svernamento di un Gabbiano comune avvenuto costantemente in una ristretta area del porto di Sirmione (lago di Garda). L’animale, inanellato da giovane in Estonia, nidificava usualmente in Polonia.


GARGIONI A., BRICHETTI P. & SOTTILE F.
Resoconto ornitologico bresciano 2016

Riassunto – Vengono riportate le segnalazioni ornitologiche più interessanti per la provincia di Brescia relative al 2016.


BONA E.
Il mio ricordo di Giuseppe Berruti


FORMENTI S.
Cinzio De Carli, non solo botanico


GROTTOLO M.
Mauro Agosti (1970-2016)


Natura Bresciana 2016 – Volume 40

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Indice degli articoli

BRUSA G.
Ricerche sulle popolazioni di Corynephorus canescens (L.) P. Beauv. (Poaceae) nella valle del fiume Ticino

Riassunto – Corynephorus canescens è una pianta considerata a rischio di estinzione in Italia. Lo scopo del presente studio è stato colmare le lacune esistenti circa la conoscenza della sua distribuzione in una parte significativa dell’areale italiano, raccogliendo dati accurati sulla consistenza delle popolazioni, per trarre utili implicazioni per la conservazione della specie. I risultati hanno evidenziato il fondamentale ruolo del Fiume Ticino nel formare depositi di sabbia colonizzabili dalla specie. Il principale fattore di rischio per la conservazione della specie potrebbe essere rappresentato dai cambiamenti in atto nel clima, in primis dagli episodi di severa aridità estiva a causa dei quali le popolazioni risultano fortemente danneggiate.


GROTTOLO M., PEDERSOLI D. & AGOSTI M.
I coleotteri carabidi del bacino superiore del fiume Oglio (Coleoptera Carabidae) II contributo alla conoscenza della coleotterofauna del bresciano

Riassunto – Nel presente lavoro vengono riportati i dati di località riguardanti i Carabidi del bacino superiore del fiume Oglio, che di fatto comprende la Val Camonica e la Valle di Scalve. Questi dati sono stati estrapolati, oltre che dalle fonti bibliografiche, dalle collezioni degli autori e da quelle di collezionisti attivi nella zona di studio, frutto di diversi anni di ricerca sul campo. È stata quindi analizzata la presenza o l’assenza delle specie ripartite nei quattro settori in cui è stata suddivisa l’area di ricerca: la bassa, la media, l’alta Val Camonica e la Valle di Scalve, raffrontando la corologia delle specie rinvenute; seguendo la “Suddivisione Orografica Internazionale Unificata del Sistema Alpino” (SOIUSA) si è collocata ogni singola specie nello specifico raggruppamento montuoso delle Alpi.
La ricerca ha portato al censimento di ben 283 specie di carabidi aumentando notevolmente il numero di quelle conosciute precedentemente. L’analisi corologica ha mostrato una predominanza di elementi oloartici ed europei, una presenza limitata di elementi di tipo mediterraneo legati agli habitat xerotermi, e un numero rilevante di endemismi. Lo studio corologico e lo spettro risultante è stato comparato con quello della Val Varaita (Piemonte) della quale sono disponibili studi approfonditi; il confronto con lo spettro delle carabidofaune della valle piemontese, ha evidenziato come le ripartizioni percentuali tra i differenti corotipi siano, in regioni con condizioni ambientali paragonabili, sostanzialmente simili. Si evidenzia una sostanziale omogeneità di corotipi tra la Val Varaita (Piemonte) e il bacino superiore del fiume Oglio e quindi della Val Camonica e della Val di Scalve; tale uguaglianza è rimarcata dall’alta percentuale di endemismi presenti.


GRATTINI N. & BAGNI L.
Due anni di indagine ornitologica in un’area golenale del fiume Po mantovano (Lombardia, Italia settentrionale)

Riassunto – Vengono riportati i risultati di un’indagine ornitologica compiuta nel periodo ottobre 2010-ottobre 2012 in un’area golenale del Po ricadente all’interno di una ZPS. Un transetto di 1200 metri è stato ripetuto ogni 8 giorni circa, per un totale di 89 uscite. Sono state contattate complessivamente 79 specie, di cui 27 nidificanti e 32 svernanti. Nove sono quelle di Allegato I, 22 sono le SPEC e 9 sono quelle rientranti nella Lista Rossa nazionale.


GRATTINI N., SALA M. A. & NIGRELLI G.
Censimento invernale del Gheppio, Falco tinnunculus, in un’area della bassa pianura mantovana (Lombardia, Italia settentrionale)

Riassunto – Durante il periodo inizio dicembre 2014 fine gennaio 2015 è stato effettuato un conteggio invernale tramite l’indice chilometrico di abbondanza (IKA) sul Gheppio, Falco tinnunculus, svernante in un’area della bassa pianura mantovana. Nel corso dell’indagine sono stati percorsi complessivamente 390 km conteggiando 275 Gheppi. La media di individui/km lineare è risultata di 0,71. La consistenza della popolazione svernante di Gheppio è stata parzialmente confrontata con quella rilevata in passato.


GARGIONI A., GROPPALI R., ANNI N. & QUARANTA D.
Forestazione in pianura e avifauna: il bosco del “Lusignolo” in provincia di Brescia

Riassunto – Vengono presentati i risultati di uno studio ornitologico basato su 45 rilievi effettuati lungo un transetto di 3.700 metri tra dicembre 2006 e dicembre 2008. L’area studiata è un rimboschimento ampio oltre 41 ettari eseguito a partire dal 2006 dalla Regione Lombardia nella pianura in provincia di Brescia. Sono stati individuati circa 7.100 uccelli appartenenti a 75 specie, 33 delle quali di interesse conservazionistico europeo. L’analisi dei dati ha permesso di valutare come gli imboschimenti, anche se recenti, hanno un valore ecologico superiore a quello dei coltivi.


BRICHETTI P. & GARGIONI A.
Check-list degli uccelli della provincia di Brescia (Lombardia) aggiornata al dicembre 2016

Riassunto – Viene presentata la check-list degli uccelli della provincia di Brescia aggiornata al dicembre 2016. Le specie ritenute valide sono 377 (221 non-Passeriformes e 156 Passeriformes), che rappresentano il 68,8% di quelle italiane, appartenenti a 24 ordini e 69 famiglie. Le specie escluse per vari motivi sono complessivamente 33.


GRATTINI N., NOVELLI F. & BELLINTANI S.
Avifauna del mantovano (Lombardia, Italia settentrionale) aggiunte a tutto il 2015

Riassunto – Viene presentato un aggiornamento dell’Avifauna della provincia di Mantova con i dati raccolti dal 2007 a tutto il 2015, dopo il primo lavoro riguardante il periodo fine ‘800-2006. Vengono considerate le specie che hanno evidenziato le variazioni più significative a livello fenologico e le specie nuove non segnalate precedentemente, nonchè le grandi concentrazioni o dormitori consistenti di alcune specie. Inoltre, sono stati recuperati alcuni dati presgressi o storici non citati nella precedente lista. Il totale delle specie della provincia di Mantova aumenta a 300 (182 Non Pass. e 118 Pass.), per l’aggiunta di Oca facciabianca, Oca Egiziana, Oca Colombaccio, Airone schistaceo, Gabbiano reale pontico, Parrocchetto dal collare, Cornacchia nera, Pulcinella di mare, Luì forestiero. Vengono ecluse dall’avifauna del mantovano le seguenti specie: Cairina moschata, Ibis eremita, Carduelis citrinella, fuggite o liberata dalla cattività, di origine estera, utilizzate in progetti di reintroduzione.


ARMIRAGLIO S., GRITTA M., LABRA M. & LEONI B.
Idro-ecologia dei bacini urbani come strumento di pianificazione per una gestione sostenibile: il caso del Parco dell’Acqua (Brescia, Italia settentrionale)

Riassunto – Il Parco dell’Acqua è situato nel centro della città di Brescia, dove un tempo si trovava l’Istituto Ittiogenico provinciale. Nel Parco la vasca principale dall’antico allevamento è stata ristrutturata e attrezzata con un passaggio sotterraneo dotato di vetrate per consentire la visione della parte sommersa del bacino. Nella vasca è stato ricostruito un piccolo ecosistema acquatico lentico, utilizzando la flora e l’ittiofauna più comuni dei laghi delle Prealpi Lombarde. Il bacino artificiale presenta una superficie di 620 m2, una profondità media di 2 m e un volume pari a 1100 m3 di acqua; è alimentato da acqua di falda prelevata da un apposito pozzo. L’acqua del lago viene depurata con un sistema di filtraggio a sabbia, tuttavia durante la stagione estiva si osservano consistenti fioriture algali e perifitiche che riducono la trasparenza e la visibilità dalle vetrate.
A questo proposito è stato svolto uno studio con lo scopo di caratterizzare il bacino dal punto di vista idro-ecologico e capire quali fossero le fonti di nutrienti che determinano questa proliferazione algale. È stato anche condotto uno studio preliminare per stimare quanto le macrofite acquatiche attualmente presenti siano in grado di accumulare azoto e fosforo e di sottrarlo quindi alle alghe. I risultati evidenziano un elevato livello di trofia del bacino, da cui dipendono le consistenti fioriture algali stagionali. Tali nutrienti, in particolare il fosforo, sono immessi nel bacino con la fonte di approvvigionamento principale, ossia l’acqua del pozzo. Ciò avviene in particolar modo nei mesi tardo primaverili-estivi, a causa di una maggior richiesta idrica del sistema di depurazione, determinando così una costante disponibilità di nutrienti quando il periodo vegetativo è al suo culmine. La capacità delle macrofite presenti nel bacino di sottrarre nutrienti alle alghe e di ombreggiare la superficie è importante ma al momento non sufficiente a ridurre la produttività del bacino. I risultati ottenuti consentono di definire misure concrete per una gestione sostenibile del bacino. Sarebbe auspicabile individuare l’esistenza di fonti di approvvigionamento idrico alternative al pozzo utilizzato, e integrare, sino a sostituire interamente, il sistema di depurazione in funzione con filtri naturali, questi riducono sensibilmente il consumo idrico attuale e non richiedono interventi, se non minimi, di manutenzione.


ARMIRAGLIO S., MOSCONI E., RONCALI F., SCORZA S., TAIETTI F. & ZAGNI I.
I funghi in cera del Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia

Riassunto – Nel presente lavoro viene descritta la collezione di riproduzioni di funghi in cera del Museo di Scienze Naturali di Brescia. Sono inoltre presentati i metodi di restauro cui è stata sottoposta e le notizie storiche disponibili sulla collezione stessa.
La collezione, recentemente attribuita ad Angelo Maestri, faceva parte dell’antico fondo naturalistico dell’Ateneo di Scienze Lettere e Arti di Brescia, cui fu donata dall’Ing. Germano Germani. Nel corso degli anni fu studiata e catalogata da soci e simpatizzanti dell’Ateneo, tra cui Vittorio Beccaris e Nino Arietti. L’intera collezione costituiva parte dell’esposizione permanente del Museo di Storia Naturale di Brescia sia a Palazzo Martinengo da Barco nel 1902, sia a Palazzo Bargnani nel 1938. Divenne, infine, patrimonio del Comune di Brescia nel 1949, anno in cui l’Ateneo cittadino donò le sue collezioni naturalistiche alla città.


RESOCONTI E SEGNALAZIONI


PEDERSOLI D.
Presenza di Lamprodila (Palmar) festiva Linneo, 1767 in due siti nelle province di Brescia e Bergamo (Coleoptera Buprestidae Buprestinae)

Riassunto – Nella presente nota viene segnalata la presenza di Lamprodila (Palmar) festiva in due nuove stazioni nella Regione Lombardia.


SALVATO G. & ULIANA M.
Prime segnalazioni di Cartodere (Aridius) bifasciata (Reitter, 1877) in Italia (Insecta, Coleoptera, Latridiidae)

Riassunto – Vengono segnalati i primi reperti italiani di Cartodere (Aridius) bifasciata (Reitter, 1877), specie di origine Australiana intercettata in Europa almeno a partire dalla seconda metà del XIX secolo e insediatavi almeno dalla metà del XX. Il primo reperto italiano qui documentato è del 2007 (Trentino Alto Adige). La specie è inoltre presente in Veneto ed Emilia Romagna, sia in contesti antropici che naturali.


GARGIONI A.
Prima nidificazione di cicogna bianca Ciconia ciconia (Linnaeus, 1758) in provincia di Brescia (Lombardia)

Riassunto – Viene descritta la prima nidificazione accertata per la provincia di Brescia della Cicogna bianca Ciconia ciconia all’interno di un’azienda agricola nella bassa bresciana orientale.


GARGIONI A.
Accertata nidificazione di picchio rosso minore Dendrocopos minor (Linnaeus, 1758) nel parco dell’Oglio nord (provincia di Brescia)

Riassunto – Viene descritta l’accertata nidificazione per la provincia di Brescia del Picchio rosso minore Dendrocopos minor nel Parco Regionale dell’Oglio nord.


GARGIONI A.
Prima nidificazione di Airone Guardabuoi Bubulcus ibis (Linnaeus, 1758) in provincia di Brescia (Lombardia)

Riassunto – Viene descritta la prima nidificazione accertata per la provincia di Brescia dell’Airone guardabuoi Bubulcus ibis, in una garzaia all’interno del raccordo autostradale di “Brescia centro”.


MANTOVANI S.
Segnalazioni di istrice (Hystrix cristata L., 1758) in provincia di Cremona: un Aggiornamento

Riassunto – Viene proposto un aggiornamento a giugno 2016 delle segnalazioni di istrice (Hystrix cristata) in provincia di Cremona. Dopo il primo dato del 1999 (Lavezzi, 1999), per oltre un decennio i riscontri della specie sono risultati molto scarsi. Un notevole aumento del numero delle segnalazioni si è verificato a partire dal 2014.


GARGIONI A., BRICHETTI P. e SOTTILE F.
Resoconto ornitologico bresciano 2013, 2014, 2015

Riassunto – Vengono accorpate, divise per anno, le segnalazioni ornitologiche più interessanti per la provincia di Brescia relative agli anni 2013, 2014 e 2015


Natura Bresciana 2015 – Volume 39

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Indice degli articoli

ARMIRAGLIO S., SCHIROLLI P., MANTOVI A., COSTA A., DI BELLA S.
L’attività editoriale del Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia

Riassunto – “Natura Bresciana” è l’Annuario del Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia dal 1965. Nasce come rivista divulgativa ma sin dai primi numeri i contributi scientifici originali sono prevalenti.
Natura Bresciana è una rivista multidisciplinare, che ha come scopo la pubblicazione di articoli scientifici riguardanti le Scienze Naturali, con particolare riguardo ai contributi riferiti alla provincia di Brescia, al territorio padano, prealpino, alpino e alle aree biogeograficamente pertinenti.
Il Museo Civico di Scienze Naturali pubblica anche le “Monografie di Natura Bresciana” e “le Chiavi della Natura”. Natura Bresciana è stata realizzata dal Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia in collaborazione con il Centro Studi Naturalistici Bresciani, associazione composta da ricercatori naturalisti prevalentemente volontari. Il ruolo del CSNB è sempre stato decisivo per la rivista, tanto che ciascuno dei volumi pubblicati sino a oggi contiene raramente un numero di articoli proposti dai soci inferiore al 50% del totale di ciascun volume.


MARTINI F. (Ed.), BONA E., FEDERICI G., FENAROLI F., PERICO G.
Aggiunte e integrazioni alla “Flora vascolare della Lombardia centro-orientale”

Riassunto – Vengono presentate le aggiunte e le integrazioni alla “Flora vascolare delle Lombardia centro-orientale”. Si tratta di 1156 nuovi dati, di cui 891 osservazioni in campo, 217 dati d’erbario, 31 segnalazioni bibliografiche recenti e 17 derivate da revisioni di erbari storici. Sono stati registrati due generi nuovi per la Flora, ambedue esotici: Phyla e Sesamum. I taxa nuovi o redivivi a livello specifico e infraspecifico sono nel complesso 21. Fra questi Campanula martinii e Sempervivum soculense risultano nuovi per la scienza e uno, Hieracium dolichaetum, redivivo per il territorio considerato.


MANGILI F., TAMPUCCI D., CACCIANIGA M.
Alcune osservazioni sull’ecologia di Saxifraga presolanensis Eng. (Saxifragaceae) su substrati non carbonatici

Riassunto – Questo lavoro segnala il ritrovamento di una nuova stazione di Saxifraga presolanensis su substrato non carbonatico in Val Sanguigno (Alpi Orobie). Si tratta del quarto ritrovamento al di fuori degli affioramenti carbonatici prealpini delle alpi bergamasche, di cui la specie era ritenuta esclusiva. I risultati riepilogano le informazioni sulla distribuzione di questa policy species, con particolare riferimento alle

stazioni su substrati non carbonatici e sulle loro implicazioni biogeografiche e geobotaniche.


AUGUSTINUS B. A., GUARINI M. F., COLOMBO F., CITTERIO S., SCHAFFNER U., MüLLER-SCHäRER H., GENTILI R.
Diffusione di Ambrosia artemisiifolia L. e Ophraella communa LeSage in Valtellina (Alpi Centrali, Lombardia)

Riassunto – La presente nota riporta le nuove stazioni della specie esotica invasiva Ambrosia artemisiifolia L. (Asteraceae) e del suo nemico naturale Ophraella communa LeSage, 1986 (Coleoptera; Chrysomelidae) in Valtellina, Lombardia (Italia settentrionale). Mentre la presenza della pianta in Valtellina era già stata supposta sulla base dei monitoraggi pollinici e da dati bibliografici riferiti alla Provincia di Sondrio (Valchiavenna), la presenza dell’insetto può essere interpretata come segno di una prima graduale colonizzazione di questa valle.


GIUPPONI L., ANDREIS C., GIORGI A.
Caratteri floristico-vegetazionali ed ecologici di una comunità vegetale con Lupinus polyphyllus Lindl. in un̓area della Val di Scalve interessata da interventi di ingegneria naturalistica

Riassunto – Viene segnalata la presenza di Lupinus polyphyllus Lindl. (specie aliena) in un̓area della Val di Scalve (Comune di Azzone, BG) in cui sono state realizzate opere di ingegneria naturalistica e vengono riportati i caratteri floristico-vegetazionali ed ecologici della comunità vegetale di cui è parte.


NARDI G.
Gli endemiti della fauna malacologia bresciana

Riassunto – In questo lavoro vengono analizzati i molluschi endemici della provincia di Brescia, sia esclusivi, sia condivisi con province o regioni limitrofe italiane. Non sono state invece considerate quelle specie endemiche, presenti nelle Prealpi e Alpi centrali, conosciute anche per alcune stazioni estere (Canton Ticino, Svizzera). La fauna malacologica endemica del bresciano è pertanto composta da 24 taxa: 10 specie, 14 sottospecie.
Di queste entità 19 sono terrestri (una sola ipogea) e 5 vivono nelle acque dolci: Cochlostoma (Dalfreddia) porroi gredleri (Westerlund, 1879), Acicula beneckei (Andreae, 1883), Iglica concii (Allegretti, 1944), I. vobarnensis (Pezzoli & Toffoletto), 1968), Paladilhiopsis virei (Locard, 1903), Islamia ruffoi Bodon & Cianfanelli, 2012, Eupaludestrina spinellii (Gredler, 1859), Zospeum globosum Küscer, 1928, C. megacheilos avenoides (Westerlund, 1874), C. megacheilos frassineiana Nardi, 2009, C. megacheilos toscolana (Schröder, 1913), C. multidentata multidentata (Strobel, 1851), Argna valsabina (Spinelli, 1851), Vitrinobrachium tridentinum Forcart , 1956, Deroceras (Deroceras) planarioides (Simroth, 1910), Charpentieria itala lorinae (Gredler, 1869), C. itala trepida Käufel, 1928, C. itala triumplinae Nardi, 2011, Clausilia (Strobeliella) umbrosa gardonensis Nardi & Nordsieck, 2013, C. (S.) umbrosa umbrosa Käufel, 1928, Chilostoma (Cingulifera) cingulatum baldense (Rossmässler, 1893), C. (C.) cingulatum colubrinum (De Cristo fori & Jan, 1832), C. (C.) cingulatum gobanzi (Frauenfeld, 1867) e C. (C.) frigidum frigidissimum (Paulucci, 1881).
Per ciascuno dei 24 taxa esaminati vengono forniti: i dati delle località di raccolta storiche, presenti nella letteratura scientifica; l’elenco dei materiali di recente acquisizione, analizzati dall’autore; informazioni di carattere ecologico, l’areale di distribuzione, note tassonomiche e nomenclaturali. Si conclude con considerazioni generali di tipo sistematico, ecologico e biogeografico circa la fauna endemica della provincia di Brescia.


GROTTOLO M.
Boldoriella (Insubrites) pedersolii nuova specie delle Prealpi Bergamasche (Coleoptera Carabidae Trechinae)

Riassunto – Nella presente nota viene descritta Boldoriella (Insubrites) n. sp. di una grotta del sebino bergamasco (Stampa dei Pagà n°1370 Lo BG). La nuova specie risulta facilmente distinguibile e ben diversificata per la conformazione dell’habitus e dell’organo copulatore maschile, infatti, presenta una morfologia esterna caratterizzata dalla forma leggermente ellittica delle elitre e dall’assenza di angolo omerale e l’edeago allungato, sottile ed uncinato non trova riscontro nelle altre specie conosciute.


MONZINI V.
Allegrettia pavani orobiensis, nuova sottospecie delle Alpi Orobie, simpatrica e sintopica con Allegrettia comottii Monguzzi 2011 (Coleoptera Carabidae Trechini)

Riassunto – L’autore descrive Allegrettia pavani orobiensis, nuova sottospecie ampiamente diffusa in cavità naturali e artificiali delle Alpi robie tra i Monti Secco-Arera-Grem e l’altopiano di Clusone, nella media Val Seriana in provincia di Bergamo (Lombardia). In quasi tutte le stazioni il taxon convive in simpatria e sintopia con un’altra specie congenere: Allegrettia comottii Monguzzi 2011. Allegrettia pavani orobiensis si differenzia da tutte le altre sottospecie note di Allegrettia pavani per i seguenti caratteri: capo largo con tempie arrotondate, elitre molto convesse sul disco, lucidissime con strie superficiali, e per la diversa struttura dell’edeago.


GROTTOLO M., PEDERSOLI D.
I cerambici della Valle Camonica. Primo contributo alla conoscenza della coleotterofauna della provincia di Brescia (Lombardia)

Riassunto – Nel presente lavoro vengono riportati i dati di località riguardanti i Cerambicidi della Valle Camonica: questi sono stati estrapolati dalle collezioni degli autori e da quelle di collezionisti attivi nella zona di studio, oltreché dalle fonti bibliografiche. È stata, quindi, analizzata la presenza o l’assenza delle specie ripartite nei tre settori della bassa, della media e dell’alta valle, confrontandola con la cerambicidofauna accertata nel resto della Provincia di Brescia. Lo studio corologico e lo spettro risultante è stato raffrontato con quello delle Province di Sondrio e della Valle d’ Aosta, territori dalle caratteristiche ambientali similari alla Valle Camonica per i quali sono disponibili studi approfonditi.
La ricerca ha portato al censimento di ben 120 specie di Cerambicidi, aumentando notevolmente il loro numero
conosciuto a livello provinciale; sono stati, inoltre, rinvenuti 5 taxa non ancora noti a livello regionale. L’analisi corologica ha mostrato una predominanza di elementi sibirico-europei ed europei, non mancando comunque una componente di tipo mediterraneo legata agli habitat xerotermi soprattutto del settore basso valligiano; infine, il confronto con gli spettri delle cerambicidofaune valtellinesi e valdostane, ha evidenziato come le ripartizioni percentuali tra i differenti corotipi siano, in regioni con condizioni ambientali paragonabili, sostanzialmente simili.


BENNATI R.
Colonizzazione e utilizzo di nuove pozze d’abbeverata da parte degli Anfibi

Riassunto – La colonizzazione da parte di Bufo bufo e Rana dalmatina di pozze di abbeverata di recente costruzione, dimostra come gli anfibi prediligono questi siti, più vicini al loro ambiente di vita terrestre, per riprodursi senza dover affrontare lunghi spostamenti per recarsi nei loro siti preferenziali.


TIBERTI R.
Herpetofauna of the Mount Guglielmo (Brescia, Italy)

Riassunto – L̓herpetofauna del M.te Guglielmo (Brescia, Italia). Il presente studio fornisce nuovi dati di distribuzione dell’erpetofauna della fascia montana del Monte Guglielmo (1957 m s.l.m.), a una quota superiore a 1000 m s.l.m. In 11 anni (2005-2015) di monitoraggi, sono state raccolte 726 osservazioni. Nell’area di studio sono state ritrovate cinque specie di anfibi (Salamandra salamandra, Triturus carnifex, Bombina variegata, Bufo bufo, Rana temporaria) e sette di rettili (Podarcis muralis, Lacerta bilineata, Anguis veronensis, Hierophis viridiflavus, Natrix natrix, Vipera aspis e Zamenis longissimus). Le mappe di distribuzione e alcune problematiche di conservazione relative all’erpetofauna locale vengono discusse all’interno dell’articolo.


GRATTINI N., BELLINTANI S.
Indagine ornitologica nella riserva naturale “Vallazza” Mantova (Lombardia) 2009-2014

Riassunto – Viene presentata e commentata in modo conciso la situazione attuale dell’avifauna della Riserva Naturale Vallazza nel periodo 2009-2014, integrata e confrontata con i dati pregressi disponibili dal 1970 al 2008. Vengono indicate anche alcune categorie di tutela (All. I Dir. 09/147/CE, SPEC). Le specie citate sono 160 (100 Non Pass. e 60 Pass.). Una specie è aufuga. Le specie nidificanti, comprese quelle irregolari e probabili, sono 66 (7 quelle pregresse); quelle svernanti comprese le irregolari 76 (1 specie pregressa). I migratori regolari esclusivi sono 131 (16 quelli pregressi), gli accidentali 15 (9 quelli pregressi). L’Indice di Valore Ornitologico calcolato su 54 specie nidificanti nel periodo 2009-2014 è pari al valore medio 41,48 ± 11,23 D.S..


CAPELLI S., FORLANI E., TROTTI P., BRICHETTI P.
Atlante degli uccelli svernanti nella città di Brescia 2006-2011

Riassunto – Vengono presentati i risultati dell’inchiesta sugli uccelli svernanti nella Città di Brescia svolta negli inverni dall̓1 Dicembre 2006 al 31 gennaio 2011. La città è stata suddivisa in 65 unità di rilevamento (U.R.), di 500×560 m, rispettando la griglia utilizzata per il censimento dei nidificanti. Il totale delle specie rilevate è 64 di cui 25 non-Passeriformi e 39 Passeriformi. Le specie più diffuse sono: passera d’Italia (Passer italie), merlo (Turdus merula) e pettirosso (Erithacus rubecula), presenti in tutte le U.R.; torno (Sturnus vulgaris) e cornacchia grigia (Corvus cornix), presenti nel 90% delle U.R.. Quelle più localizzate sono: anatra andarina (Aix galericulata), balestruccio (Delichon urbicum), barbagianni (Tyto alba), cormorano (Phalacrocorax carbo), corvo imperiale (Corvus corax), gabbiano reale (Larus michahellis), gufo comune (Asio otus), peppola (Fringilla montifringilla), picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), picchio verde (Picus viridis), pispola (Anthus pratensis), saltimpalo (Saxicola torquatus), smeriglio (Falco columbarius), tordo bottaccio (Turdus philomelos), zigolo muciatto (Emberiza cia), tutte specie segnalate in una sola U.R.. Il numero medio di specie per U.R. è 15,3 con un massimo di 31 e un minimo di 6. I valori di ricchezza specifica più alti si riscontrano nelle zone maggiormente diversificate dal punto di vista ambientale come il Parco Ducos e zone limitrofe, il corso dei fiumi Mella e Garza, il Colle Cidneo e le U.R. periferiche. I dati, raccolti da 28 rilevatori, sono complessivamente 1785.


LEO R., BERTOLI R.
Vent’anni di inanellamento alla stazione Passo della Berga (Bagolino, Brescia, Lombardia): primo contributo

Riassunto – Le Prealpi Bresciane sono un punto di notevole importanza per la migrazione autunnale specialmente per i Passeriformi. La stazione di inanellamento Passo della Berga, sita in comune di Bagolino (BS), si trova in una località ad elevatissima intensità di flusso migratorio. Nell’articolo sono illustrati i risultati di 20 anni di inanellamento. Dopo una fase iniziale esplorativa, con campionamenti in tutte le pentadi di migrazione autunnale, negli ultimi anni la ricerca si è concentrata esclusivamente sul passaggio dei Passeriformi migratori intrapaleartici durante il mese di ottobre. Oltre ai dati generali vengono evidenziati i primi risultati emersi come la cattura oraria, la ricchezza, la dominanza e le rotte di migrazione. Il Passo della Berga si conferma uno dei più importanti siti in Italia per la migrazione autunnale dei Passeriformi.


BIAGI P., STARNINI E.
Human settlement and environmental exploitation of Valcamonica Valtrompia watershed from the beginning of the Holocene to the Middle Ages

Riassunto – Il lavoro presenta una sintesi dei dati a disposizione riguardanti la frequentazione umana più antica delle alte quote alpine, con particolare riferimento allo spartiacque Valcamonica-Valtrompia. Le ricerche condotte negli ultimi 30 anni hanno messo in luce numerose testimonianze del passaggio dell’uomo a partire dalla fine del Paleolitico Superiore. Un maggior numero di frequentazioni è documentato a partire dall’inizio dell’Olocene, e testimonia l’attività venatoria stagionale da parte di gruppi di cacciatori-raccoglitori mesolitici, non appena le praterie alpine si erano liberate dalla coltre glaciale. Le alte quote vennero frequentate nuovamente a partire dall’età del Bronzo, come indicato principalmente da rinvenimenti di punte di freccia anche su sentieri attualmente ancora in uso, oltre che da una serie di datazioni radiocarboniche. Frequentazioni più recenti sono attestate per l’età del Ferro e il periodo Alto Medievale.


RESOCONTI E SEGNALAZIONI


CRETTI A., BONA E.
Una nuova stazione di Linnaea borealis L. sulle Alpi Orobie orientali

Riassunto – Si documenta il rinvenimento della Linnaea borealis L. sulle Alpi Orobie orientali, a quota modesta.


DE PASCALIS F., ILAHIANE L.
Presenza di Euplagia quadripunctaria (Poda, 1761) Nel Sic-Zps “Torbiere del Sebino”(Bs)

Riassunto – Riportiamo la prima segnalazione di Euplagia quadripunctaria per un SIC-ZPS della provincia di Brescia.


BERTOLI R.
Nidificazione di Rondone (Apus apus) in un nido di Balestruccio (Delichon urbicum) nel Comune di Pertica Bassa (Valle Sabbia) in Provincia di Brescia

Riassunto – Si presenta l’atipica nidificazione di una coppia di Rondoni in un nido di Balestruccio in provincia di Brescia.


TROTTI P.
Observation of Eagle Owl (Bubo bubo) predation on Alpine Swift (Apus melba)

Riassunto – Breve descrizione di un evento di predazione da parte di un Gufo reale su un Rondone maggiore.


Natura Bresciana 2013 – Volume 38

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Indice degli articoli

AGOSTINI L. e FIORETTI A.M.
Storia delle meteoriti Alfianello e Trenzano cadute nella Provincia di Brescia nella seconda metà del 1800.

Riassunto – Al museo di Scienze Naturali di Brescia sono custodite due meteoriti di notevole valore storico: Trenzano e Alfinello. Trenzano cadde il 12 Novembre 1856 a Trenzano (Brescia) mentre Alfianello cadde ad Alfianello (Brescia) il giorno16 Febbraio 1883. Entrambe prendono il loro nome dalla località dove sono cadute.
La prima aveva un peso di circa 9 kg, il peso della meteorite e dei frammenti si può solo ipotizzare facendo la somma del peso dei pezzi segnalati nei vari musei e da privati, la seconda invece di circa 200 kg.
Frammenti delle due meteoriti, tra la fine del 1800 fino a metà circa del 1900, furono venduti, o misteriosamente sparirono nelle collezioni di privati. Attualmente alcuni pezzi si possono trovare nei più grandi musei di scienze naturali.

In questo articolo è stata ricostruita la loro storia testimoniata da documenti e missive di notevole interesse scientifico in un periodo segnato da battaglie e moti rivoluzionari che porteranno all’unità d’Italia.


FIORETTI A.M., AGOSTINI L., DOMENEGHETTI M. e MOLIN G.
Studio petrografico-mineralogico delle meteoriti Alfianello e Trenzano cadute nella Provincia di Brescia nella seconda metà del 1800.

Riassunto – In concomitanza con una ricerca storica sulle due famose meteoriti bresciane Alfianello e Trenzano, si è ritenuto opportuno esaminare e caratterizzare anche dal punto di vista scientifico i campioni conservati presso il Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia. L’indagine storica, basata sui documenti ottocenteschi raccolti presso il museo di Brescia e il Museo Bombicci di Bologna, ha permesso di ricostruire in dettaglio sia le fenomenologie di caduta sia le vicissitudine di vari frammenti attualmente dispersi e conservati in numerosi musei in tutto il mondo. L’analisi mineralogico-petrografica ha confermato la classificazione della meteorite Alfianello riportata nel Catalogue of Meteorites (Graham et al., 1985) come condrite ordinaria L6, grado di shock S5 e alterazione W0. Lo studio della meteorite Trenzano ha invece messo in evidenza alcuni caratteri petrograficci incompatibili con la precedente classificazione ufficiale (H6) ed ha portato ad un lavoro di revisione terminato con la pubblicazione di un articolo (FIORETTI et al., 2007) in cui viene proposta la riclassificazione come condrite ordinaria H5, con grado di shock S2 e alterazione W0. Per questa meteorite lo studio cristallochimico condotto su cristalli di pirosseno ha permesso di stimare, sulla base delle reazioni di scambio intracristallino Mg-Fe, parametri fisici relazionabili

alla storia termica del corpo genitore.


SANTI G.
Sul significato dell’icnofauna del Permiano Inferiore del Bacino di Collio (Prealpi Bresciane).

Riassunto – La Formazione di Collio (Permiano inferiore) affiorante nel Bacino Trumplino (Prealpi Bresciane) è un ricco serbatoio di fossili composto da tracce di vertebrati ed invertebrati, resti di lamellibranchi, di vegetali (macropiante e pollini). In parte anche la “Pietra Simona”, membro del Conglomerato del Dosso dei Galli posta al top del “Collio s.s.” contiene icnofossili di invertebrati (Planolites e Palaeophycus) e orme di rettili attribuite al solo icnotaxon Dromopus didactylus. Con lo studio delle tracce degli invertebrati, insieme ai vertebrati la biodiversità originale è stata in gran parte definita nei suoi componenti fondamentali. Con i dati acquisiti sono state considerate le relazioni fra vertebrati ed invertebrati e sollevati diversi problemi che a tutt’oggi non hanno ancora ricevuto una soluzione definitiva.


ROSSI M. e SANTI G.
Studio Morfometrico e Morfodinamico di resti craniali, dentali e mandibolaridi Ursus Spelaeus dalla grotta del Buco del Frate e dall’altopiano di Cariadeghe (Brescia) nel quadro evolutivo degli orsi delle caverne.

Riassunto – Gli Autori propongono una prima analisi morfometrica e morfodinamica su resti cranio-mandibolari e dentali di Ursus spelaeus Rosenmüller, 1794 provenienti dalla Grotta del Buco del Frate e dall’Altopiano di Cariadeghe in Provincia di Brescia. Questa popolazione rientra nel range di variabilità tipico dell’orso delle caverne ma presenta, analogamente ad altre popolazioni italiane, un mosaico di caratteri evoluti e primitivi. In particolare, la morfodinamica dei P4/4 ha dimostrato un grado d’evoluzione medio del tutto simile a quello di altre popolazioni speleine italiane, ma inferiore a quello che caratterizza le popolazioni d’oltralpe. Questi elementi confermano la possibilità che in Italia le popolazioni di orso delle caverne siano andate incontro ad una evoluzione di tipo conservativo.


BONA F.
La Fauna Romana di Flero (Bs), Terreni Freddi – 2008 (Us 106).

Riassunto – La realizzazione del raccordo autostradale Ospitaletto-Poncarale-Montichiari ha richiesto una serie di indagini archeologiche di valutazione preventiva del rischio archeologico. Lo svolgimento dello scavo archeologico ha permesso di mettere in luce un esiguo deposito ma con peculiarità rilevanti. Il sito è polifasico e presenta testimonianze di frequentazione che vanno dalla presenza celtica, seguita dalla romanizzazione già dal I secolo a.C. fi no al VI secolo d.C.. A circa 20 metri dal limite sud dello scavo ed in posizione centrale è stata riconosciuta e scavata una buca di 2,75 x 2,65 m (US 266) all’interno della quale si trovavano i resti faunistici oggetto della presente relazione (US 106). Principalmente si trattava di scheletri di animali domestici in buona parte ancora in connessione anatomica. L’analisi archeozoologica ha permesso di evidenziare come nella fossa US 266 siano stati gettati 24-25 animali appartenenti a 2 ordini (Artiodactyla e Carnivora), 3 famiglie (Bovidae, Suidae e Canidae) e 5 specie: 6 Bos taurus, 2 Capra hircus, 10 Ovis aries, 5-6 Sus domesticus ed 1 Canis familiaris.


GALLINARI A. e FERRARI P.
Contributo alla conoscenza dei Myxomiceti Nivicoli della Provincia di Brescia.

Riassunto – Gli autori presentano il risultato di un lavoro di ricerca di Myxomicetes nivicoli, raccolti e studiati per la prima volta nel territorio bresciano. Sono state reperite e identificate 33 specie, e redatta una Check list compilata in ordine alfabetico. Tra le zone visitate, quelle più ricche di specie sono risultate essere la Val Salarno e il M. Maniva, mentre Diderma alpinum e Physarum vernum si confermano essere tra le specie più comuni di Myxomycetes nivicoli.


PAPETTI C., CHIARI M., FORTI P. e RESTELLI V.
Flora Micologica della Provincia di Brescia Ordine Boletales.

Riassunto – Sono presentati, opportunamente riuniti e sistematicamente ordinati, i taxa dell’ordine Boletales segnalati nel tempo in Provincia di Brescia attraverso le pubblicazioni: Bollettino del Circolo Micologico G. Carini, Natura Bresciana e Flora micologica dell’Agro Bresciano. Numerose entità sono anche conservate essiccate nell’Erbario Micologico Bresciano (HBBS).


BARLUZZI F., BONA E., MARTINI F. e PERICO G.
Il complesso di Carex Flava L.: (Cyperaceae) nella Lombardia centro-orientale (N-Italia).

Riassunto – Vengono presentati i risultati di una ricerca sul gruppo di Carex flava (Cyperaceae), nella Lombardia centro-orientale (province di Bergamo, Brescia e territori limitrofi ). In base a una cospicua raccolta iniziata nel 1984, rappresentata da 280 fogli d’erbario, sono stati individuati i seguenti taxa: C. flava L. s. str., C. flava L. var. alpina Kneucker, C. lepidocarpa Tausch, C. oederi Retz., C. tumidicarpa Anderss. nonchè la notospecie C. × alsatica (C. tumidicarpa x C. flava). Per ciascuno dei taxa sono discussi la diffusione locale (con carta distributiva) e gli aspetti ecologici fondamentali con riferimento alla valenza altitudinale.


TAMPUCCI D., DIGIOVINAZZO P. e ANDREIS C.
Serie dinamica del bosco a Rovere: il caso del parco nazionale Val Grande (Vco).

Riassunto – Viene ricostruita la serie dinamica del bosco a rovere nel Parco Nazionale Val Grande (VCO), quale caso di studio esportabile a tutta l’area prealpina occidentale suboceanica, per analogia di climae substrato. Sono state cartografate, in ambiente GIS, le aree di pertinenza della serie sulla base delle caratteristiche climatiche e fisiche del territorio. Entro tali aree sono stati effettuati 48 rilievi fitosociologici che hanno compreso tutti gli stadi serali della vegetazione, per poi procedere con l’analisi delle fitocenosi individuate e la loro interpretazione in chiave dinamica. Risultato dello studio è l’individuazione di sei fitocenosi, quattro delle quali (pteridieti, calluneti, betuleti, rovereti) fra loro collegate da un legame dinamico, suggerito da analisi floristiche quali-quantitative sull’abbondanza delle specie e dall’analisi dei parametri ecologico-stazionali tramite CCA.


LEO R. e GOBBINI M.
I Rapaci (Falconiformes) nidificati delle colline ad est di Brescia (Lombardia orientale).

Riassunto – Sono esposti i risultati di una ricerca triennale sui rapaci nidificanti nelle colline carsiche poste immediatamente a est di Brescia. Sono riportate informazioni su densità, trend di popolazione e aspetti specifici a scala locale.


MAESTRI F. e VOLTOLINI L.
Biologia riproduttiva della Tottavilla (Lullula Arborea) sulle Prealpi Bresciane e Gardesane.

Riassunto – Abbiamo studiato la riproduzione della Tottavilla Lullula arborea dal 2002 al 2004 in un’area all’interno della zona xerotermica e termofila del “Carso bresciano”. Abbiamo analizzato gli aspetti floristici e vegetazionali dell’area allo scopo dell’inquadramento ecologico della specie.


LEANDRI F.
Riproduzione di Oxygastra Curtisi (Dale, 1834) (Insecta, Odonata), presso il Lago Moro, Darfo Boario Terme (Bs).

Riassunto – Viene segnalato un nuovo sito di riproduzione di Oxygastra curtisi (Dale, 1834) (Insecta, Odonata) presso il Lago Moro (Darfo Boario Terme, BS, Lombardia). Si tratta di una specie endemica dell’Europa sud occidentale, che predilige ambienti naturali ben strutturati e, per quanto ne sappiamo, risulta molto localizzata in Italia. È segnalata come “quasi a rischio” nella Lista Rossa Europea, è segnalata nell’All. II e IV della Direttiva Habitat e nell’Appendice II della Convenzione di Berna. Attualmente non si posseggono sufficienti informazioni su O. curtisi in Lombardia, è necessario svolgere ulteriori ricerche sulla sua distribuzione e salvaguardare i siti in cui si riproduce.


GARGIONI A.
Prima Nidificazione di Cormorano Phalacrocorax Carbo Sinensis (Linnaeus 1758) in Provincia Di Brescia (Lombardia).

Riassunto – Viene descritta la prima nidificazione accertata per la provincia di Brescia del Cormorano Phalacrocorax carbo siniensis in una garzaia all’interno del raccordo autostradale di Brescia centro.


GARGIONI A. e PIOTTI G.
Prima nidificazione di Smergo Maggiore Mergus Merganser (Linnaeus 1758) in Provincia di Brescia (Lombardia).

Riassunto – Viene descritta la prima nidificazione accertata per la provincia di Brescia dello Smergo maggiore Mergus merganser nel tratto medio-alto del lago di Garda.


GARGIONI A. e SOTTILE F.
Resoconto Ornitologico Bresciano 2010, 2011, 2012.

Riassunto – Vengono accorpate, divise per anno, le segnalazioni ornitologiche più interessanti per la provincia di Brescia relative agli anni 2010, 2011 e 2012.


BOLLINI E. e LEO R.
Prima segnalazione di Istrice Hystrix Cristata L. in Provincia di Brescia.

Riassunto – Si presenta la prima segnalazione di un Istrice nella provincia di Brescia.


ZANOTTI E.
In ricordo di Arturo Crescini (1933-2013).

Con i contributi di: GIUSEPPE BERRUTI, ENZO BONA, SERGIO DANIELI, CINZIO DE CARLI, SILVIO FORMENTI, FRANCO SOLINA, FILIPPO TAGLIAFERRI


Natura Bresciana 2010 – Volume 37

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Indice degli articoli

BARLUZZI F., BONA E., MARTINI F. e PERICO G.
Il genere Thymus L. (Lamiaceae) nella Lombardia centro-orientale (Italia settentrionale).

Riassunto – Vengono presentati i risultati di una ricerca sul genere Thymus L. nella Lombardia centro-orientale (province di Bergamo, Brescia e territori limitrofi ). In base a una cospicua raccolta (780 campioni d’erbario), sono stati individuati i taxa spontanei T. kosteleckyanus, T. odoratissimus, T. oenipontanus, T. longicaulis, T. praecox subsp. praecox e subsp. polytrichus, T. pulegioides subsp. pulegioides e subsp. carniolicus, nonchè l’alloctono T. vulgaris, coltivato e raramente inselvatichito. Per ciascun taxon sono discussi la distribuzione locale (con relativa carta distributiva) e gli aspetti ecologici fondamentali con riferimento alla valenza altitudinale.


DE CARLI C., FORMENTI S.
Contributo sulla presenza del genere Rosa L. in provincia di Brescia.

Riassunto – In questo lavoro vengono riportati i risultati di anni di studio e di raccolte del genere Rosa in provincia di Brescia. I campioni sono conservati nell’erbario del Museo di Scienze Naturali (hbBS).


ROCCHI S. e TOLEDO M.
Reperti inediti di coleotteri acquatici in Italia (Coleoptera: Sphaeriusidae, Dytiscidae, Hydrophiloidea, Hydraenidae, Dryopoidea, Chrysomelidae, Curculionidae).

Riassunto – Vengono segnalati nuovi dati sulla distribuzione in Italia di 66 specie di Coleotteri acquatici: 1 Sphaeriusidae, 8 Dytiscidae, 3 Helophoridae, 1 Hydrophilidae, 10 Sphaeridiidae, 25 Hydraenidae, 1 Hete-philidae, 10 Sphaeridiidae, 25 Hydraenidae, 1 Heteroceridae, 6 Dryopidae, 5 Elmidae, 4 Chrysomelidae, 2 Curculionidae.


TOLEDO M.
Hydrophiloidea e Hydraenidae (Insecta: Coleoptera) del basso corso del fiume Oglio (Lombardia).

Riassunto – La presente indagine si lega a quella precedente effettuata da IMAZZOLDI (1987) sui coleotteri Hydradephaga dello stesso territorio. 51 specie di coleotteri acquatici Polyphaga, appartenenti alle famiglie Hydraenidae, Helophoridae, Spercheidae, Hydrochiidae, Sphaeridiidae e Hydrophilidae, sono state rinvenute in ambienti umidi lungo il basso corso del fiume Oglio, a sud del lago d’Iseo. I reperti coprono diverse lacune sulla distribuzione di molte specie e diverse di esse vengono segnalate per la prima volta per le provincie interessate o addirittura per la Lombardia. Vengono discussi i caratteri per la separazione di Cercyon convexiusculus STEPHENS, 1828 da C. stemalis (SHARP, 1918).


GRATTINI N
Distribuzione e consistenza invernale dello svasso maggiore Podiceps cristatus e del cormorano Phalacrocorax carbo nella Provincia di Mantova (Italia settentrionale) nel periodo 2002-2006.

Riassunto -Vengono riportati e discussi i dati raccolti dal 2002 al 2006 sulla consistenza e la distribuzione dello Svasso maggiore, Podiceps cristatus, e del Cormorano, Phalacmcomx carbo, svernanti in provincia di Mantova. La presenza dello Svasso maggiore è stata verificata in 16 siti, di cui 12 occupati regolarmente, in assenza di ghiaccio. Nel periodo di indagine la popolazione media svernante è risultata di 455 individui, pari a circa il 4.6% di quella presente in Lombardia nello stesso quinquennio (9964 indd.). I1 sito con il più alto numero medio di presenze (123 indd.) è risultato la RN. Valli del Mincio; mentre il massimo assoluto (178 indd.) è stato accertato nel 2002 nel Lago Inferiore. I most di Cormorano censiti sono risultati 8, unificati in 6 siti. Complessivamente la popolazione svernante media del periodo di indagine è risultata di 2779 individui, pari al 49% circa di quella presente in Lombardia (5661 indd.). Il più alto numero medio di presenze è stato accertato nella R.N. Vallazza, con 1371 individui; nello stesso sito nel 2004 è stato determinato anche il massimo assoluto, pari a 1746 individui.


MICHELI A. e LEO R.
La migrazione prenuziale dei rapaci diurni (Falconiformes) nel Parco Alto Garda Bresciano (Lombardia orientale).

Riassunto – Sono esposti i risultati di una ricerca sulla migrazione primaverile dei Falconiformi nel Parco Regionale Alto Garda Bresciano, iniziata nel 1996. Dopo aver determinato il punto di maggior concentramento, coincidente con Cima Comer, si sono condotti quattro anni consecutivi di osservazioni standardizzate. La migrazione è stata monitorata con osservazioni campionarie fino al termine di aprile e quotidianamente dopo questa data. In totale sono stati conteggiati 9.186 rapaci di 18 specie. I rapaci più osservati sono stati nel periodo campionario la Poiana Buteo buteo (1.402) e, da maggio, il Falco pecchiaiolo Pernis apivorus (6.101 individui). Sono inoltre riportati una serie di informazioni, divise per specie, riguardanti le modalità (altezze di volo, correnti ascensionali, orari, ecc.) e direzioni di passaggio. Alla fine della ricerca possiamo affermare che il sito trovato è uno dei principali punti di concentrazione conosciuti per la migrazione primaverile dei rapaci nell’Italia Settentrionale.


