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Natura Bresciana 1986 – Volume 23

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Indice degli articoli

BARONI C. e CARTON A.
Geomorfologia della Valle dell’Avio (Gruppo dell’Adamello)

Riassunto – Gli autori hanno compiuto uno studio che ha portato alla realizzazione di una carta geomorfologica e delle relative note illustrative. La fisionomia attuale della valle, prevalentemente modellata in rocce magmatiche intrusive, è funzione di vari agenti morfogenetici, tra cui, quelli che hanno agito più a lungo e più incisivamente risultano essere di tipo glaciale e periglaciale. Tipiche forme glaciali di erosione e di accumulo, caratterizzano la media ed alta valle. Sulla base di osservazioni morfologiche, stratigrafiche, tessiturali, dello stato di alterazione dei depositi e sull’osservazione speditiva del grado di lichenizzazione, sono stati tentativamente differenziati tra loro i vari depositi morenici. Diffuse e potentemente sviluppate risultano le morene del secolo scorso, che localmente ricoprono depositi probabilmente riferibili alle fasi più antiche della piccola glaciazione; ampiamente rappresentate sono anche le marene attribuibili agli stadi tardiglaciali. Sono state riconosciute forme legate ad ambiente periglaciale, quali rock-glaciers, argini nivomorenici etc. Particolari forme legate alla gravità sono evidenti nella bassa valle, favorite dal substrato di tipo metamorfico.


BERRUTI G.
Sull’origine della Val Trompia a sud di lnzino

Riassunto – L’Autore espone i risultati di una sua ricerca sulla eventuale continuazione della faglia di Inzino sino alla bassa Val Trompia. A suo giudizio l’origine di questa faglia è molto probabilmente non successiva al Miocene medio, ed essa ha condotto alla formazione di un solco sovrainciso e ampliato nel corso del Messiniano. L’ampia potenza dei conglomerati alluvionali, constatata grazie ai pozzi recentemente terebrati nella parte settentrionale della città di Brescia, è attribuita dall’Autore ad un energico affondamento dell’area a Sud della faglia Nave-Gussago, durante il Pleistocene.


BARONI C. e CREMASCHI M.
Geologia e pedostratigrafia della collina di Ciliverghe (Brescia). Fasi glaciali, pedogenesi e sedimentazione loessica al margine alpino durante il Pleistocene

Riassunto – La collina di Ciliverghe è costituita da depositi continentali pleistocenici. Alla base si trova una morena connessa a depositi fluvioglaciali. Essa costituisce la più antica ed occidentale morena affiorante dell’anfiteatro gardesano. In discordanza seguono depositi glaciolacustri sormontati da un conglomerato fluviale di origine valsabbina. A tetto di questi ultimi, sempre in discordanza, sono presenti depositi fluvioglaciali di origine centro alpina, sui quali si sviluppa un paleosuolo evolutosi a partire dal Pleistocene medio. Chiudono la serie depositi eolici, costituiti da almeno tre successive coltri delle quali, quella superiore, che contiene manufatti musteriani, è riferibile all’ultimo periodo glaciale. Nella successione stratigrafica di Ciliverghe sono quindi complessivamente documentate cinque fasi glaciali che probabilmente coprono l’intero intervallo del Pleistocene glaciale. Forma e stratigrafia del colle sono stati controllati, durante il Pleistocene, dall’evoluzione di strutture tettoniche sepolte.


BRAMBILLA G. e PENATI F.
Le filliti mioceniche del colle della Badia di Brescia. Osservazioni sistematiche, cronologiche e ambientali

Riassunto – Vengono studiate le filliti di una nuova località fossilifera del Colle della Badia di Brescia (Lombardia -Italia Settentrionale) e revisionati i quattro campioni del Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia di analoga provenienza. Sono state riconosciute complessivamente 21 forme raggruppabili in 11 famiglie (1 pteridofita, l conifera, 16 dicotiledoni e 3 monocotiledoni), tra cui le due già citate in letteratura (SORDELLI, 1882). Per la prima volta vengono segnalate per il Miocene italiano Abies cf. pinsapo Boissier, Populus cf. heterophylla L., P. cf. nigra L., P. cf. tremuloides Michx. e Diospyros cf. virginiana L. Confronti con numerose flore terziarie europee hanno consentito il riconoscimento di una buona affinità miocenica, più precisamente miocenica superiore (Messiniano preevaporitico). Viene inoltre proposta una ricostruzione fisiografico-ambientale che mostra un bacino chiuso a Nord dai rilievi prealpini e solcato da corsi d’acqua, che originano paludi, l​anche e piccoli laghi, attorno ai quali cresce una vegetazione tipica di ambienti ripariali e golenali. L’analisi fisionomica indica un clima subtropicale con temperatura media annuale stimata intorno ai 20°C.