BERTOLI R.
Atlante degli uccelli nidificanti sul massiccio del Monte Guglielmo (Prealpi Bresciane, Lombardia, Italia settentrionale).

Riassunto – Il presente studio ha lo scopo di conoscere l’ornitofauna che si riproduce sul massiccio del Monte Guglielmo, un gruppo montuoso delle Prealpi Centrali italiane, in provincia di Brescia. Si è utilizzato il metodo standardizzato degli atlanti, limitato a sole due categorie di riproduzione (nidificazione certa e probabile). Si è circoscritta l’area da indagare, partendo dalia quota minore dell’isoipsa dei 1000 metri fino alle due cime del massiccio del Monte Guglielmo: Castel Bertino (1948 m) e Dosso Pedalta (1957 m), per un totale di 50 W. L’area è suddivisa in 64 unità di rilevamento a forma quadrata di 1 km per lato. Ii territorio ricade su 8 comuni di cui 4 sul versante del lago d’Iseo, Marone, Pisogne, Sale Marasino e Zone, e 4 nel distretto della Valle Trompia, Gardone Valie Trompia, Marcheno, Pezzaze e Tavemole sul Mella. Ii massiccio è diviso da un crinale, con andamento nord-ovest/ sud-est, per uno sviluppo lineare di 8 Km. L’ambiente è caratterizzato dalle fitocenosi tipiche dell’orizzonte montano: alle quote inferiori rare formazioni di selve castanili (Castanea sativa) e ostrieti (Ostrya carpinifolia) e, salendo e in successione, il bosco di Faggio (Fagus sylvatica) e di Abete rosso (Picea excelsa); la parte sommitale è caratterizzata da pascoli (Brometi, Seslerieti e Festuceti) d’origine antropica frutto del disboscamento e del pascolamento del bestiame. L’indagine si è articolata nel quinquennio 2004-2008 ed ha prodotto 2316 record, rilevando la nidificazione, certa o probabile, di 77 specie di uccelli (54 passeriformi e 23 non-passeriformi). La fenologia della popolazione ornitica è così composta: 16.5% specie sedentarie, 56.5% specie a migrazione intrapaleartica e 27% specie a migrazione transahanana. L’aspetto corologico semplificato è il seguente: 54.5% specie euroasiatiche, 28.5% specie paleartiche, 17% specie oloartiche. Per ogni singola specie è fornita la cartina distributiva, gli ambienti utilizzati, le quote frequentate, una stima della popolazione e la densità relativa al Monte Guglielmo. Si è ottenuta una ricchezza media di specie per singola unità di rilevamento di 20.5 specieltavoletta. Tale progetto per la sua realizzazione ha richiesto 184 uscite per un totale approssimativo di 640 ore di osservazione. Hanno collaborato fornendo dati 26 rilevatori.


GOBBINI M.
Avifauna nidificante nel comune di Paitone (Lombardia orientale).

Riassunto – L’articolo presenta i risultati di uno studio sulla comunità ornitica nidificante di un comune delle prealpi bresciane, mediante monitoraggi eseguiti negli anni 1995-1998 e 2005-2008, con il metodo dei punti di ascolto. I dati raccolti hanno permesso di rilevare la dinamica delle popolazioni nell’arco di dieci anni e calcolare il valore ornitologico del territorio. Gli ambienti che hanno diminuito di valore sono i prati (-5%) e le cave (-25%); tutte le tipologie di bosco sono aumentate di valore (in media 37,8%).


GRATTINI N. e LONGHI D.
Avifauna del mantovano (Lombardia, Italia settentrionale).

Riassunto -Viene presentata e commentata la situazione attuale dell’avifauna mantovana, integrata e confrontata con i dati storici disponibili dall’ottocento. Le specie citate sono 291 (175 non Pass. e 116 Pass.), appartenenti a 20 ordini e 64 famiglie. Le specie escluse sono 15. Le specie nidificanti, comprese quelle irregolari e probabili, sono 119 (61 non-Pass. e 58 Pass.); quelle svernanti 130. I migratori regolari esclusivi sono 179, gli accidentali 48.


TAGLIAFERRI F.
Illustrazioni naturalistiche di alberi e arbusti.

Riassunto – Vengono qui riprodotte alcune tavole rappresentanti esemplari significativi di specie legnose. Vengono inoltre descritti criteri, metodi e tecnica adottati.


GALASSO G. e CEFALI G.

Segnalazioni floristiche per il territorio bresciano


DE CARLI C.
Contributo sulla presenza del genere Rubus L. in Provincia di Brescia

Riassunto – In questo elenco vengono riportati gli exsiccata del genere Rubus raccolti in provincia di Brescia e conservati presso l’erbario del Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia (hbBS). I campioni sono stati raccolti con fusti, polloni, spine, infiorescenze, frutti (quando disponibili) per poter disporre del maggior numero di elementi per una corretta identificazione. A ciò, per ciascun campione, sono stati affiancate considerazioni ecologiche sull’habitat di raccolta. I campioni preparati sono stati successivamente inviati per la revisione critica al prof. Dr. Heinrich E. Weber (Universitat Osnabruck, Standort Vechta) che ringrazio vivamente per la disponibilità dimostrata.


GARGIONI A. e GUERRINI M.
Resoconto ornitologico bresciano 2007, 2008, 2009

Riassunto -Vengono accorpate, divise per anno, le segnalazioni omitologiche più interessanti per la provincia di Brescia relative al periodo 2007,2008 e 2009. Sono esclusi i dati già pubblicati su riviste specializzate.


PIOTTI G. E ZANARDINI F.
Nidificazione a bassa quota di Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus) nel “Parco regionale Alto Garda Bresciano” (Lombardia orientale)

Riassunto – vengono segnalate due nidificazioni di merlo acquaiolo a quote molto basse (85 m e 110 m s.l.m.) nel Parco Alto Garda Bresciano


Natura Bresciana 2009 – Volume 36

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Indice degli articoli

NARDI G. E CASTAGNOLO L.
Il genere Pisidium Lamarck 1818 (Mollusca, Bivalvia, Sphaeriidae) nei laghi alpini della provincia di Brescia. Primo contributo: il bacino idrografico del fiume Oglio

Riassunto – Tra l’estate del 1999 e quella del 2004 sono stati analizzati i 146 laghi alpini appartenenti al bacino idrografico del fiume Oglio (Valle Camonica, provincia di Brescia), al fine di censire la presenza di bivalvi del genere Pisidium.
I molluschi sono stati raccolti in 27 bacini (18,5%), 7 dei quali distribuiti sul versante sinistro della valle e 20 sul quello destro, e appartengono a cinque specie differenti: P. casertanum (Poli, 1791), P. hibernicum Westerlund, 1894, P. nitidum Jenyns, 1832, P. personatum Malm, 1855 e P. subtruncatum Malm, 1855.
In 19 laghi vive una sola specie; in 6 sono presenti contemporaneamente due specie differenti; nei due laghi di Val di Scala (comune di Paisco Loveno) sono simpatriche tre specie di bivalvi.
Le valli più ricche di stazioni sono risultate la Val Paisco (Valle del Sellero e Val di Scala), la Val Paghera di Ceto (Val Dois, Val Braone e Conca del Listino), la Valle di Viso (Punta di Montozzo e Piano di Ercavallo) e le Valli di Corteno Golgi (Valle di Campovecchio, Val Brandet e Val Moranda). P. casertanum è la specie più comune, essendo presente in 23 bacini, e quella che raggiunge la quota maggiore (2.643 metri s.l.m.); P. subtruncatumvive in 9 bacini, P. personatum in 3, mentre P. nitidum e P. hibernicum solo in uno. Quest’ultima specie, estremamente rara in tutto il territorio italiano, viene segnalata per la prima volta nella regione Lombardia.
Confrontando le caratteristiche dei bacini visitati (altitudine, dimensioni, origine e tipo di terreno geologico) e quelle chimico-fi siche delle loro acque (pH e temperatura), si è tentato di stabilire quali siano le condizioni che favoriscono la presenza di questi molluschi. Solo i dati relativi al pH sembrerebbero essere determinanti: i bivalvi, infatti, sono stati raccolti in acque con valori compresi tra 6,6 e 8,2 e sono assenti nei laghi dove i pH è inferiore.
Si ritiene pertanto che necessitino di acque basiche o neutre e mal sopportino acque eccessivamente acide. I Pisidium, nella valle del fi ume Oglio, frequentano preferibilmente laghi alpini di origine naturale, di antica formazione, a volte prossimi all’intorbamento (fase senile), di dimensioni contenute (all’incirca da 2.000 a 35.000 metri quadrati), dotati di fondali fangosi (raramente sabbiosi) che permettano l’infossamento e gli spostamenti, spesso con sponde invase da vegetazione (per esempio Carex sp., Eriophorum sp., Sparganium sp.).
I bacini meno adatti ad ospitare questi bivalvi, sono invece quelli artifi ciali o quelli che si trovano a quote superiori a 2.700 metri e che, essendo alloggiati tra gli sfasciumi morenici, presentano un fondale composto da pietre o da sterile limo glaciale.


SALA G., HARDERSEN S. E BETTINI R.
Prime segnalazioni di Leptidea reali, Cupido osiris e Cacyreus marshalli per la provincia di Brescia (Lepidoptera, Papilionoidea)

Riassunto – Leptidea reali (Pieridae), Cupido osiris (Lycaenidae) e Cacyreus marshalli (Lycaenidae) sono segnalate per la prima volta per la provincia di Brescia. Quest’ultima è una specie aliena, proveniente dal Sud Africa ed è nociva al geranio. La segnalazione di questa specie documenta la sua espansione in Italia dopo il primo ritrovamento nella periferia di Roma nel 1996.


GAGLIARDI A., BERTOLI R., DINETTI M. E GARGIONI A.
Presenze avifaunistiche nell’aeroporto “Gabriele D’Annunzio” di Brescia-Montichiari

Riassunto – L’indagine, effettuata per rispondere alla necessità di aumentare le conoscenze sulla problematica degli impatti degli aeromobili con volatili (birdstrike) per motivi di sicurezza, ha fornito l’occasione per studiare l’avifauna che frequenta l’aeroporto “Gabriele D’Annunzio” di Brescia-Montichiari. L’ambiente aeroportuale, costituito per gran parte della sua estensione da un’ampia superficie prativa non coltivata, rappresenta, se confrontata con le aree esterne antropizzate e intensamente coltivate, un elemento attrattivo non trascurabile per diverse specie di uccelli, che trovano al suo interno habitat adatti per l’alimentazione, la riproduzione e la sosta. Lo studio ha permesso di identificare le specie che nei diversi periodi dell’anno hanno frequentato l’area in oggetto, di caratterizzare e quantificarne le presenze e delinearne il comportamento, sia dal punto di vista dello spazio occupato (habitat frequentati) sia delle dinamiche temporali a breve e lungo termine (giornaliere, stagionali).


GROPPALI R.
Fiumi, sponde e lanche nella Pianura Padana interna: avifauna del Po presso Cremona

Riassunto – È stata studiata mensilmente la comunità ornitica di un tratto del fiume Po, della sua sponda (artificiale, costituita con massi per deviare la corrente), di una lanca e dei loro immediati dintorni per un anno (tra novembre 1999 e ottobre 2000). Sono state così tratte alcune considerazioni riguardanti l’importanza degli elementi biocenotici più importanti per le specie osservate e per la biodiversità degli ambienti fluviali.


FASANO S., BOANO G. E FERRO G.
Biometrie dell’avifauna piemontese e valdostana

Riassunto – Gli autori hanno analizzato l’archivio del Gruppo Inanellatori Piemontesi e Valdostani che, per il periodo compreso tra il 1974 ed il 2001, raccoglie dati relativi a 281.121 individui appartenenti a 197 specie. Viene qui proposta, per le 106 specie con un campione di almeno 24 individui, l’analisi delle principali variabili morfometriche rilevate durante l’attività di inanellamento a scopo scientifico suddivise per classi di sesso ed età.


BRICHETTI P. E GARGIONI A.
Atlante degli uccelli nidificanti in provincia di Brescia (Lombardia), aggiunte 1992-2006

Riassunto – Viene presentato il secondo aggiornamento dell’Atlante delle specie nidificanti in provincia di Brescia con dati raccolti dal 1992 al 2006, dopo il primo riguardante il periodo 1985-1991. Vengono considerate 89 specie e illustrate 34 mappe che evidenziano le variazioni di areale più signifi cative. Il totale delle specie nidificanti aumenta a 177 per l’aggiunta di 11 specie: Ardea cinerea, Ardeola ralloides (nidificazione irregolare), Nycticorax nycticorax, Netta rufina, Circus aeruginosus, Crex crex, Falco subbuteo, Himantopus himantopus (nidificazione irregolare), Dendrocopos minor e Hirundo daurica (nidificazione irregolare). Incrementi numerici e/o espansioni di areale sono stati rilevati per Ardea cinerea, Falco tinnunculus, Falco peregrinus, Crex crex, Columba palumbus, Streptopelia decaocto, Asio otus, Merops apiaster, Dendrocopos major, Picus viridis, Ptyonoprogne rupestris, Regulus ignicapilla, Pica pica, Corvus monedula, Garrulus glandarius e Serinus serinus. Non sono state riconfermate le seguenti 6 specie, ad eccezione di Anas crecca, tutte rinvenute come nidifi canti possibili nell’inchiesta 1980-84: Anthus pratensis, Acrocephalus schoenobaenus, Hippolais icterina, Ficedula hypoleuca e Serinus citrinella. Non sono state prese in considerazione le specie introdotte per fini ornamentali o venatori.


GARGIONI A. E GUERRINI M.
Resoconto ornitologico bresciano 2004, 2005, 2006

Riassunto – Vengono riunite le segnalazioni ornitologiche più interessanti per la provincia di Brescia relative agli anni 2004-2005-2006. Sono esclusi i dati già pubblicati su riviste specializzate. In Appendice vengono riportate alcune segnalazioni inedite riguardanti il 2003.


ZANOTTI E.
Flora della pianura bresciana centro-occidentale, VI Aggiornamento

Riassunto – Viene aggiornato il censimento floristico della pianura bresciana centro-occidentale (ZANOTTI, 1991, 1993, 1996, 2000, 2003, 2007) con segnalazioni di reperti nuovi o risultanti da revisioni d’erbario.


ATTI DEL CONVEGNO “Le foreste di pianura: dinamica e ripristino ambientale”


BURRASCANO S., ROSATI L. E BLASI C.
Le foreste vetuste nei Parchi Nazionali d’Italia

Riassunto – Ad oggi, in Italia, non sono stati redatti studi a scala nazionale sulle foreste vetuste. Nel nostro Paese il millenario sfruttamento delle foreste ha finora fatto ritenere come improbabile la presenza di siti con caratteristiche di vetustà. Negli ultimi anni queste foreste hanno ricevuto una maggiore attenzione da parte dei ricercatori italiani con la segnalazione di alcuni esempi di boschi che possono essere definiti vetusti. Il recente interesse per questa tematica deriva anche dalle indicazioni contenute in importanti accordi e convenzioni internazionali. Lo studio presentato, realizzato nell’ambito di una Convenzione stipulata tra il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del terrritorio e del Mare e il Centro di Ricerca “Biodiversità, Fitosociologia ed Ecologia del Paesaggio”, ha avuto come obiettivo proprio quello di individuare i boschi con caratteristiche di vetustà presenti nei Parchi Nazionali Italiani, di tipificarli attraverso il metodo fitosociologico e di rilevarne le caratteristiche strutturali. Attraverso delle indagini presso gli enti locali ed i rilievi di botanici e forestali si è riusciti a definire una lista di 68 siti caratterizzati per quanto riguarda la tipologia vegetazionale e la struttura (massa viva e necromassa).


ANDREIS C. E SARTORI F.
Sintassonomia dei boschi lombardi

Riassunto – Viene riportato un inquadramento della vegetazione forestale della Lombardia stilato su base geografico-fisiografica, geolitologica, bioclimatica, biogeografica e floristica e sintetizzato in un inquadramento sintassonomico.


POLDINI L., BUFFA G., SBURLINO G. E VIDALI M.
I boschi della Pianura Padana orientale e problemi inerenti alla loro conservazione

Riassunto – Vengono descritte la serie dominante a farnia e le serie accessorie a frassino ossifillo e a ontano nero della pianura umida friulano-veneta (NE-Italia), nonché vengono affrontate le problematiche connesse alla loro conservazione e rinaturazione.


CAMERANO P., TERZUOLO P. E SINISCALCO C.
I boschi planiziali del Piemonte

Riassunto – In Piemonte si conserva, per ragioni storiche e per una minore pressione demografica rispetto ad altre regioni del Nord Italia, la maggioranza relativa dei boschi planiziali padani. Pur presentando generalmente uno stato di conservazione medio o basso, dovuto anche all’invasione di numerose specie esotiche arboree, arbustive ed erbacee, alcuni di questi boschi, la cui conservazione è legata all’uso per la caccia in prossimità delle residenze sabaude o a tenute di grandi dimensioni su suoli non particolarmente favorevoli alla coltivazione, sono ancora di notevole estensione.
I boschi ammontano a oltre 90.000 ettari, pari a un indice di boscosità poco superiore al 10%, al netto dei pioppeti coltivati e degli altri impianti di arboricoltura da legno. Viene presentata una carta della distribuzione delle principali tipologie forestali dei boschi di pianura nella regione e vengono elencati e quantificati gli habitat forestali di interesse comunitario secondo la Direttiva 92/43 CEE, inclusi o non inclusi in aree protette.


ASSINI S. E SARTORI F.
Prime valutazioni sulle opere regionali di riforestazione della pianura lombarda

Riassunto – Il progetto delle Grandi Foreste di Pianura (GFP), iniziato nel 2002, si proponeva di realizzare nuove foreste nella pianura e nei fondovalle lombardi, per rimediare alla quasi totale scomparsa di boschi in queste aree. Tra gli obiettivi del progetto figuravano: il ripristino della biodiversità in tutti i suoi contenuti; il recupero di aree planiziali degradate, in abbandono, inquinate o utilizzate impropriamente; la realizzazione di zone accessibili e vivibili, caratterizzate dalla bellezza e diversità del paesaggio. La Regione Lombardia, in collaborazione con il Dipartimento di Ecologia del Territorio (DET) dell’Università degli Studi di Pavia e il D.I.A.P. del Politecnico di Milano, ha definito uno schema di monitoraggio specifico applicabile a tutti i progetti rientranti nell’iniziativa Grandi Foreste di Pianura (GFP), che valutasse sia il progetto stesso, sia l’opera realizzata. Considerando quanto emerso dalle prime valutazioni, si può affermare che il progetto delle Grandi Foreste ha rappresentato uno strumento importantissimo per la riqualificazione della pianura lombarda. In particolare, gli obiettivi che meglio sono stati soddisfatti riguardano il recupero di aree di pianura degradate, in abbandono, inquinate o utilizzate impropriamente e la realizzazione di zone accessibili e vivibili, caratterizzate dalla bellezza del paesaggio. Non è stato, invece, soddisfatto pienamente l’obiettivo di ripristinare la biodiversità in tutti i suoi contenuti: se, infatti, per quella tassonomica, il risultato è stato molto buono, per quella ecosistemica e paesaggistica non si può affermare lo stesso.


NOLA P. E MOTTA R.
Dendroecologia e dinamica forestale nel bosco Siro Negri dell’Università di Pavia

Riassunto

1. Le foreste alluviali della Valle del Ticino sono uno degli ambienti naturali più minacciati dell’Europa meridionale perchè, ampiamente ridotte in dimensioni, sono ora rappresentate da pochi e isolati frammenti. A partire dalla fine del XIX secolo, diverse specie esotiche invasive, quali la robinia (Robinia pseudoacacia L.), sono state introdotte in questa zona, diffondendosi poi ampiamente e rappresentando ora un importante problema ecologico.

2. Nel 2005 sono stati scelti due quadrati permanenti (plot) all’interno della Riserva Naturale Integrale “Siro Negri”, per studiare l’evoluzione naturale della robinia in una foresta alluviale relativamente poco disturbata. La Riserva rappresenta uno dei relitti meglio conservati delle foreste planiziali dell’Italia settentrionale.

3. Entrambi i plot risultano densi, misti, pluristratificati, ricchi in legno morto e dominati da farnia (Quercus robur L.) e

robinia. Queste due specie sono presenti soltanto nello strato dominante e in quello intermedio e rappresentano nel complesso più dell’80% della biomassa. All’interno dei plot sono stati ricostruiti 3 disturbi principali nell’ultimo secolo. La robinia si è insediata quasi esclusivamente in corrispondenza del secondo disturbo, tra il 1940 e il 1960.

4. La dinamica della robinia all’interno della Riserva è molto simile a quella osservata nel suo areale originario, in cui essa mostra una dominanza a vita breve, prima di essere sostituita da specie più longeve e tolleranti l’ombreggiamento. Dopo essersi insediata, la specie tende ad occupare lo strato dominante e quello intermedio, ma non aumenta sostanzialmente il numero di individui.

Sintesi e applicazioni. I risultati ottenuti supportano l’ipotesi che la strategia migliore per controllare la diffusione della robinia consista nell’evitare i disturbi ed attenderne una regressione naturale.


TONIOLO M. E CAPARELLI S.
Il Bosco di Mestre: un’idea che si sta realizzando

Riassunto – Il Bosco di Mestre è l’esempio di un vasto progetto di riqualificazione paesaggistica e ambientale che consiste nella forestazione di aree agricole al margine dell’abitato di Mestre. L’esperienza illustra come mantenere stabile l’obiettivo di rigorosa qualità naturalistica, con l’adattarsi delle strategie al mutare delle condizioni di contesto.


NASTASIO P.
Riforestazione del bosco della Carpaneta e del Parco del Mella a Brescia: due esperienze a confronto

Riassunto – Vengono illustrati due interventi di forestazione in ambiente periurbano realizzati da ERSAF nei pressi di Brescia e Mantova, in Lombardia. In particolare vengono descritte le finalità delle opere e le tecniche adottate. Vengono inoltre sottolineate le attenzioni agli aspetti educativo-ambientale, didattico- culturale e ricreativo, che hanno fortemente caratterizzato l’impianto progettuale di entrambi gli interventi. Il confronto tra le due esperienze e soprattutto dell’evoluzione degli stessi nel tempo permetterà di ricavare importanti indicazioni tecniche per analoghe azioni, e verificare il conseguimento degli obiettivi prefissati.


LAZZARONI G. E LOMBARDI E.
Esempi di forestazione planiziale in provincia di Brescia. Lo stato dell’arte, le strategie

Riassunto – In provincia di Brescia l’agricoltura intensiva non offre molto spazio ad interventi di forestazione planiziale. Tuttavia qualche riuscito esempio come la grande foresta di pianura di San Gervasio Bresciano e l’iniziativa Sistemi Verdi hanno dimostrato che vale la pena di intervenire soprattutto in questo territorio, sia per questioni ambientali, sia per la maggiore sensibilità dei cittadini, anche solo recuperando le aree dimesse o divenute periurbane. La pianificazione forestale può aiutare ad individuare quali sono gli ambiti che necessiterebbero maggiormente di interventi di riforestazione oltre che a suggerire le caratteristiche tecniche in un quadro coerente rispetto alla pianificazione territoriale nel suo complesso.


CALVO E.
Conservazione delle risorse genetiche forestali per la riforestazione della pianura

Riassunto – la distruzione e frammentazione delle superfici boscate in pianura costituisce una causa rilevante dell’impoverimento del patrimonio genetico delle popolazioni e delle specie forestali. Allo stesso modo, una scarsa attenzione alla qualità genetica dei materiali di propagazione nell’uso destinato alla riforestazione ed alla riqualificazione conduce non solo a scarsi risultati negli impianti ma anche a significativi ed accertati fenomeni di inquinamento genetico. L’attenzione alla conservazione ed al buon uso delle risorse genetiche rappresenta quindi un’azione imprescindibile delle politiche di valorizzazione e ricostituzione di ecosistemi forestali.


CERIANI R., PIERCE S. E CERABOLINI B.
La riqualificazione floristica del Bosco delle Querce di Seveso e Meda a trent’anni dall’incidente dell’Icmesa

Riassunto – In seguito all’incidente dell’Icmesa del 10 luglio 1976, gli interventi di bonifica e recupero ambientale all’interno del Bosco delle Querce di Seveso e Meda hanno contribuito alla creazione di cenosi forestali complesse per quanto riguarda la componente legnosa. Tali vegetazioni sono risultate tuttavia prive della componente erbacea nemorale, che non riesce a disperdersi fino all’area in questione anche a causa della notevole urbanizzazione circostante e del conseguente isolamento geografico. In questo contesto si colloca l’intervento di riqualificazione floristica effettuato dal Centro Flora Autoctona della Regione Lombardia, realizzando vari nuclei di ricolonizzazione costituiti da otto specie erbacee tipiche della flora del sottobosco (Anemone nemorosa, Brachypodium sylvaticum, Campanula trachelium, Festuca heterophylla, Fragaria vesca, Luzula pilosa, Teucrium scorodonia, Vinca minor). Il presente contributo riporta una sintesi dei risultati ottenuti nel corso del monitoraggio condotto nelle due stagioni successive alla messa a dimora delle piante, risultati che evidenziano il complessivo successo dell’intervento.


ROSSI G., DOMINIONE V. E MONDONI A.
Strategie di conservazione in-ex situ e utilizzo delle specie erbacee nemorali nei rimboschimenti in Pianura Padana (Italia Settentrionale)

Riassunto – Recentemente si è assistito in Pianura Padana e soprattutto in Lombardia alla realizzazione di boschi di neoimpianto, che vanno in qualche modo a sostituire le antiche foreste qui ormai scomparse da oltre due mila anni. Nel progettare questa importante operazione di riforestazione ci si è ispirati alle foreste relitte, ancora presenti in alcune aree, come la valle del Fiume Ticino (Province di Milano e Pavia). Tuttavia, per garantire una ricostruzione con approccio ecosistemico e modulativo, reiterato nel tempo, è necessario considerare tutte le componenti vegetali: non solo quella di tipo legnoso, ma anche le specie erbacee nemorali, tipiche del sottobosco, secondo un programma pluriennale. Queste piante, però, sono ancora poco studiate dal punto di vista della fenologia, che porta alla formazione dei semi, e circa le modalità ed i tempi di germinabilità di questi ultimi. Ciò è stato realizzato almeno per due specie di anemone, grazie agli studi realizzati presso la Lombardy Seed Bank, operante presso l’Università di Pavia, permettendo ora una buona disponibilità di semi vitali e plantule per interventi di arricchimento floristico.


TAFFETANI F., GIANNANGELI A., MICHELETTI A., RISMONDO M., VELO K. E ZITTI S.
Boschi residui: problematiche di conservazione

Riassunto – Vengono presentati i risultati di una campagna di censimento sullo stato dei boschi residui del territorio collinare e vallivo della regione Marche, dalla quale risulta una sensibile perdita di biodiversità, che sembra legata principalmente alla mancanza di interventi gestionali. Vengono precisate le peculiarità dei boschi residui e, sulla base di esempi concreti, vengono quindi proposti interventi. per una migliore gestione.


FIPALDINI M., ROSATI L., MARIGNANI M. E BLASI C.
Diversità della flora vascolare e frammentazione dell’habitat in ambiente mediterraneo: le cerrete della campagna romana

Riassunto – Questo lavoro analizza gli effetti della dimensione del frammento sulla ricchezza e sulla composizione floristica di un arcipelago di frammenti di cerrete situate nella provincia di Roma. Sono stati effettuati 96 rilievi floristici in plot di 100m2 uniformemente distribuiti nei 18 frammenti forestali selezionati, simili per variabili ambientali e suddivisi in 4 classi dimensionali.
E’ stata testata l’ipotesi che non ci sia correlazione tra la ricchezza e la composizione floristica e la dimensione dei frammenti forestali, analizzata sia a livello di frammento che di classe dimensionale tramite analisi di regressione, Indicator Species analysis e Permutational Multivariate Analysis of Variance. La correlazione tra la ricchezza di specie e l’area è risultata positiva, mostrando una differenza signifi cativa tra la classe dimensionale “grande” e “piccola”, mentre l’analisi sulla composizione floristica basata sui dati di presenza/assenza delle specie mostra una differenza signifi cativa tra la classe “grande” e le classi “piccola” e “media”. Le specie indicatrici della classe dimensionale “grande” risultano essere specie nemorali, mentre quelle della classe “piccola” risultano essere specie arbustive e di margine. I risultati di questo studio evidenziano il ruolo della dimensione del frammento sulla comunità di specie di piante vascolari in ambiente Mediterraneo e possono supportare la pianifi cazione e la gestione ambientale.


DIGIOVINAZZO P., FICETOLA F., PADOA-SCHIOPPA E., BOTTONI L. E ANDREIS C.
Effetti della frammentazione sulla biodiversità vegetale delle formazioni boschive in ambito antropizzato

Riassunto – Scopo del presente studio è la stima della relazione tra un gruppo di indicatori nemorali e alcuni parametri morfostrutturali del frammento boschivo (area, forma, distanza) in un’area particolarmente frammentata della porzione nord-ovest della Lombardia. Al fine di ottenere il gruppo di indicatori nemorali sono state selezionate specie perenni a partire da rilievi effettuati nella parte meno frammentata dell’area di studio, caratteristiche o differenziali di Fagetalia sylvaticae, Carpinion betuli o Erythronio-Carpinion, con appropriati valori degli indici L e H di Landolt. Successivamente sono state analizzate le relazioni esistenti tra il gruppo di indicatori e le caratteristiche morfostrutturali di boschi censiti nella porzione più frammentata dell’area di studio.
Il modello GLM mostra una forte relazione tra la dimensione del frammento e il numero degli indicatori, mentre il modello GAM evidenzia una relazione non lineare tra le due variabili. Tale modello suggerisce la presenza di una soglia ecologica oltre la quale il numero degli indicatori non aumenta all’aumentare della superficie boschiva.


CERABOLINI B., BRUSA G., OSSOLA A. E PIERCE S.
Ruolo della vegetazione spontanea nell’abbattimento dei gas serra in Lombardia

Riassunto – Scopi del presente studio sono la valutazione della vegetazione reale in relazione alla sua capacità di sequestro del carbonio e del suo valore naturalistico, e la stima del miglioramento nel sequestro di carbonio che potrebbe consentire la vegetazione spontanea indirizzata verso quella potenziale. Tramite l’impiego di due indici aggregati è stato attribuito un giudizio di qualità ambientale a ciascuna classe di uso del suolo presente in Lombardia. La maggior parte della regione (ca. 45%) è occupata da vegetazioni di qualità ambientale insignificante, in quanto il loro contributo è molto carente sia nel sequestro del carbonio sia nella conservazione della biodiversità. La vegetazione potenziale contribuirebbe soltanto ad una diminuzione nel valore di NEE di circa il 17% rispetto a quello stimato per la vegetazione reale (-4.6 TgCO2 a-1). Il sequestro di carbonio può essere incrementato mediante forme di corretta gestione ambientale e ripristini di ecosistemi impoveriti, anche nei livelli di biodiversità, in particolare nell’area planiziale dove sono prevalentemente concentrate usi del suolo di tipo agricolo.


ARMIRAGLIO S., CACCIANIGA M., MICHELI E. E CAPRETTI A.
Analisi preliminari sulla dinamica della vegetazione nel SIN Brescia-Caffaro

Riassunto – Il SIN Brescia-Caffaro è stato dichiarato tale nel 2002 a causa della elevata concentrazione di inquinanti presenti nel suolo e nelle acque. Dal 2002 il SIN è sottoposto a tutela e ogni forma di gestione agricola è vietata. Si sta quindi verificando una rinaturalizzazione degli habitat presenti. Scopo del presente contributo è confrontare le tendenze evolutive della vegetazione reale rispetto a quella potenziale, in relazione alla diversità floristica attualmente presente nell’area. Le indagini floristiche preliminari evidenziano una componente terofitica rilevante, rispetto alle rimanenti forme biologiche erbacee e legnose. Ciò si riflette anche nelle vegetazioni, in cui la componente terofitica rimane importante negli incolti rimaneggiati anche a sette anni dall’abbandono. In tali situazioni, e ancor più negli orli, le geofite rizomatose con forte capacità competitiva (Sorghum halepense, Agropyron repens, Cynodon dactylon, Artemisia verlotiorum) divengono dominanti. La dominanza di queste forme biologiche delinea una fase transitoria dell’evoluzione dei campi abbandonati e consente di attribuire agli orli erbacei una struttura biologica propria, indipendente rispetto alle altre comunità rilevate.


Natura Bresciana 2007 – Volume 35

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Indice degli articoli

SCHIROLLI P.
Il valore geologico e paleontologico dell’area dell’eridio (provincia di Brescia, Italia)

Riassunto – Il presente lavoro riassume lo stato delle conoscenze sull’assetto geologico del territorio situato tra il Lago d’Idro e il Lago di Garda, al fine di far emergere l’importanza di un geosito, quale quello dell’alta Valvestino, che è sede di un patrimonio geologico e paleontologico da salvaguardare e valorizzare. Una ricca e differenziata associazione faunistica a invertebrati e vertebrati marini caratterizza i depositi bacinali norici affioranti in quest’area. Tale contenuto paleontologico fu scoperto alla fine degli anni ’60 a seguito di ricerche sostenute dal Museo di Scienze Naturali di Brescia, ove attualmente sono depositati i reperti.
Durante il Norico (Triassico Superiore) un complesso sistema di faglie sinsedimentarie frammentò l’ampia e omogenea piattaforma carbonatica della Dolomia Principale, originando limitate aree bacinali intra-piattaforma, nelle quali si depositarono le facies eteropiche della Dolomia Principale e il Calcare di Zorzino (“Gruppo dell’Araralta” sensu JADOUL, 1986). In queste due formazioni, oltre che nella soprastante Argillite di Riva di Solto, risiedono livelli fossiliferi principalmente a crostacei e pesci.


SCHIROLLI P.
Studio macroscopico dei materiali lapidei locali impiegati nelle epigrafi bresciane di età alto-medievale

Riassunto – L’esame macroscopico del supporto lapideo utilizzato nelle epigrafi alto-medievali rinvenute sul territorio bresciano (SGARZI, 2005) ha permesso di mettere in evidenza l’uso dal V al IX secolo d.C. di litotipi calcarei riconducibili non solo alla formazione calcarea della Corna, localmente nota come “pietra di Botticino” (o commercialmente come “marmo di Botticino”), diffusamente impiegata nella Brixia romana e riconosciuta in una sola delle epigrafi oggetto di studio, ma anche a calcari posti in posizione stratigrafica soprastante la Corna, appartenenti ad un’unità formalizzata come «Encrinite di Rezzato», una formazione di recente istituzione (SCHIROLLI in DELFRATI et al., 2002), attribuita al Giurassico inferiore e affiorante nell’area di Botticino, Virle e Rezzato, nei dintorni orientali della città di Brescia. Già peraltro dall’età romana è noto l’utilizzo di tale intervallo stratigrafico e del soprastante «Corso Rosso di Botticino» (anch’esso di recente formalizzazione; SCHIROLLI in DELFRATI et al., 2002) congiuntamente alla Corna (SCHIROLLI e DEL PIETRO, 2004).
L’uso dei marmi (di natura metamorfica) prevale nettamente su quello dei calcari (di natura sedimentaria), con tipologie saccaroidi, generalmente a grana media, che vanno dai marmi di colore bianco omogeneo a quelli venati. Data la nota complessità relativa allo studio dei molteplici marmi bianchi usati nell’antichità, l’osservazione a livello macroscopico effettuata sulle epigrafi oggetto di studio non poteva certo avere la presunzione di giungere alla determinazione degli ambiti di provenienza. Essa ha però messo in luce, almeno per talune lastre, una notevole somiglianza con il locale marmo di Vezza d’Oglio, cavato in alta Val Camonica sino agli anni ’60 del secolo scorso. Tale litotipo risulta scarsamente considerato dagli AA. che in precedenza si sono occupati delle epigrafi citate in questa nota. Questo nuovo dato, sebbene necessiti del conforto di analisi più approfondite, almeno di livello microscopico, costituisce certamente uno stimolo alla ricerca sui materiali lapidei cavati nel territorio bresciano durante l’antichità e sembrerebbe introdurre anche il “Vezza d’Oglio” nello spettro dei marmi bianchi e venati conosciuti per il valore estetico e la lavorabilità. La scoperta della statua romana di Cividate Camuno (ROSSI, 2005), avvenuta contemporaneamente allo studio delle epigrafi descritte in questa nota, e la sua attribuzione al marmo venato di Vezza d’Oglio (POGGI in ROSSI, 2005) parrebbe accreditare i risultati emersi dall’analisi macroscopica dei supporti lapidei impiegati nelle epigrafi alto-medievali bresciane considerate in questo studio.


GALLINARI A., GILIANI G.
Censimento della micoflora del colle Sant’anna (Provincia di Brescia, Italia Settentrionale)

Riassunto – Gli autori forniscono i dati relativi al censimento della flora micologica reperita sul colle Sant’Anna, elevazione di modesta entità posta all’estrema periferia ovest della città di Brescia. Dopo un inquadramento dell’area di studio, dei metodi utilizzati e dei risultati, sono elencate le specie rinvenute, con grafici riguardanti la ripartizione dei gruppi tassonomici, la presenza delle Agaricales, le tavole identificative dei mesi di raccolta.


BRUSA G., RAIMONDI R., CERABOLINI B.
La flora briologica della riserva naturale “lago di Biandronno” (Lombardia, Italia Settentrionale): note autoecologiche e fitosociologiche

Riassunto – è stata studiata la ripartizione di 5 specie di epatiche e 27 specie di muschi in relazione ai gradienti di falda d’acqua e di pH nella torbiera della Riserva Naturale “Lago di Biandronno”. Il gradiente di falda, stimato tramite la microtopografia, mostra una distribuzione unimodale, che indica la prevalenza di stadi di interramento ad opera di vegetazioni di Phragmiti-Magnocaricetea; il gradiente di pH evidenzia una distribuzione bimodale, con valori di elevata acidità associati alla presenza di comunità dominate da Sphagnum spp.
Le uniche formazioni vegetali fisionomicamente caratterizzate da briofite sono quelle in cui prevalgono Riccia fluitans o Sphagnum spp. Per ciascuna specie viene discussa la distribuzione in relazione al gradiente di pH e di falda. Di particolare interesse è la presenza di briofite microtermiche a bassa quota, come Scorpidium scorpioides e Calliergon giganteum.


BOLPAGNI R., ROBERTI A., TOMASELLI M.
La Paül di Lemprato, un ambiente umido relitto nel territorio comunale di Idro (Valle Sabbia)

Riassunto – Vengono di seguito presentati i risultati della caratterizzazione della vegetazione acquatica e riparia della Paül di Lemprato, una zona umida relittuale posta nella porzione NE della provincia di Brescia, nel territorio comunale di Idro. La classifi cazione dei 32 rilievi eseguiti secondo il metodo di Braun-Blanquet ha portato all’individuazione di 14 distinte fi – tocenosi, ricondotte a quattro classi di vegetazione: Potametea, Phragmito-Magnocaricetea, Artemisietea vulgaris e Salicetea purpureae. Le unità vegetazionali dominanti sono rappresentate dalle comunità elofi tiche ripariali ascrivibili all’alleanza Phragmition communis, in particolare Phragmitetum australis. La maggior quota della diversità vegetazionale è comunque conservata nei popolamenti idrofi tici del biotopo.
L’analisi delle componenti principali condotta sul dataset conferma la stretta dipendenza della successione vegetazionale descritta con il gradiente di idro-igrofi lia. Il biotopo rappresenta un nodo centrale nella complessa rete di relazioni ecologiche dell’alta Valle Sabbia, in virtù dell’eccezionale valore conservazionistico valutato sulla base delle formazioni descritte e delle specie faunistiche di particolare interesse segnalate (Nycticorax nycticorax, Alcedo atthis, Sylvia nisoria, Triturus carnifex, ecc.), alcune delle quali rientrano negli allegati della Direttiva 92/43/CEE. Il presente lavoro cerca di colmare una parte delle lacune conoscitive sul valore ambientale del biotopo chiedendo l’istituzione di un consono livello di protezione.


BARLUZZI F., ARMIRAGLIO S.
Indagine floristica sui principali ambienti del colle di Sant’Anna (Brescia, Italia settentrionale)

Riassunto – Il colle di S. Anna è un modesto rilievo conglomeratico, la cui superficie ricade interamente nel Comune di Brescia. In tale area, in cui si svolgono anche attività ricreative e didattiche, nel corso degli anni 2000-2003 sono state svolte indagini floristiche al fine di redigere un elenco floristico il più possibile aggiornato del Colle, valutando la distribuzione della flora in relazione ai diversi ambienti indagati e l’influenza delle specie esotiche presenti in questi ultimi.
L’indagine floristica ha riguardato l’intera collina, fatta eccezione per le proprietà private non accessibili e recintate.
La distribuzione della flora è stata valutata in 30 aree fisionomicamente omogenee, raggruppate successivamente in sette “categorie ambientali”: boschi, arbusteti, poste da caccia e zone aride, prati e coltivi, ripe o scarpate, zone umide e sentieri. Sono stati individuati 615 taxa diversi, su un totale di 11084 segnalazioni. Le entità avventizie e naturalizzate rappresentano il 3,3%, quelle sinantropiche poco più del 30% della flora totale.
Le entità protette, considerate a rischio, sono localizzate nei lembi di prati aridi rimanenti e nelle aree prospicienti gli appostamenti temporanei da caccia. In questi ambienti, dove si concentra il geoelemento eurimediterraneo, l’inquinamento floristico ad opera di entità aliene è attualmente ancora contenuto.
La tendenza opposta si osserva invece lungo i sentieri e gli ambienti soggetti a disturbo antropico, i quali costituiscono un corridoio d’ingresso di entità esotiche, il cui contenimento è possibile solo riducendo la frammentazione degli habitat.


NARDI G., NIERO I., BRACCIA A.
Nota sui vitrinidae (gastropoda, pulmonata) viventi in provincia di Brescia

Riassunto – Sino ad oggi, in base ai dati pubblicati nella letteratura scientifica, erano note con certezza, per la provincia di Brescia, tre specie differenti di Vitrinidae: Vitrina pellucida (O.F. Müller, 1774), Eucobresia diaphana (Draparnaud, 1805) e Vitrinobrachium breve (Férussac, 1821). Una quarta specie, Vitrinobrachium tridentinum Forcart, 1856, era stata segnalata da MAASSEN (1987) e da EIKENBOOM (1996), dopo aver raccolto solo le conchiglie ed omesso la citazione di V. breve, specie molto comune nel territorio indagato. Tutte le informazioni disponibili sono apparse dunque inattendibili, poiché datate e basate sui soli caratteri esterni dell’animale (forma del guscio e colore del mollusco).
L’analisi di numerose popolazioni di Vitrinidae, individuate negli ultimi anni in provincia di Brescia, studiate anche sotto il profilo anatomico (apparato riproduttore), ha permesso di aggiornarne l’elenco per quest’area. Si conferma la presenza di V. pellucida, E. diaphana e V. breve; sono nuove le seguenti specie: Eucobresia nivalis (Dumont & Mortillet, 1852), Semilimax kotulae (Westerlund, 1883) e Vitrinobrachium tridentinum Forcart, 1956. Quest’ultima entità, descritta come endemica del Trentino-Alto Adige e della valle del fiume Brenta, viene censita anche per la Lombardia, pertanto è ora possibile definire meglio il suo areale di distribuzione. Infine, in quattro stazioni, sono state individuate popolazioni che presentano un apparato genitale parzialmente diverso da V. breve. Le sei specie sino ad oggi censite per la provincia di Brescia vengono descritte e raffigurate. Vengono inoltre esposti i dati ecologici emersi dalle raccolte effettuate.


CIUTTI F., GIROD A., MARIANI M.
Considerazioni su una popolazione di Corbicula Fluminea (müller, 1774) nel lago di Garda sud-orientale (Italia)

Riassunto – Si analizza la struttura di una popolazione di Corbicula fulminea, presente nel bacino meridionale del Lago di Garda, sia da un punto di vista della correlazione tra altezza e lunghezza dei nicchi sia dal punto di vista della probabile età degli animali.


GOBBI M., GROPPALI R., SARTORI F.
La cenosi a Coleotteri Carabidi (Arthropoda, Insecta) del bosco Siro Negri (parco regionale del Ticino, Lombardia)

Riassunto – Nel presente lavoro viene analizzata la carabidocenosi di un bosco planiziale (Bosco Siro Negri, Parco del Ticino Lombardo, Pavia). La ricchezza di specie, la morfologia alare e il regime alimentare delle specie sono state utilizzate per confrontare la comunità del Bosco Negri con quelle di altri 11 boschi planiziali della Pianura Padana. La morfologia alare e il regime alimentare delle singole specie risultano autocorrelate e ottimi bioindicatori in grado di separare i boschi in due gruppi e di descriverne il differente grado si stabilità. Il Bosco Negri non si posiziona chiaramente in nessun gruppo manifestando una condizione intermedia di stabilità che viene discussa.


CAFFI M.
Biologia riproduttiva del Saltimpalo, Saxicola Torquatus, nidificante nella bassa pianura Lombarda (Italia)

Riassunto – È stata condotta una ricerca quadriennale quinquennale (2000-2004) sulla biologia riproduttiva di una popolazione di Saltimpalo nidificante nella pianura Padana, nel comune di Borgo San Giacomo (Brescia). Il lavoro si basa su un campione di 106 nidi totalmente ubicati in canali di irrigazione. La deposizione delle uova è avvenuta tra il 22 febbraio e il 17 luglio. Considerando solo la prima covata, il 9,4% delle coppie ha deposto le uova in febbraio, l’81% in marzo e il 9,6% nei mesi seguenti. I nidi erano orientati nel 41,5% dei casi a nord, nel 24,5% ad est, nel 17,9% ad ovest e nel 16% a sud. L’altezza media dei nidi dal suolo (fondo dei canali) è risultata di 0,72 m (D.S. 0,31; range 0,2-2,2 m.; n = 106). La distanza media da strade carrabili è risultata di 25,2 m, (D.S 35,5; range 1-150 m; n=106). La dimensione media delle covate è risultata di 5,4 (D.S. 0,5; range 4-7; n=106). Le misure delle uova sono risultate: lunghezza 17,25 mm (D.S. 0,58; range 16,1-20; n=577); larghezza 13,97 mm (D.S. 0,36; range 12,4-14,9; n=577); peso 1,79 g (D.S. 0,13; range 1,3-2,2; n=577). La durata media dell’incubazione è stata di 12,9 giorni (D.S. 1; range 11-16; n=91). Il numero medio delle uova schiuse è risultato di 4,85 (D.S. 0,97; range 1-7; n=91), con un tasso di schiusa del 76,7% . Il periodo medio di allevamento dei pulli è stato di 14,6 giorni (D.S. 1,1; range 13-17; n=88). Il numero medio dei giovani involati è risultato di 4,5 (D.S. 1,1; range 1-7; n=88), con relativo tasso d’involo dell’89,8%, e un successo riproduttivo del 61,8%.


GARGIONI A.
Distribuzione ed espansione della Taccola (Corvus Monedula) in provincia di Brescia (Lombardia)

Riassunto – Viene esaminata l’attuale distribuzione della Taccola in provincia di Brescia e la sua evoluzione in seguito al fenomeno di espansione e inurbamento in atto dagli anni ‘950 nell’Italia settentrionale. La popolazione attuale è stimata in 60-70 coppie, suddivisa in tre nuclei principali.


LEO R.
Lupi e loere a Polaveno (Brescia, Italia): indagine preliminare

Riassunto – Sono descritte le risultanze di una indagine effettuata nel comune di Polaveno (Bs) su antiche fosse realizzate per la cattura di lupi dette localmente loere. In mancanza di fonti documentali dirette l’articolo ipotizza i movimenti locali e le tecniche di cattura utilizzando la tradizione orale e fonti storiche. Il periodo di costruzione si presume sia antecedente ai primi decenni del 1800. Le fosse sono descritte con rilievi dal vero, la loro struttura generale è sostanzialmente in linea con quanto già noto. Alcune di esse presentano però alcuni elementi costruttivi originali in quanto poste su versanti molto acclivi. Il numero di trappole scoperte, quindici ad ora, è decisamente elevato, non trovando riscontro in altre realtà nazionali.


GHIDOTTI R.
Un’inedita ascia martello dal territorio di Ghedi (Brescia)

Riassunto – Si dà notizia di un’ascia – martello proveniente da Ghedi (Brescia) ed attribuibile all’antica Età del Bronzo. Detto reperto testimonierebbe la produzione locale di questo tipo di arma e la sua probabile destinazione votiva.


VERDE S., ANDREIS C.
Bibliografia geobotanica Lombarda (‘900-2006)

Riassunto – Il presente lavoro elenca 535 riferimenti bibliografici inerenti la letteratura geobotanica sintassonomica e biogeografica relativa alla regione Lombardia.


ZANOTTI E.
Flora della pianura bresciana centro-occidentale V aggiornamento

Riassunto – Viene aggiornato il censimento floristico della pianura bresciana centro-occidentale (ZANOTTI, 1991, 1993, 1996, 2000, 2003) con segnalazioni di reperti nuovi o risultanti da revisioni d’erbario.


GARGIONI A.
Prima nidificazione di garzetta egretta garzetta in provincia di Brescia (Lombardia)

Riassunto – viene descritta la prima nidificazione accertata per la provincia di Brescia della Garzetta Egretta garzetta, in una garzaia all’interno del raccordo autostradale di Bresciacentro.


LEO R., CAPELLI S.
Accertata nidificazione di Gufo Reale (Bubo Bubo) in una cava in comune di Rezzato (Brescia, Italia)

Riassunto – viene segnalato un sito di nidificazione del gufo reale nelle Prealpi.


LONGHI D., GRATTINI N., NOVELLI F.
Resoconto ornitologico del gruppo ricerche avifauna mantovano 2003-2004-2005

Riassunto – Vengono presentate le osservazioni più interessanti raccolte dal Gruppo Ricerche Avifauna Mantovano relative agli anni 2003, 2004 e 2005. Le specie segnalate sono 99.


GALASSO G., CEFFALI G.

Segnalazioni floristiche per il territorio Bresciano


Natura Bresciana 2005 – Volume 34

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Indice degli articoli

REGGIANI P.
Segnalazione del rinvenimento di resti di bisonte provenienti dai sedimenti del fiume Oglio, in provincia di Brescia (Lombardia, Italia settentrionale)

Riassunto – Vengono esaminati i resti di bisonte rinvenuti nel greto del fiume Oglio. Le caratteristiche del cranio sono tipiche di Bison priscus Bojanus, 1827.
Viene data descrizione dettagliata del materiale in studio che è confrontato con altro della stessa specie e con quello di Bos primigenius.
La buona conservazione dei reperti ha permesso di evidenziare alcune caratteristiche tipiche di questa specie.


ARMIRAGLIO S., GENTILI R., BARONI C.
Prunus padus L. in valle dell’Avio (Alta Valle Camonica, Brescia). Caratteri morfologici della popolazione, aspetti geobotanici e fitogeografici della nuova stazione

Riassunto – Con il presente studio vengono illustrate le caratteristiche ambientali di una nuova stazione di Prunus padus, recentemente rinvenuta in Valle dell’Avio. La stazione è stata studiata analizzandone le caratteristiche geoambientali dell’area, la diffusione della popolazione, l’entità di quest’ultima e la sua sinecologia.
La stazione di Prunus padus è posta in Valle dell’Avio, sul cono composto di Malga Caldea, nel tratto centrale del cono, zona di sovrapposizione tra gli accumuli detritici e i depositi di debris flow.
La popolazione individuata è probabilmente di recente insediamento, diffusa in un’area ridotta del cono di Malga Caldea, pari a circa 15.000 m2, ed è costituita da soli quattro nuclei di crescita.
Le popolazioni di Prunus padus sono presenti all’interno di cespuglieti ad Alnus viridis e Betula pendula. Sotto il profilo fitogeografico, la stazione considerata si colloca in diretta continuità con le popolazioni E-alpine di questa specie.


ANDREIS C., ARMIRAGLIO S., CACCIANIGIA M., BORTOLAS D., BROGLIA A.
Pinus cembra L. nel settore sud-alpino Lombardo (Italia settentrionale)

Riassunto – È stata condotta un’indagine sulla distribuzione, la consistenza e la sociologia del pino cembro (Pinus cembra L.) nel settore Sud-Alpino lombardo (Alpi Orobie, Passo del Mortirolo, massiccio dell’Adamello, province di Bergamo, Brescia e Sondrio), al limite meridionale di distribuzione nelle Alpi centro-orientali.
La ricerca si è articolata nella mappatura delle popolazioni di cembro, in uno studio sulla loro demografia e struttura e in una fase di rilevamento fitosociologico. E’ stata inoltre condotta un’indagine bioclimatica per valutare le potenzialità della specie, legata a climi continentali. I dati climatici e distributivi considerati hanno consentito di realizzare un modello di distribuzione in funzione della continentalità climatica. La mappatura delle stazioni di Pinus cembra ha permesso di tracciare una distribuzione più ampia di quanto riportato in letteratura, soprattutto sul versante orobico settentrionale, con ritrovamenti di popolazioni non note in precedenza.
Lo studio demografico ha rivelato che le popolazioni sono stabili o con tendenza dinamica all’espansione, con una rilevante percentuale di individui giovani. Le fitocenosi a Pinus cembra rilevate sono solo in parte (in particolare quelle del Passo del Mortirolo e dell’Adamello) simili a quelle centroalpine. Le stazioni più meridionali presentano aspetti particolari dove il cembro è spesso associato ad arbusteti a pino mugo. La maggior parte delle vegetazioni rilevate è relegata in aree impervie. Altre fitocenosi sono invece stadi di ricolonizzazione di aree precedentemente pascolate dove il cembro dimostra una buona competitività, con numerosi individui giovani.


STRUMIA G.
Temperature variations of the last 700 years reconstructed from a tree-ring chronology of the central Alps (Italian Alps)

Riassunto – La variabilità delle temperature negli ultimi 700 anni ricostruita da una cronologia di anelli degli alberi delle Alpi Centrali. Nel presente articolo viene usata una cronologia di anelli annuali proveniente dalla Val Ventina (Alpi Centrali), formata da numerosi esemplari di larice (Larix decidua Mill.) eccezionalmente longevi, per testare un nuovo metodo per calcolare gli indici degli anelli e per ricostruire le temperature della regione.
La standardizzazione è basata su una trasformazione esponenziale dei dati grezzi, effettuata prima del detrending allo scopo di stabilizzare la varianza producendo serie temporali omoscedastiche. In un secondo tempo vengono calcolati gli indici come scostamenti della funzione originale dal trend dell’età modellizato sulla serie proveniente dalla trasformazione. La cronologia così ottenuta contiene un forte segnale comune e mostra una correlazione significativa con le temperature massime estive (ottenute facendo la media dei mesi di Giugno e Luglio) della stazione meteorologica di Milano.
Il modello usato per la regressione è basato solo sul periodo 1778-1950 dato che la relazione matematica tra il clima e la crescita degli alberi si indebolisce negli ultimi 30 anni.
La serie delle temperature ricostruite riproduce sia la variabilità ad alta frequenza sia quella a bassa frequenza. Il periodo di temperature inferiori alla media corrispondente alla Piccola Età Glaciale è bene evidente nella ricostruzione e si estende approssimativamente dal 1575 all’inizio del 19imo secolo. Le temperature estive del ventesimo secolo si collocano all’interno della naturale variabilità degli ultimi 700 anni.


RONCAGLIO P., BORSANI G.
Analisi della struttura di popolazione del mollusco bivalve Dreissena polimorpha (Pallas, 1771) nel Sebino (Lombardia, Italia settentrionale)

Riassunto – In questo lavoro vengono riportati i risultati dell’analisi della struttura di popolazione di Dreissena polymorpha (Pallas, 1771) negli anni 2002-2003 nel Sebino. I dati ottenuti dai campionamenti mensili sono stati confrontati con quelli relativi ad un analogo studio risalente agli anni 1990- 1991. Tale confronto evidenzia una sostanziale diminuzione della densità di questo mollusco; ciò è da attribuirsi principalmente all’aumento della predazione da parte di numerose specie acquatiche.


SALA G., BETTINI R.
Contributo alla conoscenza della Lepidotterofauna (Lepidoptera Thyridoidea, Lasiocampoidea, Bombycoidea) della provincia di Brescia e di altre località dell’Italia settentrionale con segnalazione di Pachypasia limosa, specie Atlanto-Mediterranea nuova per

Riassunto – Gli autori presentano i dati inediti desunti dalle proprie ricerche sui lepidotteri notturni effettuate fino al 2003 e da quelli derivati dallo studio del materiale depositato presso il Museo di Scienze Naturali di Brescia e dalla Collezione Clerici G. (acquistata dal primo autore).


AGOSTI M.
Presenza e diffusione di Diabrotica virgifera virgifera Le Conte (Coleoptera: Chrysomelidae) in provincia di Brescia (Lombardia, Italia settentrionale)

Riassunto – Diabrotica virgifera virgifera LeConte è considerata una delle maggiori avversità del mais negli Stati Uniti. Il suo ritrovamento in Europa ed in Italia rappresenta una grave minaccia per le nostre coltivazioni. La presenza in provincia di Brescia è stata rilevata nel 2002 e confermata nel 2003. L’affermarsi delle popolazioni e l’espansione continua dell’insetto destano giustificate preoccupazioni per la nostra agricoltura.


BRICHETTI P., GARGIONI A.
Atlante degli uccelli nidificanti nella “bassa” pianura lombarda (Italia settentrionale)

Riassunto – La presente indagine ha permesso di affinare le basi delle conoscenze scientifiche dell’avifauna nidificante nella bassa pianura lombarda, di approfondire le tematiche ambientali e di pianificazione territoriale attraverso l’individuazione di aree meritevoli di particolare tutela.
Per l’indagine è stata scelta una porzione di territorio compreso tra le province di Brescia, Cremona e Mantova, per una superficie totale di circa 1081,25 km2, ritenuta sufficientemente rappresentativa della realtà ambientale della Pianura Padana centrale.
L’area, caratterizzata da un elevato grado di antropizzazione, comprende 50 comuni, con una popolazione complessiva di 165.463 abitanti, pari a 153 abitanti/km2. L’area considerata, compresa tra 80 e 30 m s.l.m., si trova nella cosidetta “Regione Padana” ed è caratterizzata da un clima temperato- subcontinentale e da forte componente vegetazionale di origine artificiale o antropica, a scapito di quella naturale o semi-naturale; il territorio comprende molte aree eterogenee, che possono essere incluse in tre diversi distretti:

a) valle dell’Oglio bresciano-cremonese;

b) bassa pianura bresciana o pianura fluviale;

c) media pianura bresciana-mantovana o pianura fluvioglaciale e fluviale.

Circa l’8% del territorio considerato, pari a circa 9000 ha, è costituito da territorio protetto, rappresentato dai Parchi Regionali dell’Oglio nord e dell’Oglio sud e da quattro parchi locali di interesse sovracomunale. L’area di studio è stata suddivisa in 170 unità di rilevamento (U.R.), corrispondenti a quadrati di circa 2,5 km di lato, ricavati dalla suddivisione delle Tavolette I.G.M. in scala 1:25.000. Alla ricerca hanno partecipato 21 rilevatori appartenenti alle tre province interessate.
L’indagine ha permesso di raccogliere interessanti informazioni sulla distribuzione e consistenza di alcune specie ornitiche, nonchè sulla loro dinamica di popolazione e stato di conservazione. Nei sei anni della ricerca (1994-99) sono stati raccolti 4441 dati utili, con un grado di copertura del territorio pari al 100% ed una media di 2,6 uscite per U.R. Complessivamente sono state rilevate 85 specie, di cui 37 non-Passeriformi e 48 Passeriformi, con una ricchezza media di 24,8 specie per U. R. Dal punto di vista corologico vie è una netta prevalenza di specie cosmopolite (36%), paleartiche (32%) ed euroasiatiche (22%), con una discreta componente di specie europee (18%), a conferma di un marcato grado di continentalità della Pianura Padana. Dal punto di vista conservazionistico, 20 specie (23,8%) rientrano nella Lista Rossa degli uccelli italiani, di cui 13 sono considerate a più basso rischio, 4 vulnerabili, 2 in pericolo e 1 in pericolo in modo critico. Di queste, il 55% è legato agli ambienti umidi e il 25% raggruppa rapaci diurni e notturni.


LEO R., BERTOLI R.
Il Gufo reale (Bubo bubo) in un’area delle Prealpi bresciane (Lombardia, Nord-Italia)

Riassunto – Sono presentati i risultati di un censimento, durato cinque anni, condotto in una zona prealpina della provincia di Brescia di 540 km2. Tramite ascolto del canto spontaneo sono stati rilevati 6 territori di cui solo tre occupati da coppie che si riproducono in modo regolare. La densità (1,45 cp./100km2) e il successo riproduttivo della specie (2,14 giovani/ coppia di successo) sono risultati in linea con quanto già noto per le Alpi italiane. Si è anche appurato che l’impatto con le linee aeree è la principale causa di mortalità extra-naturale per la specie. Si ipotizza, come già stimato in altre zone prealpine, un processo di emigrazione da aree source a sink. Questo processo dovrebbe permettere alla specie di essere presente anche in zone ad alta mortalità e basse potenzialità trofiche.


BERTOLI R., LEO R.
Prima indagine sulla distribuzione in provincia di Brescia (Lombardia, Italia settentrionale) del Re di quaglie (Crex crex)

Riassunto – Vengono esposti i risultati di uno studio preliminare, fatto negli anni 2001 e 2002, sulla distribuzione, in una zona prealpina della provincia di Brescia, del Re di quaglie (Crex crex).
E’ stato indagato un territorio di circa 570 km2, posto tra bassa Valle Camonica, Valle Trompia ed entroterra del lago d’Iseo. Durante 22 uscite notturne in 37 località, da fine maggio a inizio luglio, abbiamo rilevato la presenza di 8 maschi cantori della specie.
Prima del presente studio la specie era nota per la provincia solo come di doppio passo. Per l’anno 2000 si erano già raccolte altre tre segnalazioni in differenti aree, di cui una in pianura.


GRATTINI N., INVERSI C.
Censimento invernale di Albanella reale (Circus cyaneus), Poiana (Buteo buteo) e Gheppio (Falco tinnunculus), in un’area della bassa pianura mantovana (Italia settentrionale)

Riassunto – Nella bassa pianura mantovana la presenza invernale di rapaci diurni, nel corso degli ultimi anni, risulta aumentata. In particolare la Poiana e il Gheppio, più irregolarmente l’Albanella reale.


GRATTINI N.
Gli uccelli acquatici svernanti in alcune cave artificiali del mantovano (Italia settentrionale)

Riassunto – Vengono presentati i risultati dei censimenti degli uccelli acquatici svernanti in alcune cave di origine artificiali nella provincia di Mantova, relativi al periodo 2001-04. Le specie censite nei tre inverni sono risultate 26. Le cave del Parco San Lorenzo con vincolo di protezione, hanno fatto registrare il massimo numero di specie (69,2%) e di individui; le presenze rilevate nell’inverno 2003-2004, di Airone guerdabuoi (51 ind.) e di Airone bianco maggiore (78 ind.) sono rispettivamente il 6,3% e il 2,0% della popolazione svernante in Italia.


GROPPALI R.
Osservazioni sull’avifauna di frutteti e vigneti in ambienti planiziali (Pavia, Italia settentrionale)

Riassunto – Sono state studiate le comunità ornitiche di un frutteto e di un vigneto nella Pianura Pavese. A tale scopo sono state osservate e confrontate mensilmente, per l’intero corso di un anno, le specie ornitiche di due aree ampie 0,1 km2, elaborando alcuni indici di carattere faunistico ed ecologico. Nel vigneto sono state osservate 23 specie con 298 esemplari, nel frutteto 18 con 180. Lo studio definisce quindi le problematiche di conservazione ornitologica della pianura coltivata a livello intensivo.


TRIZIO I., PREATONI D., CHIRICHELLA R., MATTIROLI S., NODARI M., CREMA S., TOSI G., MARTINOLI A.
First record of the Alpine long-eared bat (Plecotus macrobullaris Kuzjakin, 1965) in Lombardy (Northern Italy), revealed by DNA analysis

Riassunto – Prima segnalazione in Lombardia (Nord-Italia) di Orecchione alpino Plecotus macrobullaris, KUZJAKIN, 1965 determinato mediante analisi genetica. Viene riportata la prima segnalazione per la Lombardia della specie Plecotus macrobullaris recentemente descritta, mediante l’impiego di tecniche genetiche, utilizzando anche campioni di animali provenienti dalla provincia di Trento, che rappresentano la prima segnalazione della specie per l’Italia.
Il genere Plecotus include, per l’Italia, quattro specie sorelle: oltre a P. macrobullaris sono contemplate anche P. austriacus, P. auritus, P. sardus, la sola specie di chirottero endemica dell’Italia. Per l’esatta determinazione delle specie è necessario quindi ricorrere a tecniche genetiche in quanto non sono state ancora messe a punto funzioni discriminanti basate su parametri biometrici, sebbene siano state identificate alcune caratteristiche morfologiche utili per la distinzione. Nel presente lavoro sono riportate le biometrie di base della specie.
Per la determinazione della specie, nel presente lavoro è stato utilizzato il metodo del sequenziamento di una regione del DNA mitocondriale, analizzando 50 campioni di tessuto di animali provenienti da Lombardia e Trentino Alto Adige. Sul totale dei campioni analizzati il 55% è risultato appartenere alla specie P. macrobullaris. Sono stati individuati, inoltre, 4 rifugi riproduttivi della specie che, in relazione ai dati attualmente a disposizione, sembra preferire rifugi presso edifici mentre non ne è mai stata segnalata la presenza in grotta, a differenza di P. auritus.
La presenza di questa nuova specie in Lombardia dovrebbe indurre ad un monitoraggio a larga scala, per definire in dettaglio la distribuzione della specie e le preferenze di habitat, finalizzate anche alla definizione dello status delle popolazioni presenti.


FORMENTI S., ARMIRAGLIO S.
Gli erbari e gli appunti di farmacologia dei medici della famiglia Montini di Concesio (Brescia)

Riassunto – In questo contributo vengono illustrate le caratteristiche di tre erbari e di alcuni appunti di farmacologia della famiglia Montini di Concesio, recentemente donati dalla famiglia stessa al Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia. Nel corso di questo studio si è cercato di attribuire la paternità agli scritti farmacologici e a una raccolta di exsiccata, contenuti nella collezione oggetto di indagine. Per questa operazione sono state confrontate le grafie degli scritti e dei cartellini d’erbario con quelle di alcune lettere e ricette autografe appartenenti a Ludovico Montini e a Giuseppe Montini, consultate presso l’Istituto Paolo VI di Brescia. I quaderni contenenti appunti di farmacologia probabilmente appartengono a Lodovico Montini e sono stati redatti quando era studente di Medicina a Pavia. Gli erbari appartengono rispettivamente a Giuseppe Montini, Pietro Ceroni e a Lodovico Montini. Le raccolte sono state riordinate e per gli exsiccata è stata rivista la nomenclatura.


ZANOTTI E., BONA E.
Bibliografia botanica delle piante vascolari nel bresciano primo aggiornamento. Addenda ed emendanda 1993-2003

Riassunto – La presente raccolta di indicazioni bibliografiche fa seguito al lavoro pubblicato su Natura Bresciana n.28 (FENAROLI, FRATTINI, ZANOTTI e PEDRINI,1993). Oltre ai lavori pubblicati a partire dal 1993 fino a tutto il 2003 compreso, sono qui aggiunti quelli involontariamente omessi (quindi antecedenti l’anno 1993) ed emendate citazioni bibliografiche scorrette (contrassegnate da un asterisco fra parentesi quadre) nella pubblicazione sopra ricordata. In ordine alla redazione dell’elenco seguente si fa riferimento a quanto premesso nella citata bibliografia. Ringraziamo vivamente Ismaele Pedrini per aver pazientemente curato la prima bozza dell’aggiornamento bibliografico e per i preziosi suggerimenti ed il prof. Renato Ferlinghetti per il prezioso aiuto nella revisione delle bozze.

 

RESOCONTI E SEGNALAZIONI


NASTASIO P.

Una nuova stazione di Linnaea borealis in provincia di Brescia


GARGIONI A., GUERRINI M.
Resoconto ornitologico Bresciano 2000

Riassunto – prosegue nel 2000 la raccolta delle segnalazioni ornitologiche più interessanti per la provincia di Brescia. Sono esclusi i dati già pubblicati su riviste specializzate.


GARGIONI A., GUERRINI M.,
Resoconto ornitologico Bresciano 2001

Riassunto – prosegue nel 2001 la raccolta delle segnalazioni ornitologiche più interessanti per la provincia di Brescia. Sono esclusi i dati già pubblicati su riviste specializzate.


GARGIONI A., GUERRINI M.
Resoconto ornitologico Bresciano 2002

Riassunto – prosegue nel 2002 la raccolta delle segnalazioni ornitologiche più interessanti per la provincia di Brescia. Sono esclusi i dati già pubblicati su riviste specializzate.


GARGIONI A., GUERRINI M.
Resoconto ornitologico Bresciano 2003

Riassunto – prosegue nel 2003 la raccolta delle segnalazioni ornitologiche più interessanti per la provincia di Brescia. Sono esclusi i dati già pubblicati su riviste specializzate.


LONGHI D., GRATTINI N.
Resoconto ornitologico del Gruppo Ricerche Avifauna Mantovano 2001-2002

Riassunto – Vengono presentate le osservazioni più interessanti raccolte dal Gruppo Ricerche Avifauna Mantovano, relative agli anni 2001-2002. Sono escluse le segnalazioni già pubblicate sulle riviste specialistiche. Le specie segnalate sono 26 di cui 19 Non-Passeriformi (compresa Gru coronata) e 7 Passeriformi.


LEO R.
Rinvenimento di Mustiolo Suncus etruscus nel Parco delle Colline di Collebeato

Riassunto – Prima segnalazione di Mustiolo, Suncus etruscus, nel “Parco delle Colline di Brescia”


Natura Bresciana 2003 – Volume 33

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Indice degli articoli

BONA E.
Flora pteridologica del Bresciano e della Valle di Scalve. Primo contributo: Lycopodiaceae – Selaginellaceae

Riassunto – In questo lavoro viene esposta e commentata la flora pteridologica del Bresciano e della Valle di Scalve, appartenente alle famiglie delle LYCOPODIACEAE e SELAGINELLACEAE corredata da citazioni di reperti d’erbario, riferimenti bibliografici e mappe di distribuzione.


FENAROLI F. E MORALDO B.
Viola culminis, una nuova specie delle Prealpi bresciane (Lombardia, N-Italia)

Riassunto – Viene presentata la descrizione di Viola culminis, nuova specie di Viola monocromatica del gruppo calcarata L., scoperta sul M. Guglielmo e, successivamente, in altre località delle Prealpi bresciane. Si manifesta con individui con stipole molto sviluppate, dotati di stoloni ipogei, capaci di formare estesi cespi; con un corredo cromosomico 2n=40. Predilige i pascoli aperti su substrato acido o neutro.


PEREGO R. E RAVAZZI C.
Una stazione di Quercus crenata Lam. presso Albino (Bergamo)

Riassunto – Si segnala una nuova stazione di Quercus crenata Lam. presso Albino (provincia di Bergamo), rappresentata da un albero isolato, l’unico individuo finora noto in provincia di Bergamo e in Lombardia centro-occidentale. Vengono descritti e illustrati i caratteri morfologici di foglie e frutti, che corrispondono a quelli osservati in altri individui riferiti a Q. crenata del margine prealpino orientale e appenninico. Nel periodo di osservazione (1998-2002) le ghiande non sono state portate a maturazione e non vi è stato rinnovamento da parte dell’albero. Le caratteristiche vegetazionali dell’ambiente fanno propendere per una condizione di non naturalità. La sopravvivenza di questa quercia semisempreverde e di altre specie sempreverdi e/o a fogliame semipersistente nei boschi termofili circostanti è messa in relazione con inverni miti, scarso innevamento, buon soleggiamento e densa copertura forestale. Indagini storiche sugli usi di questa quercia in passato potrebbero fornire indicazioni sulla sua origine e distribuzione.


GUSMEROLI F. E POZZOLI M.L.
Vegetazione dell’Alpe Mola e sua relazione con l’attività pastorale (Brescia, Lombardia)

Riassunto – Negli anni 1997 e 1998 furono eseguiti 41 rilievi floristici e 15 rilievi produttivi nelle praterie e negli arbusteti della malga Mola (1600-2300 m s.l.m.), nelle Alpi Orobie Bresciane. Scopo dell’indagine era di caratterizzare la vegetazione dell’alpe, studiarne il determinismo ecologico e le relazioni tra la biodiversità e l’attività pastorale. Sono state individuate 192 specie di piante vascolari e sei raggruppamenti fitosociologici.
La distribuzione della vegetazione è risultata governata da numerosi fattori pedoclimatici, topografici e zoogeni. L’erbivoria ha causato effetti contrastanti sulla biodiversità: positivi in termini di diversificazione floristica e vegetazionale dell’ambiente e di complessità specifica dei popolamenti, negativi in termini di ricchezza di forme biologiche entro i popolamenti stessi.
Mentre la biodiversità specifica ha beneficiato soprattutto di carichi animali tendenzialmente leggeri, i rendimenti produttivi e il valore foraggero delle fitocenosi hanno mostrato i valori massimi ad elevati livelli di pressione pastorale. Una gestione prevalentemente estensiva delle praterie sembra quindi rappresentare il migliore compromesso tra esigenze agronomiche e necessità di salvaguardia ecologica.


BAZZOLI M. E NASTASIO P.
Gli interventi di riqualificazione ambientale lungo le sponde del fiume Mella in comune di Brescia

Riassunto – L’articolo descrive gli interventi effettuati dall’Azienda Regionale delle Foreste della Lombardia nella seconda metà degli anni Novanta per la riqualificazione con metodi forestali delle aree poste lungo le sponde del fiume Mella in comune di Brescia.
L’intervento ha riguardato una superficie di circa 32 ettari lungo uno dei più importanti corridoi ecologici longitudinali della provincia bresciana.
Sono illustrate le finalità e le modalità attuative delle opere, ne vengono analizzati i diversi significati sperimentali e sono infine considerate, con particolare riferimento alla scelta delle specie arboree ed arbustive impiegate, le motivazioni ed i possibili risvolti sotto il profilo naturalistico.


VICIDOMINI S.
Distribuzione della tribù Xylocopini (Hymenoptera: Apidae: Xylocopinae) in Italia: rassegna delle segnalazioni bibliografiche italiane

Riassunto – Oggetto di questo contributo è eseguire una rassegna di tutte le segnalazioni faunistiche bibliografiche relative alle specie della tribù Xylocopini (Apoidea) in Italia. I principali risultati sono i seguenti.

a) Gli Xylocopini sono segnalati in tutte le regioni italiane con un numero complessivo di 847 segnalazioni così ripartite: X. iris, 127 segnalazioni complessive (15%) (nord 33 segnalazioni, centro 40, sud 21, regioni insulari 33); X. valga 149 (17.6%) (nord 81, centro 32, sud 19, regioni insulari 17); X. violacea 571 (67.4%) (nord 195, centro 135, sud 81, regioni insulari 160).

b) Il numero di segnalazioni decresce del 22.2% passando da nord a sud Italia mentre in Sicilia+Sardegna il numero di segnalazioni è il 24.8% del totale, valore maggiore sia del sud che del centro Italia.

c) In ordine crescente, Sicilia, Lazio e Sardegna sono le regioni con più segnalazioni, mentre quelle con un numero di segnalazioni trascurabile (% < 1) sono Valle d’Aosta, Marche e Molise.

d) In tutte le regioni tranne le Marche, la percentuale di segnalazioni riferite a X. violacea è maggiore del 50%.

e) X. iris è presente in 17 regioni su 20 (non segnalata in Valle d’Aosta, Umbria, Molise), mentre X. valga è presente in 18 regioni su 20 (non segnalata in Valle d’Aosta, Sardegna).

f) X. valga sembra essere una specie più tipicamente settentrionale rispetto alle altre due.

g) In numerose località c’è sintopia tra almeno due specie di tale tribù.

h) Gli Xylocopini sono presenti sui principali arcipelaghi italiani, rappresentati soprattutto da X. violacea.

i) Analizzando i dati delle sole regioni con un sufficiente numero di segnalazioni (Campania, Emilia Romagna, Lazio, Sicilia, Toscana: 386 segnalazioni complessive, 45.6% del totale) si evince che X. iris è sensibilmente sottostimata a causa delle sue limitate dimensioni e della difficoltà di individuazione (incremento percentuale 5.2%); X. valga sembra invece giustamente stimata e rappresenterebbe la specie più rara; X. violacea invece è leggermente sovrastimata.

j) È possibile avanzare l’ipotesi di lavoro che in Sardegna X. valga non sia mai arrivata e che quindi questa specie abbia raggiunto l’Italia solo molto dopo le altre due specie di Xylocopini.


GROPPALI R., OMATI M. E PICCARDI B.
Preferenze ambientali di Formica lugubris Zett. (Hymenoptera: Formicidae) nelle Prealpi italiane: indagine nella Riserva Naturale biogenetica Giovetto di Palline” (Brescia – Bergamo)

Riassunto – Sono state studiate 43 aree-campione ampie 6.500 m2 all’interno della Riserva “Giovetto di Palline”, per definire le preferenze ambientali di Formica lugubris Zett. In questo tratto delle Prealpi Lombarde. È stato in tal modo possibile valutare l’importanza di altitudine, orientamento del versante, pendenza e profondità del terreno, umidità e tessitura del suolo, fisionomia della vegetazione, tipologia dello strato arboreo-arbustivo, densità degli alberi, sottobosco e sua altezza.


FERRI V. E SOCCINI C.
Riproduzione di Trachemys scripta elegans in condizioni seminaturali in Lombardia (Italia)

Riassunto – Durante gli studi ecologici su alcune popolazioni introdotte di Trachemys scripta elegans, in svolgimento in alcune località lombarde, è stata osservata per la prima volta in condizioni semi-naturali la deposizione di uova seguita da successo riproduttivo.


BRICHETTI P. E GARGIONI A.
Check-list degli uccelli della provincia di Brescia (Lombardia) aggiornata a tutto il 1999

Riassunto – Viene presentata la check-list degli uccelli della provincia di Brescia aggiornata a tutto il 1999. Le specie ritenute valide sono 352 (il 70,4% di quelle italiane), appartenenti a 21 ordini e 65 famiglie. Le specie escluse sono 19.


GRATTINI N.
Gli Uccelli di “Chiavica del Moro” (Mantova)

Riassunto – Viene riportata sotto forma di check-list, l’avifauna presente nella zona umida denominata “Chiavica del Moro” dal giugno 1990 all’ottobre 1999. Le specie censite sono risultate 88 appartenenti a 16 ordini e 39 famiglie.


LEO R. E MICHELI A.
I rapaci diurni (Accipitriformes, Falconiformes) del parco Alto Garda Bresciano (Lombardia orientale)

Riassunto – L’articolo presenta i risultati di uno studio condotto nel Parco Regionale Alto Garda Bresciano nell’arco di un decennio (1990-1999) sui rapaci diurni nidificanti (Accipitriformes, Falconiformes). Si sono rinvenute nove specie nidificanti (Pernis apivorus, Milvus migrans, Circaetus gallicus, Accipiter gentilis, Accipiter nisus, Buteo buteo, Aquila chrysaetos, Falco peregrinus, Falco tinnunculus). Il Falco pellegrino (Falco peregrinus) e il Biancone (Circaetus gallicus) sono le specie, per il numero di coppie presenti, a più alto valore naturalistico.
Interessante anche la presenza dell’Aquila reale (Aquila chrysaetos), in un ambiente atipico, come quello costituito dalle basse montagne prealpine e del non comune Astore (Accipiter gentilis).
Nel capitolo finale si fornisce un elenco commentato delle altre 12 specie di rapaci diurni migranti e svernanti segnalati nel territorio del Parco fino a tutto il 1999.


BALLERIO G. E BRICHETTI P.
Atlante degli uccelli nidificanti nella città di Brescia 1994-1998

Riassunto – Vengono presentati i risultati dell’inchiesta sugli uccelli nidificanti nella Città di Brescia svolta nel periodo 1994-98. Le specie rilevate sono 52 (15 non-Passeriformes e 37 Passeriformes), che rappresentano il 26,5 % di quelle note per la Lombardia e il 20,4 % di quelle italiane. Le specie più diffuse sono: Passer italiae, Turdus merula, Sturnus vulgaris, Serinus serinus, Fringilla coelebs, Carduelis chloris, Sylvia atricapilla, Carduelis carduelis, Hirundo rustica e Columba livia var. domestica. Quelle più localizzate sono: Anas platyrhynchos, Falco tinnunculus, Streptopelia turtur, Athene noctua, Picoides major, Motacilla flava, Troglodytes troglodytes, Cetta cetti, Phylloscopus sibilatrix, Corvus monedula e Loxia curvirostra, tutte specie segnalate in una sola maglia. Di particolare interesse la presenza di Upupa epops, Ptyonoprogne rupestris, Phoenicurus ochruros, Monticola solitarius e Parus ater. Il numero medio di specie per maglia di rilevamento è 12,1, con un massimo di 32. I valori di ricchezza specifica più alti si riscontrano nelle zone maggiormente diversificate dal punto di vista ambientale, come il Colle Cidneo (media 24), i parchi alberati (19,7) e Brescia-2 (18,3). I dati raccolti da due coordinatori, 6 collaboratori e due Istituti scolastici, sono complessivamente 1600. La città di Brescia è stata suddivisa in 65 rettangoli di circa 500×560 m.


GROPPALI R.
Avifauna nel corso di un anno lungo un corpo idrico artificiale: il Naviglio Civico di Cremona

Riassunto – È stata studiata la comunità ornitica di due areecampione lungo il Naviglio Civico di Cremona, nell’anno 1997.
Le aree differiscono per la vegetazione spondale e la conservazione degli agroecosistemi. Sono state così tratte alcune considerazioni per l’importanza degli elementi biocenotici più importanti per le specie osservate.


FARINA F. E BANI L.
Valutazione della dimensione di alcune “colonie” di chirotteri e nuova segnalazione per la regione Umbria

Riassunto – Nel presente lavoro sono esposti i risultati relativi alla valutazione numerica di alcune colonie già visitate nell’agosto 1997 (BANI et al., 2000); vengono inoltre riportati nuovi dati sulla presenza di specie di chirotteri nella regione Umbria aggiornati all’agosto 2000.
L’indagine è stata condotta per mezzo di un conteggio effettuato con riprese video a raggi infrarossi all’uscita dei rifugi. La determinazione delle specie è stata invece effettuata su animali catturati o tramite registrazioni eseguite in espansione temporale acquisite con bat detector.
Per la regione viene segnalata la presenza di Vespertilio di Natterer Myotis nattereri, specie precedentemente non indicata da VITTORI (1981), VERNIER (1984, 1987, 1994), FORNASARI et al. (1995, 1997) e BANI et al. (2000)


GROTTOLO M., COPETTA L., POLLINI S. E GARIBALDI L.
I Cianobatteri: un problema per le acque dei laghi d’Iseo e di Garda

Riassunto – Il carico dei nutrienti algali e soprattutto del fosforo, che giunge ai laghi di Garda e d’Iseo dal loro bacino imbrifero, compromette l’uso delle loro acque a causa dell’aumento della densità delle alghe fitoplanctoniche. Tale densità è stata misurata in acque destinate, dopo potabilizzazione, a scopo idropotabile, prelevate nei pressi di Monte Isola, a 40 m di profondità, per il lago d’Iseo e nel golfo di Desenzano a 35 e 45 m, per il lago di Garda. La densità del fitoplancton è risultata per più del 70% attribuibile a cianobatteri, potenzialmente produttori di biotossine pericolose per la salute umana. Per arrestare la tendenza al peggioramento della qualità delle acque dei due laghi è necessario invertire, al più presto, la tendenza con la corretta gestione del territorio e in modo particolare dei reflui che pervengono a lago.


ARMIRAGLIO S., CERABOLINI B., GANDELLINI F., GANDINI P. E ANDREIS C.
Calcolo informatizzato del bilancio idrico del suolo

Riassunto – Con questo contributo viene fornito un software sviluppato con Excel®2000 che consente di ricavare automaticamente il diagramma del bilancio idrico secondo THORNTHWAITE and MATHER inserendo in un foglio elettronico i dati stazionali, climatici ed edafici di una data località.
Il software può essere direttamente scaricato dal sito http://www.comune.brescia.it o richiesto all’indirizzo di posta elettronica: botanica@comune.brescia.it.
Sono state inoltre introdotte alcune modifiche al metodo originale considerando due nuove variabili, l’esposizione e l’inclinazione dei versanti, che influiscono direttamente sull’assolazione. Quest’ultima è stata considerata in termini relativi per la correzione della formula degli indici di calore, originariamente ricavati sulla base della sola latitudine della stazione considerata.


RESOCONTI E SEGNALAZIONI


ZANOTTI E.
Flora della pianura bresciana centro-occidentale. IV Aggiornamento

Riassunto – Viene aggiornato il censimento floristico della pianura bresciana centro-occidentale (ZANOTTI, 1991, 1993, 1996, 2000) con segnalazioni di reperti nuovi o risultanti da revisioni d’erbario.


PERONI A. E PERONI G.
Due nuove stazioni italiane di Cystopteris dickieana R. Sim (Athyriaceae, Pteridophyta)

Riassunto – Vengono segnalate due nuove stazioni di Cystopteris dickieana R. Sim (Athyriaceae, Pteridophyta) una in Lombardia (in provincia di Varese) e una nel Trentino Alto Adige (in provincia di Bolzano). Si tratta del primo ritrovamento lombardo e uno dei rari dell’Alto Adige.


AGOSTI M.
Pullulazione di Eilema caniola Hübner, (1808) nel centro storico di Brescia

Riassunto – Si riporta la segnalazione di un’insolita pullulazione di Eilema caniola Hübner nel centro storico di Brescia.
Dopo le numerose segnalazioni avvenute in primavera, la situazione si è riportata nella normalità, anche se ulteriori esplosioni della popolazione sono possibili nel caso si verificassero ancora condizioni particolarmente favorevoli allo sviluppo della specie.


GARGIONI A. E PEDRALI A.
Resoconto Ornitologico Bresciano 1999

Riassunto – Prosegue nel 1999 la raccolta delle segnalazioni ornitologiche più interessanti per la provincia di Brescia. Sono esclusi i dati già pubblicati su riviste specializzate. Le specie segnalate sono 43.


BENNATI R.

In ricordo di Felice Mazzi


Natura Bresciana 2000 – Volume 32

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Indice degli articoli

GIROD A.
I molluschi acquatici del delta lacustre olocenico di Salò (Brescia, Italia settentrionale)

Riassunto – Sono stati esaminati i reperti malacologici provenienti da un carotaggio effettuato a Salò, Lago di Garda. I campioni interessano uno spessore di sedimenti di circa 170 cm la cui porzione inferiore ha una datazione 14C di 7100 ± 150 BP. Il confronto della malacofauna con quella nota per vari laghi dell’Italia settentrionale, mostra un’anomalia dovuta alla massiccia presenza di Planorbis planorbis insieme a materiale lacustre. Si suppone che la specie provenga da ecosistemi esistenti lungo il corso d’acqua immissario, posti a monte del delta lacustre. Nella parte più alta dei sedimenti si trova Pyrgula annulata e si deduce che la sua penetrazione nel Benaco sia posteriore alla data sopra riferita


GIROD A.
I molluschi dei sedimenti olocenici del “Sasso di Manerba”, Manerba del Garda (Brescia, Italia settentrionale)

Riassunto – I sondaggi effettuati nel bacino interrato di origine lacustre, hanno evidenziato due livelli contenenti Molluschi acquatici e qualche specie terrestre. La loro analisi evidenzia due malacofaune distinte: la prima, nel livello a Lamellibranchi, più antica e risalente al Boreale, riguarda una fase di penetrazione di alcune specie e di colonizzazione del piccolo lago. La seconda, nel livello a Gasteropodi, durante il periodo Atlantico, evidenzia la successiva eutrofizzazione dell’ecosistema. È presente un’associazione faunistica tipica di stagni e di torbiere.


SANTI G.
I Palaeotheriidae (Perissodactyla, Mammalia) del Paleogene dell’Europa centrale: note e considerazioni preliminari

Riassunto – I Paleoteridi sono dei Perissodattili solamente europei vissuti prevalentemente in Europa centrale durante il Paleogene. Dopo una rapida evoluzione che portò le varie forme ad assumere taglie da grandi a piccole, ebbero un altrettanto rapido declino che li condusse all’estinzione. Morfologicamente simili ai tapiri attuali, avevano nell’olfatto l’organo di senso maggiormente sviluppato, il che probabilmente non servì molto ad evitare l’estinzione. Soprattutto la dentatura subì una modernizzazione accelerata passando da una spinta eterodontia, brachidontia e costruzione lofodonte degli antenati (Hyracotherium?) ad una molarizzazione ed ipsodontia generalizzata utile per una alimentazione a base di foglie


RAVAZZI C.
Studio pollinico di un focolare neolitico a Casale (Prealpi Lombarde, Bergamo). Tafonomia e interpretazione paleoambientale

Riassunto – Si è tentato di isolare polline fossile da un focolare che fa parte della sequenza di riempimento di un pozzo per approvvigionamento idrico utilizzato durante il Neolitico presso Casale (Prealpi Lombarde, Bergamo).ll focolare è imballato e sigillato da un deposito argilloso sterile in polline, che consente di escludere contaminazioni e traslocazione di polline. Nonostante le condizioni sfavorevoli alla conservazione del polline, è stato possibile individuare un’associazione pollinica dominata da tiglio selvatico e tasso. La composizione appare in parziale accordo con i dati antracologici. Si ritiene che l’abbondanza di tasso sia il risultato della selezione antropica. Sono presenti anche altre entità di clima oceanico (Abies, Fagus, Viscum): tutte sono pressoché scomparse dalla vegetazione attuale.


BONA E.
Revisione critica delle Pteridofite dell’erbario Fenaroli

Riassunto – È stata effettuata la revisione critica della sezione pteridologica dell’Erbario Fenaroli, conservato presso il Museo Tridentino di Scienze Naturali di Trento (TN). Sono state riviste 345 cartelle relative a 16 famiglie e 85 specie.


SOLDANO A.
Dati su specie esotiche della flora italiana nuove o rare

Riassunto – L’autore fornisce i primi dati concernenti la presenza in Italia di Crataegus submollis Sarg. e Verbena brasiliensis Veli., rinvenute, rispettivamente, in Piemonte-Veneto ed in Toscana. Plantago virginica L., apparsa diverso tempo fa in Italia ed in altre regioni europee e quindi estintasi, è stata riaccertata nel Novarese, mentre riguardo altre entità risulta che: 1) Gamochaeta pensylvanica (Willd.) Cabrera è il nome corretto per G. purpurea (L.) Cabrera, precedemente indicata in Campania ed ora osservata anche in Toscana e Lombardia; 2) Oenotherafallacoides Soldano et Rostanski è stata rinvenuta per la prima volla nel Tremino-Alto Adige ed O. royfraseri Gates nel Veneto; 3) Tagetes minuta L. è nuova per la Liguria ed Inula hirta L. per la Valle d’Aosta; 4) l’entità precedentemente segnalata come Cyperus rigens C. Presi va ricondotta a Cyperus congestus Vahl.


SALA G., BETTINI R.
Contributo alla conoscenza della Lepidotterofauna (Lepidoptera, Hesperioidea e Papilionoidea) del comprensorio gardesano e di altri biotopi del Bresciano con la prima segnalazione di Brethis ino per la provincia di Brescia. (Primo aggiornamento sulla coro

Riassunto – Gli autori presentano i risultati delle ricerche lepidotterologiche effettuate dal 1996 al 1998 nella provincia bresciana con particolare riguardo alla regione gardesana dove è stata rinvenuta per la prima volta una specie eurosibirica, Brenthis ino precedentemente segnalata solo del Trentino


VICIDOMINI S.
Biologia di Xylocopa (Xylocopa) violacea (L., 1758) (Hymenoptera: Apidae): anormalità morfologiche ontogenetiche

Riassunto – Sono state descritte morfologicamente, ed in parte fotografate, tutte le malformazioni ontogenetiche, che sono state osservate durante l’intero sviluppo di Xylocopa violacea; inoltre sono stati descritti anche individui adulti aberranti osservati in natura.
È stata eseguita una comparazione bibliografica, per le specie congeneri. Sono stati individuati i seguenti tipi di deformi:

  • 3 tipi per gli adulti osservati in natura;
  • l0 tipi per le pupe che hanno raggiunto lo stadio immaginale;
  • l tipo per pupe e prepupe che non sono giunte allo stadio immaginale;
  • 2 tipi per le larve non sopravvissute fino allo stadio pupale.

Non sono state mai osservate larve o prepupe aberranti o deformi che siano sopravvissute fino allo stadio immaginale. Sono stati individuati due tipi diversi di nanismo: il primo tipo sembra essere imputato ad una insufficiente efficienza di assunzione del cibo; il secondo invece ad una bassa efficienza di assimilazione intestinale. Gli individui totali, ontogeneticamente studiati sono 183 e 25 sono risultati aberranti o deformi (13.7%). Gli individui sopravvissuti fino allo stadio immaginale sono 15 su 183 (8.2% del totale; 60% dei deformi totali).
Nei 18 individui in cui è stato possibile identificare il sesso il rapporto è risultato prossimo ad 1:1. Studi sul rapporto tra i sessi in Xylocopa però mostrano una netta predorninanza numerica delle femmine, per cui la notevole incidenza di queste malformazioni sul sesso maschile è probabilmente da imputare al fatto che i maschi sono aploidi. Negli anni 1986-1989, 1992-1993, l’incidenza è stata di circa 0.5 per anno.
Negli anni 1990-1991, 1994, invece, la frequenza dei deformi è diventata sei volte maggiore. Il 1995 rappresenta invece un anno ricchissimo di deformi, ben 11.
I 4 anni in cui l’incidenza degli aberranti è stata alta, sono raggruppati a coppie. In quattro nidi la frequenza dei deformi è stata molto alta mentre negli altri ne era presente solo l per nido. Solo i nani, tra i deformi sopravvissuti fino allo stadio immaginale, sono individuabili in base alle caratteristiche biometriche larvali.


VICIDOMINI S.
Biologia di Xylocopa (Xylocopa) violacea (L., 1758) (Hymenoptera: Apidae): concentrazione del potassio e sodio nella pasta pollinica

Riassunto – In questo conttibuto è stata misurata la concentrazione del potassio e del sodio contenuti nella pasta pollinica elaborata da Xylocopa violacea, ed inoltre il contenuto totale di ceneri; è stata poi eseguita una comparazione coi dati disponibili in letteratura. La [Na+]= 85 ppm = 0.0085 g/lOOg = 0.1 l 63 mg/(l PP) = 5.0578 f1Mol/( l PP). La [K+] = 1765 ppm = 0.1765 g/1OOg = 2.4145mg/(l PP) = 61.7556 [lMol/(1 PP). La percentuale di ceneri è 1.45; Il K+ costituisce il12.17% delle ceneri; il N a+ costituisce lo 0.59’fo. I risultati ottenuti per la PPdiX. violacea sembrano avvalorare la tesi della presenza di un ormone diuretico cAMP-dipendente. Infatti la [N a+] è di molto inferiore a quella riportata nella specie Sudafricana X. capitata, per la quale tale meccanismo ormonale è stato studiato e proposto.


SOCCINI C., FERRI V.
Distribuzione e note di ecologia dell’ erpetofauna della sponda sinistra del lago d’Idro (Brescia)

Riassunto – Gli Autori presentano i dati delle loro ricerche sistematiche sull’ erpetofauna della Valle Sabbia (1993- 1999) e degli interventi di salvataggio e di conteggio degli Anfibi anuri migranti lungo la sponda sinistra del lago d’Idro (1997-1999). Per ogni specie rilevata sono indicati la distribuzione conosciuta, le osservazioni ecologiche ed i suggerimenti per la conservazione.


MAZZOTTI S., MAZZOTTI F.
Incremento della presenza del Cormorano (Phalacrocorax carbo) sul lago d’Iseo e torbiere adiacenti (Lombardia)

Riassunto – Si riportano i dati relativi alla presenza del Cormorano (Phalacrocorax carbo) rilevati nella zona delle Torbiere Sebine e del lago d’ Iseo durante gli anni 1985-1993. Le osservazioni eseguite avevano lo scopo di valutare l’incremento numerico del Cormorano e la sua distribuzione all’interno dell’area considerata. I dati raccolti dal 1985 al 1993 hanno rivelato un effettivo incremento sia dal punto di vista quantitativo sia come periodo di stazionamento, confermato anche dai dati raccolti fino al 1997 e riportati in appendice. La massima concentrazione di individui ricade nel periodo primaverile e in quello autunnale.


BALLERIO G.
Bibliografia dell’avifauna del Bresciano

Riassunto – Si tratta di una bibliografia del materiale che riguarda l’avifauna della provincia di Brescia, a partire dal 1621 al 1998.