BERRUTI G. (a cura di)

CATASTO DEI LAGHI BRESCIANI. Sesto elenco.


GALLINARI A.
Contribuzione alla conoscenza della flora micologica bresciana. Nuovi reperti e specie rare – VIII

Riassunto – Facendo seguito ai lavori già apparsi su questa rivista («Natura bresciana», n.ri 4, 6, 8, 12, 14, 20, 21, anni 1967, 69, 71, 75, 77, 83, 84) viene presentato un ulteriore elenco, l’ottavo della serie, di macromiceti reperiti per la prima volta nel territorio bresciano. Le dodici specie segnalate si aggiungono alle 168 descritte precedentemente.


ANDREIS C. e RODONDI G.

Alcune stazioni di Isoetes echonispora Dur. nel Bresciano e osservazioni al SEM delle spore delle Isoetes della flora italica


CRESClNI A.
Segnalazioni floristiche bresciane

Riassunto – Sono segnalate stazioni relative alle seguenti specie: Anagallis tenella, Aster squamatus, Cistus salvifolius, Cypripedium calceolus, Euphorbia villosa, Galium glaucum, G. montis-arerae, Humulus scandens, Ornithogalum pyramidale, Phacelia tanacetifolia, Plantago indica, Polypodium australe, Potentilla norvegica, Sicyos angulatus, Thlaspi alpestre, Veratrum album subsp. /obelianum, Viola elatior.


SOLDANO A.
L’attività scientifica di Vincenzo Cesati nel Bresciano (1843-1847)

Riassunto – Nel periodo 1843-1847 il botanico Vincenzo Cesati esplorò il territorio bresciano osservando circa 455 specie fra Fanerogame e Ptetidofite. Di alcune di esse non era stata finora data notizia della presenza nel territorio, altre sono entità più o meno rare per il bresciano, mentre un discreto numero venne osservato da Cesati nella zona antecedentemente ad ogni altro botanico. Contemporaneamente lo scienziato milanese- che lavorava alla Delegazione Provinciale – fu impegnato nella redazione di una Flora della Lombardia da presentare in occasione del Congresso degli Scienziati del1844 a Milano; pubblicò inoltre in quegli anni due fascicoli della voluminosa «<conografia Italiana>> ed un ulteriore Saggio sulla flora lombarda. Come risulta da appunti inediti, altri progetti ai quali egli lavorava in quel periodo non poterono poi essere portati a termine per le complicazioni connesse al suo operare per la causa italiana negli avvenimenti politici del1848.


INZAGHI S.
Una nuova specie del genere
Chthonius s. str. delle Prealpi Lombarde (Arachnida, Pseudoscorpiones, Chthoniidae).

Riassunto – Viene descritta in questa nota la nuova specie Chthonius (C.) comottii. L’A., sulla base di esemplari provenienti da 6 stazioni si te nei comuni di Bergamo e Varese, riconosce l’esistenza di due «forme ecologiche» della n. sp. che denomina, in via informale, «A» e «B». Nel suo complesso, la nuova entità risulta ben definibile secondo i canoni usuali della metodologia chelonetologica; l’A. rivolge comunque particolare attenzione a una struttura (generalmente interpretata come sensoriale e chiamata qui «dente sensoriaie»), presente sul dito mobile delle pinze, di cui sottolinea l’interesse quale carattere diagnostico complementare. Viene brevemente descritto, inoltre, un es. di Chthonius ischnocheles reductus Beier proveniente da Corfù e sono riconosciute erronee le citazioni per l’Italia di questa subsp.


MAZZOLDI P.
Contributo alla conoscenza dei Coleotteri Idroadefagi delle lanche del basso corso del fiume Oglio (
Coleoptera: Haliplidae, Gyrinidae, Dytiscidae)