BANI L., DE CARLI E., FARINA F., GIARDINO C.
Indagine sulla distribuzione e l’abbondanza dei chirotteri in Umbria

Riassunto – Nel presente lavoro vengono riportati i risultati relativi a una indagine preliminare sulla distribuzione e abbondanza dei chirotteri nella Regione Umbria. Le aree indagate sono inquadrate dal punto di vista territoriale e ambientale. Vengono riportati i dati raccolti con diverse metodologie di indagine (rilevamenti ultrasonici e esplorazione di cavità).
Complessivamente si è registrata la presenza di 19 specie, sei delle quali precedentemente non segnalate per la regione da VITIORI (1981), VERNIER (1984, 1987, 1994), FORNASARl et al. (1995a) e FORNASARI et al., (1997): Myotis capaccinii, Myotis daubentoni, Myotis emarginatus, Nyctalus noctula, Nyctalus leisleri e Barbastella barbastellus (quest’ultimo rilevato presso il confine umbro-toscano, in territorio amministrativamente appartenente alla Provincia di Arezzo). Sono state rilevate concentrazioni rilevanti di Rhinolophus euryale, M. capacinii, M. emarginatus e Miniopterus schreibersi. Si evidenzia una elevata ricchezza di specie all’interno del territorio regionale, con una presenza importante di elementi a carattere meridionale (R. euryale, M. capaccinii e M. emarginatus), e di Plecotus auritus, specie probabilmente al limite meridionale del proprio areale di distribuzione.


GROTTOLO M., BIANCHI V.
La fertirrigazione: aspetti ambientali e igienico-sanitari in un’area morenica della provincia di Brescia

Riassunto – Mediante lo studio della qualità delle acque profonde, superficiali e del suolo, utilizzando analisi chimiche, microbiologiche e biologiche, sono stati verificati gli effetti della fertirrigazione in un’area morenicadella provincia di Brescia. La ricerca ha messo in evidenza la grave situazione di inquinamento dovuta in modo particolare alla presenza di alte concentrazioni di nitrati e degli indici microbici della fecalizzazione e dimostrando quindi come la fertirrigazione, circoscritta ed accentuata in determinati periodi dell’anno, si ripercuota negativamente sull’ambiente.


GROTTOLO M., SINA D., GORBI G.
Immissione del torrente Garza nel fiume Chiese: valutazione di impatto ambientale

Riassunto – Poiché il torrente Garza, non immettendosi in alcun corso d’acqua, ma spagliandosi nella campagna di Ghedi. provoca allagamenti. con gravi ripercussioni ambientali e igienico-sanitarie, è in progetto di costruzione un canale artificiale che colleghi lo stesso al fiume Chiese. Al fine di verificare l’effettivo impatto ambientale di tale progetto si sono studiate le qualità delle acque dei due corpi idrici mediante analisi chimiche. microbiologiche, biologiche e tossicologiche e si è valutato ciò che avverrebbe alle acque del fiume Chiese dopo l’immissione del torrente Garza. Lo studio ha messo in evidenza. dal punto di vista chimico e biologico, una discreta qualità delle acque del fiume Chiese, al contrario di quelle del torrente Garza, dove e si evidenziano fenomeni di inquinamento tipici di acque inquinate e di ambienti alterati.
Dal punto di vista microbiologico le acque dei due corpi idrici evidenziano alti indici di contaminazione fecale di origine antropica. Per entrambi i corsi d’acqua i test di tossicità acuta con Daphnia magna hanno dato esito favorevole al contrario di quelli di tossicità cronica. In caso di collegamento dei due corpi idrici, i dati ricavati attraverso l’equazione della miscela, rilevano un netto peggioramento del fiume Chiese. in modo particolare per l’aumento dei nutrienti, che si ripercuoterebbe su un ecosistema già sottoposto a stress ambientali. Interventi di mitigazione vanno individuati, oltre che nel risanameuto dei bacini, nell’aumento del minimo flusso vitale del fiume Chiese, in modo da aumentare la sua capacità recettiva, e nella realizzazione di un sistema di fitodepurazione delle acque del torrente Garza.


TASSO M., CARAVELLO G.B.
Analisi sui cognomi scalvini

Riassunto – Il presente studio prende in considerazione i cognomi delle popolazioni comunali di una valle della provincia di Bergamo, inoltre riporta gli indici di similarità tra coppie di comuni per quattro periodi compresi nell’arco di un secolo. L’analisi ha permesso di notare le peculiarità della struttura cognominale locale, ma si è anche osservato che la similarità fra comuni valligiani risente in pane della collocazione geografica dei rispettivi centri.


RESOCONTI E SEGNALAZIONI


GRUPPO BRESCIANO DI RICERCA FLORISTICA

Segnalazioni Floristiche per il territorio bresciano: 197-219


ZANOTTI E.
Flora della pianura bresciana centro-occidentale. III Aggiornamento

Riassunto – Viene aggiornato il censimento floristico della pianura bresciana centro-occidentale (ZANOTTI, 1991.1993, 1995) con segnalazioni di reperti nuovi o risultanti da revisioni d’erbario.


VIClDOMINI S.
Biologia di Xylocopa (Xylocopa) violacea (L., 1758) (Hymenoptera: Apidae): un nuovo substrato-
nido

Riassunto -In questo contributo viene riportato il ritrovamento dì un nido di Xylocopa violacea all’interno di una tavola derivata da legno di Abies sp. (Pìnaceae).


GARGIONI A., PEDRALI A.
Resoconto ornitologico bresciano 1997

Riassunto – Prosegue nel 1997 la raccolta delle segnalazioni ornitologiche più interessanti per la provincia di Brescia. Sono esclusi i dati già pubblicati su riviste specializzate. Le specie segnalate sono 31.


GARGIONI A., PEDRALI A.
Resoconto ornitologico bresciano 1998

Riassunto – Prosegue nel 1998 la raccolta delle segnalazioni ornitologiche più interessanti per la provincia di Brescia. Sono esclusi i dati già pubblicati su riviste specializzate. Le specie segnalate sono 30.


FORNASARI L., BANI L., DE CARLI E., MORELLI C.
A new italian recovery of ringed Nathusius’ Bat

Riassunto – Nuovo ritrovamento italiano di Pipistrello di Nathusius (Pipistrellus nathusii) inanellato all’estero. Il 25 settembre 1998 è stato rinvenuto presso la Rasa di Varese (Parco Regionale del Campo dei Fiori) un Pipistrello di Nathusius inanellato in Germania (3 km a Sud-Ovest di Beeskov) il 4 aprile dello stesso anno. Questo ritrovamento viene descritto alla luce della situazione di Pipistrellus nathusii in Italia settentrionale e nella Provincia di Varese.


Natura Bresciana 1995 – Volume 31

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Indice degli articoli

BERRUTI G.
Le deformazioni di versante del Monte Maniva (Brescia, Lombardia).

Riassunto – L’Autore descrive il complesso di deformazioni riscontrate sia lungo la zona del crinale della culminazione che su entrambii versanti della stessa. La deformazione principale consiste nello sdoppiamento multiplo del crinale, mentre i versanti presentano una successione discontinua di trenches e scarpatine di slittamento in contropendenza. A giudizio dell’Autore i fenomeni sono da inquadrare nella tipologia della sackung.


BOSCHI D., GUGLIELMIN M., SMIRAGLIA C.
Il ghiacciaio Changri Nup, un Debris Covered Glacier nel massiccio dell’Everest (Himalaya, Nepal). Studio dello spessore e della struttura della copertura detritica mediante prospezioni geoelettriche.

Riassunto – Si riportano i risultati della campagna di sondaggi elettrici verticali (SEV) condotta durante la Spedizione Ev-K2-CNR 96 nella regione del Khumbu Himal, Nepal, sul Ghiacciaio Changri Nup, un debris covered glacier nel massiccio dell’Everest. I sei sondaggi eseguiti avevano lo scopo di ottenere dati sullo spessore del detrito superficiale e sulle variazioni areali dello spessore stesso. Un altro stendimento è stato eseguito su un rock glacier situato nei pressi del ghiacciaio con lo scopo di determinare l’eventuale presenza di ghiaccio al suo interno. Cinque dei sei sondaggi sul ghiacciaio hanno raggiunto l’interfaccia ghiaccio-detrito rivelando uno spessore del detrito sopraglaciale, nella zona medio-bassa della lingua, compreso tra 0,90 e 3,75 m. con un aumento dello spessore verso valle. I valori di resistività del ghiaccio di ghiacciaio sono risultati mediamente inferiori ai valori riportati in letteratura, e sono stati quindi interpretati come riconducibili alla presenza eli acqua liquida e detrito nel ghiaccio stesso. In due casi l’interpretazione ha rivelato la presenza di permahost. Il sondaggio eseguito sul rock glacier ha evidenziato la presenza di uu livello di permafrost ricco in ghiaccio d​i circa 6 m, al di sotto di uno strato attivo di circa 1 m.


ASSI I., BARCELLA M., BISCHETTI G .B., COMOLLI R., FOLLADORI L., PREVITALI F.
Suoli e ambiente della Val Grosina (Sondrio).

Riassunto – Nel presente lavoro vengono descritti quattro ambienti, dotati di elevata rappresentatività fisiografica di una tipica valle alpina, situati nel bacino del torrente Roasco Orientale (Val Grosina, Sondrio). Ogni sito viene descritto negli aspetti geolitologici e geomorfologici, climatici, pedologici. vegetazionali e antropici. Vengono inoltre esaminate alcune delle interrelazioni esistenti tra i principali fattori della pedogenesi.


AGOSTI M., SCIAKY R.
Carabidocenosi dei vigneti: rapporti con le zone limitrofe ed evoluzione nel tempo.

Riassunto – Vengono prese in considerazione le carabidocenosi di alcuni vigneti della Franciacorta (Lombardia, provincia di Brescia) nei loro rapporti con le zone boschive circostanti e nella loro evoluzione temporale. Le osservazioni fatte permettono di concludere che non esiste passaggio di specie dai boschi circostanti ai vigneti, in quanto la composizione della fauna carabidologica è completamente differente tra i due ambienti. Inoltre, la carabidofauna che si insedia in un vigneto di nuovo impianto è inizialmente molto povera e semplice, composta prevalentemente da specie fitofaghe, e rimane tale se il terreno viene periodicamente fresato. Viceversa, il passaggio all’inerbimento peemanente porta a un progressivo arricchimento e a una diversificazione delle cenosi carabidologiche.


CASALE A., GIACHINO P.M., JALZIC B., VAILATI D.
Reicheiina nuovi o poco noti dell’area meditenanea orientale ( Coleoptera Carabidae Scaritinae).

Riassunto – Gli Scaritinae edafobionti e endogei del Mediterraneo orientale sono ancora scarsamente conosciuti; in particolare, pochi, isolati generi e specie sono noti della Catena Dinarica e della Penisola Balcanica. Nel presente contributo vengono descritti per la prima volta i genitali maschili e femminili di Spelaeodytes mirabilis. Vengono inoltre ridescritti e illustrati i caratteri esterni di questo raro e enigmatico elemento sottenaneo conosciuto riginariamente su un singolo esemplare proveniente da una grotta non identificata dell’Erzegovina, e mai più ritrovato. Un maschio e una femmina di questa specie, perfettamente corrispondenti al tipo, sono stati raccolti recentemente in una grotta della Croazia meridionale; l’esame di questi esemplari ha permesso di escludere qualsiasi relazione filetica diretta (transadriatica) con Italodytes stammeri Muller, elemento troglobio delle grotte pugliesi. Vengono inoltre riportate nuove località di raccolta di Reicheidius frondicola (Reitter) e di Reicheadella bischoffi Meschnigg e descritte due nuove specie di Reicheadella Reitter di Grecia: R. imathiae n. sp. degli Oros Pieria (lmathia) e R. xanthina dei dintorni di Xanthi. Questi reperti allargano considerevolmente l’areale distributivo del genere Reicheadella, e conseguentemente anche dei Reicheiina, nell’area Egeica.​


GIACHINO P.M.
Una numa Bathysciola del Caucaso (Coleoptera Cholevidae: Leptodirinae).

Riassunto – Viene descritta Bathysciola caucasica n. sp. (loc. typ.: Batumi Armenia mssa), strettamente affme a B. suramensis Jeannel, 1930. Vengono inoltre discussi alcuni dati relativi alla sistematica e alla zoogeografia del genere Batlzysciola Jeannel, l 91O.


GIACHINO P.M., VAILATI D.
Albanodirus trezzii. Nuovo genere nuova specie di Leptodirinae dell’Albania settentrionale (Coleoptera Choleviclae).

Riassunto – Gli Autori descrivono Albanodirus trezzii n. gen. n. sp. (Coleoptera Cholevidae Leptodirinae) della Grotta dei Monti Didja e Hali Salites (Oroshi, N-Albania). Vengono inoltre chiarite le affinità del nuovo taxon con il genere Leptodirus Schmidt, 1832, discusse la validità di alcuni caratteri e l’importanza zoogeografica del nuovo ritrovamento.


VAILATI D.
Ridescrizione di Orostygia tibialis Paoletti, 1979 ( Coleoptera Cholevidae Leptodirinae). Buona specie del massiccio Cansiglio-Monte Cavallo (Prealpi Venete).

Riassunto – Viene ridescritto il taxon Orostygia tibialis Paoletti, 1979. Designato originariamente dall’Autore come sottospecie di O. moczarskii Muller, viene riconosciuto, nella presente nota, come buona specie, distinta e ben differenziata da O. moczarskii per una serie di caratteri, sia esterni sia interni, che vengono analizzati e discussi. Vengono altresì fomite alcune note sinecologiche sulla popolazione studiata.


ALBORALl L., BONI P.
Descrizione di un episodio di foruncolosi in una popolazione naturale di coregoni ( Coregonus sp.) del Lago Moro.

Riassunto – Viene descritto un episodio di foruncolosi che ha interessato una popolazione di coregoni del Lago Moro. La malattia è comparsa nel mese di settembre con temperatura dell’acqua in superficie di 18 °C ed ha colpito solamente coregoni adulti causando elevata mortalità. I soggetti colpiti hanno presentato anemia branchiale, emorragie cutanee ed oculari e all’apertura splenomegalia, degenerazione epatica ed emorragie alla vescica natatoria. Da fegato, rene, milza e cervello sono state isolate colonie batteriche identificate come Aeromonas salmonicida subsp. salmonicida. L’ipotesi dell’arrivo della patologia con l’introduzione di salmonidi provenienti da allevamenti infetti propone il problema sanitario del materiale ittico utilizzato per il ripopolamento delle acque pubbliche.


FERLINI F., FERLINI R.
Biologia della Folaga Falica atra in periodo riproduttivo nell’Oltrepò Pavese.

Riassunto – Negli anni 1996 e 1997 si è studiata la biologia della Folaga in periodo riproduttivo nelle cave d’argilla dell’Oltrepò Pavese. Su d’una superficie di 26,62 ha si è rilevata una densità di 3 coppie/ettaro. Il 18.9% degli adulti non ha tentato la riproduzione.
La dimensione media dei territori è risultata di 1.744 m2. con andamento decrescente nel corso della stagione.
La distanza media fra i nidi è stata di 45, l (l 0,5-144) m mentre le loro dimensioni medie sono state: diametro esterno 35,2 (30-45) cm, diametro interno 19.9 (18-24) cm, profondità della coppa 6,6 ( 4-9) cm, altezza del bordo dall’acqua 23.8 (16-48) cm.
In media sono state deposte 6,6 (4-1 0) uova per covata, con andamento decrescente nel corso della stagione. Per le uova si sono rilevate dimensioni medie di 52,7 x 36,4 mm.
La durata della cova è stata di norma di 23-24 giorni, con un solo caso di 25 giorni.
Il l 0,7% delle coppie ha effettuato una seconda deposizione.
In media si sono schiuse 5 uova per covata e si sono in volati 3.7 giovani per nucleo familiare.
Il tasso di schiusa è stato del 65,4%, mentre il tasso di involo è stato del 25,8% rispetto alle uova deposte e del 39,5% rispetto alle uova schiuse. Complessivamente il successo riproduttivo è stato di l ,98 giovani per coppia.


FRAISSINET M., CONTI P., PICIOCCHI S., MILONE M.
Analisi degli andamenti numerici delle popolazioni di Podicipediformi (Podicipediformes) in Campania.

Riassunto – Viene pre​sentato uno studio sull’andamento delle popolazioni di tre specie di svassi presenti regolarmente nelle zone umide interne della Campania nel corso dell’ultimo decennio: 1984-1994 per il periodo riproduttivo e 1984/1985 – 1994/1995 per il periodo dello svernamento. Le tre specie studiate sono: Svasso piccolo, solo svernante, Tuffetto e Svasso maggiore presenti sia con popolazioni nidificanti che svernanti.
Le tre specie mostrano complessivamente una tendenza all’incremento, più accentuata nel periodo invernale.
Il solo Svasso maggiore manifesta, oltre a un incremento numerico, anche un leggero incremento nel numero di aree colonizzate. Per la stagione riproduttiva relativa al 1994 sono risultate circa 30 coppie di Tuffetto e circa 40 coppie di Svasso maggiore, nell’inverno 1994/1995 sono stati censiti invece 56 Tuffetti, 51 Svassi maggiori e 40 Svassi piccoli.


GARGIONI A., GROPPALI R., PRIANO M.
Avifauna della Pianura Padana interna: andamenti settimanali del ciclo annuale delle comunità in un’area presso il Fiume Chiese (Calvisano, Brescia, Lombardia).

Riassunto – Abbiamo eseguito, nel 1992, un’indagine sull’avifauna di un’area di ha 101,4 prevalentemente adibita a coltivi e piuttosto banale dal punto di vista naturalistico situata presso il fiume Chiese nel comune di Calvisano (provincia di Brescia).
Lungo percorsi perimetrali e interni alla zona sono stati annotati, con cadenza settimanale da gennaio a dicembre, tutte le specie ornitiche contattate visivamente e acusticamente che hanno frequentato tale ambiente. Le specie individuate, tenendo conto anche dei rilievi eseguiti nel 1991 anche se in modo non sistematico e organico. sono risultate 95.
La comunità di uccelli dell’area è stata studiata utilizzando una serie di parametri ecologici che hanno consentito la valutazione della struttura della biocenosi ornitica. E stato possibile, grazie anche ai dati settimanali a disposizione. tracciare un quadro fenologico attendibile per le specie dominanti legate all’area.


GROPPALI R.
Alimentazione insettivora di venti specie di uccelli non Passeriformi italiani.

Riassunto – Dalla determinazione dei contenuti stomacali è stata studiata l’alimentazione insettivora di venti differenti specie di Uccelli non Passeriformi di provenienza italiana: Tuffetto e Svasso maggiore (Podicipediformi), Tarabusino (Ciconiiformi), Alzavola e Marzaiola (Anseriformi), Falco pecchiaiolo e Poiana (Accipitrifom1i), Quaglia (Galliformi), Porciglione, Voltolino, Schiribilla, Re di quaglie e Gallinella d’acqua (Gruifmmi), Cuculo dal ciuffo (Cuculiformi), Assiolo, Civetta e Allocco (Strigiformi), Rondone (Apodifonni), Gruccione (Coraciiformi) e Torcicollo (Piciformi).


GROPPALI R.
Contenuti stomacali e alimentazione insettivora di dodici specie di Caradriiformi italiani.

Riassunto – Dalla determinazione dei contenuti stomacali è stata studiata l’alimentazione insettivora di dodici differenti specie di Caradriiformi di provenienza italiana: Coniere piccolo. Corriere grosso, Piovanello pancianera, Combattente, Beccaccino, Beccaccia, Pittima reale, Totano moro, Pettegola, Pantana. Gabbiano comune e Mignattino.


RUGGERO A.
Contributo alla conoscenza della fauna dell’altopiano tempiese (Gallura, Sardegna settentrionale).

Riassunto – Si riporta un elenco schematico dei Vertebrati terrestri stanziali e periodici censiti in un periodo di 11 anni nel territorio circostante la città di Tempio Pausania, nella Gallura interna (Nord Sardegna).


GROTTOLO M., BONVICINI E., COTTA RAMUSINO M.
L”inquinamento del Sebino e gli apporti dei suoi affluenti. Aspetti chimici. microbiologici e biologici.

Riassunto – Al fine di conoscere lo stato d’inquinamento del lago d’Iseo, in relazione soprattutto alla sua balneabilità, sono stati studiati i suoi principali immissari.
I diciotto corsi d’acqua sono stati quindi controllati dal punto di vista microbiologico, chimico e biologico, attraverso tre campagne di rilevamento, che si sono svolte rispettivamente nell’ottobre ’94, nel marzo e luglio ’95.
Come parametri microbiologici sono stati ricercati gli indici della fecalizzazione e la presenza di microrganismi patogeni, quali le salmonelle, mentre per quelli chimici e chimico-fisici sono stati valutati 45 parametri, tra cui tutti i metalli tossico-nocivi tipici dell’inquinamento industriale.
Per la valutazione biologica si è utilizzato l’Extended Biotic Index (E.B.I.), che prevede l’analisi delle comunità macrobentoniche fluviali. Anche per i parametri microbiologici e chimici, in analogia con quanto previsto dal metodo dell’E.B.I., sono state individuate cinque classi di qualità.
I corsi d’acqua presi in esame sono stati, quindi, classificati e suddivisi in classi di qualità secondo i parametri esaminati.
La ricerca ha evidenziato l’alto tasso di inquinamento di tutti i corsi d’acqua, in particolare per quanto riguarda la componente microbiologica.
Significativo è, comunque, che tutti i tipi di indagine hanno prodotto, in linea di massima, lo stesso giudizio di qualità. Dai dati conclusivi risulta che lo stato di stress ambientale ed igienico-sanitario del lago dipende quasi esclusivamente dagli apporti delle acque degli immissari, anche se possono avere una certa rilevanza altre variabili, quali quelle climatiche e di configurazione (correnti, profondità).


REGGIANI P., SANGIORGI A.
Mandibola di mammut recuperata nei sedimenti fluviali dell’ Oglio in localitàAcqualunga (Borgo San Giacomo, Brescia).

Riassunto – Nel presente lavoro viene descritta una mandibola di mammut proveniente dal fiume Oglio, in località Acqualunga. Le caratteristiche del molare sono quelle del tipico Mammuthus primigenius. Il reperto conservato a Padernello viene riferito ad una femmina morta ad una età compresa fra 20 e 24 anni.


GIROD A.
La malacofauna terrestre del Neolitico inferiore di Fiorano Modenese (Modena, Italia settentrionale).

Riassunto – L’esame delle associazioni malacologiche denota una buona copertura arborea con bosco deciduo a latifoglie, con un’alternanza di spazi con vegetazione diradata di tipo eliofilo-mesofilo. Retinella olivetorum è specie dominante mentre Pomatias elegans ha una presenza modesta rispetto a quella di altre zone della Pianura Padana appartenenti ​però a facies più tarde.


STARNINI E.
Nuovi dati sul gruppo culturale del Vhò dagli scavi dell’insediamento di Isorella (Brescia).

Riassunto – Nel presente lavoro vengono illustrati i risultati preliminari degli scavi archeologici effettuati nel 1997 nel sito del Neolitico Antico scoperto in località Cascina Bocche, in Comune di Isorella. L’insediamento è stato attribuito, sulla base delle caratteristiche dei reperti della cultura materiale, al Gruppo del Vhò.
L’abbondante ceramica recuperata mostra forme inedite e un forte influsso della limitrofa Cultura di Fiorauo. La struttura scavata, una macchia lenti colare di circa 20 m’, ha restituito caratteristica industria litica, fauna, industria su osso e vari oggetti d’ornamento, tra cui un frammento di anellone in pietra levigata e un bracciale di Spondylus, il primo conosciuto per il Neolitico Antico della Val Padana.
Sono state effettuate indagini archeometriche di cui vengono presentati i risultati disponibili. Vengono infine discussi i dati raccolti alla luce delle attuali conoscenze sul Gruppo del Vhò.


STARNINI E.
Un’ascia in pietra verde dalla sponda occidentale del Lago di Garda.

Riassunto – Viene presentata un’ascia in pietra verde raccolta in superficie presso Bogliaco (Garda occidentale), attribuibile al Neolitico, che testimonia la diffusione di manufatti in eclogite, roccia metamorfica i cui affioramenti sono situati esclusivamente nelle Alpi occidentali.


GARGIONI A., PEDRALIA.
Resoconto ornitologico bresciano 1994.

Riassunto – Prosegue nel 1994 la raccolta delle segna1azioni ornitologiche più interessanti per la provincia di Brescia. Sono esclusi i dati già pubblicati su riviste specializzate. Le specie segnalate sono 36.


GARGIONI A., PEDRALI A.
Resoconto ornitologico bresciano 1995.

Riassunto – Prosegue nel 1995 la raccolta delle segnalazioni ornitologiche più interessanti per la provincia di Brescia. Sono esclusi i dati già pubblicati su riviste specializzate. Le specie segnalate sono 28.


GARGIONI A., PEDRALI A.
Resoconto ornitologico bresciano 1996.

Riassunto – Prosegue nel 1996 la raccolta delle segnalazìoni ornitologiche più interessanti per la provincia dì Brescia. Sono esclusi i dati già pubblicati su riviste specializzate. Le specie segnalate sono 37.


BERTOLI R., LEO R.

Prima nidificazione accertata di Basettino (Panurus biarmicus) nella provincia di Brescia (Lombardia).


BERTOLI R., LEO R., MAZZOTTI F., MAZZOTTI S.

Prima nidificazione accertata di Lodolaio (Falco subbuteo) nella provincia di Brescia (Lombardia).


MAZZOTTI S.

Prima nidificazione di Falco di palude ( Circus aeruginosus) nella provincia di Brescia (Lombardia).


MAZZOTTI S.

Prima nidificazione accertata di Nibbio bruno (Milvus migrans) nella Riserva Naturale Torbiere del Sebino (Brescia).


Natura Bresciana 1994 – Volume 30

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Indice degli articoli

FORTI P. e MARCHESI G.
Concrezionamenti della Miniera Regina (Brescia, Lombardia).

Riassunto – Durante una breve visita alla Miniera Regina (Prealpi Bresciane) è stato possibile studiare morfologicamente e mineralogicamente alcuni speleotemi osservati in una zona abbandonata da oltre cinquant’anni. Nel presente lavoro, dopo aver inquadrato geograficamente e geologicamente l’ambiente della miniera, vengono descritti i principali speleotemi e minerali secondari di grotta osservati, per i quali viene anche accennata un’ipotesi genetica. Tra questi particolarmente interessante è risultata una piccola cannula di materiale organico derivante dalla percolazione di polpa di legno da gallerie minerarie sovrastanti.


MUTTONI G.
Preliminary results on the paleomagnetism of Upper Permian Verrucano Lombardo sandstones from Val Camonica and of Upper Triassic Val Sabbia sandstones from Val Brembana (Southern Alps).

Riassunto – Risultati preliminari sul paleomagnetismo delle arenarie del Permiano Superiore del Verrucano Lombardo e delle Arenarie di Val Sabbia del Triassico Superiore della Val Brembana (Alpi Meridionali).Questo articolo riguarda alcuni 1isultati preliminari sul paleomagnetismo delle arenarie del Permiano Superiore del Verrucano Lombardo (due siti, 29 campioni, Val Camonica) e delle Arenarie di Val Sabbia di età Carnico inferiore-medio (tre siti, 34 campioni, Val Brembana). L’autore è consapevole che il limitato numero di siti/campioni non permette di tarane alcuna conclusione definitiva. Ciononostante, è interessante osservare che il Polo Magnetico Virtuale (VGP) calcolato dalla componente caratteristica isolata nelle arenarie del Verrucano Lombardo (Lat.=46.2, Long.=237.0, A63=14.3, K=56, N=2) è in stretto accorcio con i dati relativi al Permiano Superiore delle Alpi Meridionali e cade sulla porzione Permiana della Curva eli Migrazione Apparente dei Poli (APWP) dell’«Africa» e dell’Europa ruotata in coordinate Africane. D’altro canto, il VGP ottenuto dalla componente caratteristica isolata nelle Arenarie di Val Sabbia (Lat.=S6.6, Long.=203.0, A63=8.l, K=44, N=3) cade ad Ovest della porzione triassica superiore dell’APWP dell’«Africa» e dell’Europa. Viene infine proposto e discusso un APWP per le Alpi Meridionali per l’intervallo eli tempo compreso tra lo Stefaniano (Carbonifero Superiore) e I’Anisico superiore (Triassico Medio).


BERRUTI G.
Alcuni casi di deformazione di versante nelle Alpi Meridionali bresciane a sud dell’Adamello (Lombardia).

Riassunto – Vengono descritti e analizzati alcuni casi di deformazione di versante riscontrati nelle Alpi Meridionali a sud dell’Adamello e cioè sul M. Stalletti, M. Pergua, M. Campello, M. Tigaldine, Dosso Alto, M. Bagoligolo. A giudizio dell’Autore i fenomeni sono riconducibili alla tipologia della sackung.


PICCINI L.
Caratteri morfologici ed evoluzione dei fenomeni carsici profondi nelle Alpi apuane (Toscana, Italia).

Riassunto – Lo studio dei sistemi carsici delle Alpi Apuane, e dei loro rapporti con l’assetto morfologico, ha permesso di ipotizzare un quadro evolutivo in grado di dare un ulteriore contributo alla storia morfotettonica plioquaternaria di questo settore di Appennino.


GROTTOLO M .. COTTA RAMUSTNO M. e VENTURINT P.
La qualità delle acque dei fontanili compresi tra il fiume Mella ed il Naviglio di San Zeno (Brescia, Lombardia).

Riassunto – Nel corso del 1993 sono stati studiati i fontanili dell’area compresa fra il fiume Mella e il Naviglio di San Zeno, dei comuni di Flero, San Zeno e Poncarale.
In ognuna delle 12 stazioni individuate sono stati effettuati tre campionamenti per la ricerca di parametri microbiologici, fisici, chimici e delle popolazioni di macroinvertebrati.
Al fine di valutare la qualità delle acque, anche per i parametri rnicrobiologici e chimici, sono state create cinque classi; i risultati così ottenuti sono stati messi a confronto con i dati elaborati tramite il metodo E.B.l., ottenendo, alla fine, un indice sintetico.
Lo studio ha permesso di mettere in evidenza una grave situazione di inquinamento, in modo particolare lungo le aste, e che di fatto dovrebbe impedire l ‘uso di queste acque per qualsiasi scopo.
Spesso si osserva la presenza di metalli pesanti direttamente alla testa dei fontanili, il che dimostra che l’inquinamento è già a livello di falda.


RAVAZZl C.
Esempi di vegetazione litofila xerofila isolata dall’Olocene antico in Val Fosca (Prealpi Lombarde).

Riassunto – In Val Fosca (Bassa Val Brembana, Prealpi Lombarde, BG) sono state individuate stazioni isolate di Pinus mugo ed Euphrasia tricuspidata legate a lembi di vegetazione xerofila e litofila. Le stazioni primarie sono situate in aree regolitiche presso scarpate di linea di faglia, tuttora soggette ad attiva morfogenesi. L’esame dell’evoluzione geomorfologica e della storia della vegetazione dell’area suggerisce che l’espansione di foreste decidue nell’Olocene antico abbia determinato l’isolamento delle stazioni e che la loro sopravvivenza sia connessa all’erosione attiva di scarpate di linea di faglia durante tutto l’Olocene.
A seguito della deforestazione nell’Olocene superiore, Pinus mugo si è espanso ed ha occupato stazioni secondarie su versanti soggetti a demolizione in massa.
Anche Pinus sylvestris è indigeno in Val Fosca, ma non vi sono elementi per sostenere l’antichità del suo insediamento.


SOLDANO A.
Un rango specifico per la Centaurea endemica del Biellese-Valsesia: Centaurea bugellensis.

Riassunto – L’Autore procede alle elevazione a rango specifico di Centaurea uniflora Turra subsp. bugellensis Soldano, taxon presente in una limitata zona delle provincie di Biella e Vercelli, ove cresce su un substrato cristallino metamorfosato. Centaurea bugellensis è prossima ad un’altra endemica, legata al calcare, C. rhaetica Moritzi, da cui morfologicamente differisce in special modo per la mancanza di peluria ragnatelosa. Vengono inoltre tipificati Centaurea flosculosa Willd., un nome prioritario su C. nervosa Willd., e Centaurea austriaca Willd. var. ensifolia Rota (= C. rhaetica var. ensifolia).


DE CARLI C. e TAGLIAFERRI F.
Tilia plathyphyllos Scop. nel Bresciano (Lombardia).

Riassunto – Sono segnalate le località del territorio bresciano nelle quali è stato rinvenuto Tilia plathyphyllos Scop. Per ogni stazione si è rilevata la vegetazione arborea ed arbustiva compresente a Tilia.


DE CARLI C. e NASTASIO P.
Sulla presenza di Ulmus glabra Hudson nella provincia di Brescia (Lombardia).

Riassunto – Sono indicate le località nel territorio della provincia di Brescia dove si è osservata la presenza di Ulmus glabra Hudson. Nei luoghi di rinvenimento sono stati effettuati rilievi sulla flora arborea ed arbustiva.


ZANOTTI E.
Flora della pianura bresciana centro-occidentale. II Aggiornamento.

Riassunto – Viene aggiornato il censimento floristico della pianura bresciana centro-occidentale (ZANOTTI, 1991 e 1993) con segnalazioni di reperti nuovi o risultanti da revisioni d’erbario.


GRUPPO BRESCIANO DI RICERCA FLORISTICA

Segnalazioni floristiche per il tenitorio bresciano: 154-196.


TAGLIAFERRI F.

Segnalazioni floristiche per la Val di Scalve: 17-20.


GROPPALI R. e PESARINI C.
I Ragni (Arachnida Araneae) di aree con vegetazione arborea e arbustiva di tipo mediterraneo presso la sponda occidentale del lago di Garda (provincia di Brescia).

Riassunto – Le raccolte araneologiche effettuate nel 1992 e nel 1993 in 8 aree-campione caratterizzate da vegetazione di tipo mediterraneo sulla sponda occidentale del lago di Garda consistono in 21 specie di Ragni, 12 delle quali nuove per la provincia di Brescia se ci riferisce al lavoro più recente nella zona di indagine (COSTANTlNI 1965).


SCIAKY R. e GROTTOLO M.
A new subgenus and a new genus of Putczeysius from Peru (Coleoptera Carabidae Trechinae).

Riassunto – Un nuovo sottogenere e una nuova specie del Perù del genere Putzevsius (Coleoptera Carabidae Trechinae). Viene qui descritto Trichopzazeysius, nuovo sottogenere di Putzeysius del Perù. Questo sottogenere comprende solamente la nuova specie P. caecus e si distingue da Putzetysius s str. per il corpo dorsalmente pubescente, gli occhi completamente assenti, il triangolo apicale completo e le strie elitrali superficiali.


SCIAKY R.
Circinatus new subgenus and three new species of Pterostichus from China (Coleoptera Carabidae).

Riassunto – Circinarus nuovo sottogenere e tre nuove specie di Pterostichus della Cina (Coleoptera Carabidae). Viene qui descritto Circinatus, nuovo sottogenere di Pterostichus della Cina. Questo sottogenere comprende P. baenningeri, pohnerti e liciniformis, finora inclusi incertae sedis nel genere Prerostichus, e le nuove specie P. zoiai, P. beneshi e P. subtilissimus del Sichuan. aui descritti e raffigurati. Il suo areale distributivo complessivo è limitato alle regioni del Sichuan e dello Yunnan.


SCIAKY R.
Pterostichus fallettii nuova specie della Corea (Coleoptera Carabidae).

Riassunto – Pterostichus (Petrophilus) fallettii n. sp. della Corea del Sud viene qui descritto e raffigurato. Questa specie è caratteristica per la colorazione debolmente metallica delle elitre e per la forte e breve sinuatura prebasale del pronoto.


TOLEDO M. e MAZZOLDI P.
Two new Dytiscidae from south-westem China.

Riassunto – Due nuove specie di Ditiscide dal sud-ovest della Cina. Due nuove specie di Dytiscidae, Rhantus pederzanii n. sp. e Hydroporus nanpingensis n. sp., provenienti dalla provincia del Sichuan, Cina, vengono descritte e confrontate con le specie vicine. Vengono identificati caratteri che consentono di separare le nuove specie da Rhantus yessoensis Sharp, Hydroporus uenoi Nakane e Hydroporus ijimai Nilsson & Nakane.


GIACHINO P.M. e GUÉORGUIEV V.B.
Il genere Radevia Knirsch, 1925 (Coleoptera Cholevidae Leptodirinae).

Riassunto – Gli Autori ridescrivono Radevia lzanusi Knirsch, 1925, Leptodirinae specializzato proveniente da alcune grotte site nel distretto di Vraca (Stara planina occidentale). Il genere si distingue da tutti gli altri della linea filetica di Sophrochaeta per i seguenti caratteri: corpo di dimensioni medio grandi. appiattito, presenza di uno sperone sulle protibie, forma peculiare dell’edeago e del sacco interno. Il genere sembra, invece, strettamente correlato a Beskovia bulgarica Guéorguiev, 1960. Inoltre, definiscono in linea filetica di Radevia con osservazioni ecologiche e zoogeografiche.


GENTILI A., SCALI S. e ZUPPI M.
Conferma della presenza di Pelobates fuscus insubricus Cornalia, 1873 in provincia di Varese (Amphibia Anura Pelobatidae).

Riassunto – Gli autori confermano la presenza di Pelobates fuscus insubricus in provincia di Varese fornendo una breve descrizione del sito e alcuni dati ecologici e biometrici sugli esemplari catturati. La popolazione in oggetto è la più settentrionale tra quelle attualmente conosciute.


GIOVINE G.
Analisi sullo sviluppo e osservazioni sullo svernamento delle larve di Salamandra salamandra salamandra (L.) (Amphibia Urodela Salamandridae) nei Colli di Bergamo (Lombardia).

Riassunto – È stato studiato l’accrescimento larvale e lo svernamento delle larve di S. salamandra salamandra (L.) in un torrente sui Colli di Bergamo. Le osservazioni avvenute negli anni 1991-93 confermano la presenza di due tipi di larve: quelle svernanti (autunnali) e quelle primaverili, che presentano accrescimento differente. Le prime hanno una durata della vita larvale di circa 6 mesi con un rallentamento della crescita nel periodo in cui la temperatura è minore di 6.4 o c.
Quelle primaverili invece presentano una fase larvale di 3-4 mesi senza interruzioni.


GROPPALI R. e BERTOCCHI B.
Contenuti stomacali ed alimentazione di cinque specie di Charadriiformes in Italia.

Riassunto – La determinazione dei contenuti stomacali di cinque specie di Caradriiformi italiani ha permesso di studiare la loro alimentazione, in particolare insettivora.
Le specie esaminate sono: Piovanello pancianera, Combattente, Beccaccino, Pittima reale e Pantana.


GARGIONI A. e BUSETTO M.
Resoconto ornitologico bresciano 1993.

Riassunto – Prosegue nel 1993 la raccolta delle segnalazioni ornitologiche più interessanti per la provincia di Brescia. Sono esclusi i dati già pubblicati su riviste specializzate e che riguardano le nidificazioni. Le specie segnalate sono 36.


TRUFFI G.
Bibliografia ornitologica ligure. Aggiornata al 1992.

Riassunto – Vengono acriticamente elencati tutti i lavori ornitologici reperiti contenenti notizie riguardanti il territorio ligure, indicando per ogni singola specie i testi in cui la stessa è menzionata. Sono inoltre precisate le specie che, se pure citate, sono escludibili dall’ avifauna regionale per mancanza o inadeguatezza di riscontri.


CATTANEO CASSANO A.
L’abitato dell’Antica Età del Bronzo di Milzanello (Brescia).

Riassunto – A Milzanello, in provincia di Brescia, nel 1990 è stato scavato un interessante sito archeologico, individuato nei pressi del F. Mella. La stratigrafia ha rivelato la presenza di un unico strato di frequentazione, caratterizzato dalla presenza di numerose buche di palo: purtroppo non è stato possibile identificare buche di palo sicuramente allineate tra loro; non è d’altro canto sicuro che possano appartenere tutte allo stesso momento. In un’area separata è stata seguita per alcuni metri una trincea. Anche la ceramica appartiene ad un unico periodo di frequentazione; molti confronti con i materiali di Lavagnone 4 e Fiavè 3 sembrano dimostrare che l’abitato di Milzanello può essere datato alla fase recente dell’antica età del Bronzo.
Tra i frammenti ceramici, uno dei più interessanti appartiene a una grossa ciotola sul cui fondo è applicata una ruota a quattro raggi in rilievo. Poiché questo tipo di ruota è considerato più adatto a carri trainati da cavalli piuttosto che da buoi, questa rappresentazione potrebbe essere una delle più antiche testimonianze delle prime attestazioni del cavallo in Italia. A Milzanello, come in altri si ti di pianura come Ostiano, Cella Dati, Sospiro non sono mai stati trovati materiali appartenenti alle prime fasi dell’antica età del Bronzo; la stessa scarsità di ceramica decorata nello “stile di Barche di Solferino’” sembra un’ulteriore prova del fatto che Milzanello fosse parte di una sorta di dipartimento occidentale sorto per emanazione da quello orientale, sito nel cuore dell’anfiteatro morenico del Garda, dove sono stati trovati siti di maggiore antichità e più ricchi di ceramica decorata.


Natura Bresciana 1993 – Volume 29

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Indice degli articoli

PASQUINI C. e VERCESI P. L.
Il Retico del M. Spinale e della Pietra Grande (Madonna di Campiglio). Caratteri stratigrafico-sedimentologici e considerazioni paleogeografiche.

Riassunto – Sono stati analizzati i depositi retici affioranti nella parte nord-occidentale delle Dolomiti di Brenta, che sono stati suddivisi in 2 formazioni di nuova istituzione: la Formazione del Graffer e il Calcare degli Orti della Regina. Entrambe le formazioni presentano caratteristiche intermedie tra le coeve unità lombarde, caratterizzate da potentissime alternanze calcareo-argillose, e quelle esclusivamente carbonatiche in facies di Dolomia Principale che si svilupparono nell’area veneta. Vengono poi brevemente illustrati i principali disturbi tettonici rilevati; tra questi il più importante sembra essere costituito dalla Linea della Vedretta dei Camosci, faglia diretta impostatasi nel Lias, che ha determinato l’abbassamento del blocco occidentale. Le considerazioni di ordine paleogeografico relative al Retico hanno portato a individuare una conformazione a rampa deposizionale del bacino, determinata da una serie di faglie dirette, con una zona di basso relativo a occidente.


VERCESI P. L.
Aspetti quali-quantitativi delle risorse idriche sotterranee del Bresciano.

Riassunto – Vengono compendiati gli aspetti idrogeologici della provincia di Brescia attraverso l’analisi sintetica delle sue principali caratteristiche geologiche e idrogeomorfologiche. Il quadro geologico tratteggiato definisce i lineamenti della regione in studio nei suoi aspetti orografici, descrivendo i vari ambiti: montani, dei conoidi, vallivi, morenici e di pianura, evidenziando i tipi litologici presenti nelle varie zone che fungono da serbatoi e da mezzi trasrnissivi della risorsa idrica sotterranea. Di detti corpi vengono riportate valutazioni sui principali parametri idrogeologici al fine di caratterizzare le modalità della circolazione idrica alloro interno e di definirne il grado di vulnerabilità. La caratterizzazione generale che viene fornita compendia pertanto gli elementi salienti della zona esaminata, utilizzando peraltro valori e informazioni di carattere puntuale desunti da aree campione rappresentative, attraverso l’acquisizione di dati locali mediante specifici e dettagliati studi. Dal complesso degli elementi conoscitivi di carattere generale che sono forniti, e che rappresentano un preliminare momento fondamentale della ricerca, si evince la necessità di acquisire dati puntuali (informazioni sui circuiti idrici, sul quadro di fratturazione e fessurazione, sulla distribuzione spaziale della permeabilità e porosità delle rocce, ecc.) che costituiscono i pilastri su cui basare modelli matematici di simulazione, al fine di arrivare ad una completa ed esauriente conoscenza degli acquiferi. Di conseguenza le caratteristiche litologiche e tettoniche di un’area sono gli elementi che rendono possibile la ricostruzione idrogeologica di una determinata zona e che permettono, attraverso opportune elaborazioni quali modelli ed integrazioni (localizzazione dei punti d’acqua, dei centri di pericolo ecc.), di definire la potenzialità idrica, il quadro di vulnerabilità delle risorse, l’evoluzione dei fenomeni di eventuali inquinamenti.


BERRUTI G.
Morene tardiglaciali nelle valli di Viso, delle Messi e di Carré (Alta Val Camonica, Brescia, Lombardia).

Riassunto – Vengono localizzate le morene presenti nelle valli di Viso, delle Messi e di Cané, attribuite dall’Autore al Tardiglaciale. Una breve nota preliminare introduce i risultati del rilevamento esposti nelle carte schematiche relative alle singole zone della regione.


CACCIANIGA M., RAVAZZI C. e ZUBIANI P.
Storia del Ghiacciaio del Trobio (Alpi Orobie, Bergamo) e colonizzazione della vegetazione nelle aree liberate dopo la Piccola Età Glaciale.

Riassunto – Nella presente nota viene esaminata la storia olocenica del Ghiacciaio del Trobio (Alpi Orobie) e la morfogenesi glaciale della valle omonima. Le evidenze geomorfologiche indicano che, durante l’Oiocene, la lingua del ghiacciaio non ha mai superato i margini dell’anfiteatro deposto alla culminazione della Piccola Età Glaciale. All’interno dell’anfiteatro sono stati individuati due sistemi morenici, deposti a seguito di due modeste avanzate alla fine del XIX secolo e intorno al 1920. La vegetazione pioniera è rappresentata da formazioni pioniere delle morene silicee (Androsacion alpinae Br.-Bl. et Jenny ’26), arricchita da numerosi elementi basifili. In base ad un confronto con aree proglaciali situate alla stessa quota nelle Alpi, la dinamica vegetazionale nell’anfiteatro del Gleno appare lenta. Probabilmente ciò dipende dall’abbassamento dei piani altitudinali nelle Alpi Orobie e dall’esposizione sfavorevole dell’area in studio.


ASSI I., COMOLLI R. e PREVITALI F.
Prime osservazioni sui suoli della Val Grosina (Sondrio).

Riassunto – Vengono presentati i primi risultati della campagna di rilevamento pedologico in Val Grosina. L’area di studio (bacino del T. Roasco) viene descritta nei suoi essenziali aspetti geolitologici e geomorfologici, climatici, vegetazionali e antropici. Sono illustrate le tipologie di suoli più rappresentative rinvenute nel territorio (Leptosols, Cambisols, Podzols), con descrizione delle dinamiche pedologiche e del chimismo che le caratterizza. Vengono inoltre forniti alcuni cenni sulla distribuzione dei suoli in relazione ai fattori della pedogenesi (substrato, morfologia, clima, vegetazione, attività antropiche).


PAPETTI C., CHIARI M. e MEDARDI G. F.
Contribuzione alla conoscenza della flora micologica bresciana. Nuovi reperti – XI.

Riassunto – In questa XI contribuzione gli Autori segnalano circa 90 specie nuove per il territorio bresciano, provenienti da raccolte effettuate da vari soci del Circolo Micologico «Giovanni Carini». Le stesse costituiscono parte di un nuovo congruo apporto di exsiccata depositati presso l’Erbario Micologico Bresciano (E.M.B.), ubicato nel locale Museo Civico di Scienze Naturali.


SOLDANO A.
Sulla corretta datazione e la priorità di taxa apparsi in opere di Desfontaines e Gussone.

Riassunto – L’Autore prende in considerazione due contributi di René Louiche Desfontaines ed uno di Giovanni Gussone. Il primo lavoro del botanico francese, Décade de plantes nouvelles dont les grains ont été apportées des c6tes de Barbarie (1792), ove sono anticipate, rispetto alla notissima Flora Atlantica (1798-1799) dello stesso Autore, alcuni taxa, è stato fino ad oggi completamente ignorato; l’altro, il noto Tableau de /’éco/e de botanique du Muséum d’histoire nature/le (1804), riporta alcuni binomi prioritari che non sono stati recepiti dalla letteratura. Ne scaturisce una nuova combinazione: Euphorbia virgata Desf. ssp. regis-jubae (Webb et Berth.) Soldano. L’opera di Gussone, Florae Siculae Prodromus, è esaminata dal punto di vista di una più corretta datazione, che per più entità comprese nel secondo volume veniva indicata con notevole incertezza (1828-1832). La consultazione della corrispondenza del botanico campano con Giorgio Jan e Giovan Battista Balbis ha consentito di circoscrivere decisamente meglio l’epoca di pubblicazione dei diversi blocchi che hanno composto il secondo volume del Prodromus.


GRUPPO BRESCIANO DI RICERCA FLORISTICA

Segnalazioni floristiche per il territorio bresciano: 117-153.


TAGLIAFERRI F.

Segnalazioni floristiche per la Val di Scalve: 11-16.


CARTASEGNA N. e FENAROLI F.

Note floristiche per l’Italia settentrionale.


MONGUZZI R.
Nuovi dati per la conoscenza del genere Lessinodytes Vigna Taglianti, 1982 (Coleoptera Carabidae Trechinae).

Riassunto – Vengono segnalati e discussi criticamente due nuovi reperti del genere Lessinodytes provenienti dai Monti Lessini Veronesi, tra cui la femmina inedita di L. pivai, descritta in comparazione con l’olotipo maschio.


GROTTOLO M. e MARTINELLI A.
Note complementari su Orotrechus schwienbacheri Grottolo e Martinelli, 1991 (Coleptera Carabidae Trechinae) del massiccio del Monte Cavallo (Prealpi Verrete).

Riassunto – Viene completata la descrizione di Orotrechus schwienbacheri Grottolo e Martinelli, specie cavernicola del Massiccio di rifugio del Monte Cavallo. La recente scoperta di questo taxon assume un particolare significato in quanto simpatrico di ben altre tre specie di Orotrechus cavernicoli specializzati.


SCIAKY R.
Sinosteropus new subgenus and three new species of Pterostichus from China (Coleoptera Carabidae).

Riassunto – Sinosteropus nuovo sottogenere e tre nuove specie di Pterostichus della Cina (Coleoptera Carabidae). Viene qui descritto Sinosteropus, nuovo sottogenere di Pterostichus della Cina. Questo sottogenere comprende P. scuticollis e P. sinensis, finora attribuiti a Steropus, e tre specie nuove, qui descritte e raffigurate (P. rotundus e P. liliputanus del Sichuan e P. cathaicus del Shaanxi). Il suo areale distributivo complessivo è limitato alle regioni dello Yunnan, del Sichuan e del Shaanxi.


TOLEDO M.
Segnalazione di Hydroporus jurjurensis Regimbart (Coleoptera Dytiscidae) nuovo per l’Italia continentale raccolto sui Monti della Laga (Appennino centro-meridionale).

Riassunto – Hydroporus jurjurensis Reg. è stato raccolto per la prima volta in Italia continentale, in un torrente sui Monti della Laga (Ascoli Piceno). Viene illustrato l’edeago e vengono discusse brevemente le specie di Hydroporus appartenenti al gruppo longulus in Italia.


TOLEDO M.
A new species of Hydronebrius Jakovlev, 1897 from China (Coleoptera Dytiscidae).

Riassunto – Una nuova specie di Hydronebrius Jakovlev, 1897 della Cina (Coleoptera Dytiscidae). Viene descritta Hydronebrius amplicollis n. sp. su un unico esemplare maschio della Cina (Sichuan). La specie rappresenta inoltre il primo dato di Hydronebrius per la Cina. Essa viene comparata brevemente con H. mattheyi Brancucci 1980 alla quale risulterebbe affine. Viene inoltre fornita una lista delle specie finora conosciute di questo genere.


BALLERIO A.
Sulla distribuzione di Thorectes hoppei in Italia (Coleoptera Scarabaeoidea Geotrupidae).

Riassunto – Viene revisionata la distribuzione di Thorectes hoppei (Sturm e Hagenbach) (Coleoptera Scarabaeoidea Geotrupidae) in Italia: la specie ha un areale più ampio di quanto ritenuto in precedenza, trovandosi in Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Alto Adige (prima segnalazione), Trentino e Lombardia orientale (prov. di Brescia), per un totale di 32 località accertate. Viene inoltre succintamente rivista la distribuzione extraitaliana e vengono messe in dubbio le citazioni per Tirolo, Ungheria e Bosnia. Concludono il lavoro alcune brevi osservazioni sull’eco-etologia della specie.


BRICHETTI P.
Situazione dell’avifauna della provincia di Brescia (Lombardia). Aggiornamento 1993.

Riassunto – Viene presentata e commentata la situazione dell’avifauna bresciana aggiornata al 1993. Le specie ritenute valide sono 346, appartenenti a 20 ordini e 64 famiglie. Le specie escluse sono 13. La fenologia di tutte le specie viene presentata sotto forma di Check-list. Per le specie nidificanti vengono forniti dati su: consistenza e trend delle popolazioni, distribuzione provinciale, altitudinale e ambientale, «valore» e corologia. Le specie nidificanti, comprese quelle irregolari, possibili o probabili, sono 171; quelle svernanti 158. I migratori regolari esclusivi sono 49, gli accidentali 61.


CORSETTI G.
Primi dati sulla presenza in Brescia di Cornacchia grigia Corvus corone cornix.

Riassunto – In due aree della città di Brescia si è accertata la presenza non occasionale di Cornacchie grigie. Queste aree sono localizzate a nord ed a ovest (dove è stata rilevata la presenza di un nido) del centro storico della città. La presenza delle Cornacchie è simile nelle due aree di studio e varia in funzione della stagione e della presenza umana. L’Autore discute il vantaggio adattativo di tale colonizzazione, anche se il limite imposto dall’esiguo numero di soggetti per ora presenti impone cautela nell’interpretazione dei dati.


GROPPALI R.
Corvi, Corvusjrugilegus L., svernanti nella Valpadana centrale e conservazione del paesaggio agrario tradizionale.

Riassunto – Nel corso di tre inverni (1990-91, 1991-92 e 1992-93) sono stati osservati, lungo differenti percorsi stradali della Valpadana centrale, 10370 Corvi. Per ogni individuo sono stati rilevati tipo di coltivazione sulla quale era posato, ampiezza del campo e presenza di filari/siepi. In anni singoli sono stati esaminati altri fattori (distanza da abitazioni, dalla strada e dai filari o loro uso come posatoio).Lungo un percorso di circa 70 km (Cremona-Pavia) è stata inoltre rilevata la posizione cartografica dei Corvi osservati. Dai dati raccolti si può dedurre che questa specie può svernare soltanto in aree con sufficiente varietà colturale e paesaggio agrario tradizionale, e che modificazioni gestionali possono eliminarne la presenza.


MAZZOTTI S. e MAZZOTTI F.
Osservazioni sull’avifauna in un ciclo annuo nella Riserva Naturale Torbiere del Sebino (Brescia).

Riassunto – Con questo lavoro si descrivono le specie ornitiche che sono state osservate nel 1991 nella Riserva Naturale Torbiere del Sebino. Le osservazioni sono avvenute settimanalmente per un ammontare di oltre 400 ore. Sono stati raccolti dati quantitativi solo per le specie più interessanti, mentre per le rimanenti ne è stata rilevata la sola presenza. I dati raccolti sono stati comparati con quelli degli ultimi 20 anni circa. Lo studio ha evidenziato un incremento della maggior parte delle specie paludicole sia sotto un profilo qualitativo che quantitativo; ha favorito tale incremento l’istituzione della Riserva Naturale.


BUSETTO M. e GARGIONI A.
Reseconto ornitologico bresciano 1992.

Riassunto – Prosegue nel 1992 la raccolta delle segnalazioni ornitologiche più interessanti per la provincia di Brescia. Sono esclusi i dati già pubblicati su riviste specialistiche. Le specie segnalate sono 26.


SEGNALAZIONI


MAZZOTTI S. e MAZZOTTI F.

Riconferma per la Riserva Naturale Torbiere del Sebino della nidificazione di interessanti specie e presunta nidificazione di Schiribilla (Porzana Parva).


MAZZOTTI S. e MAZZOTTI F.

Prima nidificazione accertatadi Nitticora Nycticorax nycticorax nella Riserva Naturale «Torbiere del Sebino» (Brescia).


PIOTTI G. e RITTER M.

Prima nidificazione di Rondine rossiccia Hirundo daurica in Provincia di Brescia.


BALLERIO G.

Accertata nidificazione di Codirosso spazzacamino Phoenicusrus ochruros nella città di Brescia.


PEDRALI A.

Seconda catturaper il bresciano e quarta per l’Italia di Tordo siberiano Zoothera sibirica sibirica.


VEZZOLI D.

Presenza regolare del forapaglie macchiettato Locustella naevia durante la migrazione primaverile in Franciacorta (Brescia).


Natura Bresciana 1992 – Volume 28

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Indice degli articoli

BERRUTI G.
Note preliminari sulla tettonica recente nell’Austroalpino tra le linee di Pejo e del Mortirolo (Brescia, Lombardia).

Riassunto – Vengono descritte alcune dislocazioni e deformazioni di versante riscontrate dall’Autore nei terreni dell’ Austroalpino tra le Linee di Pejo e del Mortirolo (alta Val Camonica, Brescia). Le dislocazioni, interpretate come faglie normali o verticali e, in un caso, dubitativamente, trascorrente, sono inquadrabili, a giudizio dell’Autore, nella tetto genesi recente delle Alpi Centrali, con una presumibile riattivazione indotta dal sollevamento differenziale in atto dal Terziario superiore, mentre le deformazioni di versante sono attribuibili alla decompressione prodotta dal ritiro di ghiacciai pleistocenici.


MARCHETTI M.
Ricostruzione di dossi fluviali ad ampio raggio di curvatura tra Casalbuttano e Pavone del Mella (tra Brescia e Cremona).

Riassunto – Il presente lavoro analizza la geomorfologia dell’area circostante Quinzano d’Oglio, tra Casalbuttano e Pavone del Mella. In esso viene segnalata la presenza di alcune forme in rilievo sul «livello fondamentale della pianura». Tali forme sono attribuite a momenti di aggradazione del «livello fondamentale della pianura» stesso e classificate come «dossi» fluviali. La discussione dei dati ricavati dallo studio geomorfologico, con la relativa interpretazione morfogenetica di queste particolari forme fluviali, ha permesso la ricostruzione ambientale dell’area dal Pleistocene superiore ad oggi.


RESOLA S.
Indagini chimico-fisiche sui laghi di Garda, Iseo, Idro e Moro.

Riassunto – Vengono sinteticamente descritti i risultati di una indagine sui laghi bresciani Garda, Iseo, Idro e Moro condotta tra l’ottobre 1988 e l’aprile 1990 mediante quattro campagne di rilevamento. In quest’arco di tempo non sono mai stati osservati rimescolamenti profondi delle acque ed è stato confermato lo stato meromittico dei laghi Idro e Moro. I dati emersi permettono di ordinare i laghi secondo livelli di trofia crescente nella seguente maniera: Garda < Iseo ~ Moro < Idro.


GROTTOLO M.
Gli affluenti della sponda bresciana del lago d’Iseo. Aspetti microbiologici. 

Riassunto – Vengono analizzate, dal punto di vista microbiologico, le acque dei 17 affluenti della sponda bresciana del lago d’Iseo. Dai rilevamenti effettuati si nota che quasi tutti i corsi d’acqua superficiali presentano acque decisamente compromesse con alti indici di inquinamento fecale, influendo negativamente sulla qualità delle spiagge del lago stesso. Il bacino lacustre presenta anche segni evidenti di eutrofizzazione, non osservabili fino a pochi anni fa.


SOLDA NO A.
Il genere Oenothera L., subsect. Oenothera in Italia (Onagraceae).

Riassunto – L’Autore prende in considerazione la sottosezione tipica di Oenothera L. in Italia. Vi appartengono 16 entità, due delle quali, Oenothera adriatica ed Oenothera chicaginensis var. bartletti sono descritte come nuovi taxa. Nel contesto del lavoro viene impiegato il concetto di «specie eterogametica» sensu GRANT (1981), cui hanno fatto in effetti riferimento le ultime ricerche floristiche in Europa; esso si contrappone ai seguaci della scuola di Cleland che adottano un criterio restrittivo – recepito dal Med-Checklist (GREUTER et al., 1989) – nel quale, ad esempio, la classica Oenothera biennis L. viene inglobata nei gruppi citogenctici «biennis l» e «biennis 2», largamente presenti in Nordamerica, malgrado la specie di Linneo non sia stata finora rinvenuta nel Nuovo Mondo. Viene ribadita la singolarità citologica di quella specie. Per separare i due gruppi suddetti viene proposto anche un criterio morfologico basato sul grado di sviluppo dei tricomi ghiandolari, elemento di significato tassonomico anche fra le singole entità. È stata effettuata una revisione del materiale conservato nei più importanti erbari italiani e sono elencate altre raccolte inedite controllate dall’Autore. Vengono riportati alcuni dati citologici ottenuti alla meiosi. Una chiave dicotomica complessiva correda lo studio.


CRESCINI A. e TAGLIAFERRI F.
Matteuccia struthiopteris (L.) Tod. in provincia di Brescia (Pteridophyta Filicales Athyriaceae).

Riassunto – Gli Autori segnalano la distribuzione di stazioni note di Matteuccia struthiopteris (L.) Tod. in provincia di Brescia dandone sintesi cartografica.


ZANOTTI E.
Segnalazione di Solanum carofinense L. nel Bresciano.

Riassunto – Viene segnalato il rinvenimento di Solanum carolinense L., nuova avventizia nordamericana, infestante la coltura del mais in tre località della pianura bresciana centro-occidentale e ne viene data una sintetica descrizione corredata da una tavola originale, desunta dagli esemplari raccolti.


ZANOTTI E.
Flora della pianura bresciana centro-occidentale. Primo Aggiornamento.

Riassunto – In questo primo contributo l’Autore segnala 12 nuove specie rinvenute nella pianura bresciana centro-occidentale, in aggiunta all’elenco floristica recentemente pubblicato (ZANOTTI, 1991)


CRESCINI A., DANIELI S., DE CARLI C. e TAGLIAFERRI F.

Segnalazioni floristiche per il territorio bresciano: 58-79.


FENAROLI F.

Segnalazioni floristiche per il territorio bresciano: 80-102.


FENAROLI F. e PERLOTTI C.

Segnalazioni floristiche per il territorio bresciano: 103-110.


ZANOTTI E. 

Segnalazioni floristiche per il territorio bresciano: l 11-116.


TAGLIAFERRI F. 

Segnalazioni floristiche per la Val di Scalve: 6-10.


FENAROLI F., FRATTINI S., ZANOTTI E. e PEDRINI I.
Bibliografia botanica delle piante vascolari del Bresciano. Aggiornata al 1992.

Riassunto – Il presente lavoro elenca 1188 riferimenti bibliografici, corredati di 304 accessi secondari, inerenti la letteratura botanica relativa alle piante vascolari del Bresciano.


BATTONI F. e SCIAKY R.

Studi su alcuni Cafathus Bonelli della regione mediterranea (Coleoptera Carabidae).


MONGUZZI R.
Dalmataphaenops (n. gen.) chiarae (n. sp.), nuovo eccezionale Trechino troglobio della regione dinarica e considerazioni sul genere Aphaenopsis G. Muller, 1913 (Coleoptera Carabidae Trechinae).

Riassunto – Viene descritto Dalmataphaenops chiarae, n. gen., n. sp., un nuovo Trechino troglobio a facies afenopsiana di dimensioni gigantesche (Coleoptera Carabidae Trechinae), raccolto dall’Autore in una grotta del massiccio del Biokovo (Dalmazia centrale, Croazia). Il nuovo taxon presenta evidenti affinità, avallate anche da riscontri biogeografici, con Aphaenopsis G. Miiller (sensu Auct. nec PRETNER, 1959). Di quest’ultimo genere viene confutato con nuove argomentazioni l’assetto interno proposto da PRETNER (1959) e rettificate alcune inesattezze relative alle diagnosi di JEANNEL (1928) e dello stesso PRETNER.


MONGUZZI R.
Nuova cattura di Anophtalmus baratellii Sciaky e considerazioni sulla sua posizione sistematica (Coleoptera Carabidae Trechinae).

Riassunto – L’Autore segnala la cattura in sede cavernicola, in una nuova località, di Anophthalmus baratellii Sciaky, descritto del M. Matajur (Prealpi Giulie) e noto finora sulla sola coppia tipica raccolta in ambiente sotterraneo superficiale (M.S.S.). In ragione di un’importante peculiarità del «segmento genitale » emersa dallo studio del nuovo materiale, la specie, già ritenuta strettamente affine ad A. mariae Schatzm in realtà pare configurarsi come un elemento molto più isolato all’interno del genere.


MAZZOLDI P.
I Coleotteri idroadefagi del massiccio di monte Guglielmo (Lombardia, Italia) (Coleoptera: Haliplidae, Noteridae, Dytiscidae). 

Riassunto – La fauna a idradefagi del massiccio di Monte Guglielmo (provincia di Brescia, Lombardia, Italia) è stata studiata nel periodo tra il 1980 e il 1990. Sono state raccolte 21 specie, che possono essere raggruppate in due biocenosi principali, quella delle pozze d’abbeverata con acqua stagnante e quella dei torrenti di montagna; la prima è costituita da specie banali euriecie, la seconda da specie reofile. Vengono esposte alcune considerazioni di carattere ecologico e zoogeografico.


VAILATI D.
Monguzzielfa grottoloi nuovo genere nuova specie delle Prealpi Venete (Coleoptera Cholevidae Leptodirinae).

Riassunto – L’Autore descrive Monguzziella grottoloi n. gen. n. sp. di Leptodirinae (Coleoptera Cholevidae) raccolta nelle Prealpi Venete, in due stazioni del Trentino meridionale nei dintorni di Rovereto e in una sugli Alti Lessini veronesi. Il nuovo taxon si trova dunque ad essere a E del F. Adige e, per non appartenere a nessuna delle linee filetiche dei «teleomorfi» che caratterizzano tutte le Prealpi orientali, bensì essendo fileticamente affine a quanto noto a W della valle dell’Adige, pone un interessante problema zoogeografico.


VAILATI D.
Segnalazione di una nuova stazione e revisione morfologica di Cryptobathyscia gavardensis Vailati, 1980 (Coleoptera Cholevidae Leptodirinae).

Riassunto – Viene data notizia della scoperta di una nuova stazione di Cryptobathyscia gavardensis Vailati, 1980, importante poiché si tratta della seconda località nota dopo che, in seguito alla descrizione del taxon, uon era più stato raccolto alcun esemplare. La disponibilità di nuovi esemplari maschi, oltre all’unico finora noto, permette di rivedere meglio il taxon a livello morfologico, completandone la descrizione e l’iconografia. Il nuovo ritrovamento, in sede endogea, permette altresì di aggiungere ulteriori dati sull’ecologia di questa entità, nonché alcune considerazioni di carattere zoogeografico.


GIACHINO P. M. e GUÉORGUIEV V. B.
Note sul genere Antroherpon Reitter (Coleoptera Cholevidae Leptodirinae).

Riassunto – Gli Autori, in base allo studio di circa 1500 esemplari di specie del genere Antroherpon, forniscono dati corologici su 47 specie e sottospecie appartenenti a questo genere, con commenti sulla distribuzione di alcuni taxa e a note sinonirniche sulle grotte di provenienza. Viene inoltre confermata, in base allo studio dell’edeago, la validità specifica di A. subalpinum Jeannel e sono descritte le seguenti specie e sottospecie nuove: A. brckoensis n. sp., A. elongatum n. sp., A. scutariensis n. sp., A. hoermanni hoffmanni n. ssp. e A. scutulatum n. sp. Viene inoltre proposta una sintesi delle attuali conoscenze zoogeografiche sul genere Antroherpon.


SASSI D.
Contribution to the knowledge of palearctic Cassidinae. The species near Cassi da pusilla Waltl (Coleoptera Chrysomelidae).

Riassunto– Contributo alla conoscenza delle Cassidinae paleartiche. Le specie vicine a Cassi da pusifla Waltl. Dall’analisi di diverse decine di esemplari attribuiti alla specie Cassida pusilla Waltl 1839, in particolare dal confronto della spermateca, viene confermata l’entità specifica di C. angusta Mars. 1876, della quale viene fornita la ridescrizione. Viene inoltre descritta C. lusitanica sp. n. del Portogallo.


FRITZ M. A. e SCARAMOZZINO P. L.
Nuevas especies de Stephanidae (Hymenoptera) neotropicales.

Riassunto – Nuove specie neotropicali di Stephanidae (Hymenoptera). Vengono descritte cinque speciedi Stephanidae neotropicali, una del genere Megischus e le restanti quattro del genere Hemistephanus.


BENNATI R.
Contributo alla conoscenza degli Anfibi della Val Trompia (Brescia, Lombardia).

Riassunto – L’Autore riporta notizie sulla distribuzione degli Anfibi in Val Trompia (Brescia) confrontando i risultati di questa indagine con i dati storici riportati da Autori dell’Ottocento.


BONETTI M.
Note sulla distribuzione e l’ecologia degli Anfibi del Comune di Brescia.

Riassunto – Negli anni 1991 e 1992, l’Autore ha studiato la distribuzione degli Anfibi nel territorio del Comune di Brescia. I siti riproduttivi delle otto specie rinvenute comprendono stagni naturali e artificiali, pozze, sorgenti, canali, vasche, e persino mastelli e piscine. Sono emerse interessanti relazioni tra le singole specie e i loro habitat: Triturus vulgaris meridionalis è assente da stagni privi di vegetazione; Triturus carnifex occupa spesso gli stessi stagni della specie precedente, ma manca da quelli più piccoli e si riproduce anche in assenza di piante acquatiche; Salamandra salamandra è confinata nei boschi di latifoglie prealpini; Bufo viridis vive solo in ambienti aperti e si riproduce quasi esclusivamente in corpi d’acqua senza vegetazione; Rana dalmatina è legata ai boschi di latifoglie; le Rane verdi (Rana lessonae e R. esculenta) sono invece assenti da zone boschive. In due siti è stata riscontrata la presenza di Tritoni neotenici (Triturus vulgaris e T. carnifex). Molte delle popolazioni presenti sono attualmente minacciate di estinzione, per cause naturali (interramento di corpi d’acqua), o antropiche (prosciugamenti, gestione intensiva dell’agricoltura, introduzioni di pesci, inquinamento).


GIOVINE G.
Anfibi e Rettili del Parco Regionale dei Colli di Bergamo.

Riassunto – In questo lavoro viene studiata l’erpetofauna del Parco Regionale dei Colli di Bergamo, che risulta composta da 10 specie di Anfibi e 9 di Rettili. Le specie presenti sono quelle che si potrebbero rilevare in zone analoghe; tra queste spiccano Bambina variegata, ormai rara in Lombardia, e Rana latastei. L’Autore ha analizzato le categorie coro logiche notando una certa preponderanza delle specie Europee (68%), su quelle Eurocentroasiatiche (22%) e su quelle italiche (10%). Lo studio delle microcomunità ha messo in evidenza 3 modelli fondamentali: la m. del bosco submediterraneo (con prevalenza di Rettili), la m. degli ambienti umidi (con prevalenza di Anfibi) e la m. dei boschi umidi (specie  tipica Salamandra salamandra).


BRICHETTI P., CAFFI M. e GANDINI S.
Biologia riproduttiva di una popolazione di Storno Sturnus vulgaris nidificante in una «colombaia» della Lombardia.

Riassunto – Vengono presentati i risultati in una ricerca condotta nel 1991 sulla biologia riproduttiva di una popolazione di Sturnus vulgaris nidificante nella «colombaia» di una cascina della pianura lombarda. L’inizio della costruzione dei nidi è compreso tra il 15 marzo e il 2 aprile. I nidi sono stati terminati in un tempo medio di 4,6 giorni (2-9), nel 20,40Jo delle 338 cavità disponibili. Tra l’ultimazione del nido e l’inizio delle deposizioni trascorrono in media 2,6 giorni (0-10). L’inizio delle «prime» deposizioni è compreso tra il 22 marzo (data precoce a livello europeo) e il 9 aprile; quello delle «intermedie» tra il 24 aprile e 1’11 giugno; quello delle «seconde» tra il 29 aprile e il 16 giugno. La dimensione media delle covate è 5,4 uova (3-8). Le uova misurano in media mm 29,5 x 21,2 e pesano g 6,9 (n= 148). La durata media dell’incubazione è 12,2 giorni (11-15), quella dell’allevamento dei pulii di 15,5 (13-22), con una differenza significativa tra le I covate (19,1) e le successive (14,9). Il numero medio di pulii per covata alla schiusa è 4,5 (1-7); quello dei pulii per nidiata all’involo di 3,3 (1-6). Il tasso di schiusa è del 71,2%, quello d’involo del47,50Jo; in entrambi i casi i valori più elevati si collocano in corrispondenza delle covate di 6 uova. Il successo riproduttivo è del 33,8%, con una media di 1,9 pulli per covata e una differenza significativa tra le I covate (0,8) e le successive (intermedie= 2,4; II= 3). I risultati evidenziano la notevole influenza svolta dalle condizioni meteorologiche sull’andamento della nidificazione e soprattutto sul successo riproduttivo.


GROPPALI R.
Sull’alimentazione di dieci specie di Passeriformes in Italia.

Riassunto – Dalla determinazione dei contenuti stomaca1i è stata studiata l’alimentazione insettivora di dieci differenti specie di Passeriformi di provenienza italiana: Prispolone, Scricciolo, Pettirosso, Pagliarolo, Capinera, Luì piccolo, Codibugnolo, Cinciallegra, Rigogolo ed Averla cenerina.


GROPPALI R.
Appunti sull’alimentazione insettivora della Gazza Piea piea.

Riassunto – Sono stati studiati i contenuti stomacali di 39 Gazze (Piea piea) della bassa e media collina pavese per conoscere l’alimentazione insettivora della specie tra l’autunno e l’inizio della primavera.


BUSETTO M. e MICHELI A.
Resoconto ornitologico bresciano 1991.

Riassunto – Prosegue nel 1991 la raccolta delle segnalazioni ornitologiche più interessanti per la provincia di Brescia. Sono esclusi i dati già pubblicati su riviste specialistiche. Le specie segnalate sono 25.


QUADRELLI G.
Densità e distribuzione delle tane di Tasso Meles meles nel Basso Lodigiano.

Riassunto – Nel corso del 1991 è stato effettuato un censimento delle tane di Tasso Meles meles in un’area molto antropizzata della Pianura Padana posta alla confluenza del fiume Lambro nel fiume Po, estesa per 103 Km2. Si sono individuate 24 tane (0,2 Km2).


DALMERI G.
Ricerche nel sito tardopaleolitico-mesolitico di Terlago (Trentina). Tracce di strutture d’abitato.

Riassunto – A Terlago, nel sito tardopaleolitico-mesolitico ancora in corso di scavo, sono emerse delle «strutture» che rispecchiano con ogni probabilità tratti dell’originario assetto abitativo. L’industria litica riflette condizioni di giacitura sostanzialmente indisturbate. Indizi sulle modalità insediative sono stati ricavati da resti effettivamente rilevati in situ e mediante una procedura d’indagine topografica che riguarda essenzialmente la ripartizione spaziale dell’industria, nello scavo ed in fase di elaborazione dati. In base alle ricerche relative all’area ispezionata, sono stati riconosciuti due importanti spazi d’uso, probabilmente contemporanei: A («officina litica») e B («unità abitativa a grattatoi»). Sono probabilmente frutto di uno o più intensivi momenti di frequentazione. In questo senso Terlago riproduce un modello insediativo a carattere semipermanente, tipo «campo base». A sostegno di ciò, può essere determinante il rinvenimento di un’«impronta», anche se piuttosto labile, di una «paleosuperficie» connessa ad un «margine» di fondo capanna ed a due probabili pali. Elementi che proverebbero l’esistenza di una struttura di protezione sostenuta da pali, pertinente all’ «unità abitativa B».


SEGNALAZIONI


BALLERIO G.

Avvistamento di due Gabbiani reali nordici Larus argentatus sul Lago d’Iseo (Brescia).


MICHELI A.

Il Picchio cenerino Picus canus probabilmente nidificante nell’Alto Garda bresciano.


Natura Bresciana 1990/1991 – Volume 27

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Indice degli articoli

BERRUTI G.
La faglia di monte Rosello e i corpi magmatici permico-triassici dell’alta Val Trompia (Brescia, Lombardia)

Riassunto – Vengono svolte alcune considerazioni sul carattere della Linea del M. Rosello nel quadro della tettonica ercinica e medio-triassica, anche in rapporto ai corpi magmatici permiani e triassici connessi alla dislocazione. A giudizio dell’Autore la faglia è l’espressione di processi distensivi in entrambi gli eventi tettonici: nel corso di quello ercinico la dislocazione era strettamente correlata ad una importante scarpata.


RAVAZZI C.
Lineamenti fisionomici, ecologia e fattori edafici della vegetazione di alcuni massicci calcareo-dolomitici delle prealpi lombarde. I. Praterie naturali e seminaturali

Riassunto – È stata svolta un’indagine sinecologica sulla vegetazione delle praterie naturali e seminaturali di alcuni massicci calcareo-dolomitici delle Prealpi Lombarde. Sono state identificate alcune tipologie fisionomico-ecologiche, per ciascuna delle quali sono stati descritti i fattori ambientali salienti.


SOLDANO A.
Riproposizione di taxa sottospecifici prioritari dovuti a botanici italiani

Riassunto – L’Autore ripropone all’attenzione alcune combinazioni sottospecifiche operate da botanici italiani del passato (ARCANGELI, BÉGUINOT, A. TERRACCIANO, NEGODI) ed ignorate dalle Flore attuali. Consegue una combinazione inedita.


TAGLIAFERRI F.

Distribuzione di Sanguisorba dodecandra Moretti in Val di Scalve


FENAROLl F., TAGLIAFERRl F. e ZANOTTl E.

Il Gruppo Bresciano di Ricerca Floristica


CRESCINI A., DANIELl S. e TAGLlAFERRl F.

Segnalazioni floristiche per il territorio bresciano


DE CARLI C. e TAGLIAFERRI F.

Segnalazioni floristiche per il territorio bresciano


FENAROLI F.

Segnalazioni floristiche per il territorio bresciano


CRESCINI A. e FENAROLI F.

Segnalazioni floristiche per il territorio bresciano


FENAROLI F. e TAGLIAFERRI F.

Segnalazioni floristiche per il territorio bresciano


PERLOTTI C.

Segnalazioni floristiche per il territorio bresciano


ZANOTTI E.

Segnalazioni floristiche per il territorio bresciano


TAGLIAFERRI F.

Segnalazioni floristiche per la Val di Scalve


GROTTOLO M. e MAZZOLDI P.
Indagine sulla qualità delle acque del torrente Garza (Brescia, Lombardia)

Riassunto – La qualità delle acque del torrente Garza e dei suoi principali affluenti è stata studiata con il metodo dell’E.B.I. È risultato che il Garza ha acque di buona qualità nella parte alta del suo corso, mentre nella parte media e bassa le acque risultano fortemente inquinate, soprattutto a causa degli scarichi civili e industriali che esso riceve. È stata disegnata la mappa della qualità delle acque del Garza.


PEZZOLI​ E.
Il genere Zospeum Bourguignat, 1856 in Italia (Gastropoda, Pulmonata, Basommatophora). Censimento delle stazioni ad oggi segnalate

Riassunto – Questo lavoro preliminare vuole essere soprattutto un censimento delle stazioni italiane ove è stata riscontrata la presenza di Zospeum. Oltre alle segnalazioni della letteratura ho potuto disporre di un numero notevole di nuove località che ha permesso di colmare vuoti geografici significativi dell’areale prealpino. Questo risulta ora ininterrotto dal Bresciano al confine iugoslavo, collegandosi alle stazioni oltreconfine trattate da BOLE (1974a) nella sua revisione. Più caute le considerazioni di sistematica, che in parte riconfermano le vedute di GIUSTI e PEZZOLI ( 1982), non essendo, a mio parere, ancora emersi caratteri conchigliologici veramente discriminanti per molte popolazioni puntiformi e parecchio isolate le une dalle altre. Una frammentazione che ha portato a caratterizzazioni pronunciate del nicchio. È doveroso attendere anche il responso di indagini anatomiche, previste in un secondo contributo, per le quali si è già in possesso di un notevole numero di esemplari con carni.


DEL MASTRO G. B.
Il gambero americano Orconectes limosus (Rafinesque), un nuovo Decapode neartico nelle acque dolci del nord Italia (Crustacea Decapoda Cambaridae)

Riassunto– Il Gambero americano Orconectes limosus, un Crostaceo Decapode originario del Nord America ed introdotto in vari stati mitteleuropei, viene segnalato per la prima volta anche nelle acque italiane. La specie sembra essersi ben acclimatata nel Lago d’Iseo. Viene sottolineato il rischio che essa si diffonda in gran parte del bacino padano.


MONGUZZl R.
Iconografia del genere Pseudaphaenops Winkler e note su P.jacobsoni (Piyginskij) (Coleoptera Carabidae Trechinae)

Riassunto – Sulla base del materiale cavernicolo raccolto in Crimea nell’agosto 1989 dal Gruppo Grotte Milano CAI-SEM e ricevuto in studio, l’Autore integra e corregge le precedenti diagnosi dello Pseudaphaenops jacobsoni (Plyginskij, 1912), confrontandolo con lo P. tauricus (Winkler, 1912); ne raffigura inoltre per la prima volta l’habitus e ne ridisegna l’apparato copulatore (già illustrato, ma probabilmente in modo inesatto) sempre correlati con quelli dello P. tauricus.


MAZZOLDI P. and TOLEDO M.
Hydroporus hellenicus a new species of the palustris group (Coleoptera Dytiscidae)

Riassunto – Hydroporus hellenicus, una nuova specie del gruppo palustris. Viene descritto un nuovo Hydroporus della Grecia appartenente al gruppo palustris, Hydroporus hellenicus n.sp.; la nuova entità viene confrontata con altre specie dello stesso gruppo, ne vengono indicati i caratteri diagnostici e illustrati i genitali. Vengono inoltre segnalate le prime catture di Herophydrus musicus (Klug) per la Grecia continentale.


MEREGALLl M.
Otiorhynchus oliveri n. sp. di Curculionide della Spagna e note sul gruppo di O. andarensis Reitter, 1913 (Coleoptera)

Riassunto – Si descrive Otiorhynchus oliveri, nuova specie di Curculionide della Spagna settentrionale appartenente al complesso di O. andarensis e si forniscono note coro logiche e bioecologiche su altri taxa del gruppo.


BRICHETTI P.
Atlante degli uccelli nidificanti in provincia di Brescia (Lombardia). Aggiunte 1985-1991

Riassunto – Viene aggiornato l’Atlante delle specie nidifìcantì in provincia dì Brescia (1980-1984), con dati successivi raccolti dal 1985 al 1991. Vengono considerate 81 specie, e fornite 20 mappe che illustrano nuove distribuzioni. Il totale delle specie nidìficanti aumenta a 166 per l’aggiunta di 7 specie. Si sono rilevati incrementi ed espansioni di areale per varie specie.


MlCHELI A. e BUSETTO M.
Resoconto ornitologico bresciano 1990

Riassunto – Iniziata lo scorso anno, prosegue nel 1990 la raccolta delle segnalazioni ornitologiche più interessanti per la provincia di Brescia. Sono escluse da tale resoconto le notizie già pubblicate su riviste specialistiche e quelle riguardanti le nidificazioni. Le specie segnalate sono 38.


BRICHETTI P. e GARGIONI A.

Osservazioni sugli uccelli nidificanti lungo il tratto bresciano del colatore Gambara (Lombardia) dal 1984 al 1991


CORSETTI G. e LONDEI T.
Reazioni di Cornacchie grigie Corvus corone cornix a conspecifici mummificati in particolare posture e presentati in campagna

Riassunto – Un particolare metodo di conservazione per esemplari di volatili è stato utilizzato per preparare oggetti-stimolo da presentare in campagna al fine di misurare le risposte di Cornacchie grigie selvatiche. Dalle prove effettuate è emersa una evidente discriminazione, da parte dei selvatici, nei riguardi della postura imposta agli oggetti-stimolo e nell’appartenenza di questi ultimi a sottospecie e specie differenti, suggerendo l’esistenza di un meccanismo contro l’ibridazione.


BIAGI P. and VOYTEK B. A.
The flint assemblages from pits XVIII and XXXII of the Early Neolithic site of Campo Ceresole at Vhò di Piadena (Cremona, Northern Italy)

Riassunto – Le industrie litiche dei pozzetti XVIII e XXXII del sito Neolitico di Campo Ceresole presso il Vhò di Piadena (Cremona). Gli Autori prendono in esame le industrie su selce raccolte in due pozzetti del sito neolitico di Campo Ceresole datati fra la fine del settimo e l”inizio del sesto millennio BP. Si tratta di industrie su selce esotica di provenienza alpina caratterizzate da un forte indice laminare e dalla presenza della tecnica di scheggiatura per la confezione di lamelle strette tratte da Nuclei subconici. Fra gli strumenti sono caratteristici Bulini su incavo, Perforatori diritti, Geometrici trapezoidali e romboidali e Lamelle a margine sinuoso. È rappresentata la tecnica del Microbulino. Lo studio delle tracce d’usura riguarda un’analisi comparativa della tipologia e della funzione dei reperti litici scheggiati. Questa ha dimostrato che la maggior parte degli strumenti è stata impiegata per lavorare legno o materiale duro quale osso o corno. L’industria è inoltre caratterizzata da un numero elevato di ravvivamenti e di strumenti reimpiegati. L’aspetto forse più interessante riguarda la presenza di attrezzi con usura obliqua lucida, il che migliora le nostre conoscenze circa l’utilizzo di graminacee all’inizio del Neolitico


CASTELLETTI L. e MASPERO A.
Analisi di resti vegetali di Campo Cerosole del Vhò di Piadena e di altri siti neolitici padani

Riassunto – Nell’articolo vengono presentati i risultati delle analisi antracologiche e paleocarpologiche effettuate a Campo Ceresole di Vhò di Piadena. Le entità prevalenti nei carboni del Neolitico antico sono Fraxinus e Quercus, mentre i cereali ricuperati sono Triticum aestivum e Hordeum sp. cui va aggiunto Triticum monococcum da ricerche precedenti. I carboni delle strutture romane denunciano la diffusione di Carpinus, avvenuta a partire dal Subboreale. Una situazione analoga si riscontra nel sito Neolitico VBQ di Casatico di Marcaria dove predomina la quercia e a Rivarolo Mantovano, sempre VBQ, dove i carboni sono costituiti quasi esclusivamente da quercia. Dal confronto con altri si ti comincia a delinearsi la possibilità di conoscenza molto dettagliata della composizione dei boschi in diversi periodi e località dell’Italia Settentrionale.


SEGNALAZIONI


MAZZOTTI S., MAZZOTTI F.

Prima nidificazione accertata di Airone rosso Ardea purpurea nella riserva naturale delle Torbiere del Sebino (Brescia)


MAZZOTTI S., MAZZOTTI F.

Prima nidificazione allo stato selvatico del cigno reale Cygnus olor sul Lago d’Iseo (Brescia)


CORSETTI G. , DOMINI​ O., LOTTICI N.

Recupero di un Gufo di palude Asio flammeus alla periferia est della città di Brescia


OLIVETTI L. (a cura di)

Indici di «Natura Bresciana» vol. 1-26


Natura Bresciana 1989 – Volume 26

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Indice degli articoli

BARONI C. e CARTON A.
Vedretta di Pisgagna (Gruppo dell’Adamello). Geomorfologia e variazioni oloceniche della fronte.

Riassunto – La V. Narcanello è caratterizzata, nella sua parte sommitale, dalla Vedretta di Pisgana e dall’apparato morenico della sua porzione occidentale, presso il quale sono maggiormente conservate le evidenze delle variazioni oloceniche. Sulla base di osservazioni morfologiche, stratigrafiche, tessiturali, dello stato di alterazione dei depositi, sull’osservazione del grado di lichenizzazione, dello sviluppo dei suoli e di date 14C, sono state differenziate le varie morene. Un’avanzata olocenica del ghiacciaio di Pisgana occidentale, attribuibile al Neoglaciale, è stata individuata sulla base di due date 14C che inquadrano l’evento in un periodo compreso tra 3350/3086 e 2706/2207 anni dal presente. Dall’inizio del XX sec. ad oggi, il ghiacciaio di Pisgana occidentale ha subito un generale ritiro di circa 1000 m, con brevi e limitati periodi di riavanzata, il più cospicuo dei quali si colloca tra il 1939 ed il 1941 (circa 40 m). A questa nota è allegata una carta geomorfologica dell’alta V. Narcanello.


GUGLIELMIN M.
I rock glaciers del passo del Foscagno (Livigno, Sondrio).

Riassunto – L’area oggetto di questa breve nota e della relativa carta geomorfologica è ubicata nei pressi del Passo del Foscagno, in Alta Valtellina. Si tratta di un’area di passo alpino, caratterizzata principalmente da forme e depositi glaciali e periglaciali. A partire dall’Olocene l’azione prevalente è stata indubbiamente quella periglaciale che si manifesta con diverse forme minori, ma soprattutto, attraverso i rock glaciers. In quest’area ne sono stati individuati dieci, quattro dei quali attivi, tre complessi, con una parte superiore attiva ed una inferiore inattiva o «fossile», ed infine i rimanenti tre del tutto inattivi. Scopo principale di questa breve nota è di illustrare le caratteristiche geometriche e morfologiche, la distribuzione e le relazioni con le forme glaciali, di questi rock glaciers.


MARCHETTI M.
Caratteri geomorfologici del territorio di Acquanegra sul Chiese (Mantova, Lombardia). La paleoidrografia tardo pleistocenica ed olocenica.

Riassunto – In questo lavoro viene presentata la carta geomorfologica del territorio di Acquanegra sul Chiese. Viene descritta la metodologia utilizzata ed in particolare vengono enfatizzate l’importanza della carta altimetrica e delle ricerche volte a raccogliere gli elementi di datazione delle forme. L’analisi dei dati porta alla stesura di uno schema di evoluzione geomorfologica dell’area dal Pleistocene superiore all’attuale. I risultati ottenuti permettono di confermare la bontà della metodologia adottata per carte a piccola scala anche a cartografia di dettaglio.


BERRUTI G.
La deformazione di versante nel gruppo montuoso M. Inferni-M. Palo-Corna di Savallo (Val Trompia-Val Sabbia, Brescia).

Riassunto – L’Autore descrive il complesso di deformazioni di versante che interessa il fianco S del gruppo dolomitico M. Inferni-M. Palo-Corna di Savallo: la maggiore di esse è costituita dal collasso di un lungo tratto della cresta nella zona centro-orientale del gruppo. A giudizio dell’ Autore il fattore principale del processo, ritenuto tuttora in atto, è determinato dalla sovrapposizione della zolla in Dolomia Principale su un substrato plastico di litotipi delle Formazioni di S. Giovanni Bianco e dell’Arenaria di V. Sabbia. Viene esaminato il possibile concorso di eventi sismici.


BORGOGNA G. e PERFUMI P.
Geologia della zona ad ovest del fiume Chiese tra Darzo e Condino (Trento).

Riassunto – Nell’area studiata sono riconoscibili tre differenti facies della Formazione di Collio (Permiano inferiore): una vulcanica costituita da lave riolitiche e dacitiche, tufi cristallini e litici, ignimbriti; due sedimentarie che comprendono conglomerati e arenarie l’una, siltiti e argilliti l’altra. L’assetto geologico evidenzia l’esistenza di due zone in subsidenza differenziale, comunicanti per mezzo di scarpate di faglia. La zona nord-orientale è caratterizzata dalla prevalenza dì rocce vulcaniche («Porfìdi quarzìferi indistinti» degli Autori precedenti); quella sud-occidentale è invece colmata dai depositi fluviali provenienti dallo smantellamento penecontemporaneo della prima ed è suturata dagli espandimenti !avici del M. Macaone. All’attività vulcanica ed esplosiva fa seguito un periodo geologico più tranquillo: su tutta l’area si impostano bacini lacustri entro i quali si depositano arenarie fini, siltiti e argilliti.


DE DONATIS S., RIGANTI A. e RODEGHIERO F.
Mineralizzazioni a siderite-barite nella Val Camonica meridionale (Brescia, Lombardia).

Riassunto – In questo lavoro vengono presi in considerazione giacimenti di siderite, ospitati nel Servino (Scitico) della Val Camonica meridionale. Questi corpi, intensamente coltivati in passato, appaiono legati ai livelli carbonatici della serie e sono associati a concentrazioni di barite, sia filoniane, presenti anche nel sottostante Verrucano Lombardo (Permiano), sia localmente stratiformi. Viene sottolineata la presenza, nell’area camuna, di zone circoscritte di Servino sterile e di Servino mineralizzato ed evidenziata la correlazione spaziale tra queste e le sottostanti facies permiane, controllate da fattori paleogeografici marcatamente diversi secondo le varie zone. L’avvicinamento attuale di aree così dissimili tra loro (sia nello Sci ti co che nel Permiano) viene interpretato come dovuto a cause tettoniche, per sovrascorrimenti e faglie trascorrenti, che possono aver provocato una traslazione anche di parecchi chilometri.


COSSALI C.
Anali​​si chimiche delle «porfiriti» triassiche del monte Guglielmo (Brescia).

Riassunto – Nella presente nota vengono discussi dal punto di vista petrografico e chimico i caratteri degli affioramenti delle «porfiriti» triassiche dell’area del M. Guglielmo, compresa tra la Val Trompia e il lago d’Iseo. Le analisi chimiche eseguite indicano un carattere seriale ad affinità calcalcalina. Il dato petrochimico, riferito all’ambiente geodinamico che ha controllato la sua evoluzione non implica necessariamente l’esistenza di un regime compressivo, come chiaramente emerge dal confronto con altre serie calcale aline effuse in un regime di distensione.


CONTI M. A., MAIOTTI N., MIETTO P. e NICOSA U.
Nuove ricerche sugli Icnofossili della Formazione di Collio in Val Trompia (Brescia).

Riassunto – Gli Autori illustrano i risultati preliminari delle ricerche icnologiche condotte nella Formazione di Collio affiorante in Val Trompia (Prealpi Bresciane). Oltre ad un gran numero di impronte di tetrapodi, sono stati rinvenuti tracce di artropodi, impronte di idromeduse e rari gusci di crostacei concostraci. Alcuni di questi icnofossili sono per la prima volta segnalati nel Permiano del Sudalpino; essi permettono di correlare la Formazione di Collio con il Rotliegendes dell’Europa centrale.


CRESCINI A.
Segnalazione di piante orofile nella media Val Sabbia (Brescia, Lombardia).

Riassunto – È segnalata la presenza di un contingente di specie orofile sul versante settentrionale del Dosso Covolo, comune di Vobarno, provincia di Brescia, lungo una fascia altitudinale compresa tra 280 e 330 m s.l.m.


DE CARLI C. e TAGLIAFERRI F.
Acer opulifolium Chaix specie nuova per il Bresciano e distribuzione del genere Acer L. nella montagna e nel pedemonte bresciani.

Riassunto – Gli Autori segnalano per la prima volta la presenza di Acer opulifolium Chaix nel Bresciano. Forniscono inoltre la carta di distribuzione e l’indicazione delle stazioni della specie. Lo studio è corredato dalle segnalazioni delle località e dalle carte di distribuzione delle altre specie del genere Acer L. presenti nel territorio montano e pedemontano bresciano: Acer platanoides L., Acer campestre L., Acer pseudoplatanus L.


BELOTTI P.
Ecologia della stazione benacense di Centaurea alpina L.

Riassunto – L’Autore delinea i principali caratteri morfologici ed ecologici (clima, pedologia e vegetazione) della stazione di Centaurea alpina L. nel territorio di Toscolano Maderno e di Gargnano. Pone in evidenza altresì l’importanza dell’area in esame nell’ambito della vegetazione della Valvestino e del lago di Garda.


ZANOTTI E.
Segnalazioni floristiche per la pianura bresciana. II Contributo.

Riassunto – Vengono riportate in questo secondo contributo nuove segnalazioni di specie rinvenute nel corso di erborizzazioni nella pianura bresciana centro-occidentale: Silene conica, Nasturtium microphyllum, Anthyllis x adriatica, Oenothera erythrosepa/a, Bunium bu/bocastanum, Tordylium apulum, Lamium hybridum, Scrophularia umbrosa, Picris echioides, Gagea pratensis, Juncus tenageja, Phalaris coerulescens, Phalaris brachystachys, Panicum dichotomiflorum.


GROTTOLO M. e MAZZOLDI P.
Analisi biologica della qualità delle acque del bacino del fiume Mella (Brescia, Lombardia).

Riassunto – Nel corso del 1989 sono state indagate le popolazioni di macroinvertebrati del F. Mella e dei suoi principali affluenti nel bacino idrografico della Val Trompia al fine di valutare la qualità delle acque. Sono state scelte venti stazioni (nove sull’asta principale e undici sugli affluenti) e in ognuna sono stati effettuati due campionamenti, in corrispondenza dei regimi idrologici di piena e di magra. I dati sono stati elaborati tramite il metodo E. B .l. e sulla base dei risultati è stata stilata la mappa di qualità delle acque del bacino. Le indagini hanno permesso di suddividere il corso del fiume in tre parti con indici decrescenti di qualità; tra gli affluenti alcuni hanno acque di ottima qualità, altri invece presentano acque fortemente inquinate.


GROTTOLO M.
Valutazione biologica della capacità autodepurativa di un corso d’acqua superficiale dopo l’impatto ambientale di un depuratore.

Riassunto – Viene valutato l’impatto ambientale che un depuratore comunale ha su un piccolo corso d’acqua superficiale e la capacità di quest’ultimo di autodepurarsi. La valutazione viene fatta utilizzando il metodo dell’E.B.I. stilando così anche la mappa di qualità del Naviglio di Isorella.