Riassunto – L’Autore riferisce i risultati di una ricerca svolta tra il 1980 e il 1986 sulla fauna ad Idroadefagi delle lanche del basso corso del fiume Oglio. Sono state studiate· 15 !anche, una torbiera ed alcuni ambienti acquatici minori lungo il corso dell’Oglio. Sono state rinvenute 55 specie di idroadefagi, fra le quali alcune di notevole interesse faunistico e zoo geografico come Hygrotus decoratus (Gyll. ), Hydroporus dorsalis (F.), Hydroporus springeri G. Muller, Agabus undulatus (Schr.), Ilybius subaeneus Er., Nartus grapei (Gyll.) e Dytiscus mutinensis Peder. Sono state individuate 2 diverse biocenosi, una tipica delle lanche alimentate e l’altra tipica delle lanche non alimentate. La fauna delle lanche dell’ Oglio è stata confrontata con le faune di analoghi ambienti della pianura padana, con le quali essa mostra notevoli affinità. Da un punto di vista zoogeografico 41 specie (74,5% del totale) hanno ampia diffusione; delle 14 rimanenti 10 (18,2%) hanno diffusione di tipo europeo e solo 4 (7,2%) sono specie a diffusione mediterranea. Si tratta quindi di una fauna di tipo continentale simile alle faune di analoghi ambienti dell’Europa centrale.


ACCORSI C.A., BANDINI MAZZANTI M., BIAGI P., CASTELLETTI L., CREMASCHI M., LEONI L. e PAVARANI M.
II sito mesolitico Sopra Fienile Rossino sull’altipiano di Cariàdeghe (Serle-Brescia). Aspetti pedostratigrafici, archeologici, antracologici e palinologici

Riassunto – La stazione mesolitica Sopra Fienile Rossino è ubicata al margine settentrionale dell’Altipiano carsico di Cariadeghe ad un’altitudine di 925 m s.l.m.

Oggetto di tre campagne di scavo. ne11970, 1979 e 1980, il sito ha restituito delle evidenze strutturali consistenti in un pozzetto con annesso «buco di palo», il cui riempimento ha fornito una datazione radiometrica di 6810±70 bp (Bln-3277). L’industria raccolta durante le ricerche permette di attribuire la stazione alla Cultura Castelnoviana, data la presenza di manufatti caratteristici quali nuclei in selce subdiscoidali a lamelle strette, armature trapezoidali e lame ad incavi.

La serie stratigrafica riconosciuta durante gli scavi ha permesso di stabilire che la «stazione », una delle tante finora individuate sull’altipiano, venne insediata probabilmente in un periodo compreso tra l’autunno e l’inizio della primavera, durante l’Atlantico, per motivi probabilmente legati all’attività venatoria. Il sito era inserito in un bosco a latifoglie in un periodo di stabilità dei versanti. La serie stratigrafica posteriore all’insediamento del V millennio be, ha mostrato chiaramente come all’intervento

antropico databile al Subboreale ed al Subatlantico poi, corrispondano episodi di erosione e di colInvio. La stessa arca venne poi riinsediata nel Basso Medioevo, come indica una datazione di 470±50 bp (Bin-3286) ottenuta su una carbonaia di faggio rinvenuta a cm 50 di profondità; ed occupata ancora in mpi più recenti come attesta un’altra carbonaia in cui i carboni di castagno sono in netta prevalenza.


BIAGI P.
Observations on the late Neolithic of Northern Italy

Riassunto – Vengono puntualizzati i problemi relativi alla fine del IV- inizio del III millennio nell’Italia Nordorientale sottolineando i fenomeni che interessano la fine della Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata, il sorgere della Cultura di Chassey prima e di Lagozza poi e quindi nel pieno III millennio be le prime espressioni di carattere neolitico.


PIA G.E.
Le strutture archeologiche dell’insediamento dell’Antica Età del Bronzo ad Ostiano (Cremona)

Riassunto – L’Autore presenta i risultati di otto campagne di scavo condotte nell’insediamento del Bronzo Antico cultura di Polada, di Ostiano, S. Salvatore. Il sito, sulla sponda sinistra del paleoalveo del fiume Mella alla confluenza nel fiume Oglio, è caratterizzato dalla presenza di pozzetti che si aprono nel paleosuolo ancora intatto. Queste strutture si differenziano per forma e contenuti:

a) strutture contenenti un deposito quasi sterile, con evidenti buche di palo;

b) a pozzo profondo; le argille estratte venivano usate per la produzione ceramica e la buca era poi riempita con i residui di cottura: carboni e ceramica stracotta;

c) “silos” a pozzo cilindrico;

d) pozzetti di scarico con ceramica ed ossa.

L’interesse maggiore dell’insediamento è dato dal fatto che si rinvengono esclusivamente materiali del Bronzo Antico ed è possibile, data la notevole quantità di strutture scavate, collocare i pozzetti di contenuto più significativo nella seguente successione cronologica ordinata dal pozzetto più antico al più recente: 5, 3, 13, 20, 40, 41, 61, 8, IV, 11, 35, 98, 87, 101, 103,36.