CASALE A., GIACHINO P. M., VAILATI D. e RAMPINI M.
Note sulla linea filetica di Phaneropella Jeannel, 1910 con descrizione di tre nuovi sottogeneri e di una nuova specie di Turchia (Coleoptera Cholevidae Bathysciinae).

Riassunto – Nella presente nota viene fornita una ridefinizione morfologica e sistematica del genere Phaneropella Jeannel, 1910, alla luce di nuovi dati e della revisione delle specie note attribuite a questo genere. L’esame delle affinità reçiproche dei taxa noti ha portato oltre che alla descrizione di una nuova specie e di tre nuovi sottogeneri anche a stabilire la sinonimia Muelleriella bonzanoi Casale, 1984 = Phaneropella (Epiroella) muelleriana Paoletti, 1975 e l’attribuzione di Muelleriella epirota Giachino, 1989 al genere Phaneropella (nov. comb.). Attualmente il genere risulta così articolato: subgen. Phaneropella s.str. per P. lesinae Reitter, Epiroella n. subgen. per P. (E.) muelleriana Paoletti, P. (E.) epirota (Giachino), Hittitia n. subgen. per P. (H.) turcica Reitter e Uludagites n. subgen. per P. (U.) minuta n. sp. Infine, vengono discussi alcuni aspetti filetici e zoogeografici relativi alla «linea filetica di Phaneropella» intesa in senso nuovo, formata cioè, per ora, da questo solo genere.


VAILATI D.
Nuovi dati sulla distribuzione di Pseudoboldoria robiatii (Reitter, 1889) e considerazioni sulla corologia pleistocenica dei Bathysciinae in Lombardia (Coleoptera Cholevidae).

Riassunto – Nella presente nota vengono forniti dati di due nuove stazioni di Pseudoboldoria robiatii (Reitter, 1889) in territorio lombardo, a sud-est del lago di Como, site l’una presso Paderno d’Adda, oltre le cerchie moreniche pleistocenìche più esterne, l’altra a oriente del fiume Adda, sul monte Albenza. Tali stazioni, oltre ad ampliare considerevolmente l’areale noto della specie, permettono di ridiscutere le modalità di distribuzione della specie e di avanzare in proposito alcune ipotesi. In particolare viene rivalutata l’influenza della durata del Pleistocene sui fenomeni di speciazione e viene attribuita la distribuzione delle popolazioni indifferenziate di P. robiatii alla fase di deglaciazione dell’anfiteatro morenico lariano nel Tardiglaciale.


BRICHETTI P.
Prima segnalazione italiana di Numenius arquata orientalis C. L. Brehm, 1831.

Riassunto – L’Autore descrive un esemplare di Numenius arquata conservato nelle collezioni del Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia che, sulla base dei caratteri biometrici, risulta appartenere alla ssp. orientalis. Catturato a Ghedi (BS) nel 1899, l’esemplare rappresenta il primo ritrovamento per l’Italia.


MICHELI A. e BUSETTO M.
Resoconto ornitologico bresciano 1986-1988 e 1989.

Riassunto – Il presente articolo elenca le segnalazioni di specie ornitiche più interessanti della provincia di Brescia, relative agli anni 1986-1988 compresi, e 1989. Sono escluse da tale rapporto notizie riguardanti le nidificazioni, gli svernamenti già compresi nei rispettivi Atlanti 1984-85; 1987-88 e i dati già pubblicati su riviste specialistiche.


CANDUSSIO A., FERRARI A., FERRARI U., MESSORI A., PESSINA A., PEZ O., QUAGLIARO F., TOSONE R. e TULLIO B.
Nuovi siti mesolitici in provincia di Udine.

Riassunto – Ricerche di superficie hanno portato all’individuazione di 5 siti preistorici riferibili al Mesolitico. Tre stazioni (Fornaci De Mezzo; Corno-Ripudio; Cassacco) si collocano nella fascia collinare a nord di Udine nell’anfiteatro morenico del Tagliamento, ai margini di antichi bacini inframorenici ora prosciugati. Fornaci De Mezzo ha restituito un’industria di tipo Sauveterriano, forse riferibile alla fase antica (prima metà del decimo millennio BP). Corno-Ripudio presenta invece caratteri che potrebbero indicare una fase antica del Castelnoviano, qui attestato da due armature trapezoidali. A Cassacco sono invece numerosi i Trapezi e le tipiche lame denticolate castelnoviane. Due i siti rinvenuti nell’area della bassa pianura friulana: Porpetto e Bertiolo. Il primo ha restituito pochi elementi del Mesolitico Recente, mentre il secondo parrebbe attribuibile, con riserve, al Mesolitico Antico o alla fase finale dell’Epigravettiano Italico.


COLOMBO S.
I siti mesolitici di cascina Navicella e monte Gabbione (Lonato, Brescia).

Riassunto – L’Autore descrive il rinvenimento di nuove stazioni mesolitiche nell’anfiteatro morenico del Garda (Lonato, Brescia) in prossimità di M. Gabbione e Cascina Navicella. In quest’ultima località sono state rinvenute due concentrazioni di materiali, una delle quali attribuibile ad un momento recente del Sauveterriano, la seconda probabilmente al Castelnoviano. Reperti Castelnoviani provengono anche da M. Gabbione.


BIAGI P.
An ams radiocarbon date from grave BSII of the Copper Age cemetery of Remedello Sotto (Brescia, Northern Italy).

Riassunto – Una datazione radiometrica per la Tomba BSII del cimitero Calcolitico di Remedello Sotto (Brescia). Viene presentata la datazione radiometrica eseguita con il metodo dell’acceleratore su di un frammento di osso di calcagno del piede destro dello scheletro di inumato della Tomba BSII del sepolcreto di Remedello Sotto. L’analisi ha fornito il risultato di 4070 ± 70 BP (Beta-35224; ETH-6196) corrispondente a 2711 (2609) 2512 cal BC (l sigma).


CLARK G.
The animai bones from a further group of Early Bronze Age pits at Ostiano, S. Salvatore (Cremona).

Riassunto – I resti faunistici di un altro gruppo di pozzetti del sito del Bronzo antico di Ostiano, S. Salvatore (Cremona). I reperti faunistici di Ostiano, S. Salvatore sono rappresentati da resti di bovini, capra/pecora, maiale e lepre. Unitamente ai reperti archeobotanici ed archeologici, questi documentano una strategia di sussistenza ben bilanciata fra allevamento ed agricoltura che concorda con la localizzazione geografico-ambientale del sito dell’età del Bronzo antica.


RIEDEL A.
The wild animals of northeastern Italy from Neolithic to medieval tirnes: an archaeozoological comment.

Riassunto – Aspetti dell’archeozoologia degli animali selvatici dell’Italia nordorientale fra il Neolitico ed il Medioevo. I resti faunistici raccolti negli scavi archeologici appartengono quasi esclusivamente ad animali relativi ad attività umana e quindi non rispecchiano esattamente la fauna di una regione. Ne consegue quindi che la percentuale dei resti di una specie animale riscontrata in un deposito archeologico può non essere identica alla presenza della specie nella fauna locale. Inoltre se delle specie sono presenti con pochi resti, questi possono appartenere ad individui trasportati ancora in vita da altre aree, oppure importati nel sito solo come parti di carcassa o di pezzi isolati. Gli animali selvatici sono molto importanti solo in sistemi economici come il Mesolitico o il primo Neolitico: ma anche in molte faune neolitiche (sempre se della fine di questo periodo) e nell’età del Bronzo e del Ferro, gli animali domestici predominano mentre quelli selvatici rivestono un’importanza ridotta. Durante l’età Romana e Medioevale gli animali selvatici sono appena presenti. Quando questi ultimi erano ancora predominanti, erano indispensabili per la produzione di carne, mentre palchi, ossa, pelli ecc., venivano impiegati nell’artigianato. In un periodo seguente le funzioni svolte dagli animali selvatici vennero quasi tutte sostituite da quelle svolte dai domestici. Quando gli animali selvatici non furono più di notevole rilevanza economica e la caccia non era più fondamentale per l’approvvigionamento in carne, la loro uccisione avveniva allo scopo di proteggere i raccolti, i depositi di viveri e gli animali domestici, possibili prede di carnivori e di altri animali nocivi. La caccia veniva inoltre praticata per il rifornimento di pelli e per altri fattori meno importanti; oltre che come attività di prestigio durante il Medioevo. Animali come l’uro ed il cinghiale vennero forse addomesticati in Italia settentrionale, oppure incrociati con animali già domestici, per quanto nessun deposito archeologico ci abbia permesso finora di seguire in dettaglio questo processo. La fauna selvatica è sempre molto uniforme dopo il Neolitico. Alcune differenze sono dovute al clima, a fattori morfologici ed alla vegetazione. I cervi predominano quasi sempre, seguiti dai cinghiali che sono più diffusi in pianura e meno (talvolta assenti) in montagna. Gli orsi bruni avevano una notevole distribuzione, ma si ritirarono poi in zone montane. Castoro e lontra sono legati ad ambienti umidi. Gli altri animali sono in genere più o meno ubiquitari. Anche se i resti di animali selvatici (esclusi il cervo, il capriolo, il cinghiale e l’orso) non sono sufficientemente numerosi per un’analisi dettagliata delle popolazioni, essi ne permettono comunque una buona conoscenza. Le dimensioni degli animali sono molto vicine a quelle riscontrate per l’area alpina settentrionale. Mentre sono ben conosciute per alcune specie, quali cervo, cinghiale, capriolo, ecc., per alcune altre sarebbe necessario l’esame di ulteriori materiali.


D’ANGELA D.
Gli isotopi dell’ossigeno come informatori paleoclimatici. Alcuni dati sperimentali.

Riassunto – Studi precedenti hanno permesso di definire l’esistenza di una relazione diretta e quantitativa che lega la composizione isotopica dell’ossigeno ci 80/160) nel fosfato delle ossa di diverse specie di mammiferi con la temperatura media annua al suolo delle località di provenienza di tali animali. Potendo applicare tale relazione a campioni di mammiferi vissuti in età preistorica risulta evidente la possibilità di compiere studi di tipo paleoclimatico e paleoidrologico. Si presentano i risultati ottenuti da campioni provenienti da alcuni siti preistorici della Pianura Padana e dal villaggio di Fossacesia Marina sulla costa Adriatica. I dati isotopici si accordano bene con le informazioni sulla situazione climatica durante l’Atlantico ottenute con altre metodologie di studio; eventuali variazioni e fluttuazioni locali vengono discusse.


SEGNALAZIONI


TAGLIAFERRI F.

Segnalazioni floristiche per la valle di Scalve (Bergamo), IV Contributo.


GROTTOLO M., MAZZ​OLDI M.

Prime segnalazioni di termiti (Reticulitermes lucifugus Rossi) Per la Provincia di Brescia, (Lombardia, Italia).


BIAGI P.

Una punta di freccia dell’Età del Bronzo dallo spartiacque Val Trompia -Val Camonica.


Natura Bresciana 1988 – Volume 25

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Indice degli articoli

BARONI C. e CARTON A.
Carta geomorfologica della V. Miller e della conca del Baitone (Gruppo dell’Adamello, Brescia)

Riassunto – La zona studiata è prevalentemente modellata in rocce magmatiche intrusive (“Tonalite dell’Adamello occidentale” e, in subordine, dioriti e gabbrodioriti, con relativo corredo di fìloni acidi e basici); nella conca del Baitone sono inoltre presenti estesi affioramenti di rocce metamorfiche (“Scisti di Edolo”) e sedimentarie (“Verrucano”, Permiano) metamorfosate per contatto. La fìsionomia attuale dell’area è funzione di vari agenti morfogenetici, tra cui, quelli che hanno agito più a lungo e più incisivamente risultano essere di tipo glaciale e periglaciale.

Tipiche forme glaciali di erosione ed accumulo si rinvengono in tutto il territorio studiato. Sulla basc di osservazioni morfologiche, stratigrafiche, tessiturali, dello stato di alterazione dei depositi e sull’osservazione speditiva del grado di lichenizzazione e dello sviluppo dei suoli, sono stati differenziati tra loro i vari depositi glaciali. Evidenti risultano le more ne del secolo scorso; ben rappresentate sono anche le morene attribuite agli stadi tardiglaciali. Sono state riconosciute forme legate ad ambiente periglaciale. quali rockglacier, argini nivomorenici, canaloni e coni di valanga, ecc. Lobi di debrisflow originati da dissesti recenti sono diffusi nell’alta V. Malga.


BERRUTI G.
Sull’origine delle valli di Zerlo, Mèola ed Avàno (Val Trompia, Brescia)

Riassunto – Vengono esaminati i caratteri strutturali delle valli di Zerlo, Mèola e Avàno (dx idrogr. V. Trompia, Brescia). A giudizio dell’Autore l’origine di esse è da attribuirsi alla fratturazione prodottasi nel “Massiccio delle Tre Valli” nel corso del processo di compressione esercitatosi lungo la “Linea della V. Trompia” (medio-tardo Miocene?) e del notevole sollevamento del massiccio stesso.


BRAMBILLA G., GALLI C. e SANTI G.
La fauna marina pleistocenica del colle di Castenedolo (Brescia, Italia Settentrionale) Osservazioni cronologiche ed ambientali

Riassunto – Vengono studiate le faune (micro e macro) provenienti dai livelli marini e salmastri del colle di Castenedolo (BS) conservate nelle collezioni del Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia e nel Museo Pavese di Storia Naturale oltre a materiale di nuova raccolta. La revisione e lo studio dell’abbondante materiale, 3939 campioni (per la sola macrofauna), per la maggior parte inedito, ha consentito di riconoscere 137 entità (Coralli, Molluschi, Crostacei ecc.). È stato possibile attribuire alla parte sommitale del Pleistocene inferiore i terreni affioranti nonché riconoscere in essi la presenza di forme probabilmente rimancggiate dal Pliocene medio-superiore.

La ricostruzione paleoambientale ha mostrato, inizialmente, l’esistenza di un mare sottile (max. prof. 15 m circa), limitato da una spiaggia bassa a granulometria medio-fine. Tale bacino era interessato da apporti saltuari di materiali più finì probabilmente trasportati da un corso d’acqua la cui foce variava di posizione nel tempo. Successivamente, a chiusura del ciclo marino, si instaurava un ambiente che da salmastro passava a dulcicolo. Sono state riconosciute biocenosi diverse, soprattutto del Piano infralitoralc, in relazione alla granulometria del fondale ed alla salinità. Il confronto con le faune pleistoceniche di S. Colombano al Lambro (PV) e del T. Stirone (PR), ha consentito la correlazione fra queste serie della Pianura Padana. Le indicazioni climatiche, relative alla fauna esaminata, riflettono condizioni di tipo temperato-caldo.


BELLONI S. e PELFINI M.
La nevosità in Lombardia nel periodo 1964-1973

Riassunto – Il presente lavoro ha per tema lo studio della nevosità in Lombardia mediante l’analisi dell’altezza del manto nevoso, del numero di giorni di precipitazione e del numero di giorni di permanenza, relativa a 110 stazioni lombarde che hanno funzionato nel periodo 1964-1973. Dei tre parametri considerati sono stati riportati nelle rispettive tabelle i regimi annui massimo, medio e minimo di tutte le stazioni e sono stati riportati, a titolo di esempio, i diagrammi di quattro stazioni. Per quanto si riferisce all’altezza del manto nevoso, questa aumenta al crescere dell’altitudine ed il massimo si sposta da gennaio ad aprile in funzione della stessa.

Per quanto concerne il numero di giorni di precipitazione nevosa, questo aumenta in funzione dell’altitudine, ma non in modo uniforme a causa di fattori locali, quali la morfologia e l’esposizione. Il periodo di precipitazione nevosa si estende da ottobre a marzo nelle stazioni di bassa e media quota e da ottobre a maggio (o giugno) nelle stazioni di altitudine superiore a 1500 m. La permanenza annua del manto nevoso è sempre maggiore del numero di giorni di precipitazione e si estende nel tempo, nell’arco dell’anno, in funzione dell’altitudine.


BERRUTI G. e VALETTI O.
Contributo allo studio del clima dell’Alta Val Camonica tra i secoli XIV e XIX (Brescia)

Riassunto – Gli Autori espongono i risultati delle loro ricerche su documenti – in buona parte manoscritti e inediti – e pubblicazioni che contengono indicazioni apprezzabili sullo stato del clima in alta V. Camonica: il periodo storico preso in esame va dalla metà del sec. XIV ai primi decenni del sec. XIX. In particolare per la V. d’Avio a giudizio degli AA. è possibile ricostruire il trend climatico tra la metà del sec. XIV e la fine del sec. XVI in termini di “optimum”. Una fase di intensa e ininterrotta asprezza del clima interessa la V. Camonica tra il 1814 (1812?) e il 1817.


CIRCOLO MICOLOGICO “G. CARINI” – COMMISSIONE SCIENTIFICA
Contribuzione alla conoscenza della flora micologica bresciana. Nuovi reperti – X 

Riassunto – Questa decima contribuzione ad opera della Commissione scientifica del Circolo micologico “G. Carini”, si riferisce alle specie giudicate “nuove” per il territorio bresciano, facenti capo al primo scaglione di exsiccata collocati nell’erbario micologico di recente istituzione presso il Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia. Si tratta di un ulteriore, considerevole apporto con cui si mira alla realizzazione di un censimento dei macromiceti nostrani, attraverso il completamento e la revisione dell’intera bibliografia esistente sull’argomento. Ovviamente, accanto a specie che possiamo definire “rare”, ne figurano altre più comuni e persino banali, non solo a causa della insufficienza delle precedenti ricerche, ma anche in seguito a successivi smembramenti di entità collettive (o ritenute tali).


GALLINARI A. e TOMASI R.

Note complementari sulla Lepiota carinii Bres


DE CARLI C.
Il Cembro nella provincia di Brescia

Riassunto – L’Autore ha verificato la reale distribuzione del Pinus cembra L. nella provincia di Brescia ed ha controllato le precedenti segnalazioni, aggiungendo nuove località allo scopo di redigere una carta di distribuzione.


CRESCINI A.
Solanum sisymbrifolium Lam. nel Bresciano

Riassunto – È segnalato il reperimento di Solanum sisymbrijolium Lam. su cumuli di minerale di manganese proveniente dal Brasile e ne viene sottolineato l’effimero avventiziato nel comune bresciano di Bagnolo Mella.


BARBATO G.
Indagine sul popolamento zooplanctonico del golfo di Salò (lago di Garda, Brescia)

Riassunto – Lo zooplancton del golfo di Salò (lago di Garda) è stato tenuto sotto osservazione per un periodo di circa 18 mesi. Le specie catturate sono piuttosto comuni; la biomassa complessiva non è molto elevata. La situazione delle acque del golfo, dal punto di vista dello zooplancton non è precaria: potrebbe essere preso in considerazione il problema della navigazione a motore.


BARBATO G.
Zoobenton profondo del lago d’Idro (Brescia)

Riassunto – Nell’arco di un anno è stato esaminato lo zoobenton profondo del lago d’Idro con una serie dì stazioni opportunamente scelte. Si è constatata un’assenza di insediamenti bentonici al di sotto dei 50 metri di profondità in accordo con lo stato meromittico del lago, mentre a profondità minori la situazione è nel complesso accettabile. La precarietà della condizione lacustre implica un controllo costante.


PEZZOLI E.

I molluschi crenobionti e stigobionti presenti nell’Italia Settentrionale. Censimento delle stazioni ad oggi segnalate. Errata ed addenda 


GIACHINO P.M.
Note sui Catopidi (Coleoptera) del Vicino Oriente e descrizione di Choleva (Choleva) cavazzutii n. sp.

Riassunto – Vengono forniti dati corologici su alcune specie di Coleoptera Catopidae provenienti dal Vicino Oriente, unitamente alla descrizione della femmina di Choleva anatina Szymczakowski, 1962. Viene altresì descritta Choleva (Choleva) cavazzutii n. sp. dell’Anatolia, appartenente al gruppo di C. agilis (Illig.) (sensu JEA”‘NEL, 1936), e vengono discussi i problemi corologici e biogeografici relativi al nuovo taxon.


VAILATI D.
lnsubriella paradoxa nuovo genere nuova specie di Bathysciinae delle Prealpi italiane (Coleoptera Catopidae)

Riassunto – L’Autore descrive lnsubriella paradoxa n. gen. n. sp. (Coleoptera Catopidae Bathysciinae), raccolta in ambiente sotterraneo supertìcialc (MSS) calcareo e in una grotta delle Prealpi Bresciane (Lombardia), nella media valle Sabbia. Questo taxon, pur possedendo una morfologia affatto peculiare, di tipo “folcuonoide” e pur denotando un certo grado di spccializzazione, mostra caratteri di collegamento con la “serie filetica di Boldoria”. Ciò ben si inserisce nella logica biogeografica di tale complesso.


CRUCITTI P., MALORI M., ROTELLA G., TRINGALI L. e VIRDIA A.
Erpetofauna e Teriofauna dell’area Sabina Meridionale e del territorio cicalano (Lazio, Italia Centrale)

Riassunto – Dopo una breve introduzione sui principali aspetti geomorfologici, climatici e botanici del comprensorio si passa all’esame della fauna vertebrata con esclusivo riguardo agli Anfibi, Rettili e Mammiferi. L’elenco faunistico, 46 specie, comprende 8 Anfibi, 11 Rettili e 27 Mammiferi. L’analisi ecologica evidenzia l’assenza o la rarità di molte specie termofile, un fatto che trova spiegazione nella posizione “continentale” dell’area. Tra le entità segnalate molte sono rare o localizzate, e per esse, come più in generale per l’intero territorio, si auspicano opportuni interventi tutelativi.


GELLINI S., BRICHETTI P., CECCARELLI P. e FOSCHI U.F.
Effetti dell’insularità sulla ricchezza e struttura delle comunità ornitiche in un ambiente mediterraneo

Riassunto – Il confronto delle comunità di ambiente di macchia e di pineta del promontorio del Gargano e delle Isole Tremiti evidenzia un rilevante effetto di impoverimento faunistico sulle isole e la presenza di un effetto di compensazione di densità relativamente all’Occhiocotto Sylvia melanocephala in ambiente di pineta.


VAILATI D. e BIAGI P.
Primo contributo alla conoscenza dei “Bus del lat” dell’altipiano di Cariàdeghe (Serle, Brescia)

Riassunto – In questa nota viene preso in considerazione il fenomeno dei “bus del lat”, cioè di quelle cavità utilizzate in passato, ma in certi casi ancora oggi, per deporre i prodotti della locale industria casearia. Sull’altopiano carsico di Cariàdeghe, la loro concentrazione, favorita dalla presenza di numerose grotte, acquista particolare rilievo. Dopo aver illustrato la casistica tipologica delle modalità di utilizzo dei “bus del lat”, ne viene fornito un primo elenco, con le descrizioni ed i rilievi topogratìci dei principali.


AROBBA D.
Osservazioni palinologiche sui sedimenti dell’Arma dell’Aquila (Finale Ligure, Savona)

Riassunto – I due campioni pollinici esaminati provengono dagli scavi di Richard. Il campione AQ 1, proveniente dal focolare 1 del Paleolitico Superiore, attribuito all’Epigravettiano Finale, ha dimostrato che, in questo periodo culturale, nella zona collinare del Finalese, era presente una copertura forestale dominata da Pinus sylvestris, mentre nei luoghi riparati e prossimi alla costa dovevano sussistere lembi di vegetazione mediterranea.


GIROD A.
La malacofauna olocenica dell’Arma dell’Aquila (Finale Ligure, Savona)

Riassunto – I reperti malacologici recuperati da RICHARD durante gli scavi del 1941-42, sì riferiscono al periodo culturale del Neolitico Antico con Ceramica Impressa e del Neolitico Medio con Vasi a Bocca Quadrata. Il paesaggio vegetazionale è dominato da Quercus cfr. pubescens insieme a Quercus ilex e ad altre essenze termofile come Acer, Erica arborea, Hedera, Corylus, Fraxinus e Prunus. Ciò significa una zonazione collinica da Atlantico Medio. La malacofauna è composta da sole forme con nicchio grosso il cui significato ecologico rimane limitato. Il popolamento è decisamente mesobio con alcuni elementi igrofìli, Oxychilus cfr. drapamaudi e Limax. Nella stratigrafia compaiono Pomatias elegans (molto ben rappresentato), Eobania venniculata, Cepaea nemoralis ed Helix aspersa. In questo quadro generale si inseriscono due piccoli episodi differenziatori nella composizione della malacofauna. Il primo si colloca tra i livelli più antichi (“focolari” dal 71 al 51). Troviamo C. nemoralis in associazione con Delima itala, Helicodonla obvoluta e Chondrina avenacea. Queste presenze fanno supporre un bosco deciduo a latifoglie ove la macchia alta a lecceto non è ancora del tutto sviluppata. Il secondo episodio riguarda i “focolari” 3, e 3 nei quali compaiono Monacha cartusiana e Cemuella cfr. virgata; entrambe sono specie di ambienti aperti e soleggiati. Si interpreta questa presenza nel senso di una minor copertura boschiva intervallata da radure.


LEMORINI C.
Osservazione delle tracce d’uso su di un campione dell’industria mesolitica di Sopra Fienile Rossino (Serle, Brescia)

Riassunto – In questo articolo vengono presentati i risultati dell’osservazione delle tracce d’uso (macrotracce e microtracce.) di un campione di 150 pezzi appartenenti all’industria mesolitica Castelnoviana di Sopra Fienile Rossino. La maggior parte del materiale ha subito fenomeni di alterazione chimica e meccanica (patine) che non hanno reso possibile l’osservazione delle microtracce. Non è stata quindi effettuabile un’analisi funzionale del materiale, ma solo la descrizione delle tracce d’uso osservate.


OROMBELLI G.

Una escursione di studio sui rock glaciers nelle Alpi Svizzere 


BINI A., CONFALONE M., LIVERANI G.

Analisi morfometrica di forme carsiche superficiali. I. Crepacci e corridoi carsici dell’Alpe di Mogafieno (Grigna Settentrionale, Lombardia)


BIAGI P.
Una datazione radiocarbonica dalla Cavernetta Ca’ dei Grii (n. 66 Lo) (Virle, Brescia)

Riassunto – L’Autore presenta il risultato di una datazione radiometrica eseguita su campioni di ossa umane raccolte nella Cavernetta Ca’ dei Grii. La datazione (Bin-3753: 3900±60 BP) conferma l’attribuzione delle sepolture sconvolte alla Cultura del Vaso Campaniforme.


SEGNALAZIONI


BIAGI P.

Una stazione epipaleolitica/mesolitica iniziale sullo spartiacque val Trompia – val Camonica (Brescia)


BIAGI P.

Reperti dell’Età del Bronzo dalle pendici occidentali del M. Guglielmo (Brescia)


TAGLIAFERRI F.

Segnalazioni floristiche per la valle di Scalve (Bergamo)- III Contributo


ZANOTTI E.

Segnalazione di una stazione relitta di Osmunda regalis L. nella pianura bresciana centro-occidentale


BELOTTI P.

Segnalazione di Centaurea alpina L. nell’Alto Garda


Natura Bresciana 1987 – Volume 24

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Indice degli articoli

BERRUTI G.
Geomorfologia del bacino del T. Mella di Sarle (Alta V. Trompia)

Riassunto – L’Autore analizza gli aspetti più rilevanti dell’assetto geomorfologico generale del bacino, delle dorsali che ne delimitano il perimetro e del fondo valle. Viene posta in risalto l’incidenza dei fattori che hanno concorso a determinare tale assetto, con particolare riguardo a quelli tectonici e litologici, con marcate differenze nelle forme dei crinali e dei versanti della destra rispetto alla sinistra idrografica.


BERRUTI G.
Osservazioni sulla tectonica dell’alta Val Seria e della Val di Càsola (Brescia · Massiccio dell’Adamello)

Riassunto – L’A. esamina le evidenze strutturali dell’alta V. Seria e della V. di Càsola (regione NE dell’Adamello), con particolare riguardo a due linee di dislocazione che ha riscontrato nelle metamorfiti del basamento e nelle plutoniti, e ai caratteri delle pieghe del basamento. I fenomeni vengono correlati con evidenze in parte analoghe accertate in altre aree del versante N del massiccio. L’A. ritiene che quanto ha esaminato proponga un apprezzabile rapporto tra la dinamica della L. insubrica e l’assetto dello stesso batolite nel versante settentrionale.


TINTORI A. e OLNETTI L.
Paralepidorus ornatus nel Norico della ValVestino (Magasa, Brescia)

Riassunto – Viene descritto un esemplare di Paralepidotus ornatus rinvenuto nel Norico della Val Vestino e conservato presso il Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia. Dell’esemplare, oltre una accurata descrizione anatomica del corpo, vengono forniti i dati relativi alla preparazione e al consolidamento.


D’ALESSIO D. e PREVITALI F.
I podzoli della Valle Camonica (Alpi meridionali bresciane)

Riassunto – Attraverso osservazioni morfologiche e determinazioni analitiche, chimiche e granulometriche, sono stati studiati e classificati alcuni profili di suoli ad evoluzione podzolica della Valle Camonica. I materiali che subiscono la podzolizzazione appartengono sia alle coltri moreniche e detritiche postwiirmiane, sia al cristallino alpino, alle magmatiti del plutone terziario dell’Adamello e al complesso permo-carbonifero arenaceo-conglomeratico. Le coperture vegetali, sotto cui si svolge tale processo pedogenetico, sono costituite dalle conifere della zona montana superiore e dagli arbusteti ad ericacee e dalle praterie della zona subalpina. Sono poi stati discussi i criteri di identificazione degli orizzonti diagnostici e sono stati esaminati alcuni aspetti dei rapporti evolutivi fra suoli, topografia, vegetazione e clima.


BERRUTI G. (a cura di)

CATASTO DEI LAGHI BRESCIANI. Settimo elenco.


GALLINARI A. e PAPETTI C.
Contribuzione alla conoscenza della flora micologica bresciana. Nuovi reperti e specie rare – IX

Riassunto – Facendo seguito ai lavori già apparsi su precedenti numeri di questa rivista, viene presentato un ulteriore elenco di macromiceti reperiti per la prima volta nel territorio bresciano. Le dodici entità segnalate si aggiungono alle centottanta già descritte.


ZANOTTI E.
Segnalazioni floristiche per la pianura bresciana

Riassunto – Vengono riportate segnalazioni relative alle seguenti specie rinvenute nel corso di erborizzazioni nella pianura bresciana centro-occidentale: Vicia grandiflora, Oenothera stucchii, Lindernia dubia, Veronica peregrina, Orobanche arenaria, Conyza bonariensis, Conyza albida, Bidens frondosa, Ambrosia trifida, Baldellia ranunculoides, Elodea densa, Bromus willdenowii, Hordeum maritimum, Dasypyrum villosum, Aegilops cylindrica, Phleum arenarium.


BARBATO G.
Caratteristiche fisico-chimiche delle acque del golfo di Salò

Riassunto – Nell’arco di un anno sono state tenute sotto osservazione le caratteristiche fisico chimiche delle acque del golfo di Salò, nel lago di Garda: sono state scelte quattro stazioni prelevando le acque a diversa profondità. I risultati hanno evidenziato una situazione abbastanza buona, con scarsi elementi indice di inquinamento, con notevole ossigenazione nelle acque profonde, conseguenza forse di correnti sublacustri. La situazione meno buona è risultata essere quella attinente alla stazione n. 3, la più interna del golfo


BARBATO G.
Il lago d’Idro. Caratteristiche fisico-chimiche delle acque

Riassunto – Nell’arco di un anno è stata svolta un’indagine sulle caratteristiche fisico-chimiche delle acque dell’Eridio: i prelievi sono stati fatti in tre stazioni. I risultati hanno confermato lo stato meromittico del lago, con inversione termica sui 40 metri di profondità e alte concentrazioni di soluti nella zona profonda che è anche quasi priva di ossigeno. Sembra anche probabile l’arrivo al corpo idrico di sostanze diverse in grado di alterarne le proprietà.


BARBATO G.
Il popolamento zooplanctonico del lago d’Idro

Riassunto – Nel corso di un anno è stato esaminato lo zooplancton del lago d’Idro. Rispetto ai risultati delle analisi fatte precedentemente dall’A. è stata confermata l’assenza dei Diaptomidi, sono stati rinvenuti esemplari di Cyclops abyssorum tatricus di particolari dimensioni, assente fra i Cladoceri la Daphnia pulex. La biomassa è sempre alquanto ridotta.


BENNATI R.
Contributo alla conoscenza della fauna erpetologica dell’alta Val Camonica (Brescia)

Riassunto – L’autore riporta l’elenco dei reperti erpetologici osservati nel massiccio dell’Adamello.


BRICHETTI P.

Distribuzione geografica degli uccelli nidificanti in Italia, Corsica e Isole Maltesi. 5. Aggiornamenti e rettifiche (Parti 1 ˗ 4)


BRICHETTI P. e CAMBI D.
Distribuzione invernale di specie nidificanti sulle Alpi lombarde

Riassunto – Vengono analizzati i risultati preliminari dell’inchiesta sugli uccelli svernanti in Provincia di Brescia (1984-8511986-87) e confrontati con quelli dell’Atlante degli uccelli nidificanti (1980-84). Sono state complessivamente rilevate 157 specie svernanti o presenti nel periodo invernale (82 non Passeriformes, 75 Passeriformes).

Il numero medio di specie per Tavoletta I.G.M. 1:25000 di circa 10 x 10 km (conteggiato sulle sole Tavolette con copertura soddisfacente) è risultato di 53,1 (60 quello relativo ai nidificanti). Tale valore risulta molto variabile a seconda dei vari settori geografici provinciali: nei settori alpini e prealpini (alta e bassa montagna) è del 30% circa inferiore a quello dei nidificanti; la situazione si inverte in quelli pianeggianti, ove gli svernanti superano i nidificanti del 24% circa; nei settori collinari i valori di ricchezza si equivalgono, attestandosi su livelli molto bassi; al contrario negli anfiteatri morenici dei laghi di Iseo e di Garda, grazie alla presenza di zone umide, la ricchezza aumenta sensibilmente (67 specie in media) per l’apporto di specie acquatiche.

In conclusione vengono illustrate le strategie di distribuzione invernale di alcune specie significative (Parus montanus, Anthus spinoletta, Phylloscopus collybita, Regulus regulus, Ptyonoprogne rupestris).


BAGOLINI B. e BIAGI P.
Distribution, chrooology and cultural significance of the «Metopal» wares of northern ltaly

Riassunto – Distribuzione, cronologia e significato culturale delle “ceramiche metopali” dell’Italia Settentrionale. Gli Autori prendono in esame i siti calcolitici che hanno sinora restituito ceramiche con decorazioni metopali e ne discutono la posizione cronologica. Vengono inoltre nuovamente sottolineate le affinità che tale stile ceramico presenta con quelli della Cultura di Fontbouisse.


GlROD A.
L’arma dello Stefanin in Val Pennavaira (Aquila d’Arroscia, Imperia). La malacofauna dei livelli epigraveniani e neolitici

Riassunto – Lo studio della malacofauna terrestre dei livelli Epigravettiani finali e del Neolitico Antico dell’Arma dello Stefanin è risultato difficoltoso a causa di due fattori. Innanzitutto per il rinvenimento di poche specie generalmente di grosse dimensioni e la conseguente mancanza di forme di microfauna più adatte ad analisi paleoambientali; poi per la sovrabbondanza generalizzata in tutta la stratigrafia di due specie dominanti che tendono a mascherare le piccole oscillazioni ed i leggeri mutamenti delle altre componenti faunistiche.

La ricostruzione paleoambientale ne risulta quindi sminuita ed è resa possibile solo dall’ausilio, in questo caso basilare, dei risultati antracologici. Le variazioni evidenziate nelle malacofaune dei vari livelli archeologici sono discusse e riassunte per sei periodi climatici, in accordo con le modificazioni del paesaggio vegetazionale. Queste abbracciano un periodo di tempo che va dal Dryas II, datato a 10750±300 be (HAR-6915) all’Atlantico Medio, datato a 4660±60 be (Bln-3276).


NANDRIS J .G.
Aspects of ethnoarchaelogy and the exploitation of highland zone

Riassunto – Aspetti dell’etnoarcheologia e lo sfruttamento delle zone montane. L’Autore prende in considerazione due diverse aree geografiche, parte dell’arco alpino centro-orientale e quello dei Carpazi, in cui sono state svolte ricerche sia archeologiche che etnoarcheologiche sui modelli d’insediamento attuale in aree montane. Viene in particolare sottolineata l’importanza dello studio etnologico per una migliore ricostruzione dei modelli di vita delle popolazioni preistoriche portando svariati esempi presi principalmente nei Balcani meridionali.


BINI A. e OROMBELLI G.
Considerazioni sulla terminologia dei sedimenti glaciali

Riassunto – Viene proposta una traduzione italiana della terminologia adottata dalla commissione INQUA per la classificazione genetica dei depositi glaciali, in quanto consente una più accurata descrizione di questa categoria di sedimenti ed una più approfondita interpretazione della dinamica dei ghiacciai ​nel passato.


SMIRAGLIA C.
Suoli a strisce parallele io Valfurva (Alta Valtellina)

Riassunto – Vengono descritti due suoli a strisce parallele osservati in Valfurva (Alta Valtellina). In particolare si forniscono dati morfometrici e sedimentologici sul suolo a strisce parallele rinvenuto presso la fronte del Ghiacciaio dello Zebrù a 2800 m di quota.


BARONI C. e CREMASCHl M.
Depositi eolici e di versante al margine dei travertini di Carvanno (Val Degagna, Brescia): sedimeotaziooe e pedogenesi tra il Pleistocene superiore e l’Olocene

Riassunto – Viene descritta in dettaglio una sezione costituita da una successione di depositi di versante e coltri loessiche, dello spessore di circa 4 metri, ubicata intorno a m 360 di quota, 20 metri al di sopra del T. Agna. Il profilo è costituito da un suolo policiclico, all’interno del quale si riconoscono quattro unità litostratigrafiche: alla base si trova una coltre di loess (IV Cl), ricoperto da una «Terra Rossa» (III B2) costituita da sedimenti di suolo, derivati dall’erosione di un più antico paleosuolo; seguono depositi loessici (II B21t / II B23t) intercalati da rimobilizzazioni lungo versante che, almeno in un caso sono dovute a fenomeni di geliflusso; a tetto è presente una coltre di depositi di versante, messa in posto in epoca recente (Al+ Bl).

La deposizione dell’intera serie è riferibile al Pleistocene sup. ~ Olocene. Durante il Pleistocene superiore, a fasi di sedimentazione eolica si sono alternate fasi di colluvio e di geliflussione, determinati da periodi freddo-umidi. Nel postglaciale i loess risulta fortemente pedogenizzato in un alfisuolo. Lo studio micromorfologico ha permesso di cogliere alcune fasi del processo pedogenetico: in un primo momento, in condizioni di instabilità, si depositano cutans complessi (scheletansmatransiltans); successivamente, in conseguenza della stabilizzazione dei versanti, si depongono specialmente ferri-argillans laminati e birifrangenti. Una fase di degradazione in età storica, probabilmente conseguente a deforestazione, provoca poi, a livello micromorfologico, la deposizione, nei vuoti, di riempimenti grossolani e la messa in posto dei depositi colluviali (Al+ Bl) della parte superiore del profilo. La presenza, in questi depositi, di argillans mostra che la lisciviazione delle argille è un processo ancora in atto.


PELFINI M.
Contributo alla conoscenza delle fluttuazioni oloceniche del Ghiacciaio dei Forni (Gruppo Ortles-Cevedale, Sondrio)

Riassunto – La nota rappresenta un contributo allo studio delle fluttuazioni glaciali, nell’arco alpino, nell’Olocene ed in epoca storica. Come primo elemento di indagine è stato preso in considerazione il Ghiacciaio dei Forni, appartenente al Gruppo Ortles-Cevedale.

La ricostruzione delle variazioni della fronte è stata fatta mediante rilevamento geomorfologico di dettaglio, analisi pedologiche e lichenometriche, datazioni 14C, e consultando documenti storici, cartografici ed iconografici. Sono stati costruiti una curva lichenometrica ed un diagramma tempo-distanza delle variazioni della fronte. Sulla base dei dati sino ad oggi reperiti, sembra di poter individuare tre momenti certi di avanzata, nel 1926, 1913-14 e 1859-60. È stato inoltre evidenziato che la posizione più avanzata olocenica è stata raggiunta in un periodo riferibile al 930-710 a.C.

Il Ghiacciaio dei Forni, pur essendo il più grande ghiacciaio delle Alpi italiane, risulta non aver deposto, nell’Olocene, delle grandi marene e soprattutto appare aver risposto con un certo sfasamento alle principali variazioni climatiche recepite dagli altri ghiacciai alpini.


BARONI C., CREMASCHI M., JADOUL F. e QUINIF Y.
Significato stratigrafico e paleopedologico delle datazioni U/Th relative al cemento calcitico del conglomerato di Sotto Castello (Val Sabbia, Brescia)

Riassunto – In questa nota viene discusso il significato stratigrafico e paleopedologico di alcune datazioni isotopiche eseguite con il metodo U/Th sul cemento calcitico dei Conglomerati di Sotto Castello.
La calcite del cemento è precipitata in un’unica fase in ambiente vadoso, da acque ben ossigenate. Molto probabilmente il carbonato è stato originato per dissoluzione dei conglomerati che costituiscono il parent material sul quale si è evoluto il vetusuolo di Quintilago.
Sono state ottenute tre differenti date (> 350, 206 e 143.5 migliaia di anni), la più antica delle quali costituisce un’età minima per la precipitazione del cemento calcitico, quindi anche per la deposizione dei Conglomerati di Sotto Castello e, con tutta probabilità, anche per la pedogenesi del vetusuolo di Quintilago.
Tale datazione consente di riferire al Pleistocene medio-inferiore le ghiaie di Sotto Castello ed al Pleistocene medio il vetusuolo di Quintilago.
Le due datazioni più recenti, non essendo in relazione a differenti fasi di precipitazione del carbonato, registrerebbero una diminuzione del contenuto di Uranio per un’evoluzione, ancora in atto, del cemento calcitico.


BARONI C. e BIAGI P.
Rinvenimento di manufatti mesolitici sulla collina di Ciiiverghe (Brescia)

Riassunto – Viene segnalato il rinvenimento di manufatti litici riferibili ad un complesso Castelnoviano del Mesolitico recente, inquadrabile tra la prima metà del VI e la seconda metà del V millennio bc. L’industria trova riscontro in un analogo complesso litico rinvenuto sul Monte Netto di Poncarale.


STRADA E.
Le va​riazioni del ghiacciaio del Lys dalla «Piccola Glaciazione» ai nostri giorni

Riassunto – Nel presente lavoro si sono ricostruite le variazioni della fronte del ghiacciaio del Lys dalla «Piccola glaciazione» ai nostri giorni, mediante l’analisi di antiche carte, disegni, descrizioni scritte, fotografie e mediante lo studio geologico e la datazione lichenometrica delle morene terminali. Il risultato della ricerca è stato confrontato con quelli ottenuti per altri ghiacciai delle Alpi constatando una notevole corrispondenza tra le fluttuazioni di questi e quelle del ghiacciaio del L


SEGNALAZIONI


BRACK P.

Segnalazione di un ittiosauro nel triassico sul Dosso Alto (brescia)


BIAGI P.

Una punta di freccia dell’Età del Bronzo dal Monte Guglielmo


TAGLIAFERRI F.

Segnalazioni floristiche per la Valle di Scalve (Bergamo)


BENNATI R.

Nuove ​segnalazioni di Tarentula mauritanica e segnalazione di Hemidactylus turcicus in Provincia di Brescia


Natura Bresciana 1986 – Volume 23

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Indice degli articoli

BARONI C. e CARTON A.
Geomorfologia della Valle dell’Avio (Gruppo dell’Adamello)

Riassunto – Gli autori hanno compiuto uno studio che ha portato alla realizzazione di una carta geomorfologica e delle relative note illustrative. La fisionomia attuale della valle, prevalentemente modellata in rocce magmatiche intrusive, è funzione di vari agenti morfogenetici, tra cui, quelli che hanno agito più a lungo e più incisivamente risultano essere di tipo glaciale e periglaciale. Tipiche forme glaciali di erosione e di accumulo, caratterizzano la media ed alta valle. Sulla base di osservazioni morfologiche, stratigrafiche, tessiturali, dello stato di alterazione dei depositi e sull’osservazione speditiva del grado di lichenizzazione, sono stati tentativamente differenziati tra loro i vari depositi morenici. Diffuse e potentemente sviluppate risultano le morene del secolo scorso, che localmente ricoprono depositi probabilmente riferibili alle fasi più antiche della piccola glaciazione; ampiamente rappresentate sono anche le marene attribuibili agli stadi tardiglaciali. Sono state riconosciute forme legate ad ambiente periglaciale, quali rock-glaciers, argini nivomorenici etc. Particolari forme legate alla gravità sono evidenti nella bassa valle, favorite dal substrato di tipo metamorfico.


BERRUTI G.
Sull’origine della Val Trompia a sud di lnzino

Riassunto – L’Autore espone i risultati di una sua ricerca sulla eventuale continuazione della faglia di Inzino sino alla bassa Val Trompia. A suo giudizio l’origine di questa faglia è molto probabilmente non successiva al Miocene medio, ed essa ha condotto alla formazione di un solco sovrainciso e ampliato nel corso del Messiniano. L’ampia potenza dei conglomerati alluvionali, constatata grazie ai pozzi recentemente terebrati nella parte settentrionale della città di Brescia, è attribuita dall’Autore ad un energico affondamento dell’area a Sud della faglia Nave-Gussago, durante il Pleistocene.


BARONI C. e CREMASCHI M.
Geologia e pedostratigrafia della collina di Ciliverghe (Brescia). Fasi glaciali, pedogenesi e sedimentazione loessica al margine alpino durante il Pleistocene

Riassunto – La collina di Ciliverghe è costituita da depositi continentali pleistocenici. Alla base si trova una morena connessa a depositi fluvioglaciali. Essa costituisce la più antica ed occidentale morena affiorante dell’anfiteatro gardesano. In discordanza seguono depositi glaciolacustri sormontati da un conglomerato fluviale di origine valsabbina. A tetto di questi ultimi, sempre in discordanza, sono presenti depositi fluvioglaciali di origine centro alpina, sui quali si sviluppa un paleosuolo evolutosi a partire dal Pleistocene medio. Chiudono la serie depositi eolici, costituiti da almeno tre successive coltri delle quali, quella superiore, che contiene manufatti musteriani, è riferibile all’ultimo periodo glaciale. Nella successione stratigrafica di Ciliverghe sono quindi complessivamente documentate cinque fasi glaciali che probabilmente coprono l’intero intervallo del Pleistocene glaciale. Forma e stratigrafia del colle sono stati controllati, durante il Pleistocene, dall’evoluzione di strutture tettoniche sepolte.


BRAMBILLA G. e PENATI F.
Le filliti mioceniche del colle della Badia di Brescia. Osservazioni sistematiche, cronologiche e ambientali

Riassunto – Vengono studiate le filliti di una nuova località fossilifera del Colle della Badia di Brescia (Lombardia -Italia Settentrionale) e revisionati i quattro campioni del Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia di analoga provenienza. Sono state riconosciute complessivamente 21 forme raggruppabili in 11 famiglie (1 pteridofita, l conifera, 16 dicotiledoni e 3 monocotiledoni), tra cui le due già citate in letteratura (SORDELLI, 1882). Per la prima volta vengono segnalate per il Miocene italiano Abies cf. pinsapo Boissier, Populus cf. heterophylla L., P. cf. nigra L., P. cf. tremuloides Michx. e Diospyros cf. virginiana L. Confronti con numerose flore terziarie europee hanno consentito il riconoscimento di una buona affinità miocenica, più precisamente miocenica superiore (Messiniano preevaporitico). Viene inoltre proposta una ricostruzione fisiografico-ambientale che mostra un bacino chiuso a Nord dai rilievi prealpini e solcato da corsi d’acqua, che originano paludi, l​anche e piccoli laghi, attorno ai quali cresce una vegetazione tipica di ambienti ripariali e golenali. L’analisi fisionomica indica un clima subtropicale con temperatura media annuale stimata intorno ai 20°C.


BERRUTI G. (a cura di)

CATASTO DEI LAGHI BRESCIANI. Sesto elenco.


GALLINARI A.
Contribuzione alla conoscenza della flora micologica bresciana. Nuovi reperti e specie rare – VIII

Riassunto – Facendo seguito ai lavori già apparsi su questa rivista («Natura bresciana», n.ri 4, 6, 8, 12, 14, 20, 21, anni 1967, 69, 71, 75, 77, 83, 84) viene presentato un ulteriore elenco, l’ottavo della serie, di macromiceti reperiti per la prima volta nel territorio bresciano. Le dodici specie segnalate si aggiungono alle 168 descritte precedentemente.


ANDREIS C. e RODONDI G.

Alcune stazioni di Isoetes echonispora Dur. nel Bresciano e osservazioni al SEM delle spore delle Isoetes della flora italica


CRESClNI A.
Segnalazioni floristiche bresciane

Riassunto – Sono segnalate stazioni relative alle seguenti specie: Anagallis tenella, Aster squamatus, Cistus salvifolius, Cypripedium calceolus, Euphorbia villosa, Galium glaucum, G. montis-arerae, Humulus scandens, Ornithogalum pyramidale, Phacelia tanacetifolia, Plantago indica, Polypodium australe, Potentilla norvegica, Sicyos angulatus, Thlaspi alpestre, Veratrum album subsp. /obelianum, Viola elatior.


SOLDANO A.
L’attività scientifica di Vincenzo Cesati nel Bresciano (1843-1847)

Riassunto – Nel periodo 1843-1847 il botanico Vincenzo Cesati esplorò il territorio bresciano osservando circa 455 specie fra Fanerogame e Ptetidofite. Di alcune di esse non era stata finora data notizia della presenza nel territorio, altre sono entità più o meno rare per il bresciano, mentre un discreto numero venne osservato da Cesati nella zona antecedentemente ad ogni altro botanico. Contemporaneamente lo scienziato milanese- che lavorava alla Delegazione Provinciale – fu impegnato nella redazione di una Flora della Lombardia da presentare in occasione del Congresso degli Scienziati del1844 a Milano; pubblicò inoltre in quegli anni due fascicoli della voluminosa «<conografia Italiana>> ed un ulteriore Saggio sulla flora lombarda. Come risulta da appunti inediti, altri progetti ai quali egli lavorava in quel periodo non poterono poi essere portati a termine per le complicazioni connesse al suo operare per la causa italiana negli avvenimenti politici del1848.


INZAGHI S.
Una nuova specie del genere
Chthonius s. str. delle Prealpi Lombarde (Arachnida, Pseudoscorpiones, Chthoniidae).

Riassunto – Viene descritta in questa nota la nuova specie Chthonius (C.) comottii. L’A., sulla base di esemplari provenienti da 6 stazioni si te nei comuni di Bergamo e Varese, riconosce l’esistenza di due «forme ecologiche» della n. sp. che denomina, in via informale, «A» e «B». Nel suo complesso, la nuova entità risulta ben definibile secondo i canoni usuali della metodologia chelonetologica; l’A. rivolge comunque particolare attenzione a una struttura (generalmente interpretata come sensoriale e chiamata qui «dente sensoriaie»), presente sul dito mobile delle pinze, di cui sottolinea l’interesse quale carattere diagnostico complementare. Viene brevemente descritto, inoltre, un es. di Chthonius ischnocheles reductus Beier proveniente da Corfù e sono riconosciute erronee le citazioni per l’Italia di questa subsp.


MAZZOLDI P.
Contributo alla conoscenza dei Coleotteri Idroadefagi delle lanche del basso corso del fiume Oglio (
Coleoptera: Haliplidae, Gyrinidae, Dytiscidae)

Riassunto – L’Autore riferisce i risultati di una ricerca svolta tra il 1980 e il 1986 sulla fauna ad Idroadefagi delle lanche del basso corso del fiume Oglio. Sono state studiate· 15 !anche, una torbiera ed alcuni ambienti acquatici minori lungo il corso dell’Oglio. Sono state rinvenute 55 specie di idroadefagi, fra le quali alcune di notevole interesse faunistico e zoo geografico come Hygrotus decoratus (Gyll. ), Hydroporus dorsalis (F.), Hydroporus springeri G. Muller, Agabus undulatus (Schr.), Ilybius subaeneus Er., Nartus grapei (Gyll.) e Dytiscus mutinensis Peder. Sono state individuate 2 diverse biocenosi, una tipica delle lanche alimentate e l’altra tipica delle lanche non alimentate. La fauna delle lanche dell’ Oglio è stata confrontata con le faune di analoghi ambienti della pianura padana, con le quali essa mostra notevoli affinità. Da un punto di vista zoogeografico 41 specie (74,5% del totale) hanno ampia diffusione; delle 14 rimanenti 10 (18,2%) hanno diffusione di tipo europeo e solo 4 (7,2%) sono specie a diffusione mediterranea. Si tratta quindi di una fauna di tipo continentale simile alle faune di analoghi ambienti dell’Europa centrale.


ACCORSI C.A., BANDINI MAZZANTI M., BIAGI P., CASTELLETTI L., CREMASCHI M., LEONI L. e PAVARANI M.
II sito mesolitico Sopra Fienile Rossino sull’altipiano di Cariàdeghe (Serle-Brescia). Aspetti pedostratigrafici, archeologici, antracologici e palinologici

Riassunto – La stazione mesolitica Sopra Fienile Rossino è ubicata al margine settentrionale dell’Altipiano carsico di Cariadeghe ad un’altitudine di 925 m s.l.m.

Oggetto di tre campagne di scavo. ne11970, 1979 e 1980, il sito ha restituito delle evidenze strutturali consistenti in un pozzetto con annesso «buco di palo», il cui riempimento ha fornito una datazione radiometrica di 6810±70 bp (Bln-3277). L’industria raccolta durante le ricerche permette di attribuire la stazione alla Cultura Castelnoviana, data la presenza di manufatti caratteristici quali nuclei in selce subdiscoidali a lamelle strette, armature trapezoidali e lame ad incavi.

La serie stratigrafica riconosciuta durante gli scavi ha permesso di stabilire che la «stazione », una delle tante finora individuate sull’altipiano, venne insediata probabilmente in un periodo compreso tra l’autunno e l’inizio della primavera, durante l’Atlantico, per motivi probabilmente legati all’attività venatoria. Il sito era inserito in un bosco a latifoglie in un periodo di stabilità dei versanti. La serie stratigrafica posteriore all’insediamento del V millennio be, ha mostrato chiaramente come all’intervento

antropico databile al Subboreale ed al Subatlantico poi, corrispondano episodi di erosione e di colInvio. La stessa arca venne poi riinsediata nel Basso Medioevo, come indica una datazione di 470±50 bp (Bin-3286) ottenuta su una carbonaia di faggio rinvenuta a cm 50 di profondità; ed occupata ancora in mpi più recenti come attesta un’altra carbonaia in cui i carboni di castagno sono in netta prevalenza.


BIAGI P.
Observations on the late Neolithic of Northern Italy

Riassunto – Vengono puntualizzati i problemi relativi alla fine del IV- inizio del III millennio nell’Italia Nordorientale sottolineando i fenomeni che interessano la fine della Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata, il sorgere della Cultura di Chassey prima e di Lagozza poi e quindi nel pieno III millennio be le prime espressioni di carattere neolitico.


PIA G.E.
Le strutture archeologiche dell’insediamento dell’Antica Età del Bronzo ad Ostiano (Cremona)

Riassunto – L’Autore presenta i risultati di otto campagne di scavo condotte nell’insediamento del Bronzo Antico cultura di Polada, di Ostiano, S. Salvatore. Il sito, sulla sponda sinistra del paleoalveo del fiume Mella alla confluenza nel fiume Oglio, è caratterizzato dalla presenza di pozzetti che si aprono nel paleosuolo ancora intatto. Queste strutture si differenziano per forma e contenuti:

a) strutture contenenti un deposito quasi sterile, con evidenti buche di palo;

b) a pozzo profondo; le argille estratte venivano usate per la produzione ceramica e la buca era poi riempita con i residui di cottura: carboni e ceramica stracotta;

c) “silos” a pozzo cilindrico;

d) pozzetti di scarico con ceramica ed ossa.

L’interesse maggiore dell’insediamento è dato dal fatto che si rinvengono esclusivamente materiali del Bronzo Antico ed è possibile, data la notevole quantità di strutture scavate, collocare i pozzetti di contenuto più significativo nella seguente successione cronologica ordinata dal pozzetto più antico al più recente: 5, 3, 13, 20, 40, 41, 61, 8, IV, 11, 35, 98, 87, 101, 103,36.

Sappiamo quindi che l’insediamento di S. Salvatore inizia nel periodo più antico dell’Antica Età del Bronzo, è ben rappresentato il momento centrale e presente, ma scarsamente rappresentato, quello finale del Bronzo Antico. Manca totalmente la transizione tra Bronzo Antico e Bronzo Medio.

L’economia, con prevalenza di allevamento del bestiame e coltivazione dei cereali, era ben bilanciata. La fabbricazione ceramica rivestiva un ruolo di primaria importanza.


OROMBELLI G.

II Gruppo di Studio del Quaternario Lombardo. Presentazione


OROMBELLI G.
Nuove datazioni 14C per il Quaternario Superiore delle Alpi Centrali

Riassunto – Vengono riportate e brevemente commentate 19 nuove date 14C ottenute per materiali organici olocenici, tardiglaciali e del Pleistocene superiore, connesse con la storia glaciale delle Alpi Centrali e della loro fascia pedemontana.


SMIRAGLIA C.
Segnalazione di particolari forme periglaciali presso la fronte del Ghiacciaio di Fellaria (Val Malenco, Valtellina)

Riassunto – Nell’area antistante l’attuale fronte del Ghiacciaio Occidentale di Fellaria (Val ​Malenco, Valtellina), caratterizzata da una morfologia a fluted ground moraine, sono state osservate insolite forme periglaciali. Si tratta di microforme a figura chiusa con una zona centrale formata da materiali fini e un bordo costituito da ciottoli, talora verticalizzati; verso monte ciascuna forma è delimitata da un grosso masso, la cui altezza media è di circa 50 cm.

Si ritiene che queste forme derivino dalla sovrapposizione di processi glaciali (deposito del masso e formazione dei flutes) e periglaciali (selezione e ridistribuzione dei materiali che costituiscono il flute).


BARONI C., CREMASCHI M. e OROMBELLI G.
Depositi fluvioglaciali würmiani connessi a rotte glaciali (
Jökulhlaups) in Val Sabbia (Brescia)

Riassunto – Depositi fluvioglaciali wurmiani con grossi massi esotici arrotondati vengono interpretati come sedimenti di piena catastrofica dovuta a rotta glaciale. In particolare viene descritta una barra gigante longitudinale, accresciutasi a valle di un ostacolo in roccia, nei pressi di Sabbio Chiese (BS).


BINI A. e CASTELLETTI L.
Geologia e paleobotanica di un sedimento olocenico nel sottosuolo di piazza Roma a Como

Riassunto – Viene descritta una sezione aperta durante alcuni scavi nei sedimenti della piana di Como. La sezione, spessa alcuni metri e sita a 12m dal piano campagna, ha messo in luce una successione di sedimenti deltizi ​attribuibili al torrente Cosia prima della deviazione in epoca storica.


DA ROLD O. e OTTOMANO C.
Osservazioni di geomorfologia glaciale nel territorio di Oleggio (Novara)

Riassunto – Il rilevamento geologico di una parte dell’anfiteatro morenico del Verbano ha consentito di identificare il limite meridionale raggiunto da quattro successive fasi di espansione glaciale e di distinguere con particolare dettaglio i terrazzi fluvioglaciali e fluviali del Ticino nel settore di Oleggio (Novara).


CASTELLETTI L.
Legni da morene e torbiere dell’alta Valle d’Aosta

Riassunto – Le analisi dei legni provenienti da torbiere e marene della Val d’Aosta e riferibili a diversi momenti dell’Olocene hanno fornito informazioni sulla distribuzione fra orizzonte montano superiore e orizzonte subalpino delle principali specie legnose e in particolare la prevalenza di Pinus cembra nelle zone prossime al limite della vegetazione arborea.


CASTELLETTI L.
Materiali botanici del II sec. a.c. dal saggio di scavo davanti al Capitolium di Brescia

Riassunto – Vengono riportati i risultati delle analisi dei resti botanici macroscopici ricuperati in un livello del II sec. a.C. nell’area del Capitolium di Brescia. Oltre ai carboni che riflettono unafacies umida del Querceto misto, sono stati identificati tre tipi di frumento: monococco, dicocco e frumento comune.


SEGNALAZIONI


AGOSTI F.

Reperti osteologici fossili in Val di Vesta (Gargnano, Brescia)


AGOSTI F.

Entità faunistiche provenienti dagli scavi di Incoronata (Metaponto)​


BARONI C.

Rinvenimento di manufatti litici sulla collina di Castenedolo (Brescia)


TAGLIAFERRI F.

Segnalazioni floristiche per la valle di Scalve (Bergamo)


Natura Bresciana 1985 – Volume 22

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Indice degli articoli

BARONI C. e VERCESI P .L.
I travertini di Carvanno (Brescia).

Riassunto – Nella presente nota vengono descritte in dettaglio le Iitofacies travertinose della zona di Carvanno; questi depositi costituiscono l’ossatura di «Unità Morfologiche» situate a quote diverse e generate in vari momenti nel corso del Pleistocene. Gli elementi raccolti attraverso l’analisi morfologica e morfostrutturale, portano ad interpretare la deposizione dei travertini come presumibilmente connessa alla circolazione di acque termominerali, risalenti lungo disturbi tettonici presenti sul versante destro della val Degagna. Il loro successivo «terrazzamento» è stato ricondotto a variazioni del livello di base dei corsi d’acqua locali, connesse con movimenti tettonici.


GIROD A.
La malacofauna dei travertini di Carvanno (Brescia).

Riassunto – L’A. descrive la malacofauna raccolta in alcuni livelli dei travertini di Carvanno.


SANTI G.
Nuovi dati stratigrafici sul Permiano affiorante lungo il fianco sinistro del T. Giulis (Adamello sud-orientale).

Riassunto – L’autore mette in luce, nei dintorni di Condino (Trentina sud-occidentale), la presenza di alcune variazioni litologico-stratigrafiche nel!’ ambito dei terreni permiani appartenenti al Bacino di Collio. Tali variazioni rientrano in un settore di congiunzione fra le litologie costituenti il settore sud-occidentale della depressione e quelle dell’area nord-orientale, relative alla Val Daone.


SALA B.
Resti di Mammuthus primigenius (Blumenb.) in provincia di Cremona.

Riassunto – Vengono segnalati nuovi rinvenimenti di Mammuthus primigenius (Cava Gorini, Formigara, comune di Pizzighettone, prov. di Cremona) nella pianura lombarda. Si tratta di resti dentari di almeno due individui a cui non si è in grado di dare una attribuzione cronologica.


BRICHETTI P. e FASOLA M.

Distribuzione geografica degli Uccelli nidificanti in Italia, Corsica e Isole Maltesi. 4. Famiglia Ardeidae (generi Nycticorax, Ardea/a, Egretta, Ardea).


CAMBI D. e MICHELI A.
L’avifauna nidificante della «Coma di Savallo» (Prealpi Bresciane, Lombardia): censimento ed ecologia.

Riassunto – Questa ricerca analizza la composizione e la struttura dell’avifauna nidificante di un massiccio di media altitudine delle Prealpi centrali italiane (provincia di Brescia, Lombardia). Il censimento è stato effettuato con il metodo del Mappaggio (PouoH 1951). In particolare, vengono ricercate le connessioni esistenti fra le cenosi ornitiche e l’ «architettura» della vegetazione in 7 biotopi, individuati ed ordinati lungo il gradiente della loro complessità strutturale.

Si indagano la distribuzione e l’ecologia di 41 specie presenti come nidificanti (delle quali 3 irregolari), con considerazioni sul significato biogeografico complessivo della loro presenza ed in particolare sulla coesistenza di specie appartenenti a differenti categorie faunistiche.
La corologia dell’avifauna viene confrontata con quella di un campione rappresentativo di flora.
La diversità biogeografica calcolata (H’b = 1.42) è ritenuta elevata, rapportata alla limitata estensione dell’area indagata (ca. 450 ha). Si pongono in evidenza situazioni locali di particolare interesse su scala provinciale ed in qualche caso anche nazionale connesse alla biologia riproduttiva di alcune specie (quote e siti di nidificazione, fatti inconsueti di simpatricità, ecc.); si segnala in particolare la coesistenza nello stesso biotopo del Nibbio bruno (Milvus migrans) e del Sordone (Prunella collaris), circostanza sinora mai riscontrata in Italia e la compresenza nello stesso ecosistema della Bigiarella (Sylvia curruca) e della Sterpazzola (Sylvia communis), due specie che, almeno nella fascia prealpina ed alpina provinciale, presentano una distribuzione di tipo antitetico.

Viene calcolata la sovrapposizione dell’habitat all’interno di alcune entità tassonomiche affini o fra specie comunque strettamente correlate. I risultati di questo studio e le considerazioni che si ricavano ribadiscono anche la correttezza e la validità di alcune acquisizioni della scienza ornitologica e dell’ecologia in generale.

Molti fatti concordano pienamente con quelli già osservati da altri Autori in ambienti diversi, fra i quali:

a) aumento della diversità proporzionalmente alla complessità della struttura della vegetazione;

b) aumento dell’ampiezza d’habitat media (AH) lungo la successione ecologica fino agli stadi intermedi, quindi diminuzione verso la maturità. Questo principio si dimostra valido anche confrontando un mosaico di biotopi differenti, contemporaneamente presenti e contigui, appartenenti a diversi stadi della successione;

c) il livello di complessità strutturale della vegetazione si dimostra più efficace della composizione floristica nel selezionare le strategie adattive delle cenosi ornitiche;

d) i Silvidi e i Turdidi rappresentano la grande massa dell’avifauna negli stadi intermedi.

L’avifauna viene classificata in base al baricentro ed all’ampiezza d’habitat (niche breadth) di ogni specie, riferiti ai 7 settori ( = biotopi) considerati.
L’analisi strutturale porta a concludere che l’avifauna del comprensorio è in larga misura rappresentata da specie caratteristiche degli stadi intermedi di una successione ecologica, mancando ancora entità proprie di quelli più maturi. Ciò è posto in relazione ad alcuni fattori costrittivi dovuti ad interferenza antropica ed in particolare alla ceduazione operata nei due biotopi boschivi meglio strutturati.

Altre forme di interferenza sono considerate, invece, favorenti la diversificazione dell’avifauna.
Il diagramma specie/effettivi evidenzia una condizione di equilibrio e relativa stabilità già raggiunta in seno alle comunità esistenti. In considerazione delle elevate potenzialità mostrate dall’ambiente, del suo valore emblematico di tipico ecosistema prealpino e dell’importanza di alcune presenze ornitiche, gli Autori propongono ed auspicano un intervento di tutela di tutto il massiccio, con creazione di una Riserva Naturale o di un’Oasi di protezione.


BIAGI P.
Stazione mesolitica a Lonato (BS), località Case Vecchie.

Riassunto – Vengono descritti i reperti mesolitici di superficie raccolti lungo le sponde del bacinetto intermorenico situato in località Case Vecchie a sud-est di Lonato e ne viene discussa la posizione cronologica. Alcune considerazioni sui siti e reperti del Mesolitico della Lombardia Orientale concludono l’articolo.


Natura Bresciana 1984 – Volume 21

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Indice degli articoli

BERRUTI G.
Note sulla tettonica della regione NW del Massiccio dell’Adamello.

Riassunto -Vengono esaminati i caratteri e indicato un possibile quadro cronologico di alcune linee di dislocazione dell’area NW del massiccio dell’Adamello, a sud della Linea Insubrica: la “Linea della Gallinera” (nel tratto a NE dell’omonimo Passo) con puntualizzazioni su formazioni e litotipi interessati; la faglia delle Gole Larghe, nella granodiorite della V. d’Avio, che l’Autore ritiene continui lungo la V. dei Frati dando luogo alla faglia del M. dei Frati riscontrata dall’Autore stesso sul versante SW del monte omonimo.


AGOSTI F.
Su alcuni reperti di Bison priscus Boj. Conservati al Museo di Scienze Naturali di Brescia.

Riassunto – L’A. fornisce i dati osteometrici di alcuni reperti fossili di Bison priscus Boj., conservati nelle collezioni del Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia.


DE CARLI C.

Distribuzione del genere Salix L. nella Provincia di Brescia.


GALLINARI A. e TOMMASI R.
Contribuzione alla conoscenza della flora micologica bresciana. Nuovi reperti e specie rare.

Riassunto – Settimo contributo, con la segnalazione di 23 specie nuove per il territorio bresciano di cui ben 12 appartenenti al genere Mycena. Rispetto ai precedenti lavori va rilevata la conservazione del materiale oggetto di studio sotto forma di exsiccata, per la maggior parte delle entità considerate, che sarà collocato nell’erigendo erbario micologico del Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia. L’esposizione delle specie e lo schema descrittivo seguono l’ordine consueto.


CAPELLI M.  e STEFANI A.
Caratteri ecologici di un ceduo nel Monte Maddalena (Brescia).

Riassunto – Per poter correttamente valutare gli effetti ecologici di un incendio avvenuto in un bosco occorrono precise informazioni sui caratteri ecologici del popolamento. Vengono qui riportati i risultati dell’analisi stazionale, condotta secondo criteri tipicamente selvicolturali, svolta in un ceduo misto di castagno e quercia alle pendici del Monte Maddalena (Brescia) percorso dal fuoco il 2/2/’81. La relazione, qui brevemente riportata, sugli effetti ecologici dell’incendio verrà ampliata in un successivo lavoro.


RAPUZZI F.

Lepidotteri Ropaloceri dell’Alta Val Camonica (Primo contributo).


VAILATI D.
Coleotteri Catopidi e Colonidi nella Provincia di Brescia.

Riassunto – I reperti finora noti di Coleotteri Catopidi (esclusi i Bathysciinae) e Colonidi, relativi alla provincia di Brescia, sono assai scarsi. Nella presente nota, vengono forniti i dati raccolti in vari anni di ricerche su una trentina di specie accertate nel territorio considerato


BIAGI P.
Nuovi materiali neolitici da Castelnuovo di Teolo (Padova).

Riassunto – Vengono descritti alcuni materiali fittili raccolti nel 1973 nell’area dello scavo Rittatore a Castelnuovo di Teolo nei Colli Euganei (PD). I pochi reperti vengono attribuiti allo «Stile ad incisioni ed impressioni» della Cultura dei vasi a bocca quadrata che fiorì in Italia settentrionale orientale negli ultimi secoli del IV millennio bc. Alcuni reperti di tipo Chassey denunciano l’incedere da occidente ad oriente di questo nuovo aspetto culturale che occuperà poi, all’inizio del III millennio bc., sotto l’aspetto chiamato di Lagozza, tutta l’Italia Settentrionale.


Natura Bresciana 1983 – Volume 20

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Indice degli articoli

BERRUTI G.

Geomorfologia delle Alpi bresciane dalla val Grande al monte Padrio


CAVALLERI M.

Note geologiche e speleologiche sulla valle delle Bedole (Prealpi bresciane)


SPELEO CLUB ERBA E SPELEO CLUB «l PROTEI»

Note sull’Abisso di Monte Bul (Lombardia, Como)


CRESCINI A.
La Phillyrea latifolia L. nel territorio bresciano

Riassunto – Sono elencate le stazioni bresciane della Phillyrea latijolia L. (s.I.). Viene posto in evidenza il componente floristica della stazione di monte Fratta (colli orientali bresciani) e i relativi aspetti vegetazionali, mettendo in risalto il carattere termo-xerofilo delle stazioni pedemontane della Phillyrea latifolia.


CRESCINI A., FENAROLI F. e TAGLIAFERRI F.
Segnalazioni floristiche bresciane

Riassunto – Sono segnalate nuove stazioni e riaccertamenti di località già note, relativi alle seguenti specie: Moehringia dielsiana, Cytisus emerijlorus, Minuartia cherlerioides subsp. rionii, Saxifraga presolanensis, S. tombeanensis, Potentilla palustris, Viola comollia, Androsace helvetica, A. vandellii, Linaria tonzigii, Pedicularis oederi, Tulipa australis.


GALLINARI A., RESTELLI V. e TOMASI R.
Contribuzione alla conoscenza della flora micologica bresciana. Nuovi reperti e specie rare – VI

Riassunto – Questo contributo, il sesto della serie, persegue gli stessi scopi dei precedenti, cioè quelli di approfondire le conoscenze della flora micologica bresciana, e ne segue le grandi linee di esposizione. È frutto, oltre che della collaborazione degli AA., della fattiva e diretta partecipazione di numerosi Soci del Circolo «Carini», ciò che è di buon auspicio per il futuro. Un caloroso invito al rispetto e alla salvaguardia della natura, a cominciare dai funghi e dai fiori tanto cari all’illustre e compianto maestro Nino Arietti.


GITTI S., SAMORINI G., BALDELLI G., BELLETTI C. e MOLINARI C.

Contributo alla conoscenza della micoflora psicotropa del territorio bresciano


BRUNO S.

I Pesci del Parco Nazionale d’Abruzzo e zone limitrofe (Osteichthyes)


BRICHETTI P.

Distribuzione geografica degli uccelli nidificanti in Italia, Corsica e Isole Maltesi. 3. Famiglie Phoenicopteridae, Ardeidae (generi Botaurus, lxobrychus)


BRICHETTI P. e CAMBI D.
L’avifauna della Lombardia.

(6. Continua dal numero precedente)


Natura Bresciana 1982 – Volume 19

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Natura Bresciana 1981 – Volume 18

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Indice degli articoli

FORTI P. e BINI A.
Analisi statistica delle pisoliti del «Buco del Castello» (1309 Lo-BO).

Riassunto – All’interno del Buco del Castello (Lombardia, Italia) sono state trovate alcune vaschette con un altissimo numero di pisoliti di varia dimensione, che sono state tutte campionate. L’analisi statistica ha rivelato come vi sia sempre una relazione diretta tra le dimensioni minime delle pisoliti ed il grado di turbolenza all’interno della stessa vaschetta. Inoltre è stato evidenziato come esista una proporzionalità inversa tra il numero delle pisoliti e la loro superficie esterna.


CASSANI M.

Aggiornamento catastale della Provincia di Varese.


BANTI M., SANTI R. e HACHEN M.

Grotte della Tremezzina: un’aggiunta.


BOMMAN M. e MERAZZI A.

Contributo alla conoscenza dell’idrografia superficiale e sotterranea nella valle del torrente Bova (Erba, Como).


BINI A. e PELLEGRINI A.

Appunti sulla morfologia della Grotta Masera 2213 LoCO (Como) .


BUZIO A., CAVALLI M., GORI S., MiRACOLI M., VANIN A.

Le grotte della Val Nose e del Tivano (Como) nelle esplorazioni del G.G.M. C.A.I.-S.E.M. fra il 1976 ed il 1981.


BUZIO A., RIGHETTI E. e TESSARO A.

Note sull’abisso dei Marrons Glaces nella Grigna settentrionale.


FOLLI M.
Il fenomeno carsico nella Provincia di Sondrio. III. La lente calcareo-dolomitica di Dubino.

Riassunto – Il lavoro vuole essere un primo contributo alla conoscenza dei fenomeni carsici di una piccola area calcarea situata nei pressi di Dubino (Sondrio). Si fornisce una relazione sull’aspetto esterno del carsismo locale, ed una descrizione delle cavità esplorate e rilevate nella zona.


BASEZZI N. e DELL’OLIO L.
Le grotte preistoriche bergamasche.

Riassunto – Gli autori raccolgono in questo lavoro le notizie relative alle grotte preistoriche della Bergamasca. La ricerca è stata effettuata raccogliendo i dati bibliografici e gli studi esistenti sull’argomento, e sintetizza i risultati delle ricerche preistoriche nelle caverne della zona, particolarmente numerose in questi ultimi anni.
Ad alcuni ritrovamenti gli A.A. hanno partecipato direttamente e sono pertanto in grado di fornire notize che completano quelle rilevate dalla ricerca bibliografica. La relazione, viene svolta mediante la presentazione di schede riguardanti le varie grotte, raggruppate, riferimento alla loro collocazione territoriale, nelle principali valli bergamasche (Brembana – Seriana – Cavallina) e loro diramazioni.
Alle notizie di carattere generale (dati catastali- descrizione ecc.) si aggiungono le indicazioni culturali dai singoli ritrovamenti che spaziano in un arco di tempo che si estende dagli insediamenti più antichi del paleolitico medio e superiore alle numerose grotte sepolcrali eneolitiche per concludersi nell’orizzonte dell’età del bronzo e del ferro. Le grotte prese in esame sono le seguenti: Valle Brembana e sue diramazioni: Tamba di Cornei – Buco di Costa Cavallino – Bus di Laur – Bus de l’Andrea – del Tabac- Bus del Paier- Busa de Solmarina- Bus del Posù- Bus del Cunì- Tomba dei Polacchi. Seriana e sue diramazioni: Paradis di Asegn- Bus de Corna Altezza- Bus Busac- Canal de l’ Andruna – Riparo della lancia – Grotta della Mandibola. Valle Cavallina: Buco del Corno (Entratico) – Buca del Corno (Vigano).


FRASSONI A.
Note sul carsismo attuale e sul paleocarsismo carnico nel «Metallifero Bergamasco» della Valle Brembana.

Riassunto – La maggior parte delle più profonde cavità esplorate recentemente in Valle Brembana entro la serie stratigrafica caratteristicadella zona di transizione tra le formazioni da piattaforma del Ladinico e le formazioni terrigeno-lagunari del Carnico Inferiore. Tale serie stratigrafica ha richiamato l’attenzione di numerosi autori fin dal secolo scorso, per la presenza di importanti mineralizzazioni piombo-zincifere. I più recenti studi sulla genesi dei confortati anche da una notevole massa di dati e di osservazioni raccolti in questi ultimi anni da autori di vari paesi, hanno formulato l’ipotesi che diverse mineralizzazioni si siano sviluppate come riempimento di reti di cavità carsiche createsi in seguito ad una fase di emersione di un paleorilievo durante il Carnico inferiore. Nella presente nota si riassume brevemente lo schema di interpretazione dell’evoluzione paleogeografica che portò alla formazione di tali reti di cavità carsiche. Si analizzano successivamente le modalità del paleocarsismo carnico e del carsismo attuale; si evidenzia in particolare il ruolo, spesso determinante, svolto dalla presenza di una serie di sottili intercalazioni tufitiche.


ABBATE R. e ZIGLIOLI R.

Notizie generali sulle cavità naturali di Monte Cala e dintorni di Lovere.


REGALIN R.
Ricerche biospeleologiche. III. Contributo alla conoscenza della coleotterofauna cavernicola bergamasca.

Riassunto – L’Autore comunica una serie di nuovi dati geonemici sulla coleotterofauna cavernicola bergamasca; questi possono essere così sintetizzati: Boldoriella carminatii (Dodero ): 1067, 1157, 1327, 1331; Allegrettia sp.: 1027, 1327, 1331; Antisphodrus insubricus (Ganglbauer): 1027, 1067, 1157, 1487, 3605, 3697; Boldoria (s. str.) sp.: 1487, 3697; Boldoria (Pseudoboldoria) malanchinii Pavan e Ronchetti: 3605; Boldoria (Pseudoboldoria) schatzmayri Focarile: 1607, 3696; Boldoria (Pseudoboldoria) barii Focarile: 1030, 1327, 3697; Troglorhynchus sp.: 3697


BANTI M., BANTI R. e VAILATI D.

II Triglophilus cavicola (Kollar) in Lombardia: una messa a punto.


VAILATI D.

500 grotte nelle prealpi bresciane: quando un traguardo è ancora un punto di partenza.


DAMIOLI A. e VINAI M.

Recenti ricerche speleologiche nella zona di Caregno (Gruppo del M. Guglielmo, Lombardia, Brescia).


CAMERINI C. e SEGALINI P.

Primo contributo alla conoscenza del fenomeno carsico del M. Pizzoccolo (Toscolano-Maderno, Brescia).


CAVALLERI M., DALOGLI A., NOVALI R. e SEGALINI P.

Punta dell’Orto e Colmi: descrizione geologica e nuove cavità (Pro v. di Brescia).


ALBERTI U. e VAILATI D.

La speleologia della regione del monte Selvapiana e zone marginali. l. II monte Selvapiana (Lombardia, Brescia).


VINAI M.

Prove di resistenza su attrezzi autobloccanti.


Natura Bresciana 1980 – Volume 17

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Indice degli articoli

BERRUTI G.

Osservazioni sulla litozona inferiore del Servino nelle Alpi Meridionali bresciane.


D’AVERSA A.

Tentativo di interpretazione paleontologica della “Pietra Simonana”.


CASTELLI M.

Ammoniti del Pliensbachiano della Collezione Paleontologica del Museo Civico di Storia Naturale di Brescia.


ZAMBELLI R.
Note sui Pholidophorifonnes. V contributo: i Pholidophoridae dell’alta Valvestino (Brescia, Italia).

Riassunto – Si esaminano i pesci Pholidophoridae del Trias superiore dell’Alta Valvestino (Brescia, Italia). La fauna è simile a quella raccolta nella vicina provincia di Bergamo e comprende: Pholidophorus latiusculus Ag. nelle «Argilliti di Riva di Solto» (formazione che si estende anche ad est della linea della Giudicarie) e Pholidorhynchodon malzannii Zamb. nel « Calcare di Zorzino ». Pholidophorus gervasuttii Zamb. e Pholidophorus pusillus Ag. passano in sinonimia con Pholidophorus latiusculus Ag., specie che si divide in due sottospecie: latiusculus e gervasuttii nov. ssp. Infine Pholidorhynchodon presenta un evidente dimorfismo.


BARBATO G.
Il placton del lago d’Idro.

Riassunto – Nell’arco di 10 anni è stato esaminato il plancton del lago d’Idro, allo scopo di identificarne le caratteristiche e le eventuali variazioni temporali. Sono state prese in considerazione sia la densità che la biomassa nell’intento di includere questo lago nelle classifiche fatte in base ai livelli trofici. I risultati ottenuti con lo studio del fitoplancton, sia per quanto riguarda le specie che la biomassa, tendono ad escludere che l’Eridio sia un lago eutrofizzato. Il gruppo più numeroso dello zooplancton è quello dei Rotiferi, che comunque hanno scarsa importanza per la biomassa che, viceversa, dipende dai Copepodi e soprattutto dai Cladoceri: questi ultimi sono favoriti nel loro sviluppo dall’assenza dei Copepodi diaptomidi. Vengono anche date alcune informazioni sul benton.


PACE R.
Nuovo contributo alla conoscenza delle specie bresciane del genere Leptusa Kraatz ( Coleoptera, Staphylinidae).

Riassunto – Descrizione di 5 specie e 3 sottospecie nuove del genere Leptusa Kraatz delle Alpi bresciane, raccolte da M. Kahlen di lnnsbruck. L. (Ectinopisalia) trumplinensis n. sp. del M. Guglielmo è affine a L. baldensis Ganglbauer, L. (Scoliophallopisalia subgen. nov.) blesioi n. sp. del M. Guglielmo a L. montiscathedrae Pace del Trentino meridionale, L. (Emmelopisalia) camunnensis n. sp. di Esine e affine a L. pasubiana Scheerpeltz, L. (Megacolypisalia) tusculanensis n. sp. del M. Pizzocolo a L. kahleni Pace di Cima Tombea, L. (Toxophallopisalia) pizzocolensis n. sp. a L. laticeps Scheerpeltz delle Alpi bergamasche. Le sottospecie sono: L. ( Typhlopasilia) pinkeri transmontana n. ssp. del M. Spino, L. (Typhlopasilia) pinkeri pavesii n. ssp. di Cima Tombea, L. (Rhombopisalia) mandli golemiensis n. ssp. del M. Gueglielmo.


BRUNO S. e PERCO F.
Considerazioni ecologiche ed etologiche sul Biancone (Circaetus gallicus).

Riassunto – Circaetus gallicus – specie che in Europa esercita attività specialmente nell’area delle sclerofille sempreverdi e delle latifoglie eliofile – è l’unico Falconiforme paleartico che si nutre quasi esclusivamente di Rettili e, soprattutto, di Ofidi. Sebbene non sia immune al veleno dei Serpenti, talvolta preda anche Viperidae e, in Africa e in Asia, Elapidae.

Scopo di questo studio è essenzialmente quello di stabilire quali sono i Serpenti più cacciati dal rapace e se egli ricorre a qualche tecnica per riconoscere un Colubridae da un Viperidae. A tale proposito gli AA. analizzano criticamente la letteratura ornitoerpetologica specifica, forniscono numerosi dati bromatologici inediti e descrivono i risultati di varie esperienze eco-etologiche originali svolte in natura sn vari esemplari selvatici [al bosco delle Ninfe (presso Savona, Liguria, Italia NW), ai Monti della Tolfa (Antiappennino Laziale, Italia centro-W), all’isola di Cres ( =Cherso) e, specialmente, all’isola di Krk (=Veglia) situate entrambe nell’Adriatico settentrionale] e su l (; adulto sequestrato a un bracconiere che lo aveva preso pulcino da un nido nei Monti della Tolfa.

Sono quantificabili, tra i molti dati analizzati, solo quelli della Spagna, Francia, Italia e Jugoslavia: dai quali risulta che i Rettili, e i Serpenti in particolare, costituiscono rispettivamente il 9 2% e il 68,7% delle prede.

Nelle regioni dell’Europa a clima mediterraneo, il biancone si ciba essenzialmente di specie dei generi Coluber, Natrix, Malpolon, Elaphe, Lacerta e Podarcis, mentre in quelle a clima continentale soprattutto di Natrix, Anguis e compaiono anche, meno occasionali che nelle regioni a clima mediterraneo, specie del genere Vipera.

Il biancone caccia specialmente lungo i pendii assolati, ben esposti alle correnti dinamiche ascendenti, o ve volteggia di solito tra 20 e l 00 m e a quote inferiori con brutto tempo. Di regola, durante la ricerca della preda, ha il capo basso e le zampe più o meno distese. Piomba sulla preda a volo scivolato, anche da 400 m d’altezza, alla velocità media di 35-60 km/h. Arresta un Rettile arpionandogli la parte centrale o inferiore del corpo e contemporaneamente gli comprime contro il suolo, con l’altro artiglio aperto, la testa e la prima parte del corpo, o viceversa a seconda se caccia a piedi o in volo. Di solito, nell’area di nidificazione, caccia prevalentemente in volo, mentre nell’area estiva a piedi o in appostamento, tecniche — quest’ultime – che utilizza anche nell’Eurasia quando preda Viperidae o, più raramente, Colubridae di 150-200 cm che fronteggia spesso da terra a ali spiegate. Il biancone, prima di ghermire un ofidio, ne valuta la velocità e la forma:

1° caso. Serpente in movimento

A) Ofidio lungo, snello, veloce attacco → attacco
B) Ofidio corto, tozzo, lento → attacco / non attacco

2° caso. Serpente fermo

A) Ofidio in posizione srotolata e disordinata → attacco
B) Ofidio in posizione arrotolata e ordinata:

  • testa sopraelevata dal tronco o dal suolo → non attacco
  • testa appoggiata sul tronco o sul suolo → attacco

BRICHETTI P. e CAMBI D.
L’avifauna della Lombardia.

(4. Continua dal numero precedente)

Ordine FALCONIFORMI (Falconiformes)
Famiglia PANDIONIDI ( Pandionidae)


COLTORTI M.
Segnalazione di manufatti del Paleolitico inferiore-medio sulle colli ne moreniche di Carpenedolo (Brescia).

Riassunto – Alla sommità delle colline moreniche di M. S. Zeno, M. S. Giorgio, M. Fogliuto, che appartengono alla cerchia più esterna dell’Anfiteatro gardense, nei pressi di Carpenedolo, sono stati rinvenuti alcuni reperti che tipologicamente possono essere attribuiti al Paleolitico Inferiore e/ o Medio sebbene, data la loro scarsezza numerica, non sono possibili attribuzioni più dettagliate. l reperti di M. S. Giorgio, più numerosi, presentano comunque alcune analogie tipologiche e tipometriche con quelli raccolti sulla vicina collina di M. Rotondo e attribuiti al Riss. Al di là dei problemi di attribuzione questi reperti, oltre che pportare un modesto contributo alle conoscenze del Paleolitico della regione, localizzano nella cerchia più esterna dell’Anfiteatro gardense un’area dove esistono conservati depositi e industrie Etiche pleistoceniche.


PIA G. E.

Stazione dell’antica età del Bronzo ad Ostiano (Cremona), località San Salvatore. Nota preliminare sulla campagna dell’agosto 1980.


CLARK G.

A note on the animai bones from a group of pits at S. Salvatore, Ostiano (Cremona).


CAPITANIO M.

Qualche notizia su un inumato tardo-romano o medievale, rinvenuto a Ostiano (Cremona), in località S. Salvatore.


CAPITANIO M.

I reperti umani tardo-romani di S. Eufemia della Fonte (Brescia)


Natura Bresciana 1979 – Volume 16

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Indice degli articoli

BERRUTI G.

Orogenesi alpina e magmatismo bresciano.


BERRUTI G. (a cura di)

CATASTO DEI LAGHI BRESCIANI. Quarto elenco.


D’AVERSA

Sul ritrovamento di un Ittiodurolito nell’Anisico inferiore della Val Trompia.


ARIETTI N. e CRESCINI A.
Recenti avventizie della flora bresciana (Seconda contribuzione).

Riassunto – Al primo elenco di avventizie della flora bresciana pubblicato in questa stessa sede nel 1974, ne viene fatto seguire un secondo. Vi figurano specie che possono considerarsi naturalizzate o si avviano ad esserlo, più un gruppo di piante ornamentali di comune impiego nel giardinaggio e di apparizione più o meno fugace fuori delle colture per disseminazione spontanea.


CHEMINI C.
Alcuni reperti di Opilioni in grotte del Bresciano.

Riassunto – Viene fornito e brevemente discusso un elenco di Opilioni raccolti in grotte della Provincia di Brescia.


VAILATI D.
Cryptobranchia gavardensis nuovo genere nuova specie di Bathysciinae delle Prealpi Bresciane (Coleoptera Catopidae).

Riassunto – Viene descritta nella presente nota Cryptobathyscia gavardensis nov. gen ..nov. sp. (Coleoptera Catopidae) raccolta nella grotta Biis biisat ( 125 Lo-BS), situata nei pressi di Gavardo, nelle Prealpi bresciane (Lombardia). L’Autore discute quindi la situazione tassonomica del nuovo genere, rilevando le incertezze della sistematica dei Bathysciinae finora proposta dagli Autori.


BARBATO G. e LODA G.
Effetti di sostanze inquinanti su Anodonta cygnea L.

Riassunto – Nel corso di due anni è stata saggiata la resistenza del bivalve Anodonta cygnea al trattamento con tre sostanze che normalmente inquinano le acque dei laghi, cercando di identificare le dosi massime sub-letali di ognuna di esse. E’ stata inoltre fatta un’indagine istologica sulle branchie e sul mantello per mettere in evidenza le alterazioni subite da questi organi, in particolare quando gli individui erano stati trattati con soluzioni di inqunianti a bassa concentrazione, ritenute cioè sub-letali.


COLES B.
Notes on the land Mollusca of Val Trompia (provincia of Brescia, Lombardy, Italy).

Riassunto – L’Autore presenta un elenco dei molluschi terragnoli raccolti durante una sua ricerca nel maggio del 1977 in Val Trompia. Le due specie Discus perspectivus (v. Muhlfeld) e Aegopinella graziadei (Boeckel) sono le due entità nuove rinvenute, finora sconosciute nella provincia.


BRICHETTI P.

Distribuzuione geografica degli Uccelli nidificanti in Italia, Corsica e Isole Maltesi. Parte introduttiva; Famiglie Podicipedidae, Procellariidae, Hydrobatidae.


BRICHETTI P. e CAMBI D.
L’avifauna della Lombardia.

(3. Continua dal numero precedente)


GHITTI P. e SACCHETTI B.
Prove di preferenza alimentare del ratto (Rattus norvegicus) in ambiente rurale della provincia di Brescia.

Riassunto – Si sono esaminate le preferenze alimentari di una popolazione rurale di ratto (Rattus norvegicus) mediante una metodologia già utilizzata in precedenti riscerche laboratorio. Il test, effettuato in tre sessioni successive (estate 1978 – estate 1979 – inverno 1979-80), consisteva nel fornire ai ratti, in stazioni opportunamente scelte, 10 alimenti di diversa natura, finemente triturati. La ricerca ha messo in luce alcuni fattori basilari del comportamento alimentare quali la neofobia, l’influenza apprendimentale ed ambientale (condizionamento antropico, uso dei veleni, disponibilità o meno di fonti alimentari) sulla scelta alimentare. E’ pure variazione stagionale del comportamento in relazione alla tendenza ad occupare luoghi riparati durante l’inverno.


CAPITANIO M.

Gli inumati della necropoli di S. Polo di Brescia (VII sec. d.C.).


GERMANÀ F.
Un cranio longobardo nella necropoli di S. Polo di Brescia.

Riassunto – In una calotta incompleta maschile, proveniente dalla necropoli di S. di Brescia, è stata identificata una neoformazione riconducibile sul piano paleopatologico al quadro degli emangiomi.


GERMANÀ F.
Dettagli di paleoetnoiatria chirurgica eneolitica a Ca’ dei Grii (Brescia).

Riassunto – In un frammento cranico di donna adulta, proveniente da un contesto eneolitico a Cà dei Grii (Virle Brescia), viene descritta una lesione chirurgica con segni di sopravvivenza del soggetto.


CAPITANIO M.

Lo scheletro umano di Nuvolera (Brescia).


PEZZOLI E. e CALEGARI G.
La cavità carsica Büs del la Corna Altezza (1006 Lo-BG) (Aviatico, Bergamo).

Riassunto – Da un saggio di scavo, da noi eseguito, prendiamo lo spunto per aggiornare le conoscenze sulla cavità carsica «Bus de la Corna Altezza» sita sul Monte Ganda in Valle Seriana, ove più di mezzo secolo fa furono raccolti dati paleonto-paletnologici, tra i primi della bergamasca in grotta. Dopo un inquadramento storico delle precedenti ricerche ad essa relative, ne diamo una breve descrizione geomorfologica, il suo assetto idrografico ed un cenno speleofaunistico. Indi prendiamo in esame critico la fauna pleistocenica ed olocenica rinvenuta nei suoi sedimenti ed i manufatti della frequentazione da parte dell’uomo. Di questi ultimi, una monetina coniata ad Aquileia di Arcadio ed alcune altre attribuibili ai Vandali (IV-VI secolo) attestano il periodo storico mentre i rimanenti li abbiamo qualificati come appartenenti ad una facies culturale dell’Eneolitico, riscontrabile in altre numerose cavità lombarde.


CRESCINI A. (a cura di)

RECENSIONI.


Natura Bresciana 1978 – Volume 15

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Indice degli articoli

PACE R.
Descrizione di nuove forme di Leptusa delle Alpi bresciane.

Riassunto – L’Autore, grazie all’esame dei caratteri degli organi genitali maschili e femminili riconosce e descrive sette nuovi taxa di Leptusa delle Alpi Bresciane. Essi sono:

L. (Micropisalia) brixiensis n. sp.
L. (Micropisalia) camunnorzun n. sp.
L. (Micropisalia) rosai n. sp.
L. ( Micropisalia) rosai campolarensis n. ssp.
L. ( Micropisalia) rosai montisguglielmi n. ssp.
L. ( Micropisalia) rosaorum n. sp.
L. (Typhlopasilia) pinkeri victoris n. ssp.

Nella nota introduttiva l’A. dà l’elenco delle specie di Leptusa (con note sinonimiche) attualmente note per le Alpi Bresciane.


ARIETTI N. e CRESCINI A.
Gli endemismi della flora insubrica. La Saxifraga tombeanensis Boiss. ex Engl. Dalla scoperta alla ricostruzione dell’areale.

Riassunto – Per accertare l’effettiva area della Saxifraga tombeanensis Boiss. si è proceduto all’esame dei dati offerti dalla letteratura e al controllo delle exsiccata conservate nei principali Istituti. Tali elementi sono stati poi integrati con gli esiti di ricognizioni nostre e di collaboratori. Ciò ha consentito di correggere alcune inesattezze e, in altri casi, di considerare dubbie certe notizie o presumibilmente estinta qualche stazione. Sulla base dei dati accertati è stato quindi delineato l’areale della specie.


BERRUTI G.

Sull’origine delle porfiriti di M. Stalletti (gruppo del M. Guglielmo).


COLTORTI M. e CREMASCHI M.
Deposito paleolitico a Monte Rotondo (Brescia).

Riassunto – Gli Autori prendono in esame un gruppo di manufatti paleolitici raccolti sulla sommità della morena mindelliana di Monte Rotondo, dell’apparato morenico gardesano presso Carpenedolo Bresciano. Dal punto di vista stratigrafìco i manufatti appoggiano sopra il paleosuolo fersiallitico mindel-rissiano in gran parte eroso, e sono sepolti da un loess forse risalente al Wurm antico. Dal punto di vista tipologico l’industria di Monte Rotondo è caratterizzata dai denticolati, tra cui una punta di Tayac e un Bill Hook, da raschiatoi a ritocco marginale e trova stretti confronti con le industrie del Riss medio ed antico della Francia meridionale


VAILATI D.
Nota preliminare sulla fauna della grotta Omber en banda al Bus del Zel (247 Lo).

Riassunto – Viene fornito un quadro preliminare delle entità faunistiche finora rinvenute nella grotta Omber en banda al Bus del Zel (247 Lo-BS) accompagnato da alcune note ecologiche. L’elenco comprende alcuni fra i più interessanti endemiti delle Prealpi bresciane.