Sappiamo quindi che l’insediamento di S. Salvatore inizia nel periodo più antico dell’Antica Età del Bronzo, è ben rappresentato il momento centrale e presente, ma scarsamente rappresentato, quello finale del Bronzo Antico. Manca totalmente la transizione tra Bronzo Antico e Bronzo Medio.

L’economia, con prevalenza di allevamento del bestiame e coltivazione dei cereali, era ben bilanciata. La fabbricazione ceramica rivestiva un ruolo di primaria importanza.


OROMBELLI G.

II Gruppo di Studio del Quaternario Lombardo. Presentazione


OROMBELLI G.
Nuove datazioni 14C per il Quaternario Superiore delle Alpi Centrali

Riassunto – Vengono riportate e brevemente commentate 19 nuove date 14C ottenute per materiali organici olocenici, tardiglaciali e del Pleistocene superiore, connesse con la storia glaciale delle Alpi Centrali e della loro fascia pedemontana.


SMIRAGLIA C.
Segnalazione di particolari forme periglaciali presso la fronte del Ghiacciaio di Fellaria (Val Malenco, Valtellina)

Riassunto – Nell’area antistante l’attuale fronte del Ghiacciaio Occidentale di Fellaria (Val ​Malenco, Valtellina), caratterizzata da una morfologia a fluted ground moraine, sono state osservate insolite forme periglaciali. Si tratta di microforme a figura chiusa con una zona centrale formata da materiali fini e un bordo costituito da ciottoli, talora verticalizzati; verso monte ciascuna forma è delimitata da un grosso masso, la cui altezza media è di circa 50 cm.

Si ritiene che queste forme derivino dalla sovrapposizione di processi glaciali (deposito del masso e formazione dei flutes) e periglaciali (selezione e ridistribuzione dei materiali che costituiscono il flute).


BARONI C., CREMASCHI M. e OROMBELLI G.
Depositi fluvioglaciali würmiani connessi a rotte glaciali (
Jökulhlaups) in Val Sabbia (Brescia)

Riassunto – Depositi fluvioglaciali wurmiani con grossi massi esotici arrotondati vengono interpretati come sedimenti di piena catastrofica dovuta a rotta glaciale. In particolare viene descritta una barra gigante longitudinale, accresciutasi a valle di un ostacolo in roccia, nei pressi di Sabbio Chiese (BS).


BINI A. e CASTELLETTI L.
Geologia e paleobotanica di un sedimento olocenico nel sottosuolo di piazza Roma a Como

Riassunto – Viene descritta una sezione aperta durante alcuni scavi nei sedimenti della piana di Como. La sezione, spessa alcuni metri e sita a 12m dal piano campagna, ha messo in luce una successione di sedimenti deltizi ​attribuibili al torrente Cosia prima della deviazione in epoca storica.


DA ROLD O. e OTTOMANO C.
Osservazioni di geomorfologia glaciale nel territorio di Oleggio (Novara)

Riassunto – Il rilevamento geologico di una parte dell’anfiteatro morenico del Verbano ha consentito di identificare il limite meridionale raggiunto da quattro successive fasi di espansione glaciale e di distinguere con particolare dettaglio i terrazzi fluvioglaciali e fluviali del Ticino nel settore di Oleggio (Novara).


CASTELLETTI L.
Legni da morene e torbiere dell’alta Valle d’Aosta

Riassunto – Le analisi dei legni provenienti da torbiere e marene della Val d’Aosta e riferibili a diversi momenti dell’Olocene hanno fornito informazioni sulla distribuzione fra orizzonte montano superiore e orizzonte subalpino delle principali specie legnose e in particolare la prevalenza di Pinus cembra nelle zone prossime al limite della vegetazione arborea.


CASTELLETTI L.
Materiali botanici del II sec. a.c. dal saggio di scavo davanti al Capitolium di Brescia

Riassunto – Vengono riportati i risultati delle analisi dei resti botanici macroscopici ricuperati in un livello del II sec. a.C. nell’area del Capitolium di Brescia. Oltre ai carboni che riflettono unafacies umida del Querceto misto, sono stati identificati tre tipi di frumento: monococco, dicocco e frumento comune.


SEGNALAZIONI


AGOSTI F.

Reperti osteologici fossili in Val di Vesta (Gargnano, Brescia)


AGOSTI F.

Entità faunistiche provenienti dagli scavi di Incoronata (Metaponto)​


BARONI C.

Rinvenimento di manufatti litici sulla collina di Castenedolo (Brescia)


TAGLIAFERRI F.

Segnalazioni floristiche per la valle di Scalve (Bergamo)