BRICHETTI P. e CAMBI D.
L’avifauna della Lombardia.

(2. Continua dal numero precedente)

Ordine CICONIFORMI ( Ciconiiformes)
Famiglia ARDEIDI (Ardeidae)


ANNONI D. – BARLETTA G. – BIANCHI l. – BONA E. – GIROD A. – MARIANI M. – TORCHIO M. (Gruppo di Studio della Società Malacologica Italiana)
La malacofauna di alcuni laghi insubrici minori.

Riassunto – Si sono indagate le componenti qualitative del popolamento malacologico ancora presente in alcuni piccoli laghi e stagni dell’Italia settentrionale. I campionamenti hanno interessato lo stagno Lagone, i laghi di Comabbio, Ganna, Ghirla, Montorfano, Sartirana Briantea. Essi riguardano anche alcuni ambienti adiacenti il corpo d’acqua principale ad esso collegati, come sorgenti, ruscelli, pozze laterali, torbiere e raccolte d’acqua, temporanee. In relazione allo stato di trofia degli ecosistemi e alle caratteristiche fisico-chimiche di di alcuni di essi, si sono osservate delle fasi di modificazione nella struttura del popolamento dei Molluschi; anche le alterazioni di causa antropica delle rive influenzano la distribuzione di molte specie.


STRASSER C.
Un Trogloiulus eterogeneo del Bresciano (Diplopoda lulida).

Riassunto – Descrizione di Trogloiulus vailatii n. sp. Strano comportamento della specie. Quale adattamento ad un modo insolito di cibarsi, la specie ha subito, unica del suo genere, alcune trasformazioni degli organi orali che la rendono simile a Leucogeorgia longipes ed alcune specie del genere Typhloiulus.


VAILATI D.
Osservazioni ecologiche sulle popolazioni di Boldoria Jeannel del Bus biisat (125 Lo-BS) (Coleoptera Catopidae).

Riassunto – Vengono esaminate le condizioni climatico-ambientali della grotta Bus busat (125 Lo-BS) e la loro variabilità nel tempo viene messa in relazione con la presenza/assenza delle popolazioni di Baldoria allegrettii (Jeannel) e Baldoria breviclavata vestae (Ghidini) e della loro consistenza. I risultati della ricerca hanno mostrato come fra le due specie esista una certa esclusione di nicchia, comparendo esse con condizioni termiche diverse e quindi in diversi periodi dell’anno o in diverse zone della grotta.


ZUCCHI C.

Contributo alla conoscenza della flora bresciana. 1. Flora vascolare della valle del fiume Oglio nell’Orceano.


MAZZOLDI P.
I Coleotteri Ditiscidi della provincia di Brescia.

Riassunto – L’A. elenca un certo numero di Ditiscidi la cui presenza in provincia di Brescia è documentata, utilizzando sia i dati reperibili in letteratura, sia i risultati di ricerche che l’A. stesso ha condotto in vari ambienti della provincia tra il 1974 e il 1975. Per ogni specie vengono fornite le località di cattura e alcune notizie di carattere ecologico.


ALBERTI U. e VAILATI D.
Il Bus Coalghés (116 Lo-BS).

Riassunto – Nella presente nota viene descritta, in forma monografica, la grotta Bus Coalghés (116 Lo-BS) alla luce, oltre che delle notizie a tutt’oggi in nostro possesso, anche delle osservazioni inedite compiute negli ultimi anni, accompagnate da una nuova edizione del rilievo topografico. Il lavoro comprende: dati catastali, geologia, itinerario, morfologia, genesi, climatologia, fauna, archeologia e bibliografia completa.


CANZONERI S. e MENEGHINI D.

Appunti su qualche Ephydridae.


PEZZOLI E.

Appunti sulla malacofauna ipogea italiana terrestre e dulciacquicola.


BERRUTI G. (a cura di)

CATASTO DEI LAGHI BRESCIANI. Terzo elenco.


LA REDAZIONE (a cura de)

L’opera scientifica di Nino Arietti, Naturalista Botanico.


Natura Bresciana 1977 – Volume 14

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Indice degli articoli

GIUSTI F., PEZZOLI E.
Primo contributo alla revisione del genere Bythinella in Italia.

Riassunto – Tanatocenosi, materiali conchiliobiologici di vecchie collezioni e popolazioni viventi in varie looalità italiane, tutte riferibili al genere Bythinella, sono state esaminate e confrontate fra di loro. L’indagine ha riguardato la variabilità del nicchio, quella delle parti molli (apparato genitale dei maschi e delle femmine, ctenidio, osfradio) e della radula. Dai dati ottenuti risulta che i caratteri sino ad oggi utilizzati per distinguere le specie tra loro sono estremamente variabili e, perciò, non sufficientemente validi.
Da ciò consegue che le Popolazioni italiane non possono essere adeguate a più di una specie. Quest’ultima viene distinta con il nome di Bythinella schmidti (Kiister, 1855). Si sottolinea, inoltre, come questo nome non sia necessariamente quello definitivo. Confronti con esemplari di altre «specie» europee, rivelano come non esistano particolarità precise, che distinguano le forme italiane da quelle dei prossimi paesi europei.
Per definire con certezza il nome della specie occorre un accurato esame di alcune specie francesi, più vecchie per data di descrizione, come Bythinella viridis (Poiret, 1801) e Bythinella reyniesi (Dupuy, 1851). Viene, inoltre, fornita una breve descrizione di tre popolazioni italiane di recente scoperta che, per caratteri conchiliologici ed anatomici, si distinguono più o meno decisamente dalle altre popolazioni esaminate.


BERRUTI G.

I calcari cristallini nella Formazione degli Gneiss del M. Tonale. I. Gli affioramenti di Val Canè.


BARBATO G.
Note idrobiologiche sul lago di Ledro.

Riassunto – In un arco di tempo compreso fra il 1969 e il 1977 è stato effettuato un controllo della temperatura delle acque del Lago di Ledro, divenuto dal 1948 bacino serbatoio del lago di Garda. Sono state fatte anche delle analisi del fitoplancton e dello zooplancton a varie profondità cercando di evidenziare, soprattutto per quest’ultimo, le variazioni avvenute dopo la connessione idraulica con il Benaco.


BRICHETTI P., CAMBI D.
L’avifauna della Lombardia. Elenco ragionato, in ordine sistematico, delle specie e sottospecie attualmente note, con brevi riferimenti alla loro presenza in Italia.

Riassunto – Gli AA. con questo elenco intendono aggiornare e riunire in forma organica tutti i dati noti ed inediti relativi alla situazione avifaunistica del territorio lombardo. Nell’elencazione, in ordine sistematico, delle varie specie e sottospeoie, particolare attenzione è stata rivolta alla loro presenza, consistenza e distribuzione, senza per altro trascurare, ove ritenuto utile e significativo, altre notizie, più generali, di carattere morfologico, ecologico, etc. Quale interessante complemento, si è ritenuto opportuno fare riferimento alla situazione italiana nel suo insieme, fornendo altresì, nei casi suscettibili di un utile confronto, notizie generiche relative all’isola di Malta, al Nord-Africa (zona Paleartica) ed alla Corsica.


BOLDORI L.
Cavernicola ltalica. l. Dalle Alpi occidentali alla valle del Brenta, a nord del Po. Parte I. Dai Protozoi ai Crustacea.

Riassunto – Elenco sistematico di tutti gli animali rinvenuti nelle grotte del Piemonte (a nord del Po), Lombardia, Venezia Tridentina e Veneto (a occidente della valle del Brenta). In questa prima parte vengono trattati i Protozoi, i Platelminti, i Nematomorfi, gli Anellidi e, fra gli Artropodi, gli Aracnidi ed i Crostacei.


PERINI M.
La necropoli gallica delle Tagliate di Remedello Sopra (Brescia). Nota breve.

Riassunto – In questa nota viene data la descrizione dei reperti provenienti da due sepolture del periodo gallico, riferibili probabilmente alla fase di passaggio tra il periodo La Tène C e La Tène D, rinvenute a nord dell’abitato di Remedello Sopra (Lombardia, Brescia). Tali dati costituiscono un ulteriore contributo per la documentazione di questo periodo nell’Italia settentrionale ed in particolare nella Lombardia orientale.


ARIETTI N.
La distribuzione del Cembro nelle Alpi bresciane.

Riassunto – Sulla base degli scarsi dati offerti dalla letteratura botanica integrati da quelli di ulteriori rilevamenti, viene elaborato il frammentario areale del Pinus cembra L, nella provincia di Brescia. Sono pure esaminate le possibili cause di tali recessive presenze, attribuibili solo in parte a interventi antropici, e in maggior misura invece a situazioni ambientali sfavorevoli alla costituzione di più consistenti consorzi.


TOMASI R.
Contribuzione alla conoscenza della flora micologica bresciana. Nuovi reperti e specie rare.

Riassunto – Continua la serie di elencazioni dei nuovi reperti e delle specie rare o in precedenza non sufficientemente documentate per il territorio bresciano, corredate dei dati relativi e di alcune particolari osservazioni. Entrano nel novero questa volta anche notizie tratte da annotazioni di Nino Arietti che vengono indicate con la sigla N.A. Sono 126 le specie (o varietà) finora trattate, di cui 107 «reperti nuovi». Un indice delle entità considerate in questo e nei precedenti contributi, conclude il presente lavoro.


BIAGI P.

Alcune osservazioni sulla tipometria degli strumenti delle industrie litiche dalla fine del Paleolitico superiore al Neolitico medio dell’Italia settentrionale.


BERRUTI G. (a cura di)

CATASTO DEI LAGHI BRESCIANI. Secondo elenco.


CAMERINI. C., VAILATI D., VINAI M.
Attività del Gruppo Grotte Brescia «Corrado Allegretti» nel biennio 1976-1977.

Riassunto – Vengono tracciati in sintesi i punti salienti dell’attività svolta dal Gruppo Grotte Brescia «Corrado Allegretti» negli ultimi due anni e vengono forniti i dati catastali, le descrizioni ed i rilievi di tredici grotte nuove esplorate durante il biennio.


Natura Bresciana 1976 – Volume 13

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Indice degli articoli

ARIETTI N. – CRESCINI A.
Gli endemismi della flora insubrica. La Primula longobarda Porta e sua posizione tassonomica nel quadro della subsect. arthritica Schott.

Riassunto – Le Primula della subsect. Arthritica Schott costituiscono un gruppo critico le cui specie sono legate da chiare affinità genetiche, oltre che da comuni esigenze edaficoecologiche.

Il polimorfismo particolarmente accentuato nelle P. glaucescens Moretti e P. spectabilis Tratt., insieme alla circostanza che alcuni particolari morfologici hanno indotto ad assegnare alla P. longobarda Porta una posizione intermedia fra le precedenti, sono stati causa di giudizi contrastanti sul valore tassonomico attribuito dal suo nomenclatore a quest’ultima, fino a ridurla al rango di semplice forma priva di interesse sistematico.

Rielaborati gli areali delle entità componenti il gruppo sulla base dei dati offerti dalla letteratura botanica e dalle exsiccata conservate in diverse sedi, furono presi in esame i popolamenti della P. longobarda sia nel locus classicus che altrove, confrontando i rapporti biometrici, le preferenze d’ordine ambientale e la distribuzione rispetto alle congeneri.

La somma degli elementi raccolti poggia in favore di una specifica autonomia della P. longobarda, dalla quale per probabile intervento di fattori mutageni potrebbe essere derivata la P. glaucescens.


PINNA G.
I Crostacei triassici dell’alta Valvestino (Brescia).

Riassunto – Vengono effettuate alcune osservazioni sui crostacei norici rinvenuti in località Rest nell’alta Valvestino (Brescia) appartenenti alle specie Antrimpos noricus, Palaeodusa longipes, Archaeopalinurus levis e Microcaris minuta.


MUNARI L. – VIENNA P.

I Sepsidae della Torhiera d’Iseo (Diptera, Brachycera). Sepsidae of the peat-bog of Iseo (Italy). In: Ricerche nelle Torbiere d’Iseo (Brescia). III.


BERRUTI G.
Il Catasto dei laghi bresciani.

Riassunto – Dopo alcune note introduttive di carattere generale e metodologico, viene presentato un primo elenco di laghi per la formazione di un «Catasto dei Laghi Bresciani», censiti nel 1976 nell’alto bacino del Fiume Oglio ed in quello dei Fiume Caffaro.


VAILATI D.
Note corologiche e tassonomiche su alcune specie del genere Baldoria (s. str.) Jeannel (Coleoptera Catopidae).

Riassunto – Nella presente nota vengono descritte dieci grotte situate nel territorio bresciano (Lombardia), costituenti nuove stazioni per il genere Boldoria Jeannel, e viene ridescritta Boldoria vestae (Ghidini) come subspecie di B. breviclavata (Muller). Viene quindi redatto un nuovo catalogo riassuntivo di tutte le stazioni note per il subgenere Boldoria ed una nuova carta di distribuzione.


BIAGI P.

Stazione mesolitica a Provaglio d’Iseo. In: Ricerche nelle Torbiere d’Iseo (Brescia). IV.


GIROD A.
Il problema di Helicigona (Crilostoma) cingulata gobanzi (Frauenfeld). 2. Ripartizione nota e identificazione del carattere «Costulazione» nella Val Vestino- Val Toscolana (Brescia).

Riassunto – Sulla base della letteratura si esamina la distribuzione nota di H.c. gobanzi (Frauenfeld) il cui areale sembra possa delimitarsi in due zone della provincia bresciana: quella del bacino idrografico della Val Vestino-Val Toscolana e il gruppo di vallette a monte di Nave e Caino. L’esame di oltre cento popolazioni di H.c. gobanzi, H.c. boccavallensis (K.L. Pfeiffer), H.c. colubrina (De Crist. & Jan), permette di tracciare un profilo delle caratteristiche peculiari della scultura del nicchio, criterio morfologico finora scelto tra l’altro per l’identificazione delle tre entità faunistiche. Si propone l’inserimento delle varie modalità di «costulazione», più o meno evidenti, in quattro gruppi essenziali 4, 3, 2, l ove il valore più alto viene attribuito alla modalità «costulazione» più saliente, quella eioè tipica e nota per H.c. gobanzi; il valore più basso viene riservato per H.c. colubrina ave il carattere «costulazione» è praticamente assente e sostituito da un disegno marmorizzato macchiettato.

Le diverse popolazioni mostrano una scala di modalità variabili connesse al tipo di costulazione della parte supericre e inferiore del nicchio; si può così identificare nella Val Vestino-Val Toscolana l’areale di ognuno di essi e notare che dall’interno del territorio ove è pressoché esclusivo il carattere sup. 4 inf. 4 si arriva attraverso forme di passaggio < >, mostranti una diminuzione dei valori e quindi del carattere esaminato, a una costulazione quasi assente di tipo sup. 1 inf. 1 diffusa ai confini e all’esterno del territorio stesso.


BIANCHI I. – GIROD A. – MARIANI M.

Ritrovamento di Dreissena polymorpha Pallas nel lago di Valvestino (Brescia).


BIAGI P.

Strumento litico del Paleolitico Superiore dalla caverna Bus del Lader (97 LO).


COSTANTINI G.P.
Gli Scorpioni e Pseudoscorpioni della provincia di Brescia. Note di Aracnologia. II.

Riassunto – Viene riportato in questa nota il catalogo aggiornato degli Scorpioni e Pseudoscorpioni della provincia di Brescia, aggiungendo a quanto già pubblicato finora, i dati corologici emersi da recenti ricerche.


PICCOLI A.
Una nuova «tavoletta enigmatica» da Castellaro Lagusello (Mantova). Considerazioni sulle simbologie.

Riassunto – L’A., dopo aver descritto un nuovo esemplare di «tavoletta enigmatica», rinvenuto a Castellaro Legusello (Mantova), analizza la simbologia, definendone la distribuzione geografica per tutti i reperti finora noti, provenienti dalle aree padana e danubiana.


D’AVERSA A.
Su un nuovo reperto di Ofiure ai Prati di Resi, nell’alta Valvestino (Brescia).

Riassunto – Nel presente lavoro l’A. descrive alcuni esemplari di Ofiuroidi, presenti nelle collezioni del Museo Civico di Storia Naturale di Brescia, raccolti nel Norico-Retico dei prati di Rest (Magasa, alta Valvestino). La cattiva conservazione dei reperti non permette comunque r.na precisa diagnosi per l’assegnazione tassonomica dell’entità.


BRICHETTI P.
L’avifauna nidificante nell’alta valle dell’Oglio (Ponte di Le­gno, Brescia). In: Ricerche nell’alta Valle Camonica.

Riassunto – L’Autore descrive le specie, sia stazionarie che estive, riscontrate nidificanti nel territorio del comune di Ponte di Legno (Brescia), mt. 1260. Di ogni singola specie fornisce notizie circa la loro attuale distribuzione, consistenza numerica e dislocazione altimetrica. Per concludere elenca alcune specie che, presumibilmente, si riproducono nella zona, ma delle quali non ha rinvenuto prove o reperti certi


PERINI M. – SALZANI L.

l materiali preistorici della ex Collezione Carlotti dell’Istituto Bonsignori depositati presso il Museo Civico di Remedello (BS). I. Catalogo dei reperti metallici.


ARIETTI N.
Exsiccata di rare orofite piemontesi fra le raccolte del Museo di Storia Naturale di Brescia.

Riassunto – Fra le collezioni botaniche del Museo Civico di Storia Naturale di Brescia figura un interessante manipolo di orofite in maggioranza rare o endemiche, raccolte dall’abate Antonio Carestia nella Valsesia e in alcune località della valle d’Aosta. Benché il materiale sia estraneo alla flora bresciana, si è ritenuto opportuno revisionarlo e pubblicarne l’elenco, aggiornato nella nomenclatura e nella tassonomia: ciò quale contributo alla conoscenza della cronologia dei reperti, e a quella dell’attività di ricercatore svolta dal botanico piemontese.


Natura Bresciana 1975 – Volume 12

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Indice degli articoli

BERRUTI G.
Sulla paleogeografia terziaria della Valle Trompia
.

Riassunto – L’A., dopo un riesame critico della letteratura geologica sull’argomento, espone alcune ipotesi di interpretazione dell’evoluzione paleogeografica della V. Trompia nel Terziario, e sull’origine dei conglomerati miocenici di M. Orfano, Gussago e Badia.


PEZZOLI E., GIUSTI F.
Nuovi dati sulla distribuzione geografica e sulla posizione sistematica di Paladilhia vobarnensis Pezzoli e Toffoletto (Prosobranchia, Hydrobioidea)
​.

Riassunto – Gli AA., a circa dieci anni dalla scoperta dell’Hydrobioidea descritto come Paladilhia (?) vobarnensis Pezzoli e Toffoletto, ne danno una nuova definizione sistematica, ​attribuendola al genere Paladilhiopsis Pavlovic (1913). Viene, inoltre, precisato l’areale distributivo che risulta circoscritto alla Valle del Fiume Chiese (Val Sabbia, Brescia).


VAILATI D.
Sulla posizione sistematica di Bathysciola (Hartigiella) baldensis Muller, 1928 con note corologiche, ecologiche e biogeografiche (Coleoptera, Catopidae).

Riassunto – Viene discussa la posizione sistematica di Bathysciola (Hartigiella) baldensis Mull., che l’A. inserisce nel genere Boldoria Jeann. Dopo un’accurata analisi delle fonti bibliografiche riguardanti tale problematica, viene ridescritta l’entità come Boldoria (s. str.) baldensis (Mull.) nov. comb. Vengono inoltre forniti dati corologici ed ecologici su detta specie, che allarga l’areale occupato dal genere Boldoria Jeann. fino alla valle del Fiume Adige. Chiudono il lavoro alcune brevi considerazioni di carattere biogeografico, dove vengono evidenziati i problemi da risolvere per l’interpretazione di alcuni fatti riguardanti il genere Boldoria Jeann.


BIAGI P.
Industria mesolitica dal Monte Netto di Poncarale (Brescia)

Riassunto – L’Autore descrive· un’industria litica mesolitica proveniente da un dosso situato sul Monte Netto (Poncarale – Brescia). In base all’esame degli strumenti, l’industria viene assegnata ad un complesso Mesolitico Recente a Trapezi.


BRICHETTI P.
L’avifauna nidificante nella Torbiera di Iseo. In: Ricerche nelle Torbiere d’Iseo (Brescia). II

Riassunto – L’A. descrive le popolazioni ornitiche rinvenute nidificanti nella Torbiera di Iseo (Brescia) e fornisce notizie dettagliate circa la riproduzione e la loro attuale distribuzione e consistenza numerica; esaminate inoltre alcune delle cause più apparenti, che hanno portato al progressivo impoverimento avifaunistico di questo interessante biotopo, ne prospetta per il futuro un’efficace ed organica protezione.


COSTANTINI G. P.
I Ragni della Provincia di Brescia. Note di Aracnologia.

Riassunto – Al fine di dare un quadro delle attuali conoscenze sulla fauna aracnologica (Araneae) della provincia di Brescia, l’A. riunisce in questa nota, oltre a quanto già pubblicato, tutti i dati sui Ragni raccolti nel territorio considerato.


D’AVERSA A.
Su di un nuovo genere di Ophiuroidea nel Trias superiore. Ophioleios blesioi nuovo genere nuova specie nel Retico dei Prati di Rest.

Riassunto – Dopo un breve richiamo sull’ambiente di raccolta, viene descritto Ophioleios blesioi nuovo genere nuova specie di Ofiuroide fossile del Norico-Retico dei Prati di Rest, nell’alta Valvestino (Magasa, Brescia); primo ed unico reperto, in tale piano stratigrafico, della provincia di Brescia. Dopo aver reso noti i risultati di un ‘indagine radiologica eseguita sull’esemplare, 1’A. riporta un’accurata valutazione diagnostica attraverso la comparazione dell’entità in esame con i generi di Ofiuroidi conosciuti del Trias superiore, dalla quale emergono gli elementi che giustificano l’istituzione del nuovo genere.


TOMASI R.
Contribuzione alla conoscenza della flora micologica bresciana. Nuovi reperti e specie rare. IV

Riassunto – Anche in questa contribuzione vengono elencate la specie nuove, quelle rare o non hene documentate nell’opera del GIACOMINI (1947), reperite nel territorio della provincia di Brescia. Come sempre sono forniti dati sulle particolarità dei funghi citati oltre che indicazioni concernenti l’habitat e l’epoca di raccolta.


BENNATI R., MAZZI F., SPORTELLI L.
Le attuali conoscenze sull’erpetofauna bresciana​​.

Riassunto – Gli Autori riuniscono quanto fino ad ora è stato osservato, raccolto e pubblicato sui Rettili ed Anfibi della provincia di Brescia, riportando anche i pregiudizi e le credenze popolari legati all’argomento.


VILLANI A.

Attività del Gruppo Grotte Brescia «Corrado Allegretti» nel 1975.


Natura Bresciana 1974 – Volume 11

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Indice degli articoli

BERRUTI G.

Note geomorfologiche sull’alta Val Trompia: la zona culminale del massiccio cristallino

Riassunto – L’A. descrive i caratteri geomorfologici della zona culminale del massiccio cristallino – nell’area dell’alta Valle Trompia -, con particolare riguardo agli ​aspetti lito-stratigrafici e con alcuni richiami ai fenomeni tectonici di maggiore rilevanza.


VAILATI D.
Una nuova specie di Bathysciino delle Prealpi Bresciane e considerazioni ecologiche sulla distribuzione del genere Boldoria Jeannel (Coleoptera Catopidae)

Riassunto – Viene descritta una nuova specie di Boldoria s. str. (Jeannel) Ghidini (Coleoptera, Catopidae), raccolta in una caverna ubicata sul Monte Pizzocolo (Lombardia, Brescia) e vengono poste in rilievo le affinità di questa con Boldoria (s. str.) viallii Pavan, che isolano le due entità da tutte le altre Boldoria attualmente conosciute. Ad una breve descrizione della grotta, sede della nuova specie, l’Autore fa seguire alcune considerazioni ecologiche sul genere Baldoria, scaturite dall’osservazione dell’attuale distribuzione e delle condizioni di vita delle specie conosciute.


CREMASCHI M.
Manufatti del Paleolitico medio-inferiore, provenienti da Monte Netto di Brescia e loro rapporti con i depositi quaternari del colle

Riassunto – Viene descritto un gruppo di manufatti risalenti al Paleolitico medioinferiore provenienti da Monte Netto. In base allo stato fisico dei manufatti ed alle modalità di ritrovamento, si suppone che tali manufatti provengano dai loess d’età rissiana che sono gran parte dei depositi quaternari di Monte Netto.


BRICHETTI P.
Analisi dell’avifauna nidificante nello stagno delle Vincellate, Verolanuova (Brescia) 

Riassunto – l’A. elenca le specie ornitiche rinvenute nidificanli nello “Stagno delle Vincellate” e fornisce notizie circa la loro distribuzione e riproduzione, esaminandone la consistenza e la variabilità numerica in un cielo triennale.


ARIETTI N.

CRESCINI A., Recenti avventizie della flora bresciana

Riassunto – Con l’intensificarsi dei mezzi di comunicazione e degli scambi commerciali, in tempi più o meno recenti la flora del territorio bresciano si è arricchita di diverse specie esotiche, alcune di apparizione ancora saltuaria e forse fugace, altre già naturalizzate e in rapida espansione. Ne viene dato un primo e eommentato elenco sulla base di diretti reperti degli AA., anche per documentare le alterazioni che possono derivare all’assetto degli originari consorzi vegetali dalla sempre più larga presenza di specie avventizie.


GIROD A.
Il problema di Cingulifera cingulata gobanzi (Frauenfeld). I – Considerazioni storico-bibliografiche e tipologia della ricerca

Riassunto – Nel gruppo sistematico della Cingulìfera cingulato (Studer) il eui areale interessa oltre all’Italia settentrionale anche una parte dell’Appennino, si ritrova una molteplicità di forme tassonomiche sul cui significato biogeografico quasi nulla si conosce. Tra esse rivestono notevole interesse dal punto di vista ecologico ed evolutivo le specie del popolamento rupicolo e petricolo d’alta quota. Questo studio riguarda la C. cingulata gobmzzi (Frauenfeldl vivente su alcuni gruppi montuosi del bacino imbrifero della Val Vestino e della Val Toscolana (Brescia). Si ravvisano due ordini di problemi puramente morfologiei: quello della costulazione e quello del nanismo. Vengono schizzati gli estremi della ricerca svolta, destinata a puntualizzare la ripartizione della gobanzi e delle varie forme morfologiehe presenti nel suo areale, il valore attribuibile alla costulazione e al nanismo, l’eventuale collegamento tra aspetto conchigliare e ambiente.


D’AVERSA A.
Crostacei Decapodi fossili ai Prati di Rest. Catalogo dei reperti e tentativo di classificazione

Riassunto – L’A. descrive una nuova fauna Norico · Retica a Crostacei Decapodi nella località dei Prati di Rest, nell’alta Valvestino (Brescia). Presenta il catalogo dei fossili collezionati e pone nna discussione diagnostica per l’individnazione dei generi Aeger, Ant.rimpos e Palinurina, corrispondenti a specie che non sembrano precedentemente note. Inoltre, il genere Palinurina, già il più antico della sottodivisione Palinura, essendo stato reperito nel Sinemnriano di Lyme Regis nel Dorset, nel Toarciano di llmister e nel Giurassico superiore tedesco, ne abbasserebbe il livello spostando la propria posizione al Triassico superiore.


VAILATI D.
Osservazioni su una popolazione di Ghidinia morettii s. str. Pavan e note comparative di alcuni caratteri di questa specie con quelli di Ghidinia aguinensis Vailati (Coleoptera Catopidae)

Riassunto – L’A. esamina una popolazione di Ghidinia morettii s. str. Pavan. raccolta in una caverna situata sulla sponda orientale del Lago d’Iseo (Lombardia, Brescia). Dopo una sommaria descrizione delle caratteristiche ambientali della grotta, l’A. compie osservazioni sulla variabilità di alcuni caratteri, facendo comparazioni con quanto rilevato per Ghidinia aguinensis Vailati.


BOCCHIO G.

Una officina vasaria gallica nella grotta del Coalghes (Gavardo)


AGOSTI F.
Su un nuovo reperto di Capra ibex L.

Riassunto – L’A. descrive un nuovo reperto fossile di Capra ibex L., maschio adulto, venuto in luce nella cava di ghiaia Franzoni (S. Polo, Brescia); ne riporta le relative misure e lo compara con altro materiale sia fossile che attuale. Alcune hrevi considerazioni di carattere paleoecologico completano la nota.


BLESIO P.F.
Appunti sulle larve dei Brachinini: descrizione della larvula di Brachtnus italicus Dej. (Coleoptera, Carabidae)

Riassunto – Dopo un esame crit.ico dei precedenti bibliografiei, riguardanti descrizioni degli stadi postembrionali-preimaginali dei Brachinini (Col., Carabidae), l’A. descrive la prima larva (L I) di Brachinus italicus Dej., endemismo italiano, che ritiene di poter assimilare, date le caratteristiche morfologiche, a quanto descritto da precedenti AA. per Brachinus crepitans L. dalla quale larvula si differenzierebbe soprattutto per la maggiore statura.


FORNELLI B.

VILLANI A. · Attività del Gruppo Grotte Brescia «Corrado Allegretti» nel 1974 


I NOSTRI LUTTI


GAFFURINI U.

Ricordo di Gian Maria Ghidini  


ARIETTI N.

Prof. Gian Maria Ghidini 


CRESCINI A.

Un lutto per la scienza naturale. Gianni ​Ghidini l’entomologo 


Natura Bresciana 1973 – Volume 10

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Indice degli articoli

ARIETTI N., CRESCINI A.
Gli endemismi della flora insubrica. La Daphne petraea Leybold. Storia, areale, affinità e caratteri bioecologici

Riassunto – Mediante il repertorio delle stazioni accertate in base a dirette ricognizioni, col sussidio di notizie dalla letteratura e la consultazioue di numerosi erbari, viene prceisato e delineato l’areale della Daphne petraea Leyhold, relitto terziario paleoendemico ad habitat estremamente specializzato e incapace di ulteriore espansione anche a motivo della propagazione prevalentemente agamica. L’area è limitata a un ridotto settore dell’Insubria orientale e risulta compresa fra gli estremi seguenti: long. E Greenw. da 10o48’24” a l0o22’42” lat. N da 45o45’29” a 45o49’16” altitud. da m 530 a m 2006 Precisate le affinità, vengono poi esaminati i caratteri morfologici della specie che ne rivelano l’impronta xerofitica, e quelli biologici che ne limitano la presenza in limitati biotopi e ne predudono la propagazione al di fuori di essi.


BERRUTI G.

Sulla presenza di rocce dell’Adamello in depositi quaternari del gruppo di Brenta (catena settentrionale)


VAILATI D.
Nuova specie e nuova razza del genere Ghidinia Pavan, 1939 e discussione sulla sistematica dei Bathysciinae (Coleoptera, Catopidae)

Riassunto – L’A. descrive una nuova specie del genere Ghidinia (Coleoptera, Catopidae) ed una nuova razza della specie Ghidinia morettii Pavan, raccolte in caverne della provincia di Brescia, ubicate nella regione compresa fra la valle Trompia ed il bacino del lago d’Iseo. Dopo la discussione di alcuni caratteri, dove viene messa in evidenza la forte variabilità cui sono sottoposti, fa seguire alcune considerazioni di carattere sistematico, alla luce delle osservazioni fatte nel presente studio e di quelle di altri Autori. Completano il lavoro alcune brevi note sul territorio e sui biotopi di rinvenimento delle entità, oggi conosciute, del genere Ghidinia.


D’AVERSA A.

Forme biologiche non sicuramente identificabili e strutture inorganiche secondarie non comuni ai prati di Rest nell’alta Valvestino


STRASSER K.
Ueber die Gattung Prionosoma und andere Diplopoden aus Hohlen der Provinz Brescia (Lombardei)

Riassunto – Descrizione di due nuove entità di Prionosoma (Diplopoda Craspedosomatidae). Osservazioni sulla distribuzione e l’ecologia del genere Prionosoma. Elenco degli altri Diplopodi reperiti nelle cavità del Bresciano.


CANZONERI S., MENEGHINI D.

Ricerche nelle Torbiere di Iseo (Brescia)


CANZONERI S., MENEGHINI D.

Gli Ephydridae della Torbiera d’Iseo (Diptera, Brachycera). In: Ricerche nelle Torbiere d’Iseo (Brescia)


FASANI L., SALZANI L.
Materiali preistorici da M. Peladolo (Virle, Brescia)

Riassunto – Vengono presentati i materiali provenienti da ricerche in superficie e da uno scavo di saggio, sul monte Peladolo (Virle-Brescia). I materiali sono riferibili in parte all’Età del Bronzo Recente e in parte all’Età del Bronzo Finale. Per quanto riguarda l’Età del Bronzo Recente si sono distinti due orizzonti successivi, di cui il primo dimostra affinità con le culture dell’area benacense, il secondo invece presenta influssi terramaricoli. Per quanto riguarda l’Età del Bronzo Finale, i materiali sono di tipo protoveneto, affini a quelli della necropoli di Fontanella. Data la limitatezza delle ricerche, non si è potuto ancora stabilire una precisa successione tra gli orizzonti del Bronzo Recente e quelli del Bronzo Finale.


CAPITANIO M.

Frammenti ossei umani rinvenuti nell’abitato protovillanoviano del M. Peladolo (Virle, Brescia)


AGOSTI F.
Resti di animali preistorici rinvenuti a M. Peladolo (Virle, Brescia)

Riassunto – Vengono determinati i reperti osteologici reperiti nel saggio di scavo di M. Pela dolo e di essi vengono riportati i dati osteometrici. Nella conclusione viene messa in rilievo la predominanza di avanzi di pasto riferibili soprattutto ad entità domestiche.


VILLANI A.
Il Fierarol di Vesalla

Riassunto – L’A. descrive .ed esamina la cavità naturale, oggetto del lavoro, posta nel Comune di Brione, soffermandosi su: Cronologia degli avvicinamenti – Toponomastica – Localizzazione – Geologia – Morfologia – Idrologia – Clima – Genesi – Fauna.


BRICHETTI P.
Considerazioni sulla specie Bombycilla garrulus garrulus (Linneo) (Beccofrusone) con particolare accenno alle sue comparse in provincia di Brescia

Riassunto – L’A. prende in esame la specie Bombycilla garrulus garrulus, (Linneo), tipicamente oloartica, dando alcune notizie sulla sua distribuzione e sulla frequenza delle sue comparse nei vari mesi dell’anno e nelle singole regioni italiane, sottolineandone i limiti meridionali raggiunti. Elenca inoltre le «invasioni, interessanti la nostra penisola e più dettagliatamente le catture e le segnalazioni effettuate nel territorio Bresciano dal 1900 ad oggi.


VILLANI A.

Attività del Gruppo Grotte Brescia «Corrado Allegretti» nel 1973


Natura Bresciana 1972 – Volume 9

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Indice degli articoli

BERRUTI G.
La scogliera esiniana di Càregno (Val Trompia)

Riassunto – L’A. prende in esame i caratteri morfologici della scogliera esiniana di Caregno, formulando alcune ipotesi sulla genesi dell’affioramento in rapporto ai caratteri strutturali e alle testimonianze paleontologiche, con particolare riguardo al significato paleontologico degli organismi costruttori.


ASPES A.
Materiali inediti dell’antica età del Bronzo da Cattaragna (Brescia), conservati al Museo Civico di Storia Naturale di Verona

Riassunto – L’A. presenta il materiale conservato al Museo Civico di Storia Naturale di Verona proveniente da Cattaragna. Le industrie, scelte nel secolo scorso con un evidente criterio discriminante, sono tutte attribuibili alla cultura di Polada. Sono presenti tutte le forme ceramiche proprie dell’orizzonte più antico di Polada (Polada A) e, data la presenza di altri elementi più recenti, attribuibili a Polada B, quale soprattutto la tavoletta enigmatica, si può supporre perciò che Cattaragna, sorta agli inizi di Polada A sia durata per tutta la Polada B.


ARIETTI N.

Peculiarità botaniche della Valle Trompia 


D’AVERSA A.
Indagine statistica e valutazioni biometriche su Megalodon gumbeli ( Stopp.) reperiti o descritti nella dolomia principale bresciana​

Riassunto – L’A. esamina gli elementi fossili di Megalodon gumbeli (Stopp.) della collezione del Museo di Storia Naturale e quelli raccolti recentemente in varie località di Dolomia Principale bresciana. Per una più approfondita indagine analitica propone delle valutazioni biometriche che possano maggiormente evidenziare le variazioni morfologiche di tali esemplari.


GROTTOLO M., VAILATI D.
L’Antisphodrus reissi ( Ganglb.) nel territorio bresciano 

Riassunto – Gli AA. esaminano esemplari di Antisphodrus reissi Ganglb. e di A. boldorii Dod., provenienti da cavità bresciane e ne comparano i caratteri differenziali. Stendono, inoltre, una nuova carta di distribuzione per la specie A. reissi Ganglb. i cui biotopi pare siano compresi tra l’isepira 20″ e l’isepira 30″ dell’indice di Gams.


KISZELY I.
Esame antropologico di uno scheletro di età Barbarica reperito in Brescia

Riassunto – A Santa Giulia, in Brescia, fu rinvenuta nel 1971, una tomba con scheletro femminile, oltre quel muro, ove già nel 1968, furono portate allo scoperto altre cinque inumazioni d’età barbarica. Il presente articolo contiene la descrizione antropologica di questo scheletro ed espone i risultati degli esami derivatografici, effettuati allo scopo di stabilire se questa tomba è d’età contemporanea o più tarda rispetto alle altre. La ricerca ha dimostrato che la tomba N. 6 risale alla stessa epoca delle altre, o forse, è di poco posteriore. Lo scheletro femminile che la tomba ospitava, va attribuito al tipo razziale cromagnonoide ed atlanta-mediterraneo; i suoi caratteri tipici tuttavia, benché siano evidenziabili anche negli scheletri delle cinque tombe d’età anteriore non ci permettono di considerarlo un campione della popolazione longobarda, ma piuttosto dell’elemento etnico locale che abitava nell’epoca quel territorio.


GRIGNANI A.
Helicellinae l. Popolazioni del monte Maddalena (Brescia)

Riassunto – L’A., dopo una breve premessa storica in cui riassume i diversi sistemi adottati per la sistematica della sottofamiglia Helicellinae, indica a quale punto siano gli attuali studi, esponendo i motivi che autorizzano ad una completa revisione del gruppo in esame. Descrive poi, esaminandone la struttura faunistica, l’ambiente e l’areale del monte Maddalena (Brescia). Alla particolareggiata indagine tassonomica di ogni specie aggiunge i diversi aspetti del loro comportamento in rapporto all’ambiente circostante. Conferma, dissecando materiale tipico, la sinonimia, già riscontrata da Forcart (l 965) di Cernuella (Xerocincta) ammonis (Schmidt) con Cernuella (Xerocincta) neglecta (Draparnaud). Esamina pure le segnalazioni di Helicellinae fatte dai precedenti Autori per la provincia di Brescia, raffrontandole con i dati emersi dal presente studio.


SPORTELLI L.
Segnalazioni di Tarentola mauritanica (Linn.) nella provincia di Brescia 

Riassunto – Si passano in rassegna le località, vecchie e nuove, della provincia di Brescia ove furono rinvenuti esemplari di Tarentola mauritanica (L.)


GRIGNANI A.
Helicellinae II. Una colonia di Helicella ( s. str.) obvia (Hartmann) a Basovizza (Trieste)

Riassunto – L’A., dopo una breve introduzione a carattere ambientale, analizza i caratteri tassonomici più significativi della specie considerata.


BENNATI R.
Gli anfibi dell’altipiano di Cariadeghe (Serle)

Riassunto – Dopo una breve introduzione di carattere ambientale, l’A. elenca le specie di Anfibi rinvenute nella zona presa in esame e tratta, inoltre, dei singoli biotopi in cui vennero espletate le ricerche, riportando per ciascuno l’elenco sistematico delle entità riscontratevi.


VILLANI A.

Attività del Gruppo Grotte Brescia «Corrado Allegretti» nel biennio 1971-1972


BLESIO F.

Catalogo delle opere della «Biblioteca Ragazzoni recentemente donate al Museo Civico di Storia Naturale di Brescia


Natura Bresciana 1971 – Volume 8

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Indice degli articoli


MEMORIE E STUDI


BEIER M.

Neue Funde von Roncus (Parablothrus) ghidinii Beier 1942


ARIETTI N., CRESCINI A.
Gli endemismi della flora insubrica. Il Ranunculus bilobus Bertol. nel quadro della sez. Leucoranunculus Boiss

Riassunto – Vengono esaminati la posizione sistematica e gli areali dei Ranuncoli raggruppati per affinità fenotipiche intorno al Ranunculus alpestris L., tra cui il R. bilobus Bertol. Di quest’ultimo, giustificandone l’attributo di specie paleoendemica, si traccia l’areale sulla base di notizie dalla bibliografia, ricerche di erbario “e dirette ricognizioni.


BIAGI P. e FASANI L.
Reperti inediti dell’età del Bronzo dai pressi di Maguzzano (Lonato – Brescia)

Riassunto – Gli autori presentano per la prima volta le industrie provenienti da una località nei pressi di Maguzzano e ne discutono la posizione cronologica. In base ad un’analisi puramente tipologica, data la scarsità dei reperti, gli stessi vengono riferiti ad un orizzonte di passaggio tra la fase recente dell’età del Bronzo antica (Polada B) e l’età del Bronzo media (fase di Bor).


TOMASI R.
Contribuzione alla conoscenza della flora micologica bresciana. Nuovi reperti e specie rare – III

Riassunto – Terza contribuzione diretta ad incrementare le conoscenze circa la disponibilità della flora micologica bresciana, che l’A. presenta secondo lo schema ormai consueto. Come nei precedenti apporti, vengono prese in considerazione innanzi tutto le specie finora non segnalate per il territorio bresciano, quelle rare o poco frequenti e altre non sufficientemente ​documentate nell’opera del GIACOMINI (1947) che, si è già detto, è stata scelta quale base di riferimento. Un cenno alle principali caratteristiche delle specie e qualche personale considerazione dell’A., oltre alle notizie sull’habitat, sono di utile complemento anche al presente lavoro.


BERRUTI G.
Osservazioni biostratigrafiche sulle formazioni continentali pre-quaternarie delle valli Trompia e Sabbia. III. Sul significato paleogeografico dei conglomerati carnici della media Valle Sabbia

Riassunto – L’A., dopo aver descritto i caratteri dei depositi a conglomerati presenti nella Formazione dell’Arenaria di Val Sabbia – in diverse località della media valle Sabbia -, avanza alcune ipotesi sugli aspetti paleogeografici connessi a tali depositi, anche in rapporto ai reperti di flora continentale fossile presenti nella Formazione.


SPORTELLI L.
Osservazioni su una popolazione di Natrix natrix helvetica (Lacépède) del laghetto alpino di Valagola (Trento)

Riassunto – L’A., dopo brevi note ambientali, descrive alcuni esemplari di Natrice dal collare catturati nel laghetto alpino di Valagola (Trentino) e rileva la ​​tendenza al melanismo e la ridotta statura della popolazione.


D’AVERSA A.
Sul ritrovamento di fossili nella Dolomia Principale di Vallio

Riassunto -​ L’A. segnala la presenza di Megalodon giimbeli (Stoppani) nella Dolomia Principale di Vallio in località Caschino. Trattasi di numerose impronte interne, ricoperte da cristalli di dolomia, reperite in calcare dolomitico milonitizzato. Richiamano per grandezza volumetrica gli esemplari della collezione Ragazzoni e Cacciamali provenienti dalla dolomia di Sarezzo e giacenti al Museo di Storia Naturale di Brescia.


VILLANI A.

L’attività 1970 del Gruppo Grotte Brescia «Corrado Allegretti»


BENNATI R.
Sulla presenza di batraci nella zona del Monte Maddalena

Riassunto – Dopo una breve introduzione riguardante l’idrologia della zona considerata, con accenni descrittivi dei biotopi, l’A. elenca cronologicamente e in ​successione sistematica le specie di anfibi reperite o osservate.


Natura Bresciana 1970 – Volume 7

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Indice degli articoli

MEMORIE E STUDI


BERRUTI G.

Sulle glaciazioni quaternarie nell’alta Val Trompia


BIAGI P. e FASANI L.
Stazione della media età del bronzo sul Colle di S. Anna a Brescia (Nota preliminare)

Riassunto – Viene data una presentazione preliminare delle industrie provenienti dal Colle di S. Anna in Brescia. In base ai più recenti scavi ed a nuove interpretazioni di vecchi dati, le industrie sono state attribuite ad un orizzonte medio dell’età del bronzo, denominato fase di Bor, susseguente un’età del bronzo antica o fase di Polada-Barche di Solferino, ed anteriore ad un’età del bronzo recente o fase dell’Isolane del Mincio.


D’AVERSA A.

Sul ritrovamento di fossili non comuni nella Corna


CORRAIN C. e CAPITANIO M.

Pochi resti scheletrici umani dalla grotta «Cà dei Grii» (Brescia)


BIAGI P.

Segnalazione di un deposito con industria epipaleolitica sull’altipiano di Cariadeghe (Serle – Brescia)


BENNATI R. e SPORTELLI L.
Sulla presenza di Tarentola mauritanica (Linn.) a Toscolano (Brescia)

Riassunto – Si segnala la presenza di Tarentola mauritanica Linn. a Toscolano sul Lago di Garda, ove si ritiene sia stata accidentalmente importata pur essendosi adattata grazie al mite clima del luogo.


VILLANI A.

Le zone di ricerca speleologica della Lombardia orientale 


AGOSTI F.
La Hyaena crocuta spelaea Goldf. del Buco del Frate l Lo (Prevalle – Brescia). Porzioni craniche – Mandibole – Denti

Riassunto – L’A. prende in esame parte del materiale fossile proveniente dal Buco del Frate; descrive, cioè, le porzioni craniche, mandiholari ed i denti di almeno quattro individui di Hyaena, presentandone le relative tabelle osteometriche e confrontando i reperti con materiale proveniente da altre località.


TOMASI R.
Le Collybia del gruppo «conigena»

Riassunto – L’A. presenta un contributo alla conoscenza delle Collybia del gruppo « conigena», elencando le specie finora reperite nel Bresciano, indicandone luogo e data di raccolta, ed elaborando al tempo stesso un quadro funzionale al fine della identificazione delle entità che lo compongono. Alcune osservazioni di carattere pratico completano la descrizione di ogni specie.


KISZELY I.
Breve descrizione antropologica delle sepolture di età bar· barica trovate a Gussago (Brescia)

Riassunto – Nell’autunno del 1968, a Gussago (vicino a Brescia), furono trovati tre scheletri ben conservati. Questo articolo ne contiene le descrizioni antropologiche e rende noti i dati antropometrici ad essi inerenti. Tutti gli individui sono di età adulta e, probabilmente, rappresentano solo una parte di un cimitero più vasto. Tra l’inumato delle tombe n° l e 3, quasi certamente esiste un rapporto di parentela. L’esame delle caratteristiche degli scheletri ci ha portato alla conclusione che, per i reperti di Gussago, non si può parlare di veri longobardi od almeno non di longobardi d’alto rango (dello strato ricco) poiché saremmo di fronte ad una popolazione locale romanizzata oppure ad una popolazione locale nella quale sia stata assorbita una parte dello strato più povero della popolazione longobarda che, a sua volta, derivò principalmente dal territorio dell’Austria e che risulta composta di abitanti locali. In tutti e <tre i casi si tratta di mescolanza di tipi; di mescolanza che per formarsi ha avuto bisogno di alcune centinaia di anni e, dato che lo strato atlanto-mediterraneo qui rilevato non è mai stato riscontrato nelle vere popolazioni longobarde, secondo il nostro parere si tratta di reperti riferibili al massimo al IX-X secolo. Lo stanno a comprovare anche i risultati degli esami derivatografici per la determinazione dell’età (esami che sono stati svolti parallelamente), anche se dobbiamo osservare che non sempre questi esami sono attendibili in quanto i reperti giacevano in « camere sepolcrali >> coperte di pietre. L’origine locale è attestata anche dalla costituzione della dentina che appare di pessima sostanza; le consistenti alterazioni artritiche stanno ad indicare, ad onta della giovane età, difficili circostanze di vita e conseguenti malattie d’adozione. Una più giusta posizione di questi reperti nell’era barbarica potrà essere fissata in un lavoro più generale e con l’aiuto di nuovi ritrovamenti.


VILLANI A.

L’attività 1969 del Gruppo Grotte Brescia «Corrado Allegretti»


COSE NATURALISTICHE


D’AVERSA A.

Pseudofossili nella Maiolica. La «frutta pietrificata» di Monte Alto


APPENDICE


BLESIO P. F.

Catalogo dei periodici e delle serie esistenti nella biblioteca del Museo Civico di Storia Naturale di Brescia